Ilka Gedő

pittrice e grafica ungherese

Ilka Gedő (Budapest, 26 maggio 1921Budapest, 19 giugno 1985) è stata una pittrice e disegnatrice ungherese. La sua opera è sopravvissuta a decenni di persecuzione e repressione, prima da parte del regime filofascista degli anni '30 e '40 e poi, dopo un breve intervallo di relativa libertà tra il 1945 e il 1949, dal regime comunista dagli anni '50 al 1989. Nella prima fase della sua carriera produsse numerosi disegni che possono essere suddivisi in varie serie.[1] Dal 1964 in poi riprese la sua attività artistica creando dipinti ad olio. Considerata un'artista indipendente, non è legata né all'avanguardia né alle tendenze tradizionali.[2]

Ilka Gedő

Biografia modifica

Gioventù e studi modifica

lka Gedő nacque dall'insegnante Simon Gedő e dall'impiegata Elza Weiszkopf. La famiglia, di origine ebraica, era strettamente in contatto con alcuni dei principali scrittori e artisti ungheresi dell'epoca. Dalla fine degli anni '30 ai primi anni '40 fu istruita da Tibor Gallé, Victor Erdei e István Örkényi Strasser, tutti uccisi dai nazisti alla fine della guerra.[3]

Dopo aver superato gli esami di maturità considerò seriamente di iniziare i suoi studi artistici a Parigi, ma la guerra interferì, e a causa delle leggi razziali non poté nemmeno frequentare l'Accademia d'arte ungherese. Durante la guerra si guadagnò da vivere come ceramista, ma non smise mai di creare le sue serie di grafiche. In questo periodo visitò spesso la città di Szentendre, situata a pochi chilometri da Budapest e rifugio per numerosi artisti ungheresi, ritraendola in diversi disegni a pastello. Fino ai primi anni '40 frequentò inoltre lo studio di Gyula Pap, ex allievo di Johannes Itten e insegnante del Bauhaus.[4]

A questo periodo risalgono studi intimi della vita familiare, principalmente a matita, nonché una serie di autoritratti. Nel 1942 partecipò alla mostra Libertà e Popolo organizzata dal Gruppo di artisti socialisti che ebbe luogo al Centro dell'Unione dei lavoratori del metallo.[5]

Vita nel ghetto di Budapest modifica

 
Autoritratto nel ghetto di Budapest, 1944, cartella 10, immagine 31, Museo d'arte di Yad Vashem

Con l'invasione dell'Ungheria da parte dei tedeschi avvenuta nel 1944[6] circa 200.000 ebrei furono internati nel ghetto di Budapest, dove Gedő passava la maggior parte del suo tempo a leggere e a disegnare ritraendo l'ambiente circostante, i suoi compagni, i vecchi e i bambini. Questi disegni sono documenti inestimabili nonché allegorie dell'umiliazione umana. In uno dei suoi autoritratti presenta una vista frontale di sé stessa, mostrando una persona che ha perso il controllo del proprio destino.

Tra il 1945 e il 1948 modifica

Nell'immediato dopoguerra produsse diversi autoritratti disegnati in un modo che evoca la realtà fisica diretta e la sensibilità emotiva allo stesso tempo. Costantemente alla ricerca di nuovi soggetti, Gedő trovò nella fabbrica di macchine Ganz un ambiente ricco e visivamente animato per disegnare:[7] ritrasse la fabbrica con rapidi schizzi di esperienze momentanee che rivelano un'intensa concentrazione spirituale e potenza espressiva. A tale periodo risalgono inoltre una serie di dipinti raffiguranti un tavolo.

A parte la sua famiglia e alcuni amici, nessuno vide i disegni di Gedő nel momento in cui venivano realizzati. Durante questo periodo dal 1945 al 1949, oltre al pastello iniziò ad usare l'olio, ma in un attacco di depressione e non vedendo alcuna via d'uscita dai dilemmi che stava vivendo, distrusse la maggior parte dei dipinti ad olio prodotti durante questi anni. Dopo un notevole periodo di libertà tra il 1945 e il 1948, l'inizio della dittatura comunista influenzò negativamente la sua vita, essendo una delle ragioni per cui abbandonò le attività artistiche per sedici anni.

