Campo di concentramento di Auschwitz

campo di concentramento nazista
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Il campo di concentramento di Auschwitz (in tedesco Konzentrationslager Auschwitz, abbreviato KL Auschwitz[1] o anche KZ Auschwitz[2]) è stato un vasto complesso di campi di concentramento e di sterminio situato nelle vicinanze della cittadina polacca di Oświęcim (in tedesco chiamata Auschwitz). Durante la seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1944, vi furono sterminati più di un milione di prigionieri, in gran parte ebrei.[3] Oltre al campo originario, denominato Auschwitz I, durante il periodo dell'Olocausto nacquero diversi altri campi del complesso, tra cui il famigerato campo di sterminio di Birkenau (Auschwitz II), situato a Birkenau (in polacco Brzezinka), il campo di lavoro di Monowitz (Auschwitz III), situato a Monowitz, (in polacco Monowice),[4] e altri 45 sotto-campi costruiti durante l'occupazione tedesca della Polonia in cui i deportati venivano utilizzati per lavorare nelle diverse industrie tedesche costruite nei dintorni.[5]

Auschwitz
Entrata con binari che portavano direttamente alle camere a gas
StatoBandiera della Germania Germania nazista
Stato attualeBandiera della Polonia Polonia
CittàOświęcim
Coordinate50°02′09″N 19°10′42″E / 50.035833°N 19.178333°E50.035833; 19.178333
Informazioni generali
Sito webwww.auschwitz.org/
voci di architetture militari presenti su Wikipedia
 Bene protetto dall'UNESCO
Campo di concentramento e sterminio tedesco nazista di Auschwitz Birkenau (1940-1945)
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturale
CriterioVI
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal1979
Scheda UNESCO(EN) Auschwitz Birkenau, German Nazi Concentration and Extermination camp (1940-1945).
(FR) Auschwitz Birkenau Camp allemand nazi de concentration et d'extermination (1940-1945)

Il complesso dei campi di Auschwitz, il più grande[6] mai realizzato dal nazismo, svolse un ruolo fondamentale nel progetto di "soluzione finale della questione ebraica" – eufemismo con il quale i nazisti indicarono lo sterminio degli ebrei (nel campo, tuttavia, trovarono la morte anche molte altre categorie di internati) – divenendo rapidamente il più efficiente centro di sterminio della Germania nazista. Auschwitz, nell'immaginario collettivo, è diventato il simbolo universale del lager, nonché sinonimo di "fabbrica della morte", realizzato nel cuore dell'Europa orientale del XX secolo.[7]

Mentre i soldati dell'Armata Rossa si avvicinavano ad Auschwitz nel gennaio del 1945, verso la fine della seconda guerra mondiale, le truppe naziste mandarono la maggior parte della popolazione del comprensorio di Auschwitz, con le marce della morte, verso altri campi in Germania e Austria.[8][9] Le truppe sovietiche liberarono il campo il 27 gennaio 1945 alle otto del mattino[10], un giorno commemorato dal 2005 come Giorno della Memoria.[11]

Nel 1947 il parlamento polacco deliberò la creazione di un memoriale-museo che comprese l'area di Auschwitz I e Auschwitz II.[12] Nel 1979 il sito venne dichiarato patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.[13] La denominazione iniziale Auschwitz Concentration Camp è stata modificata in Memorial and Museum Auschwitz Birkenau - German Nazi Concentration and Extermination Camp.[14][15]

Il complesso modifica

 
La Bahnrampe, la rampa dei treni, all'interno del campo di Birkenau dove, dal 1944, arrivavano i convogli dei deportati, come si presentava nel 1945
 
Le baracche in legno del campo come si presentavano nel 1941

Facevano parte del complesso tre campi principali e quarantacinque sottocampi. L'area di interesse del campo (Interessengebiet), con sempre nuove espropriazioni forzate e demolizioni delle proprietà degli abitanti residenti, arrivò a ricoprire, dal dicembre 1941, la superficie complessiva di circa quaranta chilometri quadrati. All'interno di questa superficie avevano sede anche alcune aziende modello, agricole e di allevamento, volute personalmente da Hitler, nelle quali i deportati venivano sfruttati come schiavi.

Auschwitz I modifica

Era un Konzentrationslager (campo di concentramento). Reso operativo dal 14 giugno 1940, era centro amministrativo dell'intero complesso. Il numero di prigionieri rinchiusi costantemente in questo campo fluttuò tra le 15 000 e le oltre 20 000 unità. Qui furono uccise, nella camera a gas ricavata nell'obitorio del crematorio 1, o morirono a causa delle impossibili condizioni di lavoro, di esecuzioni, per percosse, torture, malattie, fame, criminali esperimenti medici, circa 70 000 persone, per lo più intellettuali polacchi e prigionieri di guerra sovietici. Nei sotterranei del Block 11 di Auschwitz, la prigione del campo, il 3 settembre 1941 venne sperimentato per la prima volta dal vicecomandante del campo Karl Fritzsch, per l'uccisione di 850 prigionieri, il gas Zyklon B, normalmente usato come antiparassitario, poi impiegato su vasta scala per il genocidio ebraico.

Auschwitz II (Birkenau) modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Campo di sterminio di Birkenau.

Era il Vernichtungslager (campo di sterminio). Era l'immenso lager nel quale persero la vita oltre un milione e centomila persone, in stragrande maggioranza ebrei, russi, polacchi, prigionieri di guerra, omosessuali, oppositori politici, testimoni di Geova e persone di etnia rom e sinti. Dopo l'arrivo dei prigionieri, questi venivano selezionati e quelli considerati «inabili al lavoro» - soprattutto, quindi, anziani, donne e bambini - venivano condotti direttamente alle camere a gas e immediatamente assassinati.

Birkenau era inoltre il più esteso Konzentrationslager dell'intero mondo. Arrivò a contare fino a oltre 100 000 prigionieri contemporaneamente presenti. Era dotato di quattro grandi crematori e di «roghi», fosse ardenti ininterrottamente giorno e notte, usate per l'eccedenza delle vittime che non si riusciva a smaltire nonostante le pur notevoli capacità distruttive delle installazioni di sterminio. Gli internati, reclusi separatamente in diversi settori maschili e femminili, erano utilizzati per il lavoro coatto o vi risiedevano temporaneamente in attesa di trasferimento verso altri campi. Il campo, situato nell'omonimo villaggio di Brzezinka, distava circa tre chilometri dal campo principale e fu operativo dall'8 ottobre 1941.

Auschwitz III (Monowitz) modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Campo di lavoro di Monowitz.

Era l'Arbeitslager (campo di lavoro). Sorgeva nei pressi del complesso industriale Buna Werke per la produzione di gomma sintetica, proprietà dell'azienda I.G. Farben che però, nonostante l'impegno profuso, non entrò mai in produzione. Il campo, situato a circa tre chilometri da Auschwitz, fu operativo dal 31 ottobre 1942 e alloggiò fino a 12 000 internati, tra cui Primo Levi ed Elie Wiesel.

Sottocampi modifica

Il seguente elenco completo comprende tutti i 47 sottocampi di concentramento che facevano parte del complesso generale del campo di Auschwitz durante l'occupazione:[16][17]

