Mosso (fotografia)

difetto di nitidezza di una immagine

In fotografia, il termine mosso, anche detto ghosting,[1] indica un difetto di nitidezza di una immagine dovuto o all'instabilità della fotocamera o al movimento dei soggetti inquadrati durante l'esposizione. Il soggetto si presenta esteso e sfocato lungo la direzione del movimento.

Il mosso può interessare tutta l'immagine o solo una sua parte, a seconda che esso si debba a un movimento della fotocamera o della scena ripresa (e in quest'ultimo caso, in funzione della dinamicità degli oggetti ripresi).

Cause modifica

Questo effetto dipende sostanzialmente da due fattori: dal tempo impostato per l'esposizione e dalla rapidità con la quale gli oggetti inquadrati si spostano. La quantità di sfocatura del mosso è direttamente proporzionale alla velocità del soggetto e ai tempi di esposizione. A parità di velocità tra due soggetti in movimento, apparirà maggiormente mosso quello meno distante dall'obiettivo (v. velocità angolare).

Una particolare categoria di mosso, il micromosso, deriva da lievi vibrazioni della fotocamera (come quelle provocate dal ribaltamento dello specchio nelle fotocamere reflex) o delle mani del fotografo durante lo scatto. Oltre a dipendere dal tempo di esposizione, il micromosso dipende in maniera importante anche dalla lunghezza focale; un obiettivo lungo come un teleobiettivo, infatti, accentua gli eventuali spostamenti della camera, i cui effetti possono essere, invece, parzialmente annullati da un'ottica corta come un grandangolo.

Effetti modifica

 
In questa immagine, alcuni soggetti sono in movimento e hanno lasciato la "scia". Il micromosso, inoltre, rende non nitidi anche gli oggetti fissi, come le pareti e i cartelli

L'effetto del mosso è simile a una sfocatura degli oggetti ripresi in movimento. Nel caso che questi soggetti siano in movimento relativamente rapido, possono addirittura apparire come "scie". Il micromosso è più difficile da distinguere rispetto a un vero e proprio errore di messa a fuoco. Gli inglesi usano un'unica parola, blur, per riferirsi allo sfocato e al mosso, identificando quest'ultimo con motion blur.

Soluzioni modifica

Per evitare l'effetto del mosso e del micromosso, ovvero per “congelare” la scena, è consigliabile l'utilizzo di un supporto stabile, come un treppiedi, che impedisca ogni vibrazione. Il sollevamento preventivo dello specchio (nel caso delle reflex) e l'uso di uno scatto flessibile o di sistemi di scatto temporizzato (autoscatto o intervallometro) sono usati per ridurre il rischio di micromosso.

Per le foto a mano libera, la soluzione si può ricercare nell'utilizzo di tempi tanto più brevi quanto più la scena muta con rapidità. Chiaramente ciò porterà a dover raggiungere un compromesso tra apertura del diaframma e tempo di esposizione che influenzerà sia la definizione in termini di luminosità e contrasto dell'immagine finale che la profondità di campo della stessa che diminuirà in rapporto alla maggior apertura del diaframma necessaria ad incamerare più luce a parità di tempo di esposizione.

Tempo di sicurezza modifica

Sempre per quanto concerne la ripresa a mano libera, una buona regola (anche se alquanto empirica) è quella di impostare un tempo di scatto pari all'incirca al "reciproco" della focale utilizzata, ovvero minore di "1/focale obiettivo", se per esempio utilizziamo un 105mm, il tempo di scatto di sicurezza è di circa 1/125 di secondo; con ottica da 300mm 1/320 e così via. Come si intuisce, maggiore sarà la focale, più breve sarà il tempo di esposizione.

Obiettivi stabilizzati modifica

In questo tipo di obiettivi, il primo dei quali è stato introdotto sul mercato da Canon, la compensazione del movimento della mano del fotografo viene ottenuta grazie ad un sistema giroscopico che adatta il sistema ottico rispetto al piano dell'immagine. Questo tipo di tecnica è molto costosa e viene impiegata principalmente nei teleobiettivi.

Sensore stabilizzato modifica

Sulle fotocamere digitali è stato introdotto da Minolta un sistema di stabilizzazione del sensore che lavora in modo analogo ad un obiettivo stabilizzato, ma in questo caso la compensazione è il risultato di piccoli movimenti del sensore che reagisce ai movimenti della mano. L'importante vantaggio di questa soluzione è di rendere stabili anche ottiche non progettate allo scopo, con un notevole risparmio economico.

Mosso creativo e ricercato modifica

 
Un esempio di mosso ricercato a fini artistici

Nella fotografia d'azione o sportiva è spesso richiesto il mosso per enfatizzare la velocità di un soggetto (come lo scatto di un atleta). Per evitare la perdita di dettaglio del soggetto principale si utilizza il panning, una tecnica che consiste nel muovere la fotocamera cercando di seguire il percorso dell'elemento in movimento. Con una pratica sufficiente è possibile realizzare fotografie in cui il soggetto appare fermo mentre lo sfondo presenta l'effetto mosso.

Nella fotografia artistica si parla invece di mosso creativo, ove il fotografo abbia desiderato utilizzare l'effetto del mosso per raggiungere uno scopo estetico che si prefiggeva o per esprimersi anche tramite questo espediente.

Le prime fotografie rappresentanti il mosso creativo sono state pubblicate da Anton Giulio Bragaglia nel 1911.

Nella seconda metà del novecento i fotografi Paolo Monti e Giacomo Bucci hanno sperimentato il mosso creativo con la fotografia movimentista.

Note modifica

  1. ^ Paesaggi astratti con l’effetto mosso in post-produzione, su ilfotografo.it. URL consultato il 21 ottobre 2022.

Voci correlate modifica

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