MetLife Building

grattacielo di New York

Il MetLife Building, che originariamente si chiamava Pan Am Building, è un grattacielo che si trova sulla Park Avenue a New York. Ispirato a un progetto di Le Corbusier del 1938-42 e al Grattacielo Pirelli di Giò Ponti e Nervi, fu progettato dallo studio Emery Roth & Sons insieme a Walter Gropius e Pietro Belluschi.[2]

MetLife Building
Localizzazione
StatoStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Stato federatoNew York
LocalitàNew York
Indirizzo200 Park Avenue[1]
Coordinate40°45′12.1″N 73°58′36.3″W
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1960-'63[1]
Inaugurazione7 marzo 1963
Stilemoderno
Altezza
Piani59[1][2]
Area calpestabile307.000 m²[senza fonte]
Ascensori85
Realizzazione
ArchitettoEmery Roth & Sons, con la collaborazione di Walter Gropius e Pietro Belluschi
IngegnereJames Ruderman[2]
CostruttoreErwin Wolfson[2]
ProprietarioTishman Speyer
CommittentePan American Airways,
Metropolitan Life Insurance Company
 
Pan Am Building visto dalla Park Avenue da Sud nel 1980; in basso è visibile la Grand Central Station, mentre in cima al grattacielo è ben visibile il logo della Pan Am.
 
Park Avenue da Nord; l'imponente grattacielo è in piena vista dietro all'Helmsley Building

L'edificio fu inaugurato il 7 marzo 1963. All'epoca, stabilì un record: era infatti il più grande palazzo al mondo a uso esclusivamente commerciale. I suoi uffici erano occupati dalla Pan Am (che era anche la proprietaria dell'intero edificio) e da numerosi altri affittuari business. Il progetto fu sviluppato a partire dal 1958 dallo studio Emery Roth & Sons, con la collaborazione degli acclamati architetti internazionali Walter Gropius e Pietro Belluschi. L'edificio pensato in origine da Emery Roth & Sons era di più modesta entità rispetto al risultato finale e aveva anche una visibilità diversa, in quanto era allineato lungo Park Avenue in direzione nord-sud. L'intervento di Gropius e Belluschi modificò radicalmente il progetto, conferendo al palazzo la sua caratteristica forma di un ottagono schiacciato ed il suo vistoso allineamento est-ovest attraverso Park Avenue. Segno distintivo inconfondibile del grattacielo era la presenza, in cima, su tutte e quattro le facciate, dei simboli della Pan Am. La scritta Pan Am campeggiava trionfale sulle facciate nord e sud, mentre le facciate est e ovest ospitavano il grande logo della società a forma di globo.

Fin da prima del suo completamento, il grattacielo subì pesanti critiche non tanto per via del suo design, piuttosto di carattere urbanistico e in relazione al suo intorno. Infatti l'edificio, con la sua sagoma massiccia e poderosa, sovrasta la stazione centrale e si pone a metà di Park Avenue chiudendone qualsiasi continuità visiva. Le critiche si concentrarono ovviamente su Gropius e Belluschi, gli architetti di grande prestigio che ne avevano determinato l'aspetto finale; in particolare Gropius, che era stato fondatore e animatore della Bauhaus e di tutto il movimento moderno, pressato dalle dure critiche, fu costretto a difendersi nel 1965 sulle pagine di Casabella, affermando la dipendenza dell'architetto nei confronti del cliente, indipendentemente da necessità urbanistiche della collettività, e negando in qualche modo i principi del grande movimento architettonico a cui aveva dato alcune delle prime spinte[2].

Nel 1987 un sondaggio del periodico New York mise il grattacielo Pan Am al primo posto tra gli edifici che gli abitanti della Grande Mela vorrebbero veder demoliti[3]. A dispetto di ciò e delle illustri critiche, il Pan Am Building è sempre stato un indirizzo estremamente ambito da imprese e studi professionali. Prestigio e comodità sono i fattori alla base della scelta di avere la sede della propria attività in questo grattacielo: prestigio, in quanto il Pan Am rimane uno degli edifici più famosi ed immediatamente riconoscibili dello skyline di Manhattan; comodità, in quanto si trova subito a ridosso della stazione ferroviaria, il Grand Central Terminal.

Incidenti

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L'incidente all'eliporto

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Il tetto del grattacielo fu utilizzato fin dai primi anni per un servizio di trasporto della New York Airways via elicottero fino all'aeroporto internazionale John F. Kennedy[2]. Il 16 maggio 1977, alle ore 17:35, un incidente, tanto drammatico quanto spettacolare, vide per protagonista un elicottero che stava imbarcando passeggeri proprio dall'eliporto sul tetto dell'edificio, con le pale rotanti in funzione. Quattro passeggeri erano già a bordo, assieme ai tre membri dell'equipaggio, e altri stavano per imbarcarsi quando, improvvisamente, il carrello di atterraggio destro dell'elicottero collassò facendo inclinare pericolosamente sulla destra il velivolo tanto che le pale in movimento colpirono alcuni passeggeri che si apprestavano a salire, falciandone e uccidendone quattro tra i quali il regista Michael Findlay e ferendone gravemente una quinta.[4] Inoltre, una delle pale si staccò dal rotore dell'elicottero e si spezzò in due; una delle due metà volò per un paio di isolati e precipitò a terra, all'incrocio tra Madison Avenue e la 43ª strada, provocando un'ulteriore vittima e il ferimento grave di un passante.[5] Da allora il servizio della New York Airways fu sospeso definitivamente.[2]

Il suicidio

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Un altro drammatico fatto di cronaca coinvolse il Pan Am Building. Due anni prima, per l'esattezza il 3 febbraio del 1975, ci fu un altro episodio scioccante: Eli M. Black, all'epoca proprietario e amministratore delegato della United Fruit Company, oggi nota come Chiquita Brands International, frantumò con la propria valigetta una finestra del suo ufficio al 44º piano e si lanciò nel vuoto, trovando la morte sulla sottostante Park Avenue. Una successiva indagine della SEC, la commissione americana per il controllo delle attività di Borsa, volta a investigare i motivi del suicidio di Eli M. Black rivelò il suo coinvolgimento nello scandalo noto come Bananagate, ovvero il pagamento, da parte della United Brands Company, di ingenti somme di denaro al presidente dell'Honduras in cambio di una forte riduzione delle tasse che il Paese applicava sull'esportazione delle banane.

  1. ^ a b c d (ENDEFR) MetLife Building, su Emporis. URL consultato il 30 ottobre 2014.
  2. ^ a b c d e f g Federico Bucci, Un grattacielo odiato, su domus. URL consultato il 30 ottobre 2014.
  3. ^ (EN) Brian Sirman, The Buildings We Love to Hate, su Big Red & Shiny (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2014).
  4. ^ (EN) Five Dead in Helicopter Crash, in The Fort Scott Tribune, 17 maggio 1977, p. 1.
  5. ^ (EN) Helicopter Crash Kills Five, in The Beaver County Times, 17 maggio 1977, A-13.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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