Denominazione Posizione Attività Numero di prigionieri Apertura Chiusura
Altdorf Stara Wieś presso Pszczyna Lavori forestali; Autorità: Ufficio forestale di Pleß circa 20 1 ottobre 1942 30 novembre 1943
Althammer Stara Kuźnia Costruzione di una centrale termoelettrica (l'odierna centrale "Halemba") 486 (17 gennaio 1945) 15 settembre 1944 gennaio 1945
Babitz Babice (Babitz) presso Oświęcim (Auschwitz) Lavoro in un'azienda delle SS 159 prigionieri maschi (17 gennaio 1945) e circa 180 femmine (estate 1944) 1 marzo 1943 18 gennaio 1945
Birkenau Brzezinka (Birkenau) presso Oświęcim (Auschwitz) Lavoro in un'azienda delle SS 204 (17 gennaio 1945) 1943 gennaio 1945
Bismarckhütte Chorzów (Königshütte) Lavoro nella "Bismarckhütte" nella produzione di armi e veicoli blindati; Azienda: Berghütte Königs- und Bismarckhütte AG 192 (17 gennaio 1945) 1 settembre 1944 27 gennaio 1945
Blechhammer Blachownia Śląska (Blechhammer) presso Koźle, distretto di Kędzierzyn-Koźle Costruzione di impianti chimici; Azienda: Oberschlesische Hydrierwerke AG 3.958 uomini (17 gennaio 1945) e 157 donne prigioniere (30 dicembre 1944) 1 aprile 1944 26 gennaio 1945
Bobrek Bobrek presso Oświęcim (Auschwitz) Produzione di apparecchiature elettriche per aerei e sottomarini; Azienda: Siemens-Schuckertwerke AG 213 uomini (17 gennaio 1945) e 38 donne prigioniere (30 dicembre 1944) aprile/maggio 1944 (assunzione di detenuti dal dicembre 1943) 19 gennaio 1945
Brünn Brno (Brünn), all'epoca Protettorato di Boemia e Moravia Lavori di costruzione dell'Accademia Tecnica delle SS e della Polizia; Datore di lavoro: SS-WVHA, Ufficio C, Direzione Lavori Brno 250 (ottobre 1943), 36 (17 gennaio 1945) 1 ottobre 1943 gennaio 1945[18] / 31 marzo 1945[17]
Budy I[19] Budy/Bór (Brzeszcze) presso Oświęcim (Auschwitz) Lavoro in un'azienda delle SS alcune centinaia di donne detenute aprile 1943 autunno 1944
Budy II[19] Budy/Bór (Brzeszcze) presso Oświęcim (Auschwitz) Lavoro in un'azienda delle SS 313 aprile 1942 gennaio 1945 (con una pausa nell'autunno/inverno 1942/43)
Budy III[19] Budy/Bór (Brzeszcze) bei Oświęcim (Auschwitz) Lavori in una tenuta delle SS per l'irrigazione (scavo di fossati) e la pulizia delle piscine per i pesci circa 400 detenute della compagnia penale (estate 1942) giugno 1942 primavera 1943
Charlottengrube Rydułtowy Lavoro nella miniera "Charlotte" per l'estrazione del carbone e l'ampliamento della miniera; Azienda: Reichswerke Hermann Göring 833 (17 gennaio 1945) 19 settembre 1944 31 gennaio 1945
Chelmek Chełmek Lavoro in un calzaturificio (pulizia del deposito acqua); Azienda: Ota Schlesische Schuh-Werke (ex "Bata") circa 150 1 ottobre 1942 9 dicembre 1942
Eintrachthütte Świętochłowice (Schwientochlowitz) Lavoro nella "Eintrachthütte" per la produzione di cannoni antiaerei; Aziende: OSMAG e Ost-Maschinenbau 1297 (17 gennaio 1945) maggio 1943[20] / 7 giugno 1943[17] 23 gennaio 1945
Freudenthal Bruntál (Freudenthal), nel Reichsgau Sudetenland Lavorazione della frutta; Compagnia: Emmerich Machold 301 detenute (30 dicembre 1944) 1944 gennaio 1945[20] / 8 maggio 1945[17]
Fürstengrube Wesoła presso Mysłowice (Myslowitz) Lavoro nella miniera "Fürstengrube" nell'estrazione del carbone e nello scavo di nuove miniere; Azienda: Fürstengrube GmbH 1283 (17 gennaio 1945) 2 settembre 1943 29 gennaio 1945
Gliwice I Gliwice Miglioramento della flotta ferroviaria; Azienda: Reichsbahnausbesserungswerk Gleiwitz 1336 (17 gennaio 1945) marzo 1944 21 gennaio 1945
Gliwice II Gliwice Lavoro nella produzione di nerofumo per le donne; riparazione, manutenzione di macchinari e ampliamento delle fabbriche per gli uomini; Azienda: Deutsche Gasrußwerke GmbH 740 uomini (17 gennaio 1945) e 371 donne (30 dicembre 1944) prigionieri 3 maggio 1944 22 gennaio 1945
Gliwice III Gliwice Lavoro nella Gleiwitzer Hütte riparando i padiglioni e nella produzione di armi, munizioni e ruote ferroviarie; Azienda: Zieliewski – Maschinen- und Waggonbau GmbH, Cracovia 609 (17 gennaio 1945) luglio 1944 21 gennaio 1945
Gliwice IV Gliwice Ampliamento della caserma, riparazione e riconversione di veicoli militari 444 (17 gennaio 1945) giugno 1944 21 gennaio 1945
Golleschau Goleszów Lavoro in un cementificio delle SS; Azienda: Ostdeutsche Baustoffwerke GmbH – Golleschauer Portland Zement AG 1008 (17 gennaio 1945) 15 luglio 1942 21 gennaio 1945
Günthergrube Lędziny Lavori nella miniera "Piast" nell'estrazione del carbone e scavo della miniera "Günther"; Azienda: Fürstlich-Plessische Bergwerks AG 586 (17 gennaio 1945) 1 febbraio 1944 19 gennaio 1945
Harmense I[21] Harmęże presso Oświęcim (Auschwitz) Lavoro in un'azienda delle SS (allevamento di pollame, conigli e piscicoltura) circa 70 prigionieri maschi 8. Dezember 1941 18 gennaio 1945
Harmense II[21] Harmęże presso Oświęcim (Auschwitz) Lavoro in un'azienda delle SS (allevamento di pollame e conigli) circa 50 donne detenute giugno 1942 18 gennaio 1945
Hindenburg Zabrze Lavoro nella "Donnersmarckhütte" per la produzione di armi e munizioni; Azienda: United Oberschlesische Hüttenwerke AG 50 prigionieri maschi (17 gennaio 1945) e 470 femmine (30 dicembre 1944) 1 agosto 1944 19 gennaio 1945
Hubertushütte Łagiewniki (Hohenlinde) Lavoro nella "Hubertushütte"; Azienda: Berghütte Königs- und Bismarckhütte AG 202 (17 gennaio 1945) 20 dicembre 1944 19 gennaio 1945
Janinagrube Libiąż Lavoro nella miniera "Janina" nell'estrazione del carbone; Azienda: Fürstengrube GmbH 853 (17 gennaio 1945) 4 settembre 1943 18 gennaio 1945
Jawischowitz Jawiszowice presso Brzeszcze Lavoro nella miniera "Brzeszcze-Jawischowitz" nell'estrazione del carbone e nei lavori di costruzione fuori terra; Azienda: Reichswerke Hermann Göring 1988 (17 gennaio 1945) 15 agosto 1942 19 gennaio 1945
Kobier Kobiór Lavori forestali; Pertinenza: Ufficio forestale di Pleß 158 (25 aprile 1943) 1 ottobre 1942 30 settembre 1943
Lagischa Łagisza Costruzione della Centrale Termoelettrica "Walter"; Azienda: Energie-Versorgung Oberschlesien AG circa 1000 15 giugno 1943[17] / settembre 1943[22] 6 settembre 1944
Laurahütte Siemianowice Lavoro nella "Laurahütte" nella produzione di cannoni antiaerei; Azienda: Berghütte Königs- und Bismarckhütte AG 937 (17 gennaio 1945) 1 aprile 1944 24 gennaio 1945
Lichtewerden Světlá, nel Reichsgau Sudetenland Lavoro in una fabbrica di filati; Azienda: GA Buhl e figlio 300 detenute (30 dicembre 1944) 11 novembre 1944 gennaio 1945[22] / 6 maggio 1945[17]
Monowitz Monowice (Monowitz) presso Oświęcim (Auschwitz) Costruzione di un impianto chimico; Azienda: IG Farbenindustrie AG 10223 (17 gennaio 1945) 31 maggio 1942[17] / ottobre 1942[23] (impiego da marzo/aprile 1941) 27 gennaio 1945
Neu-Dachs Jaworzno Lavori nelle miniere di carbon fossile a Jaworzno e costruzione della centrale elettrica "Wilhelm"; Azienda: Energy Supply Oberschlesien AG 3664 (17 gennaio 1945) 15 giugno 1943 19 gennaio 1945
Neustadt Prudnik Lavori in una fabbrica tessile; Azienda: Schlesische Feinweberei AG 399 weibliche Häftlinge (30. Dezember 1944) 26 settembre 1944 19 gennaio 1945
Plawy Pławy presso Oświęcim (Auschwitz) Lavoro in un'azienda delle SS 138 prigionieri maschi (17 gennaio 1945) e circa 200 donne (gennaio 1945) 20 dicembre 1944 (uomini), 3 gennaio 1945 (donne) 18 gennaio 1945
Radostowitz Radostowice presso Pszczyna (Pleß) Lavori forestali; Pertinenza: Ufficio forestale di Pleß circa 20 1942 1943 (con una pausa nell'inverno 1942/1943)
Raisko Rajsko presso Oświęcim (Auschwitz) Lavoro in un'azienda delle SS (orticoltura, piantagione sperimentale di Kok-Saghys) circa 300 detenute (1944)[24] giugno 1943 gennaio 1945
Sonderkommando Kattowitz Katowice Costruzione di rifugi antiaerei e caserme per la Gestapo 10 20 gennaio 1944 31 gennaio 1945
Sosnitza Sośnica (Sosnitza, Gleiwitz-Oehringen) Demolizione degli edifici di un campo di prigionia circa 30 luglio 1940 agosto 1940
Sosnowiec I Sosnowiec Ristrutturazione di un edificio per uso uffici - Marktstr.12 (ulica Targowa 12) 100 31 agosto 1943 17 gennaio 1945
Sosnowiec II Sosnowiec Lavoro in una ferriera, fusione di tubi per cannoni antiaerei e fabbricazione granate; Azienda: Berghütte Ost-Maschinenbau GmbH 863 (17 gennaio 1945) maggio 1944 17 gennaio 1945
2. SS-Bauzug in Karlsruhe Carlsruhe in Oberschlesien Rimozione dei detriti e riparazione dei binari ferroviari; Autorità: Ufficio C della SS-WVHA circa 500 settembre 1944 ottobre 1944[25]
SS-Hütte Porombka Międzybrodzie Costruzione e fornitura di una casa per vacanze delle SS (Solahütte) alcune dozzine di prigionieri uomini durante la costruzione, alcune donne prigioniere durante l'operazione[26] autunno (ottobre/novembre) 1940 gennaio 1945
Trzebinia Trzebinia Ampliamento di una raffineria; Azienda: Petroleum Raffinerie GmbH 641 (17 gennaio 1945) 1 luglio 1944[17] / agosto 1944[27] 31 gennaio 1945
Tschechowitz I (Bombensuchkommando) Czechowice-Dziedzice Rimozione degli ordigni inesplosi nella raffineria e nel sito adiacente; Azienda: Compagnia petrolifera Vacuum circa 100 agosto 1944 settembre 1944
Tschechowitz II (Vacuum) Czechowice-Dziedzice Eliminazione dei detriti, manutenzione della raffineria; Azienda: Compagnia petrolifera Vacuum 561 (17 gennaio 1945) settembre 1944 gennaio 1945

Le funzioni del complesso modifica

La funzione di Auschwitz modifica

 
L'unica camera a gas rimasta intatta ad Auschwitz I
 
Forni crematori del campo di Auschwitz I; distrutti per ordine delle SS, vennero ricostruiti nel dopoguerra
 
Scorcio dei blocchi in Auschwitz I

Auschwitz, che servì come centro amministrativo per l'intero complesso, fu fondato il 20 maggio 1940, convertendo vecchie caserme dell'esercito polacco in un campo di concentramento e di lavoro. Un gruppo di 728 prigionieri politici polacchi provenienti da Tarnów furono i primi deportati ad Auschwitz il 14 giugno 1940 e lavorarono come manovali al riadattamento delle caserme, danneggiate dai bombardamenti, e alla costruzione delle recinzioni perimetrali.

Inizialmente gli internati furono intellettuali e membri della resistenza polacca; più tardi vi furono deportati anche prigionieri di guerra sovietici, criminali comuni tedeschi, prigionieri politici ed "elementi asociali" come mendicanti, prostitute, omosessuali, testimoni di Geova ed ebrei. Normalmente vi erano detenute dalle 13 000 alle 16 000 persone, ma nel 1942 si raggiunse la cifra di 20 000 detenuti.

Sopra il cancello di ingresso si trovava la cinica scritta Arbeit macht frei ("Il lavoro rende liberi"). Sembra che la scritta fosse stata ideata dall'SS-Sturmbannführer Rudolf Höss, primo comandante responsabile del campo e sembra anche che il fabbro che costruì la scritta, un dissidente politico polacco di nome Jan Liwackz, detenuto con numero di matricola 1010, l'avesse fatta saldando la lettera "B" al contrario come segno di protesta, in quanto conscio di quale sarebbe stata la vera funzione del campo di Auschwitz; questo gesto gli sarebbe potuto costare la vita. A tal proposito, sembra che lo stesso fabbro, sopravvissuto all'Olocausto, quando il campo fu liberato dall'Armata Rossa, chiese di riavere l'insegna in quanto, essendo stata realizzata da lui, "gli apparteneva", cosa che non avvenne dato che, ormai, la scritta apparteneva alla storia. I prigionieri che lasciavano il campo per recarsi al lavoro, o che vi rientravano, erano costretti a sfilare sotto questo cancello, accompagnati dal suono di marce marziali eseguite da un'orchestra di deportate appositamente costituita, Mädchenorchester von Auschwitz (letteralmente "Orchestra delle ragazze di Auschwitz"). Contrariamente a quanto rappresentato in alcuni film, la maggior parte dei prigionieri ebrei non era detenuta nel campo di Auschwitz e quindi non passava per questo cancello.

Le SS selezionarono alcuni prigionieri, spesso criminali comuni di origine tedesca o ariana (e quindi appartenenti alla "razza superiore"), come supervisori per gli altri detenuti. Tali supervisori, chiamati Kapo, si macchiarono, nella maggior parte dei casi, di orrendi crimini, abusando del proprio potere e divenendo così complici dei propri carnefici.

Gli internati vivevano in baracche chiamate Block dotate di letti a castello a tre piani di tipo militare; le condizioni di sovraffollamento delle baracche, spesso utilizzate al doppio della capienza massima, costringevano i prigionieri a dividere un pagliericcio in due o più, favorendo la trasmissione di parassiti e germi, che aumentavano le già elevate possibilità di infezioni e malattie.

Gli ebrei, nella scala sociale del campo, erano all'ultimo posto e ricevevano il peggior trattamento. Tutti gli internati avevano l'obbligo di lavorare (quelli inabili al lavoro venivano invece uccisi subito, appena arrivati nel campo); gli orari variavano a seconda delle stagioni, ma si assestavano su una media di dieci o undici ore di lavoro giornaliero. Una domenica ogni due, tranne per chi lavorava presso aziende belliche che funzionavano a ciclo continuo, era considerata giorno festivo e dedita ai lavori di pulizia e manutenzione del campo e all'igiene personale dei detenuti. Le disumane condizioni di lavoro, le scarse razioni di cibo e le condizioni igieniche pressoché inesistenti portavano rapidamente i detenuti alla morte.

