Con lavoro in quota, secondo la definizione utilizzata dall'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), si indicano attività lavorative che presentano un possibile rischio di caduta da un'altezza tale da potere provocare lesioni personali.[1]

Lavoro in quota per l'installazione di pannelli solari su un tetto in Giappone.

Esempi modifica

Esempi di lavori in quota sono lavori su:

Rischi modifica

 
Lavoratore in quota su un ponteggio con elevato rischio di caduta per mancanza di protezioni e dispositivi anticaduta.

Il lavoro in quota, per il rischio di caduta ad esso associato, risulta essere la principale causa di morti e lesioni gravi sul lavoro.[1] Tra le cause più comuni di caduta dall'alto rientrano le cadute dalle scale e le cadute attraverso tetti non sufficientemente resistenti.[2]

Altri possibili rischi che potrebbero essere comunemente presenti nel lavoro in quota sono:[3]

  • caduta di oggetti dall'alto (ad esempio strumenti di lavoro o materiale da costruzione)
  • rischio di collasso o ribaltamento della piattaforma di lavoro
  • contatto con linee elettriche aeree.

Secondo uno studio forense del 1996, la probabilità di morte associata ad una caduta dall'alto aumenta con l'altezza, andando dal 0% (probabilità di lesioni personali più o meno gravi, ma probabilità di morte nulla) per cadute da un'altezza uguale o minore di 1,2 metri fino al 100% (morte certa) per cadute da un'altezza maggiore di 19,2 metri.[4][5] Secondo un altro studio del 2009, nel caso di caduta da un'altezza uguale o minore di 2 metri la probabilità di morte è pari allo 0,1%, mentre la probabilità di lesioni gravi è pari al 40% circa.[6][5]

Misure di sicurezza modifica

 
Lavoratore in quota assicurato con una linea vita.

Le possibili misure di sicurezza per lo svolgimento del lavoro in quota variano a seconda del tipo di lavoro svolto e dei rischi associati. In generale tali misure di sicurezza includono:[1]

  • ove possibile, eliminare il rischio evitando il lavoro in quota
  • misure di tipo organizzativo, tra cui un'attenta pianificazione e supervisione del lavoro, assegnazione dell'incarico a lavoratori con adeguata competenza ed esperienza, scelta di attrezzature adeguate per il lavoro da svolgere
  • misure di tipo progettuale, tra cui utilizzo di dispositivi di protezione collettiva (come: fermapiedi, parapetti, reti di sicurezza,[3] ecc.)
  • dispositivi di protezione individuale, come dispositivi anticaduta, di trattenuta o di posizionamento.

Normativa modifica

A seconda della specifica normativa nazionale, l'altezza oltre la quale si parla di "lavoro in quota" (ovvero oltre la quale l'adozione di opportune misure di sicurezza contro il rischio di caduta è obbligatorio per legge) può essere definita in maniera più o meno precisa.[3] Ad esempio la normativa italiana, attraverso il D.lgs. 81/2008 (Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro) fissa tale altezza a 2 metri rispetto ad un piano stabile.[7]

In Gran Bretagna, il lavoro in quota è regolamentato dal Work at Height Regulations 2005 (WAHR),[2] in vigore dal 6 aprile 2005,[8] che nella definizione di lavoro in quota include invece il lavoro in qualsiasi luogo, compreso un luogo al livello del suolo o al di sotto di esso.[8]

Note modifica

Voci correlate modifica

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