Il periodo del silenzio creativo (1949-1965) modifica

Nel 1949 Ilka Gedő diede inizio a un lungo periodo di pausa volontaria che durò fino al 1965, dovuto probabilmente all'inizio della dittatura comunista, alla mancanza di riconoscimento della sua arte (i suoi amici avevano un atteggiamento ostile verso tutto ciò che era rappresentativo o figurativo, con la non-figurazione adottata come mezzo di espressione politica) e al fatto che la stessa Gedő riconobbe che poteva rimanere fedele al suo talento solo smettendo di creare arte.[8] In questo periodo tuttavia perseguì studi approfonditi sulla storia dell'arte e sulla teoria dei colori di Goethe, e catalogò quasi tutti i disegni del periodo precedente in cartelle suddivise in temi. Il 15 maggio 1965 inaugurò la sua prima mostra dove presentò una selezione di disegni realizzati tra il 1945 e il 1948.

Ritorno all'attività artistica modifica

 
Giardino di rose con sfondo verde, 1981, olio su tela, 72 x 50 cm, collezione privata, Budapest

Negli anni '60 Ilka Gedő iniziò a dipingere ad olio. Nei suoi dipinti la forza dei colori freddi e caldi sembra essere uguale. Creava i suoi dipinti lentamente, tra speculazioni, registrando i passi del processo creativo in diari in modo che la realizzazione di tutti i dipinti potesse essere tracciata.[9]

Le voci del diario registrano tutte le speculazioni dell'artista in relazione alla realizzazione del quadro. Quando metteva da parte un quadro, metteva via il relativo diario e continuava a lavorare su un altro quadro. Prima di riprendere il lavoro su un quadro leggeva sempre le note del diario precedente. Il suo metodo creativo segue il richiamo degli istinti ma non dimentica la disciplina dell'intelletto. "I critici d'arte si sono affrettati a sottolineare le prove della sua nostalgia per l'Art Nouveau e lo Jugendstil. Tuttavia, la vera nostalgia di Gedő è per una mitologia perduta, e in questo è simile ai suoi predecessori fin de siècle. Ha trovato questa mitologia, anche se personale, nell'arte, che è capace di evocare e custodire i ricordi di un mondo in via di estinzione".[10]

Lo storico dell'arte ungherese László Beke nel 1980 valuta la sua arte: "Credo che sia del tutto inutile fare dei paralleli tra la sua arte e le tendenze contemporanee, perché questa potrebbe essere nata in qualsiasi momento tra il 1860 e il 2000. Essa trae le sue ispirazioni non dal fuori, ma dal dentro, e la sua coerenza e autenticità derivano dal rapporto che quest'arte ha con il suo creatore, e questo non può assolutamente sfuggire all'attenzione di nessuno degli spettatori di queste opere."[11]

Gedő morì il 19 giugno 1985 all'età di 64 anni. La Compass Gallery di Glasgow presentò le sue opere nel 1985.[12][13][14][15][16]

Mostre modifica

In Ungheria modifica

  • Mostra in studio (1965)
  • Museo Re Santo Stefano, Székesfehérvár (1980)[17]
  • Galleria Dorottya Utca, Budapest (1982)[18]
  • Galleria della Colonia degli Artisti, Szentendre (1985)[19]
  • Palazzo delle Esposizioni, Budapest (1987)[20]
  • Galleria di Szombathely (1989)[21]
  • Museo Ebraico Ungherese, Budapest, (con György Román) (1995)[22]
  • Pinacoteca Comunale di Budapest, Museo Kiscell (2001)
  • Galleria Raiffeisen (2003-2004) (mostra da camera)
  • Galleria Nazionale Ungherese (2004-2005)[23]
  • Teatro Nazionale Ungherese (2013) (mostra da camera)
  • Museo delle Belle Arti - Galleria Nazionale Ungherese, Budapest, 26 maggio - 26 settembre 2021, (mostra da camera)[24]

All'estero modifica

  • Compass Gallery, Glasgow (1985)[25] [26]
  • Third Eye Centre, Glasgow (1989)[27]
  • Galleria Janos Gat, New York (1994 e 1997)[28]
  • Museo d'arte Yad Vashem [con György Román] 1996[29]
  • Galleria Shepherd, New York (1995)[30]
  • Collegium Hungaricum, Berlino (2006)[31]