La funzione di Birkenau modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Campo di sterminio di Birkenau.
 
Le baracche di Birkenau, come apparivano nel 2001
 
Targa commemorativa della baracca nel campo ove venivano condotti esperimenti su cavie umane. Essa recita: In questa baracca, dalla fine del 1942, uomini e donne, quasi tutti ebrei, furono sottoposti a esperimenti criminali di sterilizzazione condotti da medici nazisti: il prof. Carl Clauberg e il dottor Horst Schumann. La maggioranza dei prigionieri morì o durante gli esperimenti o per le loro conseguenze.

Il complesso di Birkenau, divenuto operativo il 7 ottobre 1941, era stato concepito inizialmente, secondo i piani di Himmler del marzo 1941, come campo per i prigionieri di guerra russi catturati in grande numero durante le prime fasi dell'invasione tedesca. Birkenau fu il principale campo di sterminio del complesso concentrazionario di Auschwitz. Qui furono imprigionate parecchie centinaia di migliaia di deportati, in diversi sotto-campi, e trovarono la morte circa 1,1 milioni di persone. Degli oltre 13 000 deportati russi dei primi trasporti, solo 92 erano ancora vivi il 27 gennaio 1945 alla liberazione del campo.

Il campo fu installato presso la cittadina a Brzezinka (in tedesco Birkenau o "campo di betulle"), a circa 3 km dal campo Auschwitz. Il luogo fu selezionato per la vicinanza della linea ferroviaria, che avrebbe semplificato le operazioni logistiche per le previste grandi deportazioni successive. Successivamente, il campo fu utilizzato come strumento principale di sterminio nel contesto della tristemente famosa soluzione finale della questione ebraica. Il libro Mein Kampf, pubblicato da Hitler nel 1925 e considerato una sorta di manifesto dell'ideologia nazista, oltre a propugnare l'espansione territoriale del Reich tedesco verso est, una visione politica primitiva e brutale, un regime totalitario di tipo fascista e ispirato al culto della razza, esprimeva anche una forma di antisemitismo radicale, ma non conteneva la prefigurazione di uno sterminio degli ebrei.

Per costruire il campo furono espropriate e distrutte le abitazioni del villaggio di Brzezinka, per poi ricavarne poi materiale da risulta per il lager.

Le dimensioni di Birkenau erano immense: circa 2,5 km per 2 km; il campo era circondato da filo spinato elettrificato; ogni giorno moltissimi prigionieri, stremati dalle impossibili condizioni di vita, a volte peggiori di quelle di Auschwitz e di Monowitz, andavano a gettarsi sul reticolato ad alta tensione per porre fine alle loro sofferenze; era la morte "svelta e dolce"[28], nel gergo del campo: «andare al filo».

 
Foto aerea del campo, scattata nel 1944, in cui si nota il fumo dei roghi umani di Birkenau.

Il campo arrivò a contenere fino a 100 000 persone internate in diversi settori, completamente separati tra loro e senza alcuna possibilità di comunicazione tra un campo e l'altro:

  • Settore B-I-a, campo femminile – Dall'agosto 1942, vennero internate in questo settore donne ebree e non ebree deportate da diverse nazioni insieme ai loro figli. Nel luglio 1943, con l'arrivo di sempre nuovi trasporti, il campo fu ampliato fino a occupare il settore B-I-b, che precedentemente era occupato dal campo maschile. Nel novembre 1944 il campo fu liquidato, alcune donne e bambini furono trasferiti al settore B-II-e, le altre donne "abili al lavoro" al settore B-II-b.
  • Settore B-I-b – Dal marzo 1942 furono internati in questo settore uomini ebrei e non ebrei deportati da diverse nazioni. Nel luglio 1943 gli uomini furono trasferiti al settore B-II-d a causa della necessità di ampliare il settore femminile contiguo (settore B-I-a).
  • Settore B-II-a, campo di quarantena o Quarantänelager – Dall'agosto 1943 al novembre 1944 in questo settore furono rinchiusi uomini ebrei e non ebrei durante il periodo di quarantena, necessario a identificare coloro che avrebbero potuto essere affetti da malattie contagiose. Il campo di quarantena era inoltre utilizzato dalle autorità del campo, per "iniziare" gli internati alla dura vita del campo, terrorizzandoli, e abituarli all'obbedienza indiscussa di ogni ordine impartito. A partire dall'aprile 1944 in alcune baracche furono trasferiti uomini e donne ammalati, rigidamente segregati, da altri settori del campo.
  • Settore B-II-b, campo per famiglie di Theresienstadt o Familienlager Theresienstadt – Questo settore fu occupato da famiglie ebree provenienti dal campo di concentramento di Theresienstadt nel periodo tra il settembre 1943 e il luglio 1944 quando il campo per famiglie fu "liquidato" e i suoi occupanti furono sterminati (solo un piccolo numero di prigionieri fu selezionato per il lavoro coatto e trasferito altrove).[29] Successivamente, il settore fu occupato da donne polacche provenienti dai rastrellamenti seguiti all'insurrezione di Varsavia. Il settore, nel novembre 1944, fu inoltre occupato dalle poche scampate alla liquidazione del settore B-I-a.
  • Settore B-II-c, campo di transito o Durchgangslager – In questo settore, dal maggio al novembre 1944, trovarono temporanea collocazione le donne ebree provenienti dall'Ungheria in previsione di essere inviate al lavoro presso altri settori di Auschwitz o altri campi. Le donne rinchiuse nel settore non furono registrate sui registri ufficiali del campo per essere poi mandate al lavoro oppure, in molti casi, alla morte senza lasciare traccia. A partire dall'ottobre 1944 questo settore fu occupato anche dalle poche donne scampate alla liquidazione del settore B-III (Mexico).
  • Settore B-II-d, campo maschile o Männerlager – Dal novembre 1943 al gennaio 1945 fu il principale campo maschile (per ebrei e non ebrei) di Birkenau.
  • Settore B-II-e, campo per famiglie zingare o Familienzigeunerlager – Dal febbraio 1943 all'agosto 1944 fu il campo di internamento per le famiglie zingare deportate. In questo settore le continue epidemie e le condizioni alimentari e igieniche inesistenti compirono una terribile falcidia; i pochi sopravvissuti furono inviati alle camere a gas nell'agosto 1944. A partire dal maggio 1944, alcuni uomini ebrei furono rinchiusi in baracche isolate del settore, come riserva di manodopera, in maniera simile a quello che avvenne per le donne nel settore BIIc (Durchgangslager).
  • Settore B-II-f, ospedale o Häftlingskrankenbau (chiamato dai deportati, ad esempio Primo Levi, anche Ka-Be) – A partire dal luglio 1943 fino al gennaio 1945, fu l'ospedale per i prigionieri maschi, spesso chiamato "anticamera del crematorio" a causa dell'elevatissimo numero di ammalati che morivano per le selezioni periodiche e le inesistenti cure sanitarie. Nell'ospedale furono pure portati a termine "esperimenti medici" su cavie umane da parte del personale medico delle SS.
  • Settore B-II-g, deposito (Effektenlager) o Kanada – il settore, operativo dal dicembre 1943, era destinato allo stoccaggio e al successivo invio in Germania dei beni di proprietà dei deportati. Nel gennaio 1945, durante l'abbandono del campo, le SS cercarono di nascondere le tracce dei loro crimini, bruciando le baracche del Kanada.
  • Settore B-III, campo di transito (Durchgangslager) o Mexico – La costruzione del settore incominciò alla fine del 1943 e proseguì fino all'aprile 1944, anche se non fu mai completata. Almeno 10 000 internate ebree furono rinchiuse nel campo incompleto dal giugno 1944 al novembre dello stesso anno spesso senza neppure un ricovero, in terribili condizioni. Molte furono selezionate per l'invio alle camere a gas, altre trasferite nel settore B-II-c (ottobre 1944), altre ancora trasferite presso altri campi. Nel novembre 1944 le autorità del campo decisero lo smantellamento del settore: i materiali recuperati furono inviati presso il campo di concentramento di Gross-Rosen.

Lo scopo primario del campo era l'eliminazione di massa. Vi si trovavano quattro camere a gas con annessi crematori. L'eliminazione ebbe inizio nella primavera del 1942.

La funzione di Monowitz modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Campo di lavoro di Monowitz.

Il campo di Monowitz nacque a circa sette chilometri a est dal campo principale Auschwitz allo scopo di accentrare manodopera a basso costo per il grande impianto chimico Buna Werke, allora in costruzione, evitando lunghe marce tra il campo principale e il sito in costruzione e aumentando così la produttività. La Buna Werke, proprietà della IG Farben, era un complesso destinato alla produzione su vasta scala di gomma sintetica (Buna, dal quale il nome del complesso), benzina sintetica e altri sottoprodotti del carbone. Nonostante i grandi sforzi compiuti, che causarono la morte di circa 25 000 lavoratori schiavi impiegati su un totale di 35 000, l'impianto Buna Werke non arrivò mai a nessuna quota di produzione. Era la più grande fabbrica chimica dell'epoca.

Il famoso libro Se questo è un uomo di Primo Levi, deportato italiano di origine ebraica, descrive le tragiche condizioni di vita degli internati a Monowitz. Lo stesso Levi dovette probabilmente la propria salvezza alla propria laurea in chimica, che gli permise di essere assunto in qualità di "specialista" all'interno del complesso, riuscendo ad alleviare periodicamente così le terribili condizioni (acuite dal freddo inverno polacco) delle normali squadre di lavoro.

La funzione dei sottocampi modifica

I sottocampi erano situati nelle vicinanze dei tre campi principali. Avevano gli obiettivi di far lavorare i prigionieri in ambiti di allevamento, agricoltura e costruzione di fattorie.

Lo sviluppo e la funzione del complesso modifica

 
Planimetria del campo di Birkenau

Lo sviluppo del complesso modifica

Già nei piani nazisti, sviluppati sin dagli anni trenta-quaranta, era prevista la deportazione e lo sterminio del 90% dei polacchi. Una volta finita la distruzione degli ebrei, i campi della morte della Polonia sarebbero stati usati contro i polacchi stessi[30]. La Polonia avrebbe dovuto essere smembrata, depredata di tutti i territori e di tutte le risorse nazionali e la piccola percentuale di popolazione sopravvissuta utilizzata come mano d'opera schiava al servizio dei coloni tedeschi, in aree da ripopolare con individui di razza germanica; il numero dei polacchi da lasciare in vita, necessario per la colonizzazione, era stimato in due-tre milioni. Ogni famiglia tedesca avrebbe avuto i propri schiavi slavi di cui disporre a piacimento[31].

In questo contesto, già durante l'invasione tedesca della Polonia, avvenuta il 1º settembre 1939, le truppe tedesche vennero seguite da speciali Einsatzkommandos destinati allo sterminio di ebrei e personalità politiche e culturali polacche. Presto tutte le prigioni polacche furono piene e si ebbe la necessità di trovare nuove aree di internamento per i numerosi prigionieri che venivano catturati durante i rastrellamenti.

