Kato Kato è un film del 2006, diretto da Idrissa Ouédraogo.

Kato Kato
Titolo originaleKato Kato
Lingua originalefrancese
Paese di produzioneBurkina Faso, Francia
Anno2006
Generedrammatico
RegiaIdrissa Ouédraogo
SceneggiaturaIdrissa Ouédraogo
ProduttoreNicolas Cand
Casa di produzioneCK Productions, Les films de la plaine, NDK Productions
FotografiaLuc Drion
MontaggioClaude Trinquesse
ScenografiaBill Mamadou Traoré
CostumiHamed Ouédraogo
TruccoAmi Kaboré
Interpreti e personaggi

Trama modifica

La piccola Korotimni, di tre anni, è malata. Le medicine costano molto, e i genitori della bambina, Azeta ed il marito Ali, maestro di scuola, in seguito anche ad altre spese impreviste, faticano a procurare il denaro necessario. Alì è costretto a vendere il proprio motorino, ma i soldi gli vengono rubati per strada dalla quattordicenne Bintou, che fa parte di una malandata banda giovanile insieme ai coetanei Bill e Sam.

Qualche tempo dopo Azeta e Ali si imbattono casualmente in Bintou per le vie di Ouagadougou; Azeta grida "al ladro!" e la ragazzina scappa, inseguita anche da alcuni passanti collaborativi, e finisce per essere investita da un'auto. Le sue condizioni, all'ospedale, appaiono critiche: la giovane è in coma, e, a detta dei medici, qualora si riprendesse manifesterebbe, almeno inizialmente, degli squilibri comportamentali. Ali e Azeta si sentono in colpa, e cercano, con l'aiuto di un ufficiale della polizia, vecchio compagno di scuola di Ali, di rintracciare i genitori della ragazza, che non aveva con sé alcun documento al momento dell'incidente.

Mentre Azeta si fa prestare del denaro dal proprio padre, e Korotini è sulla via della guarigione, Bintou viene dimessa, senza che ne siano stati rintracciati parenti, e Ali non trova di meglio da fare che portarla a casa propria. Presto il comportamento di Bintou provoca un conflitto con Azeta che, esasperata, lascia la casa coniugale con la figlia per recarsi dal padre.

Bil e Sam, per altri motivi, vengono fermati dalla polizia, e col loro aiuto Ali riesce a mettere insieme alcune tessere del mosaico della sfortunata vita di Bintou. Seguono alterne vicende, nel corso delle quali Bintou scappa per poi ritornare, Azeta si stabilisce di nuovo dal marito, e Ali riceve una nota di biasimo da parte di Dabiré, il tirannico direttore della scuola in cui lavora (che peraltro maltratta la moglie, costretta su una sedia a rotelle).

Bintou, priva della parola dal momento dell'incidente, ora abita stabilmente con la famiglia di Ali, e suoi rapporti con Azeta si sono appianati. Ma Ali, per un alterco con Dabiré, è sospeso almeno temporaneamente dall'insegnamento, e Azeta, per far quadrare il bilancio famigliare, inizia a lavorare come segretaria. La moglie di Dabiré lascia il marito, rinfacciandogli i maltrattamenti e il fatto di aver cacciato di casa, tempo prima, la propria figlia.

Bintou ritrova improvvisamente la parola quando, guardando un notiziario televisivo, scoppia a piangere gridando "Mamma, mamma!". Nel telegiornale si riporta la notizia di una donna parzialmente disabile uccisa dal marito, che non è altri che Dabiré. Bintou racconta allora tutta la sua storia pregressa: già orfana di padre, la ragazzina era andata ad abitare con la madre e il suo secondo marito, Dabiré, che aveva tentato di violentarla. Non riuscendovi, l'aveva scacciata di casa, e da allora aveva avuto inizio, causata dal bisogno, la sua misera odissea nella microcriminalità.

Ali viene reintegrato nella sua mansione di insegnante, e lui e Azeta adottano legalmente Bintou.

Produzione modifica

Collegamenti esterni modifica

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