Mirza Khalil Beg

sultano di Ak Koyunlu
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Mirza Khalil Beg (anche noto come Sultano Khalil, persiano: سلطان خلیل; Ak Koyunlu, circa 1441Khoy, 15 giugno 1478) è stato un sultano dell'Impero Ak Koyunlu, figlio ed erede di Uzun Hassan.

miniatura di Mirza Khalil, al centro dell'immagine

Biografia modifica

Khalil Mirza era figlio del sovrano Ak Koyunlu Uzun Hassan. Sua madre era Seljuk Shah Khatun, una delle quattro consorti del padre. Nacque intorno al 1441 e aveva due fratelli minori di sangue, Yaqub Beg e Yusuf Beg.

Durante il regno del padre, venne incaricato del governo della Persia. Alla morte del padre, il 6 gennaio 1478, si proclamò sultano e iniziò una sanguinosa guerra civile coi suoi fratelli, fratellastri e zii, che reclamavano a loro volta il trono. Khalil esiliò i suoi fratelli di sangue e giustiziò il suo fratellastro Maqsud Beg, figlio di Teodora Despina Khatun. Dopo aver sconfitto anche suo zio, Murad Beg, fu a sua volta sconfitto da suo fratello Yaqub. Proclamatosi nuovo sultano, Yaqub giustiziò Khalil il 15 giugno 1478[1][2][3][4][5].

Un altro fratellastro, Ughurlu Muhammad, figlio di Jan Khatun, dopo aver fallito nel prendere il trono, fuggì a Costantinopoli, dove fu accolto dal sultano ottomano Mehmed II e ne sposò la figlia Gevherhan Hatun[6][7][8]. Ughurlu Muhammad morì in battaglia nel 1477, mentre cercava nuovamente di conquistare il trono col supporto di Mehmed[9][7], ma il figlio che ebbe da Gevherhan, Ahmad Beg[7][10], che aveva sposato sua cugina Aynişah Sultan (figlia di Bayezid II, figlio di Mehmed II)[10], riuscì effettivamente a divenire sultano di Ak Koyunlu, anche se morì meno di un anno dopo, anche lui durante la guerra civile con i suoi parenti[11]. Dopo la morte di Ahmad, Ak Koyunlu iniziò a sfaldarsi, fino a essere annesso all'Impero Ottomano[11].

Famiglia modifica

Khalil Mirza aveva una consorte, da cui ebbe due figli:[3][5]

  • Ebul Meali Ali Mirza Beg
  • Elvend Mirza Beg

Note modifica

  1. ^ (TR) DURSUN BEY, su TDV İslâm Ansiklopedisi. URL consultato il 9 febbraio 2023.
  2. ^ (EN) Reza Rezazadeh Langaroodi e Translated by Farzin Negahban, Āq-qūyūnlū, in Encyclopaedia Islamica, Brill, 16 ottobre 2015. URL consultato il 9 febbraio 2023.
  3. ^ a b The encyclopaedia of Islam. Volume II, C-G | WorldCat.org, su www.worldcat.org. URL consultato il 9 febbraio 2023.
  4. ^ (EN) Encyclopaedia Iranica Foundation, Welcome to Encyclopaedia Iranica, su iranicaonline.org. URL consultato il 9 febbraio 2023.
  5. ^ a b (EN) Peter Jackson, W. B. Fisher e Lawrence Lockhart, The Cambridge History of Iran, Cambridge University Press, 6 febbraio 1986, ISBN 978-0-521-20094-3. URL consultato il 9 febbraio 2023.
  6. ^ Ebru Boyar e Kate Fleet, Ottoman women in public space, 2016, p. 231, ISBN 978-90-04-31662-1, OCLC 945767549. URL consultato il 9 febbraio 2023.
  7. ^ a b c Tarih arastirmalari dergisi, Volumes 21-23. Ankara Üniversitesi Basımevi. 2003. p. 206.
  8. ^ Necdet Sakaoğlu, Bu mülkün kadın sultanları : vâlide sultanlar, hâtunlar, hasekiler, kadınefendiler, sultanefendiler, 1. baskı, Oğlak Yayıncılık, 2008, p. 171, ISBN 975-329-623-1, OCLC 316234394. URL consultato il 9 febbraio 2023.
  9. ^ John E. Woods, The Aqquyunlu : clan, confederation, empire, Rev. and expanded ed, University of Utah Press, 1999, pp. 122, 187, ISBN 0-585-12956-8, OCLC 44966081. URL consultato il 9 febbraio 2023.
  10. ^ a b Necdet Sakaoğlu, Bu mülkün kadın sultanları : vâlide sultanlar, hâtunlar, hasekiler, kadınefendiler, sultanefendiler, 1. baskı, Oğlak Yayıncılık, 2008, p. 193, ISBN 975-329-623-1, OCLC 316234394. URL consultato il 9 febbraio 2023.
  11. ^ a b (EN) Encyclopaedia Iranica Foundation, Welcome to Encyclopaedia Iranica, su iranicaonline.org. URL consultato il 9 febbraio 2023.