Martin Sommer

militare tedesco

Walter Gerhard Martin Sommer (Schkölen, 8 febbraio 1915Schwarzenbruck, 7 giugno 1988) è stato un militare e criminale di guerra tedesco, noto per le brutalità commesse nel campo di concentramento di Buchenwald.

Walter Gerhard Martin Sommer
Martin Sommer nel 1935
Soprannome"Boia di Buchenwald"
NascitaSchkölen, 8 febbraio 1915
Mortecarcere di Schwarzenbruck, 7 giugno 1988 (73 anni)
Cause della mortenaturali
Etniatedesca
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Germania nazista
Forza armata Schutzstaffel
Waffen-SS
Unità SS-Totenkopfverbände
Anni di servizio1938 - 1945
GradoSS-Hauptscharführer (sergente maestro)
Feriteperdita del braccio sinistro e della gamba destra durante una battaglia sul fronte orientale
GuerreSeconda guerra mondiale
Altre caricheguardia dei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald
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Biografia modifica

A partire dal 1938, Sommer lavorò come guardia nei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald. In quest'ultimo lager si guadagnò il soprannome di "Boia di Buchenwald" per la sua brutalità nei confronti degli internati, che superava quella che di norma era in uso nei campi di sterminio nazisti, i quali vennero sottoposti a numerose torture. Sommer si divertiva a frustare i prigionieri o a picchiarli con una sbarra di ferro, li obbligava ad affondare le loro facce negli escrementi e immergeva i loro organi genitali nell'acqua gelida o bollente.[1] Inoltre, fece crocifiggere a testa in giù due sacerdoti austriaci, tali Otto Neururer e Mathias Spannlang.[2][3]

Nel 1943, il Reichsführer-SS Heinrich Himmler ordinò al giudice delle SS Georg Konrad Morgen di indagare su alcuni casi di corruzione e sadismo che affliggevano il sistema concentrazionario. Morgen fece arrestare numerose persone, fra cui lo stesso Sommer, Karl Otto Koch e la moglie Ilse Köhler. Sommer fu degradato e mandato a combattere sul fronte orientale, dove perse il braccio sinistro e la gamba destra a causa dell'esplosione di un carro armato. In seguito, venne fatto prigioniero dall'Armata rossa e detenuto in una prigione sovietica fino al 1955, quando venne liberato.

Dopo il suo rilascio, tornò in Germania Ovest, dove si sposò e divenne padre di un bambino. Nel 1957 venne accusato dell'uccisione di 101 prigionieri, mentre nel luglio dell'anno successivo venne condannato all'ergastolo per averne uccisi 25.[4] Morì nell'ospedale della prigione di Schwarzenbruck nel 1988.

Note modifica

  1. ^ Pier Giorgio Viberti, Lager. Inferno e follia dell'Olocausto, Firenze - Milano, Giunti Editore S.p.A, 2007, ISBN 978-88-09-04432-6.
  2. ^ Radomír V. Luža, The resistance in Austria, 1938-1945, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1984, ISBN 0-8166-1226-9.
  3. ^ Rudolf Watzek-Mischan, su nachkriegsjustiz.at. URL consultato il 5 luglio 2015.
  4. ^ University of Amsterdam: Justiz und NS-Verbrechen Nazi Crimes on Trial, su www1.jur.uva.nl. URL consultato il 5 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011).

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

  • (EN) SS Officer, su shoah.dk. URL consultato il 5 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2015).
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