Durante le prime fasi dell'invasione nazista, venivano eseguite numerose fucilazioni di massa (svolte dai soldati dell'esercito) dei "Nemici del Popolo Tedesco": ebrei, zingari, oppositori politici. Ci furono numerosi casi di diserzione e suicidi nelle file dell'esercito tedesco, i cui soldati faticavano ad accettare ordini che comportavano la fucilazione di vecchi, donne e bambini. La scelta di aprire campi di sterminio veniva incontro anche all'esigenza di evitare il lavoro "sporco" ai semplici soldati di leva. I campi di sterminio assolvevano tre necessità:

  • segretezza delle operazioni;
  • efficienza nello sterminio, applicato in scala industriale;
  • indipendenza dall'esercito, in quanto svolto da corpi speciali.

Nel dicembre 1939 il comandante della polizia di sicurezza (Sipo) e dell'SD di Breslavia, SS-Oberführer Arpad Wigand, pose allo studio, in collaborazione con l'ufficio dell'alto comando delle SS e della polizia del Sud-Est (SS-Gruppenführer Erich von dem Bach-Zelewski), la possibilità di costruire un nuovo campo di concentramento nella zona di Oświęcim (Auschwitz).

Il luogo fu scelto per la presenza di una caserma di artiglieria polacca caduta nelle mani della Wehrmacht, situata fuori dalla città, quindi facilmente escludibile dal mondo esterno, alla confluenza tra i fiumi Vistola e Soła. La posizione era inoltre provvista di favorevoli collegamenti ferroviari con la Slesia, il Governatorato Generale, la Cecoslovacchia e l'Austria, che avrebbero semplificato la deportazione degli elementi "ostili", "asociali" e degli ebrei.

Tra i mesi di gennaio e aprile 1940 furono vagliate diverse ipotesi alternative per l'ubicazione del campo, con l'intervento dello stesso comandante delle SS Heinrich Himmler, desideroso di risolvere quanto prima il problema della creazione di un nuovo complesso. Nel febbraio sorsero ulteriori problemi legati alle difficoltà poste dall'esercito tedesco nella consegna della caserma ad Auschwitz.

L'8 aprile 1940 il generale Halm stipulò con le SS un contratto per la consegna del complesso. Il 18-19 aprile 1940, Rudolf Höß, già aiutante presso il campo di concentramento di Sachsenhausen, fu inviato a compiere un ultimo sopralluogo. Prima di visitare il campo, Höß si incontrò con Wingand a Bratislava e fu messo minuziosamente al corrente del progetto: creare un campo di quarantena per prigionieri polacchi destinati alla successiva deportazione in altri campi all'interno del Terzo Reich.

Il 27 aprile 1940, in seguito al rapporto di Höß, Himmler decise di ordinare all'ispettore dei campi di concentramento, SS-Oberführer Richard Glücks la costruzione del nuovo campo di concentramento – che sarebbe diventato Auschwitz – ricorrendo alla manodopera di detenuti già internati in altri campi. Il 29 aprile Glücks nominò Höß comandante provvisorio del nuovo campo (ottenne la nomina definitiva il 4 maggio 1940). Höß raggiunse il campo il 30 aprile, con la scorta di cinque uomini delle SS. Per i lavori di sistemazione dell'area, furono immediatamente impiegati civili polacchi e circa trecento ebrei, forniti dal locale consiglio ebraico (Judenrat).

Il 20 maggio 1940 arrivarono al campo i primi trenta prigionieri, provenienti dal campo di concentramento di Sachsenhausen, per la maggior parte criminali comuni selezionati per la loro crudeltà e ottusa obbedienza a ogni ordine, destinati a diventare il primo nucleo di Kapò e "prominenti" del campo, e ad aiutare le SS nel successivo "lavoro" di controllo della massa dei deportati.

Il 10 giugno 1940, prima ancora che i primi prigionieri deportati giungessero al campo, furono ordinati i progetti per un primo crematorio, dotato di tre forni, ciascuno a doppia muffola, prodotto dalla J.A. Topf und Söhne di Erfurt; i progetti furono rapidamente approvati e la costruzione ultimata entro il 23 settembre dello stesso anno, data della prima cremazione di prova conosciuta.

Il 14 giugno 1940, seppur ancora in fase di costruzione e ampliamento, il campo di Auschwitz ricevette il primo convoglio di 728 deportati, accolti dal primo direttore del campo SS-Hauptsturmführer Karl Fritzsch con le parole[32]:

«Voi non siete venuti in un sanatorio, ma in un lager tedesco. Qui esiste solo l'entrata e non c'è altra via d'uscita che il camino del forno crematorio. Se a qualcuno questo non piace, può andare subito a buttarsi sul filo spinato ad alta tensione. Siete venuti qui per morire: gli ebrei non hanno diritto a sopravvivere più di due settimane, i preti un mese e gli altri tre mesi.»

La funzione del complesso modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Soluzione finale della questione ebraica e Conferenza di Wannsee.
 
Recinzione con fili ad alta tensione

«Una volta mi avevano dato del sapone, una tavoletta grezza, rettangolare, con sopra impresse le iniziali RJF. Allora non sapevo cosa significassero quelle lettere, ma nel giorno dello Yom Kippur qualcuno me lo rivelò. Nel giorno in cui si prega e Dio perdona il suo popolo ed è vicino a lui in spirito di amore e conciliazione, quel giorno imparai il significato di RJF. Rein Juden Fett, puro grasso ebreo. Ci avevano dato la possibilità di pulirci con i cadaveri dei nostri fratelli ebrei.»

La sigla RIF (e non RJF) in realtà stava per Reichsstelle für Industrielle Fettversorgung ovvero "Centro nazionale per Approvvigionamento Grassi Industriali". Si trattava di un surrogato di sapone di scarsa qualità, che non conteneva grassi né umani né di altra provenienza[3]. Casi di produzione di sapone con grasso umano in alcuni campi sono effettivamente avvenuti, ma solo in casi isolati in via sperimentale e non venne mai realizzato su grande scala[34].

Auschwitz fu inizialmente fondato come campo di concentramento e di smistamento dei prigionieri di origine polacca e non specificamente per lo sterminio del popolo ebraico.

Infatti, nonostante il violento antisemitismo proprio della dittatura nazionalsocialista, all'epoca della fondazione del campo Hitler e i gerarchi del Reich non avevano ancora trovato quella che, eufemisticamente, denominarono in seguito la "soluzione finale del problema ebraico".

Tale "soluzione" sarebbe stata decisa da Hitler tra l'ottobre e il dicembre 1941[35] e pianificata nel corso della Conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942, durante la quale si decise lo sterminio scientifico del popolo ebraico (e di altre minoranze) e che diede avvio, dalla metà del 1942, alla fase più brutale dell'Olocausto, quella del genocidio. Per quella data ad Auschwitz era stato reso pienamente operativo ed efficiente il grande complesso di sterminio di Birkenau[36].

La vita nel campo modifica

Il trasporto e l'arrivo al campo modifica

I convogli di deportati (circa 2 000 – 2 500 prigionieri per treno), spesso chiamati trasporti, composti da vagoni merci contenenti dalle 80 alle 120 persone costrette a inimmaginabili condizioni di vita e igieniche, che spesso viaggiavano per 10-15 giorni per raggiungere la loro ultima meta, erano organizzati da uno speciale dipartimento dell'RSHA (ufficio centrale per la sicurezza del Reich): l'Amt IV B 4 comandato da Adolf Eichmann. Eichmann e i suoi collaboratori in qualità di esperti di "problemi ebraici" gestirono l'intera parte logistica dello sterminio suddividendo i convogli sui diversi centri di sterminio in base alla capacità "ricettiva" dei centri stessi: il grande complesso di Auschwitz ricoprì sempre un ruolo fondamentale nel processo di "soluzione finale". Le azioni di sterminio (chiamate Aktion), della durata di 4-6 settimane, si susseguirono per tutta la durata del conflitto coinvolgendo successivamente diversi gruppi provenienti dalle nazioni sotto il controllo tedesco.

Dal 14 giugno 1940 (data del primo arrivo di deportati al campo) al 1942 (data di attivazione della Judenrampe), i treni sostavano sui binari nei pressi del campo principale di Auschwitz – i grandi impianti di sterminio di Birkenau non erano ancora stati costruiti. Anche in seguito, soprattutto nel caso di convogli di rastrellati polacchi (non ebrei) da internare nel campo principale, questa soluzione continuò a essere utilizzata. Si ebbero anche casi di treni "scaricati" nella stazione della cittadina di Oświęcim a causa dell'eccessivo numero di convogli in arrivo.

I treni di deportati, a partire dal 1942 fino al maggio 1944, arrivarono a una piccola banchina ferroviaria, universalmente nota come la rampa degli ebrei o, in tedesco, Judenrampe e situata a circa ottocento metri all'esterno del campo di Auschwitz, nei pressi dello scalo merci della stazione di Oświęcim. La maggior parte dei convogli di deportati italiani ebbe come ultima fermata proprio la Judenrampe, compreso il treno che trasportava Primo Levi, che ha vividamente descritto la scena del suo arrivo notturno come «una vasta banchina illuminata dai riflettori» in Se questo è un uomo. Dopo la guerra, la Judenrampe, luogo di arrivo (e selezione) di almeno 800 000 deportati da tutta Europa, non fu inclusa nell'area divenuta museo del campo e scomparve quasi completamente. Solo nel 2005 è stata in parte recuperata e inserita all'interno dei percorsi di visita al campo di Auschwitz.

Nel maggio 1944, per semplificare le operazioni di sterminio dei numerosi convogli provenienti dall'Ungheria, la linea ferroviaria fu prolungata all'interno del campo di Birkenau fino a una nuova banchina a tre binari chiamata Bahnrampe. La Bahnrampe, resa famosa dalle evocative scene del capolavoro Schindler's List di Steven Spielberg, fu utilizzata fino al novembre 1944 quando, per ordine del comandante delle SS Heinrich Himmler, con l'avvicinarsi delle truppe sovietiche le operazioni di sterminio furono sospese e si procedette alle operazioni di liquidazione del campo.

La selezione dei prigionieri modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Jägerstab, Auschwitz Album e Foto del Sonderkommando.
 
Scarpe raccolte e conservate nel museo di Auschwitz

Appena arrivati a destinazione i treni venivano rapidamente scaricati del loro carico umano e avveniva la selezione, tra gli abili al lavoro e coloro da inviare direttamente alla morte. Le procedure della selezione sono state descritte nei molti libri di memorie dai deportati sopravvissuti e nelle testimonianze fornite ai processi da membri dello stesso personale SS. Ne esiste anche una dettagliata documentazione fotografica, nel cosiddetto Auschwitz Album, una serie di circa duecento foto scattate fra il maggio e il giugno del 1944 da militari delle SS, probabilmente per ordine delle autorità di comando tedesche desiderose di vedere quanto avveniva nel campo.[39]

L'area veniva circondata da uomini armati delle SS e da altri internati che provvedevano ad accostare rampe in legno alle porte dei vagoni per semplificare e velocizzare la discesa dei nuovi arrivati. Gli stessi internati – che avevano l'assoluto divieto, pena la morte, di parlare con i nuovi arrivati per evitare il panico negli stessi – provvedevano a scaricare i treni in arrivo dei bagagli che successivamente venivano portati presso il settore Kanada di Birkenau dove si effettuava la cernita e l'imballaggio dei beni per il successivo invio in Germania.

