La neuroteologia (termine coniato da Aldous Huxley nel suo libro L'Isola), detta anche neuroscienza spirituale, è lo studio della correlazione tra il fenomeno della percezione soggettiva di spiritualità e la funzionalità biochimica del cervello umano. Le ipotesi che derivano dagli studi di neuroteologia devono rispondere ai principi scientifici ed ai principi religiosi.[1]

I propugnatori della neuroteologia sostengono che ci sia una motivazione neurologica ed evoluzionistica alla base delle esperienze generalmente considerate come "spirituali" o "religiose", e che esse possano essere spiegate attraverso l'analisi neurologica.

Storia modifica

Le origini di questi studi risalgono al 1982, quando il neurologo James H. Austin, mentre sostava nella metropolitana di Londra, ebbe un'improvvisa e intensa esperienza spirituale che lo portò a intraprendere una ricerca scientifica per conoscere meglio il cervello ed esplorare le componenti neurologiche della dimensione spirituale dell'uomo.[2]

Austin raccolse i risultati di quest'indagine nel libro Lo Zen e il Cervello pubblicato nel 1998,[3] che costituisce il fondamento di una nuova scienza, la Neurobiologia della spiritualità e della religione, che in seguito ha fatto nascere il "Centro per lo studio della scienza e della religione" presso la Columbia University di New York.[2]

Note modifica

  1. ^ Newberg, Andrew B. Principles of neurotheology. Routledge, 2016..
  2. ^ a b Osvaldo Sponzilli, Enza Carifi, Il diksha di Sri Bhagavan, Edizioni Mediterranee, 2007
  3. ^ James H. Austin, Zen and the Brain. Toward an Understanding of Meditation and Consciousness, MIT Press, 1998