Lacide di Cirene
Lacide di Cirene (in greco Λακύδης; Cirene, ... – 206 a.C. o 205 a.C.) è stato un filosofo greco antico, scolarca dell'Accademia di Platone.
Nel 215 a.C. circa fu costretto a dimettersi a causa di problemi di salute e morì intorno al 205 a.C. Nessuna sua opera si è conservata.
BiografiaModifica
Lacide nacque a Cirene e, sebbene povero in gioventù, dimostrò presto una notevole laboriosità, oltre che modi affabili. Si trasferì poi ad Atene e si legò all'Accademia. L'affiliazione - secondo una molto improbabile storia di Numenio di Apamea citata da Eusebio di Cesarea[1] - sarebbe dovuta al fatto che la facilità con cui i servi lo derubavano convinse Lacide, che non riusciva a coglierli in flagrante, a non affidarsi ai sensi.
Fu discepolo di Arcesilao e gli succedette a capo della scuola nel 241 a.C. Si dimise nel 216/215 per problemi di salute e fu sostituito da Telecle ed Evandro, che guidarono congiuntamente l'Accademia anche dopo la morte di Lacide, avvenuta nel 206/205 a.C.
Secondo Diogene Laerzio sarebbe morto a causa del bere eccessivo[2], tuttavia questa versione contrasta con quella di Eusebio di Cesarea[1], secondo il quale Lacide era moderato in ogni cosa.
PensieroModifica
Lacide si attenne al pensiero di Arcesilao.[3]. Si dice che abbia scritto diversi trattati, tra i quali uno intitolato Sulla natura[4], tuttavia non ci è giunto nulla delle sue opere.
Lacide viene inoltre descritto come un uomo dal carattere raffinato, grande lavoratore e buon oratore.
NoteModifica
- ^ a b Eusebio di Cesarea, Praeparatio Evangelica, XIV 7
- ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IV 60; comp. Aelian, Varia Historia, II 41; Athenaeus, X
- ^ Marco Tullio Cicerone, Academica, II
- ^ Suda, Lakudes
Collegamenti esterniModifica
- Guido Calogero, LACIDE, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1933.