Esposizioni di gruppo modifica

  • 1940: Az OMIKE második kiállítása (Seconda mostra di OMIKE, l'associazione educativa ebraica ungherese), Museo ebraico, Budapest[32]
  • 1943 Az OMIKE ötödik kiállítása (Quinta mostra di OMIKE, l'associazione educativa ebraica ungherese), Museo ebraico, Budapest
  • 1942: Szabadság és a nép (Libertà e popolo), sede del sindacato dei metalmeccanici, Budapest
  • 1945: A Szociáldemokrata Párt Képzőművészeinek Társasága és meghívott művészek kiállítása (La mostra della Società degli artisti del Partito Socialdemocratico e degli artisti invitati), Museo Ernst, Budapest
  • 1947: A Magyar Képzőművészek Szabad Szervezete II. Szabad Nemzeti Kiállítása (La Seconda Mostra Nazionale Libera dell'Organizzazione Libera degli Artisti Ungheresi), Galleria Comunale di Budapest
  • 1964: Szabadság és a nép, 1934-1944 (Il gruppo di artisti socialisti, 1934-1944), mostra commemorativa, Galleria Nazionale, Budapest, Ungheria[33]
  • 1995: Culture and Continuity: The Jewish Journey, Jewish Museum, New York
  • 1996: From Mednyánszky to Gedő—A Survey of Hungarian Art, Janos Gat Gallery[28]
  • 1995: Victims and Perpetrators–Ilka Gedő’s Ghetto Drawings and György Román’s Drawings at the Trial of War Criminals[34]
  • 1996:Victims and Perpetrators–Ilka Gedő’s Ghetto Drawings and György Román’s Drawings at the Trial of War Criminals, Yad Vashem Art Museum, Jerusalem[35]
  • 1997-1998: Diaszpóra és művészet (Diaspora e arte), Museo Ebraico Ungherese, Budapest[36]
  • 1998: A Levendel-gyűjtemény (Collezione Levendel), Museo Municipale di Szentendre
  • 1999: Voices from Here and There (New Acquisitions in the Departments of Prints and Drawings, Israel Museum, Jerusalem
  • 2000: Directions -- Julian Beck, Herbert Brown, Istvan Farkas, Ilka Gedo, Lajos Gulacsy, Knox Martin, Gyorgy Roman, Fall Exhibition, Janos Gat Gallery, New York[37]
  • 2002: 20. századi magyar alternatív műhelyiskolák (Alternative Hungarian Workshop Schools of the 20th Century), la mostra congiunta del Museo Lajos Kassák e dei Musei Viktor Vasarely[38]
  • 2003: A zsidó nő (La donna ebrea), Museo Ebraico Ungherese, Budapest[39]
  • 2003: Nineteenth-Century European Paintings Drawings and Sculpture, Shepherd Gallery, New York[40]
  • 2003: Das Recht des Bildes: Jüdische Perspektiven in der modernen Kunst, Museum Bochum[41]
  • 2004: Az elfelejtett holocauszt (L'Olocausto dimenticato), Palazzo dell'Arte, Budapest
  • 2005: Der Holocaust in der bildenden Kunst in Ungarn (L'olocausto nelle belle arti in Ungheria), Collegium Hungaricum, Berlino[42]
  • 2014: A Dada és szürrealizmus. Magritte, Duchamp, Man Ray, Miró, Dalí. Válogatás a jeruzsálemi Izrael múzeum gyűjteményéből (Dada e Surrealismo. Magritte, Duchamp, Man Ray, Miró, Dalí. Una selezione dalle collezioni del Museo d'Israele.), mostra congiunta dell'Israel Museum e della Galleria Nazionale di Budapest, Ungheria[43]
  • 2016: Kunst aus dem Holocaust, Deutsches Historisches Museum, Berlin[44]
  • 2019: In bester Gesellschaft--Ausgewählte Neuerwerbungen des Berliner Kupferstichkabinetts, 2009-2019, Kupferstichkabinett, Berlin[45][46]

Opere in collezioni pubbliche modifica

Ungheria

  • Galleria Nazionale Ungherese, Budapest[47]
  • Museo Ebraico Ungherese, Budapest[48]
  • Museo del Re Santo Stefano, Székesfehérvár, Ungheria

Germania

  • Museo Duca Anton Ulrich, Braunschweig[49]
  • Il Kupferstichkabinett (Museo delle stampe e dei disegni), Berlino
  • Il Museum Kunst Palast, Düsseldorf
  • Städel Museum, Frankfurt am Main