Gli uomini venivano separati dalle donne e dai bambini formando due distinte file. A questo punto personale medico delle SS decideva chi era abile al lavoro. Mediamente solo il 25% dei deportati aveva possibilità di sopravvivere. Il restante 75% (donne, bambini, anziani, madri con figli) era inviato direttamente alle camere a gas. Le percentuali abili/gasati fluttuarono per tutto il corso del conflitto, in base alle esigenze dell'industria bellica tedesca diretta da Albert Speer. Vi furono casi di interi treni di deportati inviati direttamente alle camere a gas senza nessuna selezione a causa del sovraffollamento del campo e del preventivato rapido arrivo di nuovi convogli, soprattutto durante lo sterminio degli ebrei ungheresi nel 1944.

La selezione era operata esclusivamente da personale medico delle SS, uno o più dottori a turno operavano il servizio alla rampa.

In questa fase le SS mantenevano un comportamento gentile e accondiscendente al fine di mascherare le loro intenzioni e velocizzare le operazioni di scarico e selezione, infondendo falsa fiducia nei prigionieri appena arrivati, normalmente stanchi e confusi dal lungo viaggio.

Coloro considerati non utili allo sforzo bellico venivano inviati immediatamente in una delle quattro camere a gas mascherate da docce situate a Birkenau dove, in gruppi, i prigionieri venivano uccisi con gas letali (di solito Zyklon B). Un'altra camera a gas, la prima costruita, era presente anche ad Auschwitz e fu operativa dal 15 agosto 1940 al luglio 1943, quando fu definitivamente abbandonata in favore delle più "efficienti" camere presenti a Birkenau. I deportati venivano trasportati (a piedi o con grossi camion) verso le camere a gas, che si trovavano dall'altra parte del campo rispetto alle banchine di arrivo. Qui giunti venivano introdotti in un locale camuffato da spogliatoio con tanto di descrizioni multilingue delle procedure per il successivo recupero dei vestiti. A documentare il momento immediatamente precedente e immediatamente seguente l'ingresso dei prigionieri nelle camere a gas si conoscono, oltre a numerose testimonianze di prigionieri sopravvissuti e del personale SS, anche le quattro foto del Sonderkommando, scattate clandestinamente da un membro del gruppo di lavoro ad Auschwitz-Birkenau (forse l'ebreo greco Alberto Errera) e fatte pervenire alla resistenza polacca.[40]

I prigionieri dichiarati abili al lavoro venivano invece condotti negli edifici dei bagni, dove dovevano, anzitutto, consegnare biancheria e abiti civili, nonché tutti i monili di cui erano in possesso; venivano privati, inoltre, dei documenti d'identità eventualmente posseduti. Uomini e donne potevano conservare solo un fazzoletto di stoffa; agli uomini era concesso conservare la cintura dei pantaloni.

Successivamente, i prigionieri venivano spinti nel locale in cui erano consegnati ai barbieri, che li radevano su tutto il corpo. L'operazione era condotta in maniera sbrigativa, dopo aver inumidito le zone sottoposte a rasatura con uno straccio intriso di liquido disinfettante.

Passaggio successivo era la doccia, cui seguiva la distribuzione del vestiario da campo: una casacca, un paio di pantaloni e un paio di zoccoli.

I detenuti ritenuti "abili al lavoro" dovevano lavorare fino allo stremo per numerose ditte tedesche, tra cui la IG Farben, produttrice del gas che serviva a sterminarli, la Metal Union e la Siemens. Nel campo non c'erano servizi igienici, nessuna assistenza medica, fame ed epidemie erano all'ordine del giorno.

 
L'ingresso di Auschwitz, con la famigerata scritta Arbeit macht frei, ovvero Il lavoro rende liberi

La gestione dei prigionieri modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Simboli dei campi di concentramento nazisti.

Rasati a zero, scorticati con rasoi senza filo fin nelle parti intime, disinfettati con prodotti orticanti e lavati nel peggiore dei modi con acqua bollente alternata alla gelata, ai prigionieri arrivati venivano poi dati i logori panni del campo, costituiti da specie di "pigiami" a strisce grigie scure e chiare o abiti riciclati con grandi toppe visibili tolti ai deportati prima di loro. Pesanti e spaiati zoccoli di legno completavano la "divisa". Poi i detenuti ricevevano un numero progressivo che veniva tatuato loro sull'avambraccio sinistro.

 
Un cartello che avvisa dell'elettrificazione della recinzione

Seguiva la registrazione del numero compilando una scheda con i dati personali (Häftlings-Personal-Karte) e con l'indirizzo dei familiari più prossimi. I neo entrati venivano avvisati che d'ora in avanti non sarebbero più stati chiamati per nome ma diventavano solo dei "pezzi" (Stücke) numerati, un numero che erano obbligati a imparare a memoria in tedesco, sia a pronunciare sia a riconoscere quando si veniva chiamati. Per tutte le operazioni nel campo era necessario usare il numero, sia per ricevere la brodaglia del vitto sia nelle estenuanti conte degli appelli; qualunque errore sarebbe stato punito impietosamente.

Dalla pratica del tatuaggio erano esentati i cittadini tedeschi ariani, i prigionieri "da rieducare", nonché gli ebrei provenienti da Varsavia durante e dopo l'insurrezione del Ghetto nell'agosto-settembre 1942; a costoro era riservato un trattamento di punizione particolare, effettuato con efferatezza e sadismo estremi. Non era necessario registrarli perché sarebbero stati uccisi di lì a poco con modi atroci.[41]

Il numero di matricola, impresso su un pezzo di tela, era anche cucito sul lato sinistro della casacca, all'altezza del torace, e sulla cucitura esterna della gamba destra dei pantaloni. Al numero era associato un contrassegno colorato, che identificava le diverse categorie di detenuto:

  • un triangolo di colore rosso identificava i prigionieri politici, nei cui confronti era stato spiccato un mandato di arresto per ragioni di pubblica sicurezza;
  • anche ai religiosi cristiani era attribuito un triangolo di colore rosso, poiché di solito comunque internati in seguito ad azioni repressive naziste;
  • una stella a sei punte di colore giallo identificava i prigionieri ebrei; dalla metà del 1944 gli ebrei furono contrassegnati come le altre categorie ma con l'apposizione sopra il distintivo triangolare di un rettangolo di stoffa giallo;
  • un triangolo verde identificava i prigionieri criminali comuni;
  • un triangolo di colore nero identificava i cosiddetti "asociali";
  • un triangolo di colore blu identificava gli emigranti;
  • un triangolo di colore viola identificava i Testimoni di Geova;
  • un triangolo di colore rosa identificava i prigionieri omosessuali;
  • un triangolo di colore marrone identificava i prigionieri Rom e Sinti;
  • un triangolo di colore verde appoggiato sulla base identificava i prigionieri assoggettati a misure di sicurezza, dopo che avevano scontato la pena loro inflitta;
  • una lettera "E" prima del numero di matricola identificava i detenuti "da educare" (Erziehungshäftling);
  • un cerchietto di colore rosso recante la sigla "IL" identificava i prigionieri ritenuti pericolosi o sospetti di tentare la fuga;
  • un cerchietto di colore nero identificava i prigionieri della "compagnia penale".

Sul triangolo che identificava la categoria era anche dipinto o impresso con inchiostro l'iniziale tedesca della nazionalità del detenuto, a meno che questi non fosse cittadino tedesco o apolide.

Politici Criminali Asociali Emigranti Testimoni di Geova Omosessuali Rom e Sinti
Normale              
Recidivo              
Prigioniero di compagnia di disciplina              
Ebreo  
 
 
 
 
 
 
 
 
 [42]
 
 
 
 
Contrassegni speciali  
Ebreo che ha una relazione interrazziale
 
Donna che ha una relazione interrazziale
 
Sospetto di fuga

Numero del prigioniero


Prigioniero speciale: banda marrone al braccio


I contrassegni indossati sono, in ordine discendente: numero del prigioniero, rettangolo per recidivo, triangolo o stella, membro del battaglione penale, sospettato di fuga
 
Polacco: "P" su un triangolo rosso
 
Ceco: "T" (La parola tedesca per Ceco è Tscheche) su un triangolo rosso
 
Membro delle forze armate: triangolo rosso

La registrazione proseguiva poi con tre foto, che ritraevano il detenuto di fronte, di profilo destro e di profilo sinistro. Dal 1943, a causa delle difficoltà nel reperire materiale fotografico, le foto furono generalmente limitate ai soli detenuti tedeschi.

I comandanti del complesso modifica

 
Auschwitz presso le abitazioni delle SS che operavano all'interno del campo

Il personale medico delle SS modifica

  • SS-Brigadeführer Carl Clauberg (1898-1957). Medico responsabile di esperimenti medici sui detenuti ad Auschwitz. Sottoposto a processo nell'URSS, nel 1948 fu condannato a 25 anni di carcere in un Gulag, ma fu liberato nell'ottobre 1955 e cercò di riprendere l'attività medica in Germania, dove però fu nuovamente arrestato nel novembre dello stesso anno. Morì nell'agosto 1957 per attacco cardiaco pochi mesi prima che si aprisse il nuovo processo contro di lui.
  • SS-Obergruppenführer Karl Gebhardt (1897-1948). Condannato per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, e per questo condannato a morte il 20 agosto 1947, venne impiccato il 2 giugno 1948 nella prigione di Landsberg am Lech in Baviera.
  • SS-Obersturmführer Johann P. Kremer (1883-1965), Lagerartz
  • SS-Hauptsturmführer Josef Mengele (1911-1979). Soprannominato "l'angelo della morte" fu medico responsabile delle selezioni e di esperimenti medici sui detenuti ad Auschwitz, specie bambini gemelli. Dopo la guerra riuscì a sfuggire alla giustizia, riparando in Sud America: Argentina, Paraguay e infine Brasile, dove morì il 7 febbraio 1979.
  • SS-Obersturmführer Erich Mußfeldt (1913-1948). Medico responsabile delle camere a gas a Majdanek e a Auschwitz-Birkenau, fu processato nel 1947 e giustiziato a Cracovia nel 1948 mediante impiccagione.
  • SS-Sturmbannführer Horst Schumann (1906-1983). Medico responsabile di esperimenti medici sui detenuti ad Auschwitz. Riuscì per anni a sfuggire alla giustizia, prima in Germania e poi riparando in Egitto, Sudan e Ghana. Estradato nel 1966 e condannato per crimini di guerra nel 1970, uscì dal carcere per motivi di salute nel 1972, morendo infine nel 1983.
  • SS-Hauptsturmführer Heinz Thilo (1911-1945). Medico responsabile delle selezioni a Birkenau. Arrestato alla fine della guerra, si tolse la vita in carcere.
  • SS-Hauptsturmführer Eduard Wirths (1909-1945). Dal 1942 medico responsabile delle selezioni e di esperimenti medici sui detenuti ad Auschwitz. Arrestato alla fine della guerra si tolse la vita per impiccagione il 20 settembre 1945.

Altri ufficiali delle SS modifica

Fonti:

  • Jeremy Dixon, Commanders of Auschwitz (Atglen 2005)
  • Hermann Langbein, Menschen in Auschwitz (Frankfurt a/M 1980)

La fine della funzione del complesso modifica

L'arrivo dell'Armata Rossa modifica

Nel novembre 1944, di fronte all'avanzata dell'Armata Rossa, Himmler dà ordine di cessare le esecuzioni nelle camere a gas e di demolirle assieme ai forni crematori, allo scopo di nascondere le prove del genocidio; i nazisti, tuttavia, distrussero solo le camere e i forni di Birkenau, mentre quella di Auschwitz 1 fu adibita a rifugio "antibomba". Sino a quel momento ad Auschwitz erano stati uccisi oltre un milione e centomila persone.

