Kanada di Auschwitz

Edifici utilizzati come deposito per gli effetti personali dei prigionieri

Il Kanada di Auschwitz, cioè i magazzini Kanada, noti anche come Effektenlager o più semplicemente Kanada, furono le strutture di stoccaggio presenti nel campo di concentramento di Auschwitz.

Auschwitz II, durante il 15° bombardamento del 13 settembre 1944 dell'aeronautica americana su Auschwitz III.

Descrizione modifica

Questi edifici fungevano da deposito per conservare gli effetti personali sottratti ai prigionieri, per lo più ebrei, assassinati nelle camere a gas direttamente all'arrivo o registrati e avviati ai lavori forzati.[1][2]

Furono chiamati "Kanada" (o "Canada") perché i prigionieri li associavano a questa terra dell'abbondanza. Inizialmente usato nel gergo dei detenuti, il nome fu poi adottato anche da alcuni membri dell'amministrazione del campo.[1] I lavoratori venivano definiti Aufräumungskommando ("commando di pulizia")[3] o Kanada Kommando.[4] Era considerato uno dei migliori lavori ad Auschwitz, perché i prigionieri potevano "organizzarsi", detto nel gergo del campo, e procurare i beni per sé e per gli altri detenuti.[4]

Gli effetti personali delle vittime modifica

La gasazione di massa degli ebrei fu avviata nel 1942. I prigionieri portavano con sé i loro averi nella convinzione di essere reinsediati. I tedeschi permettevano loro di trasportare fino a 45 kg di beni personali: cibo, alcool, articoli casalinghi, utensili, vestiti, carrozzine, medicinali, oggetti di valore e strumenti di lavoro. Tutti questi beni finirono nel Kanada, contrasegnati con i nomi, indirizzi e date di nascita dei proprietari.[5]

All'arrivo le persone venivano spogliate, rasate e vestite con la divisa del campo o mandate nelle camere a gas; da quel momento gli effetti personali degli ebrei, rom, polacchi, francesi, sovietici e prigionieri di guerra erano considerati proprietà della Germania, quindi non c'era alcuna possibilità di passarli neanche ai parenti più stretti.[5] La roba veniva smistata e imballata dal personale del Kanada Kommando, costituito dai prigionieri registrati e ammessi nel campo come lavoratori, per poi essere riutilizzata all'interno del campo o inviata altrove, anche in Germania.[6]

I primi magazzini, Kanada I, furono costruiti nel blocco 26 di Auschwitz, cioè del campo principale. Furono ampliati nel dicembre 1943 (Kanada II) con la realizzazione vicino alle camere a gas di Birkenau, nella sezione B-II-g, di 30 edifici in legno, oltre a due baracche assegnate al Kanada Kommando e alle SS che vi erano impiegate.[4]

All'inizio del 1944 nel Kanada lavoravano anche due giovani donne del nord Italia.[7] Al 22 luglio 1944 il Kanada I contava 210 prigionieri maschi, il Kanada II 590; al 2 ottobre dello stesso anno risultavano 250 prigioniere femmine nel Kanada I e 815 nel Kanada II, ampliato successivamente fino a arrivare a 1.500-2.000 persone.[8][4]

Liberazione modifica

Il 23 gennaio 1945, durante l'evacuazione del campo all'avvicinarsi dell'Armata Rossa, le SS diedero fuoco al Kanada II, insieme ai forni crematori e alle camere a gas. I magazzini bruciarono per cinque giorni e andò distrutto quasi tutto. Altri oggetti appartenenti alle vittime furono rinvenuti negli altri magazzini presenti ad Auschwitz.[9]

Note modifica

  1. ^ a b Strzelecki, pp. 250–251.
  2. ^ Strzelecka, Setkiewicz, pp. 97–98.
  3. ^ Strzelecki, p. 250.
  4. ^ a b c d Greif, pp. 338, n. 45.
  5. ^ a b Strzelecki, p. 247.
  6. ^ Strzelecki, pp. 252–254.
  7. ^ Tiburzi, p. 56.
  8. ^ Strzelecki, p. 251.
  9. ^ Strzelecki, p. 44.

Bibliografia modifica

  • Gideon Greif, We Wept Without Tears: Testimonies of the Jewish Sonderkommando from Auschwitz, New Haven, Londra, Yale University Press, 2005, ISBN 978-0-300-10651-0.
  • Irena Strzelecka e Piotr Setkiewicz, The Construction, Expansion and Development of the Camp and its Branches, in Wacław Długoborski, Franciszek Piper (a cura di), Auschwitz, 1940–1945. Central Issues in the History of the Camp, I: The Establishment and Organization of the Camp, Oświęcim, Auschwitz-Birkenau State Museum, 2000, pp. 63–138, ISBN 978-838504787-2, OCLC 874340863.
  • Andrzej Strzelecki, The Plunder of Victims and Their Corpses, in Michael Berenbaum, Yisrael Gutman (a cura di), Anatomy of the Auschwitz Death Camp, Bloomington, Indiana University Press, 1998, pp. 246–266, ISBN 0-253-20884-X. Ospitato su Internet Archive.
  • Andrzej Strzelecki, The Liquidation of the Camp, in Wacław Długoborski, Franciszek Piper (a cura di), Auschwitz, 1940–1945. Central Issues in the History of the Camp, V: Epilogue, Oświęcim, Auschwitz-Birkenau State Museum, 2000, pp. 9–85, ISBN 978-838504787-2, OCLC 929235229.
  • Antonella Tiburzi, Non perdonerò mai, Portogruaro, Nuova dimensione, 2006, ISBN 978-888910032-5.

Approfondimenti modifica

  • Ministero della Pubblica Istruzione, La lezione della Shoah. Questione etica, riflessione storica e culturale, sfida della memoria, Firenze, Le Monnier, 2007 [2006], pp. 118–120.
  • Franciszek Piper, Auschwitz II-Birkenau Main Camp, in Geoffrey P. Megargee (a cura di), Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945, 1A, Bloomington, Indianapolis, Indiana University Press in association with the United States Holocaust Memorial Museum, 2009, pp. 209–214, ISBN 978-0-253-35328-3.

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