Austria

  • L'Albertina, Vienna[50]

Il Regno Unito

  • Il British Museum, Dipartimento delle Stampe e dei Disegni[51]

USA

  • Il Museo d'Arte Moderna, New York[52]
  • Il Metropolitan Museum of Art, New York[53]
  • Il Museo di Belle Arti di Cleveland[54]
  • The Albright-Knox Art Gallery, Buffalo, New York, USA[55]
  • Il Museum of Fine Arts, Houston, Texas, USA[56]
  • Il Museo Ebraico, New York[57]

Israele

  • Museo d'arte Yad Vashem, Gerusalemme[58]
  • Museo d'Israele[59]

Note modifica

  1. ^ Sulla base di un catalogo digitalizzato dell'opera, il numero di disegni di Ilka Gedő nelle cartelle supera i tremila, e il numero di disegni giovanili è di circa 1700. Il numero di disegni prodotti tra il 1944 e il 1949 è di 740, mentre nelle collezioni pubbliche ci sono 335 disegni (Galleria Nazionale Ungherese: 77; British Museum: 15; Israel Museum: 6; Museo ebraico ungherese: 12; Museo ebraico di New York: 3; Yad Vashem Art Museum: 144; Berlin Kupferstichkabinett: 8; Museum Kunstpalast, Düsseldorf: 8; Albertina, Vienna: 15, Museo di Belle Arti, Houston (MFAH): 10; Albright-Knox Art Gallery, Buffalo: 3; Metropolitan Museum, New York: 3; Herzog Anton Ulrich Museum, Braunschweig (Haum), Braunschweig, Germania 21; Cleveland Museum of Art: 3; MoMA, New York: 7 disegni).
  2. ^ István Hajdu: Half Picture, Half Veil - the Art of Ilka Gedő (Mezza immagine, mezzo velo - l'arte di Ilka Gedő ) In: István Hajdu - Dávid Bíró The Art of Ilka Gedő (1921-1985) Oeuvre Catalogue and Documents (L'arte di Ilka Gedő (1921-1985) Catalogo dell'opera e documenti), Gondolat Kiadó, Budapest, 2003, p. 6
  3. ^ Júlia Szabó: Ilka Gedő’s Artistic Activities (Attività artistiche di Ilka Gedő) In: Péter György - Gábor Pataki, Júlia Szabó, István F. Mészáros: The Art of Ilka Gedő (1921-1985) (L'arte di Ilka Gedő (1921-1985), Új Művészet Alapítvány, Budapest, 1997, pp. 48-49 ISBN 963-7792-21-X ISSN 1219-4913
  4. ^ Nóra Aradi (ed): Magyar művészet (1919-1945) (Arte ungherese /1919-1985/), Libro Volume I, Budapest, Akadémiai Kiadó, p. 398
  5. ^ Nóra Aradi (ed): Szabadság és a nép (A Szocialista Képzőművészek Csoportjának dokumentumai (La libertà e il popolo - Documenti del gruppo di artisti socialisti), Budapest, Corvina Kiadó, 1981, p. 318, p. 287
  6. ^ Source of these figures: Encyclopaedia of the Holocaust, McMillan Publishing House, 1990, Vol. II, p. 702
  7. ^ Elisabeth Kashey (Ed.): Ilka Gedő (1921–1985) Drawings and Pastels, exhibition catalogue, (Ilka Gedő (1921-1985) Disegni e pastelli, catalogo della mostra)Shepherd Gallery, New York, 1995, p. 19 OCLC 313759285
  8. ^ Géza Perneczky: "In the Rose Garden - Ilka Gedő (1921-1985) The Hungarian Quarterly, Vol. XLV, No. 175, Autumn 2004, pp. 23-33
  9. ^ István Hajdu - Dávid Bíró L'arte di Ilka Gedő (1921-1985) Catalogo dell'opera e documenti (), Gondolat Kiadó, Budapest, 2003, p. 254
  10. ^ Contemporary Visual Art in Hungary: Eighteen Artists [edited and designed by Christopher Carrel ; exhibition selection Paul Overy, Christopher Carrell, in association with Márta Kovalovszky],( Arte visiva contemporanea in Ungheria: Diciotto artisti [curato e progettato da Christopher Carrel; selezione della mostra Paul Overy, Christopher Carrell, in associazione con Márta Kovalovszky] ), Third Eye Centre, Glasgow in associazione con il Museo Re Santo Stefano di Székesfehérvár, 1985, p. 42 ISBN 0906474507
  11. ^ La lettera è conservata nel patrimonio manoscritto di Ilka Gedő
  12. ^ Henry, Clare „Hungarian Arts is Glasgow.” Studio International, Volume 199, No. 1012, 1986:56-59, Print
  13. ^ Packer, William „Hungarian Arts in Glasgow.” The Financial Times, October 8, 1985: 16, Print