Il numero esatto delle vittime di Auschwitz è difficile da stabilire con certezza, perché molti prigionieri non furono registrati e molte prove vennero distrutte dalle SS negli ultimi giorni della guerra.[43] Uno studio più ampio, incominciato da Franciszek Piper utilizzando gli orari di arrivi dei treni in combinazione con i dati di deportazione, calcola che almeno 960 000 morti furono ebrei su 1,1 milioni di decessi totali.[44]

Il 27 gennaio 1945 il campo fu liberato dalle truppe sovietiche durante la loro rapida avanzata invernale dalla Vistola all'Oder. Il primo reparto che entrò nel campo faceva parte della LX Armata del generale Pavel Alekseevič Kuročkin del 1º Fronte ucraino del maresciallo Ivan Konev[10]. Furono trovati circa 7 000 prigionieri ancora in vita. Inoltre, furono trovati migliaia di indumenti abbandonati, oggetti vari che possedevano i prigionieri prima di entrare nel campo e otto tonnellate di capelli umani imballati e pronti per il trasporto.

 
L'ingresso del campo principale sormontato dall'insegna che recita "il lavoro rende liberi"

Auschwitz non fu tuttavia il primo campo di sterminio a essere scoperto: in realtà i sovietici erano già arrivati precedentemente a liberare dei campi come quello di Majdanek, Chełmno e quello di Bełżec ma questi, essendo di sterminio e non di concentramento, erano vere e proprie fabbriche di morte dove i deportati venivano immediatamente gasati, salvando solo poche unità speciali.

Tra i corrispondenti che seguivano le truppe russe entranti ad Auschwitz compariva il giornalista della Stella Rossa Vasilij Grossman, divenuto poi celebre scrittore. Egli pubblicò varie opere sul tema della Shoah, ispirandosi anche alla sua esperienza ad Auschwitz: la più celebre di queste è il romanzo Vita e destino.

Dopo la guerra modifica

Dopo la sua dismissione il campo di concentramento di Auschwitz è divenuto un luogo simbolo, dedicato alla memoria delle vittime. Dal 1979 è patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

In Germania, dal 1996, il 27 gennaio (giorno della liberazione di Auschwitz) è la giornata ufficiale del ricordo delle vittime del nazismo; anche in Italia la stessa data è ricordata come Giorno della Memoria.

Auschwitz e i resti delle camere a gas sono aperti al pubblico.

L'insegna "Arbeit macht frei" modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Arbeit macht frei.
 
ARBEIT MACHT FREI, la scritta all'ingresso del campo
(IT)

«Il lavoro rende liberi»

Analisi dell'insegna

Questa scritta era l'introduzione al campo di tutti i deportati che, a loro insaputa, andavano verso un fatale destino. Non a caso, la scritta accoglieva con una finzione (la presenza del lavoro) gli sfortunati di Birkenau, che ricordiamo essere stato il campo con il più elevato tasso di mortalità[45] secondo i dati forniti dal museo di Auschwitz Birkenau[1]. L'insegna quindi aveva lo scopo di accogliere con finto buonismo i deportati, senza rivelare loro la verità e inducendo false speranze con un crudele gioco psicologico.

Furto

Nella notte tra il 17 e il 18 dicembre 2009 l'insegna posta all'ingresso del campo "Arbeit macht frei" venne rubata[46]. Momentaneamente sostituita con una copia, l'originale fu rinvenuta pochi giorni dopo, spaccata in tre parti, nel nord della Polonia[47].

Le visite storiche modifica

 
Papa Benedetto XVI ad Auschwitz, 28 maggio 2006

Il campo di concentramento, oltre a essere costantemente visitato da turisti da ogni parte del mondo, è stato anche un luogo di visita di personaggi celebri.

Negli ultimi decenni, il campo è stato visitato da tre papi. Il primo a varcare il cancello di Auschwitz fu papa Giovanni Paolo II, durante il suo primo viaggio da Papa in Polonia il 7 giugno 1979. Durante quella visita il Pontefice pregò all'interno della cella dove fu prigioniero Massimiliano Kolbe. Il secondo Papa ad aver fatto visita al campo di concentramento fu papa Benedetto XVI, durante l'ultimo giorno del suo primo viaggio apostolico in terra polacca il 28 maggio 2006: anche lui, come Giovanni Paolo II, pregò nella cella di Massimiliano Kolbe e dopo la visita del campo di concentramento di Birkenau lesse un duro discorso contro il genocidio. Come i suoi due predecessori, anche papa Francesco visitò il campo il 29 luglio 2016, durante il suo viaggio in Polonia in occasione della GMG di Cracovia, con una visita silenziosa. Le sue uniche parole le scrisse sul libro dei visitatori: «Signore abbi pietà del tuo popolo, Signore perdona per tanta crudeltà.»

Il dibattito relativo al numero delle vittime modifica

 
Auschwitz d'inverno

Nel 1990 il numero di vittime del complesso di Auschwitz riportate sulla targa commemorativa fu messo in discussione, scatenando un acceso dibattito non sopito. Il numero riportato passò da quattro milioni di vittime a 1 500 000, allineandosi con le stime degli storici moderni che propendono per un numero compreso tra 1 100 000 e 1 500 000 morti.

Principale promotore della sostituzione fu Franciszek Piper, direttore del Dipartimento di Ricerca storica del Museo di Auschwitz, che dopo un approfondito esame, stimò come errato il valore precedente. Il numero di quattro milioni traeva le sue origini da un articolo della rivista sovietica Krasnaja Zvezda dell'8 maggio 1945; l'articolo si basava sull'indagine di una commissione sovietica che aveva tenuto conto esclusivamente del rendimento massimo teorico giornaliero dei forni crematori e del loro periodo di utilizzo. L'ipotesi fu parzialmente confermata nel successivo processo di Norimberga quando Rudolf Höß, comandante del campo, testimoniò che tra il 1940 e il 1943 (il campo di Auschwitz fu operativo fino al gennaio 1945) circa tre milioni di persone erano morte nel campo.

La cifra di quattro milioni, che ebbe origine sotto la spinta dell'orrore per la scoperta dei campi di sterminio nazionalsocialisti, è stata successivamente contestata da molti storici, che pure non hanno mai trovato una stima definitiva sul numero ma che comunque oscillerebbe tra uno e due milioni di vittime. Tali studi e quelli effettuati dallo stesso Piper (che propende per 1 100 000 morti) lo convinsero a portare avanti - con successo - la sostituzione della targa commemorativa.

Una mostra permanente sulla Shoah a cura di Yad Vashem modifica

Il 13 giugno 2013 al blocco 27 di Auschwitz-Birkenau, è stata aperta una mostra permanente intitolata: Shoah. La mostra è stata realizzata grazie al più importante[48] ente museale sull'olocausto: Yad Vashem[49][50]. Le basi per questa iniziativa furono messe dopo la visita fatta ai campi di concentramento e di sterminio, nel 2005 dal primo ministro israeliano Ariel Sharon. Yad Vashem ha anche curato sia la progettazione sia la realizzazione della mostra che è stata finanziata in parte dallo Stato d'Israele[51].

Persone legate ad Auschwitz modifica

 
Sergio De Simone
 
Anna Frank
 
Viktor Ullmann

Vittime modifica

  • Augusto Capon, ammiraglio italiano, deportato ad Auschwitz nell'ottobre 1943 e subito ucciso.
  • Aurelia Josz, scrittrice ed educatrice, fondatrice della prima scuola agraria femminile in Italia, deportata e morta nel 1944.
  • Riccardo Dalla Volta, economista italiano, nel 1944 è deportato ad Auschwitz, dove trovò subito la morte.
  • Sergio De Simone, un bambino italiano selezionato ad Auschwitz per esperimenti medici, e perciò condotto nel campo di concentramento di Neuengamme, presso Amburgo, dove fu ucciso il 20 aprile 1945.
  • István Farkas, pittore ed editore ungherese.
  • Mario Finzi, magistrato e musicista italiano, membro della DELASEM, fu deportato ad Auschwitz nel maggio 1944, dove secondo la testimonianza di un ebreo di Rodi, Eliakim Cordoval, che lo assistette, morì per una grave infezione intestinale il 22 febbraio 1945, a quasi un mese dalla liberazione del campo. Un'altra versione afferma che Finzi si fosse suicidato gettandosi contro il filo spinato ad alto voltaggio del campo; sembra che abbia lasciato un messaggio ai genitori, chiedendo il loro perdono per questo gesto disperato.
  • Benjamin Fondane, filosofo e scrittore rumeno.
  • Anna Frank, famosa per il suo Diario, prigioniera ad Auschwitz dal settembre all'ottobre del 1944, dopodiché spostata al campo di concentramento di Bergen-Belsen, dove morì di tifo.
  • Kurt Gerron, attore, regista e cantante ebreo tedesco.
  • Etty (Esther) Hillesum, olandese, deportata insieme con la sua famiglia ad Auschwitz, dove morì il 30 novembre 1943. Fu l'autrice di un intenso Diario, scritto ad Amsterdam tra il 1941 e il 1943.
  • Massimiliano Kolbe, frate francescano, imprigionato ad Auschwitz, dove si sacrificò prendendo il posto di un prigioniero condannato a morire di fame nel Block 11, le prigioni del campo. Morì dopo due settimane di agonia con un'iniezione di veleno al cuore nell'agosto del 1941.
  • Gertrud Kolmar, poetessa ebrea tedesca.
  • Czesława Kwoka, ragazza polacca nota per le foto scattatele durante la prigionia da Wilhelm Brasse. Morì il 12 marzo 1943.
  • Rutka Laskier, ragazza polacca autrice di un diario, in cui racconta la sua persecuzione. Morì nelle camere a gas di Auschwitz nel dicembre 1943.
  • Sanne Ledermann, amica di Anna Frank, fu assassinata nelle camere a gas assieme ai genitori il 19 novembre 1943.
  • Franceska Mann, ballerina polacca.
  • Ottilie Metzger-Lattermann, cantante lirica tedesca (contralto), morta insieme con la figlia.
  • Irène Némirovsky, scrittrice francese, morta ad Auschwitz il 17 agosto 1942.
  • Riccardo Pacifici, rabbino di Genova, deportato e ucciso ad Auschwitz l'11 dicembre 1943.
  • Edith Stein, conosciuta anche come Santa Teresa Benedetta della Croce, patrona d'Europa, dei martiri e degli orfani. Ebrea ortodossa convertita, divenne suora Carmelitana, teologa e filosofa. Fu deportata ad Auschwitz dalla Gestapo con la sorella Rosa anch'essa convertita; morirono il giorno stesso del loro arrivo, uccise nelle camere a gas del campo il 9 agosto 1942.
  • Viktor Ullmann, compositore, direttore d'orchestra e pianista ebreo austriaco.
  • Árpád Weisz, calciatore e allenatore di calcio ungherese, morto dopo che la moglie Elena (Ilona Rechnitzer) e i figli Roberto e Clara furono gassati.
  • Sissel Vogelmann, bambina italiana di otto anni. Partita con la madre Anna Disegni e il padre Schulim il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della Stazione di Milano Centrale diretta ad Auschwitz, vi giunse il 6 febbraio 1944. Selezionata al suo arrivo per la camera a gas, venne eliminata insieme con sua madre. Il padre Shulim, unico sopravvissuto della famiglia, è «stato l'unico ebreo catturato in Italia a salvarsi grazie a Oskar Schindler»[52].
  • Else Ury, scrittrice tedesca, nota per i suoi racconti per bambini.

