Lica (Eneide)
Lica è un personaggio dell'Eneide di Virgilio.
Lica | |
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Saga | Eneide |
Nome orig. | |
1ª app. in | Eneide di Virgilio, I secolo a.C. circa |
Caratteristiche immaginarie | |
Sesso | maschio |
Luogo di nascita | Laurento |
Il mitoModifica
Le originiModifica
La vicenda di Lica è narrata nel decimo libro del poema: giovane suddito del re Latino, come molti altri prende parte alla guerra contro i troiani di Enea sbarcati nel Lazio in cerca di una nuova patria dopo la presa di Troia da parte dei Greci. Egli è anche consacrato a Febo Apollo in quanto venuto al mondo dopo un parto travagliatissimo, costato poi la vita a sua madre.
La morteModifica
" Inde Lichan ferit exsectum iam matre perempta
et tibi, Phoebe, sacrum: casus euadere ferri
quo licuit paruo? "
(Virgilio, Eneide, libro X. vv.315-17)
" Ferisce poi Lica, un giorno estratto dal ventre dell'esanime madre
e consacrato a te, Febo; ma che gli valse da piccolo superare
la ventura del ferro? "
(traduzione di Francesco Della Corte)
Oltremodo patetica è la sorte di questo personaggio. Allo strumento in ferro utilizzato da coloro che avevano reso possibile la nascita di Lica, egli deve la vita; ma fatta di ferro è anche la spada di Enea che ora lo colpisce, sicché l'eroe latino appare come un predestinato alla sciagura. Inoltre la forma verbale ferit lascia intendere che l'arma di Enea non causa istantaneamente la morte del giovane, e poiché d'altra parte Enea immediatamente dopo corre ad affrontare altri nemici, si deve dedurre che Lica non riceve il colpo di grazia ma rimane a lungo agonizzante sul terreno prima di esalare l'anima; una sofferenza atroce che fa da macabro pendant con quella che l'eroe aveva provato venendo alla luce.
BibliografiaModifica
FontiModifica
- Virgilio, Eneide, libro X.
Traduzione delle fontiModifica
- Virgilio, Eneide, traduzione di Francesco Della Corte, in Enciclopedia Virgiliana, tomo VI.