  14. ^ Taylor, John Russel „Brilliant Exponent of an Outdated Style.” The Times, 29 October 1985: 15, Print
  15. ^ Shepherd, Michael “Hungarian Temperament.” Sunday Telegraph, 27 October 1985: 14, Print
  16. ^ Clare Henry “Chance to Gain a Unique Perspective.” Glasgow Herald. 1 October 1985: 12, Print
  17. ^ Szabó, Júlia (a cura di): Gedő Ilka rajzai és festményei (I disegni e i dipinti di Ilka Gedő), catalogo della mostra, Székesfehérvár, Szent István Király Múzeum, 1980, HU ISBN  963-7131-20-5 ISSN 0586-3759 (0586-3759&lang=it WC · 0586-3759 ACNP)
  18. ^ Ury, Ibolya (a cura di): Gedő Ilka, kiállításkatalógus (Ilka Gedő, Catalogo della mostra), Budapest, a Műcsarnok Dorottya utcai Kiállítóterme, 1982, ISBN  963-01- 4173-6
  19. ^ Mucsi, András (a cura di): Gedő Ilka (1921–1985) festőművész kiállítása (La mostra di Ilka Gedő / 1921-1985/), catalogo della mostra, Szentendre, Művésztelepi Galéria, 1985, 963-01-6605-4 ISSN 0209-4940 (0209-4940&lang=it WC · 0209-4940 ACNP)
  20. ^ Néray, Katalin (a cura di): Gedő Ilka (1921–1985), catalogo della mostra, Budapest, Palazzo delle mostre, 1987, ISBN  963-7162-86-0
  21. ^ Gálig, Zoltán (a cura di): Gedő Ilka festőművész rajzai a Szombathelyi Képtárban (Opere su carta di Ilka Gedő al Museo municipale d'arte di Szombathely), Szombathely, Városi Képtár, 1989, ISBN  963-01-9554-2 ISSN 0239-1910 (0239-1910&lang=it WC · 0239-1910 ACNP)
  22. ^ Semjén, Anita (a cura di): Áldozatok és gyilkosok (Vittime e autori - I disegni del ghetto di Ilka Gedő e i processi per criminali di guerra di György Román nei disegni del tribunale popolare), catalogo della mostra, Budapest, 1995, Museo ebraico ungherese
  23. ^ Kolozsváry, Marianna (a cura di): Gedő Ilka festőművész kiállítása (Mostra di Ilka Gedő), catalogo della mostra, Budapest, Hungarian National Gallery, 2004, ISSN 0231-2387 (0231-2387&lang=it WC · 0231-2387 ACNP) https://library.hungaricana.hu/hu/view/ORSZ_NEMG_kv_17_Gedo/?pg=0&layout=s
  24. ^ „…Half Picture, Half Veil…” Works on Paper by Ilka Gedő (1921-1985), ("...Mezzo quadro, mezzo velo..." Opere su carta di Ilka Gedő (1921-1985)) mostra da camera, Museo delle Belle Arti - Galleria Nazionale Ungherese, Budapest, 26 maggio - 26 settembre 2021
  25. ^ Carrel, Christopher (ed.): Contemporary Visual Art in Hungary: Eighteen Artists [edited and designed by Christopher Carrel ; exhibition selection Paul Overy, Christopher Carrell, in association with Márta Kovalovszky], Third Eye Centre in association with the King Stephen Museum, Glasgow, 1985, p. 42 ISBN 0906474507
  26. ^ https://compassgallery.co.uk/2015/ilka-gedo-1921-1985-in-association-with-hungarian-arts-in-glasgow-1985/
  27. ^ Copia archiviata, su cca-glasgow.com. URL consultato il 21 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2017).
  28. ^ a b http://janosgatgallery.com/exhibitions/
  29. ^ Yad Vashem Art Museum / קורבנות ורוצחיםא ילקה גדו רישומים מגטו בודפשט, 1944 – גיורגי רומן (רישומים של פושעי המלחמה ההונגרים) , יד ושם – רשות הזיכרון לשואה ולגבורה , ירושלים , 1966 (Vittime e assassini di Ilka Gedő (Disegni dal ghetto di Budapest, 1944) - György Román (Disegni dei criminali di guerra ungheresi), Yad Vashem - Autorità per la memoria dei martiri e degli eroi dell'Olocausto, Gerusalemme, 1996 )
  30. ^ Kashey, Elizabeth (ed): Ilka Gedő (1921–1985) Drawings and Pastels, exhibition catalogue, New York, Shepherd Gallery, 21 East 84th Street, 1995, OCLC 313759285
  31. ^ https://kultura.hu/kepzo-gedo-ilka-kiallitasa
  32. ^ Copia archiviata, su omike.hu. URL consultato l'11 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2021).
  33. ^ https://mi.btk.mta.hu/hu/kiadvanytar/szabadsag-es-a-nep-a-szocialista-kepzomuveszek-csoportjanak-dokumentumai/viewdocument pagine 205, 287 & 318
