La fabbrica del panico

Romanzo di Stefano Valenti

La fabbrica del panico è un romanzo a sfondo sociale di Stefano Valenti, edito nel 2013. È incentrato sulla denuncia delle condizioni degli operai, esposti a moltissimi rischi, in particolare quello dell'amianto, nella Breda Siderurgica di Sesto San Giovanni.

La fabbrica del panico
AutoreStefano Valenti
1ª ed. originale2013
Genereromanzo
Sottogenereromanzo a sfondo sociale
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneMilano, Sesto San Giovanni, Valtellina

Il romanzo si è aggiudicato nel 2014 il Premio Campiello[1], il Premio Volponi,[2] entrambi nella categoria Opera Prima, e, nel 2015, il Premio Bergamo.[3].

Trama modifica

Il libro è narrato in prima persona dall'autore, figlio di un operaio che ha lavorato dall'età di vent'anni fino a quaranta nelle Fucine Breda di Sesto San Giovanni. Pur essendosi congedato dopo due decenni di servizio, il padre è stato colpito da mesotelioma pleurico, cancro ai polmoni causato dall'esposizione alle fibre di amianto. La morte del padre è avvenuta decenni dopo che questi aveva lasciato la fabbrica ed è l'ultimo e più doloroso dramma, tra quelli vissuti dall'uomo all'interno delle fucine. Così il figlio ne ripercorre tutte le tappe, passo per passo, soffrendo a sua volta di terribili crisi di panico.

L'acciaieria è descritta come un meccanismo infernale: temperature troppo alte, vapori irrespirabili, turni distruttivi, paura di non reggere i ritmi imposti, paura dei sorveglianti e dei loro rapporti di lavoro alla direzione. In questo ambiente si era impiegato il padre dell'autore nei primi anni '50, giungendo dalla Valtellina e compiendo ogni giorno lunghissimi e lenti viaggi per non arrivare mai in ritardo al lavoro e per tornare a una casa che non meritava questo nome. Nel giovane operaio è acuta la consapevolezza di non poter aspirare a un destino migliore, a causa del basso livello di scolarizzazione. Eppure, con gli orari massacranti cui si deve sottoporre, egli riesce a perseguire il suo desiderio di diventare pittore, seguendo corsi all'Accademia di Brera e, raggiunto un servizio considerato sufficiente, si licenzia e dà vita al suo sogno.

Nel tempo che trascorre fino all'implacabile malattia, padre e figlio dialogano a lungo e il figlio riesce a fare proprie le molte emozioni negative sofferte dal padre, che gli hanno causato disturbi cronici gastrointestinali e delle vie respiratorie. La diagnosi finale di cancro, la lunga degenza, l'agonia e la morte dell'ex operaio sono inaccettabili per l'autore che, sempre più sopraffatto dal dolore e dal ripetersi di crisi nervose debilitanti, si mette in contatto con gli amici e colleghi del padre. E ciò gli consente di ascoltare tutte le loro storie, di partecipare al processo intentato contro la direzione della fonderia, di scrivere un libro con intento di denuncia sulle infermità e soprattutto sulle morti che hanno colpito tanti lavoratori.

Il racconto delle battaglie sostenute dagli operai e dai loro rappresentanti per ottenere condizioni migliori e risarcimenti si affianca all'agghiacciante descrizione dello stillicidio di fibre di amianto su tutto e tutti; utilizzato al fine di difendere i corpi dai getti di fiamma, nessuno ha sospettato per molto tempo quanto quel materiale fosse pericoloso e, per giunta, gli indumenti impregnati venivano lavati in casa, esponendo anche i membri delle famiglie al contatto. Uomini e donne si sono susseguiti negli anni, ma sempre è toccato ai più poveri accettare quel lavoro, gli italiani hanno visto subentrare molti immigrati nella grande fabbrica, anch'essi paganti lo stesso tributo di morte e menomazioni.

Al processo, giunto troppo tardi, sono sfilati uomini e donne, italiani e stranieri, vecchi e giovani, vedove e orfani. Tutto si è concluso con l'assoluzione dei responsabili o con la caduta in prescrizione dei reati contestati. Chiusa nei primi anni '90, la fabbrica ha inghiottito persino la speranza della giustizia; a vivi e morti non sono rimasti che documenti e fotografie.

Edizioni modifica

  • Stefano Valenti, La fabbrica del panico, Feltrinelli, Milano 2013

Note modifica

  1. ^ Stefano Valenti vince il Campiello Opera Prima, su agenziamalatesta.com. URL consultato l'11 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale l'11 ottobre 2017).
  2. ^ Stefano Valenti vince il Premio Volponi Opera Prima, su feltrinellieditore.it. URL consultato l'11 ottobre 2017.
  3. ^ «La fabbrica del panico» di Valenti vince il premio di Narrativa Bergamo, su ecodibergamo.it. URL consultato l'11 ottobre 2017.

Fonti modifica

L'autore dichiara di essersi avvalso dei seguenti lavori per la redazione del libro:

  • N. Montella, Siamo i sopravvissuti del reparto che uccideva, in "Diario", Milano, 24-30 settembre 1997.
  • E. Partesana, La linea del fuoco, in "Collegamenti Wobbly", n. 4-5, Genova, nuova serie 1997-1998.
  • L. Consonni, L. Pesatori, La lotta paga, Il papiro, Milano 1998.
  • M. Michelino, La lotta di classe nelle grandi fabbriche di Sesto San Giovanni, Centro di iniziativa proletaria G. Tagarelli, Milano 2003.
  • M. Michelino, D. Trolio, Operai, carne da macello, Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e del territorio, Milano 2005.

Collegamenti esterni modifica

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