Sopravvissuti modifica

 
Primo Levi
 
Elie Wiesel
  • Kazimierz Albin (1922-2019), nato a Cracovia, ex combattente e fondatore dell'Associazione per la Tutela di Oświęcim. Ha scritto il libro Mandato di cattura, che narra della sua eroica esperienza.
  • Marta Ascoli (1926-2014), nata a Trieste, fu arrestata il 19 marzo 1944, arrivò ad Auschwitz il 4 aprile 1944. Venne poi trasferita a Bergen Belsen dove fu liberata il 15 aprile 1945. Ha scritto il libro Auschwitz è di tutti (Rizzoli) uscito nel 2011 (una ristampa è stata pubblicata nel gennaio 2022).
  • Denis Avey (1919-2015), prigioniero di guerra britannico internato nel campo di sterminio tra il 1943 e il 1945. Durante la prigionia scambiò il proprio posto con un prigioniero ebreo per trovare conferma alle voci riguardanti l'inumano trattamento riservato ai prigionieri ebrei. Raccontò la propria esperienza nel 2011 nel libro Auschwitz. Ero il numero 220543.
  • Wilhelm Brasse (1917-2012), polacco di origini austriache, è stato il "fotografo di Auschwitz" le cui foto sono state recuperate, grazie alla sua disobbedienza nei confronti dei nazisti.
  • Edith Bruck (1931), ungherese naturalizzata italiana, fu internata in vari campi tra i quali Auschwitz e Bergen-Belsen venendo liberata nell'aprile del 1945. Ha svolto in seguito attività di scrittrice, traduttrice e regista.
  • Andra e Tatiana Bucci, nate nella città di Fiume e sopravvissute ad Auschwitz (cugine di Sergio De Simone). Raccontano la loro esperienza in Noi bambine ad Auschwitz - La nostra storia di sopravvissute alla Shoah (Mondadori, 2019).
  • Enzo Camerino (1928-2014), ebreo romano, arrestato il 16 ottobre 1943 a 14 anni, è stato il più giovane tra i soli 16 sopravvissuti del Rastrellamento del ghetto di Roma a fare ritorno a casa.
  • Józef Cyrankiewicz (1911-1989), Primo ministro della Polonia dal 1947 al 1952 e di nuovo dal 1954 al 1970. Divenne Presidente della Polonia tra 1970 e il 1972.
  • Luigi Ferri (n. 1932), nato a Milano da famiglia mista e deportato a 11 anni, sopravvive grazie all'aiuto offertogli dal dott. Otto Wolken. È uno dei primi testimoni nell'aprile 1945 a parlare dell'esistenza delle camere a gas a Birkenau in una deposizione ufficiale di fronte a uno dei primi tribunali internazionali d'inchiesta.
  • Nedo Fiano (1925-2020), ebreo fiorentino, fu deportato ad Auschwitz all'età di 19 anni. Sopravvissuto grazie alla conoscenza del tedesco. Ogni anno incontrava i ragazzi per raccontare la sua storia che descrisse anche nel suo libro pubblicato nel 2003, Il Coraggio di Vivere. Si è spento all'età di 95 anni il 19 dicembre 2020.
  • Giuliana Fiorentino Tedeschi (1914-2010), ebrea milanese, nel 1946 pubblica Questo povero corpo, una delle prime memorie di deportati italiani dai campi di concentramento nazisti.
  • Wieslaw Kieler (1919-1990) nato a Przeworsk, Polonia, prigioniero politico e scrittore. Ha scritto il libro Anus Mundi - Cinque anni ad Auschwitz-Birkenau, che narra della sua tragica esperienza durata per ben 5 anni e quella dei suoi compagni, compresa la famosa e tragica storia d'amore tra Mala Zimetbaum ed Edek Galinski.
  • Imre Kertész (1929-2016), Premio Nobel ungherese, restò ad Auschwitz per tre giorni nell'estate dal 1944, prima di essere dichiarato abile al lavoro e trasferito a Buchenwald.
  • Primo Levi (1919-1987), scrittore ebreo italiano, imprigionato per 11 mesi ad Auschwitz, dove lavorò per la Buna-Werke. Fu liberato dall'Armata Rossa, e scrisse le sue memorie in Se questo è un uomo, La tregua e I sommersi e i salvati.
  • Settimio Limentani (1919-) Figlio di David Limentani e Virginia Piperno è nato in Italia a Roma il 29 aprile 1919. Arrestato a Roma (Roma) l'8 maggio 1944. Deportato dapprima nel campo di Fossoli e in seguito arrivò nel campo di sterminio di Auschwitz (30 giugno 1944)[53]. È sopravvissuto alla Shoah. Viene ricordato nel libro di Sami Modiano: Per questo ho vissuto. La mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili.
  • Liana Millu (1914-2005), partigiana italiana di origini ebree, fu trasferita ad Auschwitz nel 1944 poi a Ravensbrück, dove fu liberata dagli Alleati. Ha riportato le proprie memorie nel libro Il fumo di Birkenau.
  • Frida Misul (1919-1992), ebrea livornese, nel 1946 pubblica Fra gli artigli del mostro nazista, una delle prime memorie di deportati italiani dal campo di concentramento di Auschwitz.
  • Sami Modiano (1930), ebreo italiano originario di Rodi (allora possedimento italiano), giunto ad Auschwitz a 13 anni, si è dedicato a far conoscere la sua esperienza ai ragazzi attraverso le scuole medie e superiori insieme con la moglie. Era la matricola B7456, un numero in più del padre (B7455).
  • Luciana Nissim Momigliano (1919-1998), pediatra e psicoanalista italiana, racconta l'esperienza della deportazione nel libro Donne contro il mostro (1946).
  • Miklós Nyiszli (1901-1956), medico anatomo-patologo ungherese deportato con la moglie e la figlia ad Auschwitz. Fu selezionato per rendere operante una sala per autopsie nel Crematorio II e svolgere l'attività di dottore del Sonderkommando nei crematori di Birkenau, dove fu recluso. Nel gennaio 1945 miracolosamente riuscì a nascondersi tra i deportati evacuati nella marcia della morte, giungendo prima a Mauthausen e poi a Melk e a Ebensee dove fu liberato. Scrisse il libro di memorie Medico ad Auschwitz. Memorie di un deportato assistente del dottor Mengele, testimoniando i lati più segreti degli orrori assoluti di Birkenau e l'attività del dottor Josef Mengele.
  • Famiglia Ovitz, la più grande famiglia con componenti affetti da nanismo di cui si abbia conoscenza e il più grande nucleo familiare internato e sopravvissuto ad Auschwitz[54][55][56]
  • Ondina Peteani (1925-2003), prima staffetta partigiana italiana, segregata ad Auschwitz e successivamente internata a Ravensbruck; si salverà riuscendo a fuggire dalla Marcia della Morte.
  • Bruno Piazza (1889-1946), avvocato e giornalista di origine ebraica, arrestato il 13 luglio 1944 come anti-fascista e deportato ad Auschwitz, si salvò con la liberazione da parte dell'Armata Rossa. Fece in tempo a scrivere Perché gli altri dimenticano prima di morire pochi mesi dopo esser tornato a casa.
  • Witold Pilecki (1901-1948), soldato dell'Armia Krajowa, prigioniero volontario nel campo, dove organizzò la resistenza e informò gli Alleati sulle atrocità perpetrate nei campi[57][58].
  • Corrado Saralvo (1894-1983), antifascista di famiglia ebraica, è autore nel 1969 di un memoriale (Più morti più spazio) sulla sua esperienza di deportato.
  • Sofia Schafranov (1891-1994), ebrea di origine russa ma residente in Italia, lavora come medico nell'ospedale femminile di Auschwitz. Nel 1945 la sua testimonianza è raccolta in una lunga intervista dal cognato Alberto Cavaliere e pubblicata nel libro I campi della morte in Germania nel racconto di una sopravvissuta.
  • Eva Schloss (n. 1929), testimone e scrittrice dell'olocausto, sorella acquisita (sorella di padre) di Anna Frank;
  • Alberto Sed (1928-2019), ebreo romano. Nel 2009 la sua testimonianza è raccolta in una lunga intervista da Roberto Riccardi.
  • Liliana Segre (n. 1930), ebrea italiana deportata ad Auschwitz il 30 gennaio 1944 a 13 anni, dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano; sulla Judenrampe di Auschwitz, vide il padre per l'ultima volta, poi sparito tra le file dei selezionati per il crematorio. Sopravvissuta a una marcia della morte, fu liberata dai russi dal campo di lavoro di Malchow, sottocampo di Ravensbrück. Il 19 gennaio 2018 è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della repubblica Sergio Mattarella.
  • Piera Sonnino (1922-1999). Nel 1960 scrive un diario della sua esperienza di deportata ebrea ad Auschwitz, che dopo la sua morte sarà pubblicato nel 2003 dalla famiglia.
  • Settimia Spizzichino (1921-2000), ebrea romana deportata ad Auschwitz il 18 ottobre del 1943 dalla Stazione Tiburtina. Sottoposta a esperimenti medici su cavie umane, fu l’unica donna sopravvissuta dei 1 022 ebrei catturati durante il rastrellamento del ghetto di Roma. Ci ha lasciato la sua testimonianza nel libro Gli anni rubati.
  • Elisa Springer (1918-2004), nata a Vienna, deportata prima ad Auschwitz e poi in altri tre campi di concentramento, le sue memorie sono raccontate ne Il silenzio dei vivi. Dopo la Liberazione è vissuta in Italia fino alla morte.
  • Arianna Szörényi (n. 1933), una delle più note bambine italiane[59], e la piccola Sissel Vogelman di solo otto anni uccisa al suo arrivo in una camera a gas deportate ad Auschwitz-Birkenau e sopravvissuta. Aveva solo undici anni quando insieme con la sua famiglia giunse al campo. La piccola fu immatricolata con il numero 89219, e fu immediatamente separata da tutti i componenti della sua famiglia. Nel 1944 inclusa in una delle marce della morte viene prima internata a Ravensbrück e poi a Bergen-Belsen fino alla liberazione del campo da parte degli alleati.
  • Piero Terracina (1928-2019), ebreo romano deportato ad Auschwitz a 14 anni, vive a Roma fino alla sua morte. Negli anni ha incontrato costantemente i ragazzi delle scuole di tutta Italia.
  • Alba Valech Capozzi (1916-1999), ebrea senese, nel 1946 pubblica A 24029, uno dei primissimi memoriali di deportati ebrei italiani dal campo di concentramento di Auschwitz.
  • Shlomo Venezia (1923-2012), venne arrestato con la famiglia a Salonicco nell'aprile 1944 e deportato presso il campo di sterminio di Auschwitz. Aggregato con il fratello Maurice Venezia (n. 1921 e anch'egli sopravvissuto) al Sonderkommando dei crematori di Birkenau, nel gennaio del 1945 riuscì a defilarsi nell'evacuazione del campo, finendo prima a Mauthausen e poi a Ebensee dove fu liberato. Ha scritto "Sonderkommando Auschwitz". Consulente di Roberto Benigni per La vita è bella ha tenuto conferenze sulla Shoah fino alla sua morte.
  • Elie Wiesel (1928-2016), scrittore ebreo rumeno Premio Nobel per la pace, sopravvisse a Monowitz, scrivendo anch'egli le sue memorie in un libro, La notte.
  • Otto Wolken (1903-1975), medico austriaco, ebreo, dal 1943 alla liberazione fu impiegato come medico nell'infermeria del settore quarantena (B-II-a) e quindi nell'ospedale di Auschwitz-Birkenau (B-II-f). Redasse clandestinamente giorno dopo giorno una cronaca dettagliata delle vittime del campo, che grande importanza avrà nei processi del dopoguerra, di cui sarà uno dei testimoni principali.
  • Viktor Emil Frankl (1905-1997), neurologo, psichiatra e filosofo austriaco, uno fra i fondatori dell'analisi esistenziale e della logoterapia, deportato, insieme con tutti i suoi familiari, prima nel lager di Theresienstadt e successivamente ad Auschwitz.
  • Siegfried Lederer (1904-1972), Ufficiale dell'esercito ceco e successivamente nella resistenza ceca, evaso da Auschwitz il 5 aprile del 1944 grazie all'aiuto di una guardia del campo.
  • Arianna Szörényi, scrittrice e attiva testimone della Shoah.
  • Goti Herskovits Bauer, attiva testimone della Shoah italiana.
  • Tova Friedman, accademica polacca-statunitense. Unica bambina scampata alle camere a gas, in un giorno i cui i meccanismi della camera a gas erano stati sabotati. Le sue memorie "La bambina di Auschwitz" tradotto in 11 Paesi è diventato un best seller.

