Morto in combattimento
L'espressione morto in combattimento (in inglese killed in action - KIA) indica una classificazione delle vittime generalmente utilizzata dai militari per descrivere la morte del proprio personale per mano di forze nemiche od ostili al momento dell'azione. Il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti (DOD) precisa che coloro che sono stati dichiarati KIA devono essere stati colpiti da un attacco ostile. L'attribuzione non avviene a causa di incidenti tra veicoli, eventi "non ostili" o terrorismo.[1][2] La definizione non include colui che è deceduto dopo il combattimento a causa delle ferite riportate.[3] Il KIA può essere applicato sia per le truppe che combattono in prima linea sia per le forze aeree, navali e di supporto.
Infine, il KIA non denota colui che è morto a causa delle ferite mortali ricevute in battaglia (died of wounds o DOW). La NATO utilizza il termine DWRIA (died of wounds received in action), invece che DOW, che viene utilizzato anche per le vittime legate al combattimento che si verificano dopo l'evacuazione medica.
Definizione della NATO
modificaLa NATO definisce vittima in battaglia un soldato che viene ucciso o che muore a causa di ferite o altre lesioni prima di raggiungere un impianto di trattamento medico.[4]
Note
modifica- ^ (EN) The 'Lectric Law Library's Legal Lexicon On * Justifiable Homicide *, su lectlaw.com. URL consultato il 4 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2008).
- ^ (EN) Nolo Press Legal Definition Homicide, su nolo.com. URL consultato il 4 febbraio 2007.
- ^ Boris Z. Urlanis: Bilanz der Kriege. Die Menschenverluste Europas vom 17. Jahrhundert bis zur Gegenwart. Berlin (Ost) 1965, S. 18.
- ^ AAP-6, NATO Glossary of terms and definitions Archiviato il 3 marzo 2012 in Internet Archive.
Voci correlate
modificaAltri progetti
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