  34. ^ Áldozatok és gyilkosok/ Gedő Ilka gettó-rajzai és Román György háborús bűnösök népbírósági tárgyalásain készült rajzai / Vittime e carnefici (I disegni del ghetto di Ilka Gedő e i disegni di György Román ai processi del tribunale popolare dei criminali di guerra), Museo ebraico ungherese), Budapest, Magyar Zsidó Múzeum, 1995 és Jeruzsálem, Yad Vashem Art Museum 1996, ed. by: Anita Semjén
  35. ^ Yad Vashem Art Museum: קורבנות ורוצחים אילקה גדו רישומים מגטו בודפשט, 1944 – גיורגי רומן (רישומים של פושעי המלחמה ההונגרים), יד ושם – רשות הזיכרון לשואה ולגבורה, המוזיאון לאמנות השואה, ירושלים, 1996
  36. ^ https://www.szombat.org/kultura-muveszetek/diaszpora-es-muveszet
  37. ^ Janos Gat (ed.): Directions - Fall Exhibition 2000, Janos Gat Gallery, 1100 Madison Avenue (82nd Street) New York, 2020
  38. ^ Szilvia Köves: Reform, alternatív és progresszív műhelyiskolák, 1896-1944, (Scuole di riforma, disegno alternativo e progressivo /1896-1944/), Budapest, Università ungherese di arti applicate, 2003, pp. 61-63 (La scuola di pittura di Tibor Gallé)
  39. ^ István Hajdu: The Work of Ilka Gedő (1921 -1985), pp. 85-106 In: The Jewess, Exhibition at the Jewish Musuem and Archives of Hungary, Budapest, 2003
  40. ^ Item 38 of the catalog is a drawing by Gedő https://mek.oszk.hu/kiallitas/gedo_ilka/galleries/worksonpaper/privatecoll/images/NewYork_SelfPortrait_1947-49_Robert_Kashey.jpg
  41. ^ Sepp Hiekisch Picard – Hans Günter Golinski (eds): Das Recht des Bildes: Jüdische Perspektiven in der modernen Kunst, Museum Bochum, Edition Braus, 2004. C'è un disegno di Gedő a pagina 21.
  42. ^ Katalin S. Nagy: Der Holocaust in der bildenden Kunst in Ungarn, Collegium Hungaricum, Berlino, 2005 (Il catalogo contiene cinque opere di Gedő (pp. 26-30).)
  43. ^ Sulle opere di Gedő esposte in questa mostra: (https://magyarnarancs.hu/kepzomuveszet/dada-es-szurrealizmus-atrendezett-valosag-90952/?pageId=7)
  44. ^ Eliad Moreh-Rosenberg Walter Schmerling (Eds.): Kunst aus dem Holokaust, Köln, Wienand Verlag, 2016. Ci sono tre disegni nel volume di Ilka Gedő.
  45. ^ Andreas Schalhorn (ed): In Bester Gesellschaft - Ausgewählte Erwerbungen des Berliner Kupferstichkabinetts 2009-2019, Staatliche Museen zu Berlin — Preußischer Kulturbesitz, Berlin, 2019. Il catalogo mostra un'opera di Gedő a pagina 52.
  46. ^ https://www.smb.museum/presse/pressemitteilungen/detail/kupferstichkabinett-in-bester-gesellschaft-ausgewaehlte-erwerbungen-des-berliner-kupferstichkabinetts-2009-2019-134-482019/
  47. ^ https://mng.hu/?s=Ged%C5%91+Ilka
  48. ^ https://collections.milev.hu/items/show/31444
  49. ^ http://www.virtuelles-kupferstichkabinett.de/en/search/
  50. ^ https://sammlungenonline.albertina.at/#/query/76c8c2bc-95e3-40cb-8feb-a8764d0c5629
  51. ^ https://www.britishmuseum.org/collection/search?keyword=Ilka&keyword=Ged%C5%91
  52. ^ https://www.moma.org/artists/132929
  53. ^ https://www.metmuseum.org/search-results#!/search?q=Ilka%20Ged%C5%91
  54. ^ https://www.clevelandart.org/art/collection/search?search=iLKA+gED%C5%90
  55. ^ https://www.albrightknox.org/search-collection?keyword=Ilka+Ged%C5%91&search_by=all&op=Search&title=Ilka+Ged%C5%91&field_brief_bio_value=Ilka+Ged%C5%91&title_person=Ilka+Ged%C5%91&field_description_value=&name=Ilka+Ged%C5%91
  56. ^ https://emuseum.mfah.org/search/Ilka%20Ged%C5%91
  57. ^ https://thejewishmuseum.org/collection/search?q=Ilka%20Ged%C5%91
  58. ^ Copia archiviata, su yadvashem.org. URL consultato il 16 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2021).
  59. ^ IMAGINE - The Israel Museum's searchable collections database (imj.org.il)

