Il Papiro Prisse è un papiro egizio conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi che deve il suo nome al suo scopritore Émile Prisse d'Avennes.

Papiro Prisse

Il papiro, rinvenuto dagli abitanti di Gurna nella Necropoli di Tebe, fu da loro donato nel 1847 all'archeologo francese Prisse d'Avennes che lo pubblicò. Lungo più di sette metri, è ritenuto il più antico manoscritto conosciuto ed è risalente al Medio Regno.[1] L'eccezionale stato di conservazione fa supporre che fosse contenuto e quindi sia stato rinvenuto in una delle tombe della necropoli.[2]

Diviso in due parti, contiene nella prima, incompleta, gli Ammaestramenti di Kagemni, visir dei faraoni Huni e Snefru;[3] nella seconda vi sono riportate le Massime di Ptahhotep, opera morale composta da Ptahhotep visir di Djedkhau, sovrano appartenente alla V dinastia egizia.[4]

Il testo divenne poi uno dei fondamenti nell'addestramento degli scribi[5]

  1. ^ Mary Norton, Prisse d'Avennes
  2. ^ Le papyrus Prisse "Le plus ancien livre du monde"
  3. ^ William Kelly Simpson, The Literature of Ancient Egypt: An Anthology of Stories, Instructions, and Poetry, New Haven and London, Yale University Press, 1972
  4. ^ Le papyrus Prisse. Un recueil de sagesse de l'Égypte ancienne
  5. ^ La letteratura ieratica (PDF), su mediterraneoantico.it, 1º luglio 2018.

Bibliografia

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  • Alessandro Roccati, La scrittura testuale nell’Egitto del II millennio a.C (PDF), p. 918.
  • Papyrus Prisse. Le plus vieux livre du monde (PDF), su classes.bnf.fr. URL consultato il 3 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2017).


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