Note modifica

  1. ^ a b (EN) KL Auschwitz-Birkenau, su auschwitz.org. URL consultato il 12 settembre 2018.
  2. ^ (DE) KZ Auschwitz Platz zum Morden, su spiegel.de. URL consultato il 12 settembre 2018.
  3. ^ a b Auschwitz - Treccani, su Treccani. URL consultato il 30 novembre 2023.
  4. ^ I campi del complesso in auschwitz.org.
  5. ^ (EN) Auschwitz sub-camps, su auschwitz.org. URL consultato il 18 ottobre 2015. La lista dei 45 sottocampi dal sito ufficiale
  6. ^ (EN) Auschwitz, su encyclopedia.ushmm.org. URL consultato il 30 novembre 2023.
  7. ^ Auschwitz, la fabbrica della morte (video), su Rainews, 21 gennaio 2015. URL consultato il 30 novembre 2023.
  8. ^ Georges Bensoussan, La Shoah in 100 mappe, pag. 166 :«Partiti da Auschwitz il 18 e il 19 del gennaio successivo, 58.000 detenuti iniziarono una terribile "marcia della morte", disseminata di migliaia di caduti per assideramento, fame e esecuzioni sommarie», Gorizia, Leg edizioni, 2016, ISBN 978-88-6102-267-6.
  9. ^ Daniel Goldhagen, I volonterosi carnefici di Hitler, traduzione di Enrico Basaglia, Oscar storia, Arnoldo Mondadori Editore, 1997, p. 618, ISBN 88-04-44241-7.
  10. ^ a b John Erickson, The road to Berlin, Londra, Cassell, 2003, p. 472.
  11. ^ (ARENFRZHRU) 28th Special Session of the General Assembly, su un.org, Nazioni Unite, 24 gennaio 2005. URL consultato il 27 gennaio 2013.
  12. ^ (EN) Memorial timeline, su auschwitz.org. URL consultato il 27 ottobre 2015.
  13. ^ (EN) Auschwitz Birkenau German Nazi Concentration and Extermination Camp (1940-1945), su whc.unesco.org, UNESCO. URL consultato il 18 ottobre 2015.
  14. ^ (EN) Decisions adopted at the 31st session of the world heritage committee (Christchurch, 2007) (PDF), su whc.unesco.org, UNESCO, p. 115. URL consultato il 27 ottobre 2015.
  15. ^ (EN) World Heritage Committee approves Auschwitz name change, su whc.unesco.org, UNESCO. URL consultato il 27 ottobre 2015.
  16. ^ Franciszek Piper e Teresa Świebocka, Auschwitz. Nationalsozialistisches Vernichtungslager., a cura di Staatliches Museum Auschwitz-Birkenau, 2011, pp. 177–181, ISBN 978-83-88526-28-2.
  17. ^ Piper, Świebocka, p. 177.
  18. ^ a b c A Budy c'erano in totale tre distaccamenti satellite. Oggi l'insediamento di Budy appartiene alla città di Brzeszcze.
  19. ^ a b Piper, Świebocka, p. 178.
  20. ^ a b In Harmense c'erano in totale due distaccamenti satellite.
  21. ^ a b Piper, Świebocka, p. 179.
  22. ^ Piper, Świebocka, p. 180.
  23. ^ Si veda anche l'articolo sul capo del sottocampo di Raisko, Joachim Caesar, agronomo e leader delle SS.
  24. ^ I prigionieri erano alloggiati in vagoni merci. Intorno al 10 ottobre 1944, il 2° treno di costruzione SS fu subordinato al campo di concentramento di Buchenwald, rinominato pochi giorni dopo "7° brigata di costruzione ferroviaria SS" e trasferito a Stoccarda (Piper, Świebocka, p. 181).
  25. ^ Fotografien im „Auschwitz-Album".
  26. ^ Piper, Świebocka, p. 181.
  27. ^ "Auschwitz: Inside the Nazi State", PBS (2004–2005)
  28. ^ Holocaust.cz.
  29. ^ Vedi il drammatico Generalplan Ost, Piano Generale per l'Est
  30. ^ Gli slavi, come gli ebrei, erano considerati, nella concezione nazista, una sottospecie umana (Untermensch), un errore biologico, indegno del titolo di razza umana, originato nell'antichità dal mostruoso accoppiamento degli uomini-bestia con la razza "ariana".
  31. ^ Jeremy Dixon, Commanders of Auschwitz : the SS officers who ran the largest Nazi concentration camp, 1940-1945, Atglen, Schiffer Publishing, 2005, ISBN 0-7643-2175-7.
  32. ^ Millie Werber ebrea polacca sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau, autrice di La sposa di Auschwitz – Newton Compton Editore
  33. ^ Michael Shermer e Alex Grobman, Negare la storia. L'olocausto non è mai avvenuto: chi lo dice e perché, Editori Riuniti, 2002, pp. 162-166.
  34. ^ Saul Friedländer, Gli anni dello sterminio. La Germania nazista e gli ebrei (1939-1945), Milano, Garzanti, 2009, pp. 347-348.
  35. ^ Verso il genocidio, su ospitiweb.indire.it. URL consultato il 6 febbraio 2012.
  36. ^ Rocco Marzulli, La lingua dei lager. Parole e memoria dei deportati italiani, Introduzione di Massimo Castoldi. Con tre saggi di Giovanna Massariello Merzagora, Roma, Donzelli, 2017, ISBN 978-88-6843-625-4.
  37. ^ Rocco Marzulli, Italiani nei lager. Linguaggio, potere, resistenza, Milano, Milieu, 2019, ISBN 978-88-319-7711-1.
  38. ^ Le foto scampate alla distruzione al termine del conflitto, sono disponibili on-line (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2006). presso il sito dell'Istituto Yad Vashem.
  39. ^ Georges Didi-Huberman, Images in Spite of All: Four Photographs from Auschwitz, Chicago: University of Chicago Press, 2008. Pubblicato dapprima in francese, Images malgré tout, Paris: Les Éditions de Minuit, 2003.
  40. ^ Pare che a dare quest'ordine criminale fu proprio Hitler in persona e Himmler ne curò la realizzazione in tutti i lager dove venivano deportati gli eroici ebrei di Varsavia. Vi furono figli bruciati vivi davanti alle madri impazzite, gente impiccata a ganci da macellaio ed altri inenarrabili orrori
  41. ^ Inizialmente questa combinazione (ebreo e Testimone di Geova) sembrava contraddittoria, tuttavia la definizione nazista di "ebreo", in base alla politica razziale nazista, includeva persone che avevano antenati ebrei, quindi era possibile che tali persone appartenessero ad altre religioni. Quindi un ebreo testimone di Geova, anche se forse poco probabile, non era impossibile in base a tali definizioni.
  42. ^ (EN) Sybille Steinbacher, Auschwitz: A History, Munich, Verlag C. H. Beck, 2005 [2004], ISBN 0-06-082581-2.
  43. ^ (EN) Wacław Długoborski (a cura di), Auschwitz, 1940–1945: Central Issues in the History of the Camp, 3. Auschwitz, 1940–1945: Mass murder, Oswiecim, Auschwitz-Birkenau State Museum, 2000, ISBN 978-83-85047-87-2.
  44. ^ World Heritage List (Lista del Patrimonio Mondiale), su whc.unesco.org. URL consultato il 21 ottobre 2016.
  45. ^ Furto-profanazione ad Auschwitz rubata l'insegna "Arbeit macht frei", su repubblica.it. URL consultato il 6 febbraio 2012.
  46. ^ Ritrovata scritta simbolo Auschwitz, su ansa.it. URL consultato il 6 febbraio 2012.
  47. ^ Il principale museo dell'Olocausto, su israele-turismo.it. URL consultato il 2 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2015).
  48. ^ La mostra permanente, su yadvashem.org.
  49. ^ Shoah, la mostra permanente a cura di Yad Vashem di Gerusalemme (PDF), su yadvashem.org. URL consultato il 2 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2015).
  50. ^ La mostra nei particolari, su yadvashem.org.
  51. ^ Sissel Vogelmann in una recensione de La Giuntina editrice.
  52. ^ Centro di documentazione ebraica, su digital-library.cdec.it.
  53. ^ Matteo Rubbioli, La Famiglia Ovitz: i Nani di Auschwitz sopravvissuti alle Torture del Dottor Mengele, su Vanilla Magazine. URL consultato il 25 gennaio 2020.
  54. ^ Claudio Arrigoni, Sette nani ad Auschwitz: come gli Ovitz sopravvissero all’Olocausto, su Corriere della Sera. URL consultato il 26 gennaio 2020.
  55. ^ Il Diavolo e i sette nani, su Bizzarro Bazar. URL consultato il 25 gennaio 2020.
  56. ^ Raport Witolda Pileckiego, su polandpolska.org (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2010).
  57. ^ Zbrodnie można było zakończyć wcześniej (TXT), su stary.naszdziennik.pl. URL consultato il 5 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2015).
  58. ^ Le altre bambine note deportate dall'Italia furono Liliana Segre (tredici anni), Goti Herskovits Bauer (quattordici anni) Intervista a Goti Bauer, su travasamento.altervista.org. URL consultato il 20 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2014).

Bibliografia modifica

^ Hans Jonas, Il concetto di Dio dopo Auschwitz,ed Il melangolo, 1995

DVD modifica

  • Pietro Suber e Marco D'Auria, Meditate che questo è stato!, documentario basato sulle testimonianze di Piero Terracina e Sami Modiano nel Giorno della Memoria del 27 gennaio 2015, 70º anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2015
  • Antonio Ferrari ed Alessia Rastelli (inchiesta), Il viaggio di Vera dalla Shoah ai desaparecidos, testi di Ferruccio de Bortoli, Alessandra Coppola, Vera Vigevani Jarach, Marco Bechis (fascismo, cattura, Auschwitz, binario 21), RCS Divisione Media, Milano 2015, ISSN 1120-4982
  • Associazione figli della Shoah, Destinazione Auschwitz, viaggio nella fabbrica dello sterminio - Binario 21, Proedi Editori, Milano 2002, ISBN 88-88016-76-7
  • Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Destinazione Auschwitz, (libro + 2 CD-ROM), Proedi Editore, Milano 2000

Filmografia modifica

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