Bibliografia modifica

  • Szabó, Júlia (ed.): Gedő Ilka rajzai és festményei (I disegni e i dipinti di Ilka Gedő), catalogo della mostra,. Székesfehérvár, Museo del Re Santo Stefano, 1980, HU ISBN 963-7131-20-5 ISSN 0586-3759
  • Ury, Ibolya (ed.): Gedő Ilka, kiállításkatalógus (Ilka Gedő, catalogo della mostra), Budapest, a la Galleria di via Dorottya di Műcsarnok, 1982, ISBN 963-01-4173-6
  • Mucsi, András (ed.): Gedő Ilka (1921–1985) festőművész kiállítása (La mostra di Ilka Gedő /1921-1985/), catalogo della mostra, galleria della colonia di artisti della città di Szentendre, 1985, 963-01-6605-4 ISSN 0209-4940
  • Néray, Katalin (ed.): Gedő Ilka (1921–1985), exhibition catalogue, Budapest, Műcsarnok il Palazzo delle Esposizioni, 1987, ISBN 963-7162-86-0
  • Gálig, Zoltán (ed): Gedő Ilka festőművész rajzai a Szombathelyi Képtárban (Opere su carta di Ilka Gedő al Museo Comunale d'Arte di Szombathely), Szombathely, Városi Képtár, 1989, ISBN 963-01-9554-2 ISSN 0239-1910
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  • Hajdu, István– Dávid, Bíró: Gedő Ilka művészete, oeuvre katalógus és dokumentumok, (L'arte di Ilka Gedő, catalogo dell'opera e documenti ), Gondolat Kiadó, Budapest, 2003, ISBN 963-9500-13-5
  • István Hajdu–Dávid Bíró: The Art of Ilka Gedő, Oeuvre Catalogue and Documents, (L'arte di Ilka Gedő, catalogo dell'opera e documenti), Gondolat Kiadó, Budapest, 2003, ISBN 963-9500-14-3
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  • Marianna Kolozsváry, András Rényi: “…félig kép, félig fátyol…” Gedő Ilka (1921-1985) grafikái, ("...Mezzo quadro, mezzo velo..." Opere su carta di Ilka Gedő /1921-1985/), Museo delle Belle Arti - Galleria Nazionale Ungherese, Budapest, 26 maggio - 26 settembre 2021

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Controllo di autoritàVIAF (EN3278052 · ISNI (EN0000 0000 7859 185X · Europeana agent/base/52108 · ULAN (EN500482634 · LCCN (ENn96050754 · GND (DE119319926 · J9U (ENHE987007499159605171 · WorldCat Identities (ENlccn-n96050754