Nicola Porta (pittore)

pittore italiano del XVIII secolo

Nicola Porta (Molfetta, 5 dicembre 171022 febbraio 1784) è stato un pittore italiano. Chiamato anche Niccolò Porta o Nicolò Porta, fu attivo nel periodo del tardo barocco.

Biografia modifica

Nicola Porta nacque e operò nella città di Molfetta. Suo padre era Saverio Porta, il primo "mentore" del più famoso Corrado Giaquinto. Nicola studiò per i primi anni con suo cugino Giuseppe e in seguito si spostò a Roma dove lavorò per quasi un decennio nella bottega di Giaquinto. Probabilmente lavorò nel 1744 alla decorazione della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, e nel 1746 alla Chiesa di San Nicola dei Lorenesi. Fu un artista prolifico nella pittura di immagini religiose per alcune chiese delle città di Altamura, Andria, Bari, Bisceglie, Bitonto, Modugno e Nardò.[1][2]

Sant'Antonio Abate modifica

Una delle attribuzioni più recenti al pittore Nicola Porta è sicuramente il dipinto conservato presso l'Archivio Biblioteca Museo Civico di Altamura, denominato Sant'Antonio Abate e raffigurante l'omonimo santo. In passato era già stato attribuito (anche se non con certezza) a Nicola Porta dalla studiosa Maria Giovanna Di Capua,[3] mentre nel 2019, da uno studio attento del registro di amministrazione dell'archivio capitolare della cattedrale di Altamura, è emerso come il "Sign. Nicolo Porta Pittore" il 14 giugno 1755 avesse ricevuto la somma di 10 ducati (forse a titolo di acconto) per il dipinto di Sant'Antonio Abate. Tale dipinto è quasi sicuramente lo stesso che oggi è conservato presso l'Archivio Biblioteca Museo Civico di Altamura.[4]

La recente scoperta è stata possibile grazie a un attento studio del registro di amministrazione del capitolo dell'Assunta (cattedrale di Altamura), il quale era una sorta di documento contabile in cui venivano registrate le spese, le rendite e in generale le entrate e le uscite in ordine cronologico. Il capitolo dell'Assunta altro non era che una sorta di consiglio di amministrazione a cui partecipava il clero della città e che doveva gestire i beni economici e culturali della chiesa. Data l'eterogeneità e la mole delle informazioni ivi custodite nei registri di amministrazione, l'informazione relativa al dipinto non era stata ritrovata fino al 2019.[5]

Per quanto riguarda la sua collocazione originaria, in passato era già emerso come il dipinto forse era collocato all'interno della cattedrale di Altamura. Più precisamente una collocazione probabile sarebbe quella della cappella di Sant'Antonio Abate della stessa cattedrale, cappella oggi non più esistente (forse distrutta in seguito ai restauri del XIX secolo) e forse situata in prossimità del coro della cattedrale. Un'opera che certamente era presente nella cappella (come risulta da alcune annotazioni nello stesso registro di amministrazione) era una statua di Sant'Antonio Abate la quale con molta probabilità corrisponde a quella attualmente conservata presso il Museo Diocesano Matronei Altamura.[6]

Opere modifica

Note modifica

  1. ^ Molfetta Live website, biography curated by Cecilia Vista - La Voce di S. Andrea, with sources below.
  2. ^ Arte e Storia, Article: Nicola Porta, Pittore de Molfetta by Gaetano de Luca, (1894) page 67-68.
  3. ^ DiCapua.
  4. ^ a b Giaconella.
  5. ^ Giaconella, pag. 23.
  6. ^ Giaconella, pagg. 23-24.

Bibliografia modifica

  • M. Romano, Saggio sulla storia di Molfetta dall’epoca dell’antica Respa sino al 1840, Volume II, Naples, 1842, pagina 12
  • P. Amato, G. Bellefemine, Pittori Molfettesi del XVII – XVIII secolo, Molfetta, Mezzina, 1969, pagina 71
  • A. Salvemini, Saggio storico della città di Molfetta, Vol. II, Napoli, 1878, pagine 113 e 141
  • Francesco Giaconella, Su Nicola Porta e la perduta cappella di Sant'Antonio Abate nella cattedrale di Altamura, in Altamura - Rivista storica e bollettino dell'Archivio Biblioteca Museo Civico, n. 6, Francesco D'Amato Editore, 2019, pp. 19-26.
  • Maria Giovanna Di Capua, Sant'Antonio Abate, in Altamura - Rivista storica e bollettino dell'Archivio Biblioteca Museo Civico, n. 27-28, Francesco D'Amato Editore, 1985-1986, pp. 149-151.

Voci correlate modifica

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