«...Tu ti levi all'alba, dall'orizzonte irradi, Disco solare, nel giorno, Tu dissipi le tenebre, Tu espandi i tuoi raggi. Le due Terre sono in festa, gli uomini si svegliano, si tengono in piedi sulle loro gambe. Sei tu che fai sì che possano levarsi. I loro corpi divenuti puri, si vestono, le loro braccia compiono gesti di adorazione al tuo levare. L'universo intero si mette all'opera, ogni gregge è soddisfatta del proprio pascolo, alberi e erbe verdeggianti, gli uccelli spiegano le ali dai loro nidi e adorano la tua potenza vitale. Tutti gli animali saltano sulle loro zampe, tutti quelli che volano, tutti quelli che si posano, vivono al tuo levare. Le navi fanno vela, salendo e scendendo la corrente, perché ogni via è aperta quando tu sei sorto. Sul fiume i pesci guizzano davanti a te, i tuoi raggi penetrano nel cuore degli Oceani...»
Con antico Egitto si intende la civiltà sviluppatasi in quella sottile striscia di terra paludosa e fertile che si distende lungo le rive del Nilo, a partire dalle sue cateratte ai confini col Sudan fino allo sbocco nel Mediterraneo, e riconosciuta come entità statale a partire dal 3100 a.C. fino al 1075 a.C. È suddiviso in quattro grandi periodi: regno antico dal 3000 a.C. al 2040 a.C., regno medio dal 2040 al 1540 a.C., regno nuovo dal 1540 al 1070 a.C. e infine l'età tarda dal 1070 al 343 a.C.
Le tracce di insediamenti lungo il Nilo sono molto antiche e si calcola che l'agricoltura (in particolare la coltivazione di grano e orzo) abbia fatto la sua comparsa in quelle regioni intorno al 3500 a.C. Proprio la presenza del fiume, che rende possibile la vita in una regione peraltro desertica, è il motore primo del precoce nascere della civiltà urbana e del suo persistere quasi immutata, ai nostri occhi, per quasi tremila anni. Le acque del Nilo, con le loro piene annuali, non portano solo fertilità ma anche distruzione se non vengono costantemente controllate, imbrigliate, incanalate, conservate per i periodi di siccità; ed è proprio da questo motivo che nasce la necessità di uno stato organizzato, uno stato che garantisca la manutenzione di quelle strutture da cui dipende la sopravvivenza di tutti.
Nefertiti (per intero: Neferneferuaton Nefertiti) (1370 a.C. circa – Amarna, 1330 a.C. circa?) è stata una reginaegizia della XVIII dinastia.
Grande sposa reale del faraoneAkhenaton (1351 a.C. - 1334/3 a.C.), affiancò il marito nella grande ma effimera rivoluzione religiosa che cercò di imporre il culto dell'unico dio Aton, il disco solare. Insieme, Akhenaton e Nefertiti furono responsabili della creazione di una nuova religione di stampo enoteistico che causò, per un ventennio, stravolgimenti all'interno della antica religione egizia e alcuni disordini politici. Il suo regno accanto ad Akhenaton ebbe inizio nel periodo di maggiore prosperità della storia egizia (inauguratosi con Amenofi III, padre di Akhenaton) per terminare in una momentanea disgregazione del Paese, con rivolte fomentate dal clero di Amon, e in un'imminente crisi dinastica. Nessun'altra regina egizia appare saldamente legata al trono del marito quanto Nefertiti: le sue rappresentazioni al fianco di Akhenaton le conferirono onori fino ad allora ineguagliati, così come inedite furono le numerose scene di intimità e affettuosità della coppia reale giunte sino a oggi. Alcuni egittologi ritengono che Nefertiti abbia regnato brevemente come Neferneferuaton dopo la morte di suo marito (ca. 1334 a.C.) e prima della ascesa al trono di Smenkhara e di Tutankhamon (ca. 1332 a.C.); comunque, l'identificazione di Neferneferuaton con Nefertiti è oggetto di un dibattito archeologico estremamente complesso.
Akhenaton, talvolta anche Ekhnaton, Ikhnaton, Khuenaton o Khuniatonu, ma per i primi 5 anni di regno Amenofi IV o Amenhotep IV (Tebe, 1375 a.C. circa – Akhetaton, 1334/1333 a.C. circa), è stato un faraoneegizio della XVIII dinastia. Regnò per 17 anni, morendo probabilmente intorno al 1334 a.C.
È celebre per aver abbandonato il tradizionale politeismo egizio a favore di una nuova religione di stampo pseudo-monoteistico, introdotta da lui stesso e basata sul culto del solo dio Aton, il disco solare. Pochi anni dopo la sua morte, i suoi monumenti furono occultati o abbattuti, le sue statue spezzate o riciclate e il suo nome cancellato dalle liste reali. A causa di questa damnatio memoriae, Akhenaton fu completamente dimenticato fino alla scoperta, nel XIX secolo, del sito archeologico di Akhetaton (Orizzonte di Aton), la nuova capitale che egli fondò e dedicò al culto di Aton.
L'interesse moderno nei confronti di Akhenaton e della sua grande sposa realeNefertiti deriva in parte dalla sua connessione con Tutankhamon, probabilmente suo figlio, così come dalla corrente artistica che incentivò e dalle sue idee religiose rivoluzionarie.
I geroglifici egizi sono i segni scolpiti o pittorici che compongono il sistema di scrittura monumentale utilizzato dagli antichi Egizi, che combina elementi ideografici, sillabici e alfabetici. L'uso di questo tipo di scrittura era riservato a monumenti o qualsiasi oggetto, come stele e statue, concepiti per essere eterni; la scrittura corrente e quotidiana in Egitto era quella ieratica. Un sistema simile venne utilizzato anche dalla civiltà minoica, tra il 2000 a.C. e il 1650 a.C. circa.
Il termine geroglifico deriva dal latinohieroglyphicus, a sua volta dal greco ἱερογλυφικός (hieroglyphikós) nella locuzione ἱερογλυφικά [γράμματα] hieroglyphikà [gràmmata], "[segni] sacri incisi" composta dall'aggettivo ἱερός hieròs, che significa "sacro", e il verbo γλύφω glýphō, che significa "incidere". Il riferimento all'incisione risiede nel fatto che questi simboli erano solitamente incisi, appunto, sulla pietra e quindi utilizzati come scrittura monumentale (come ad esempio i templi, assumendo quindi valore sacro), accanto allo ieratico utilizzato invece per la scrittura corrente su papiro. Il termine egizio per geroglifici è traslitterato come mdw nṯr (spesso trascritto, perché così convenzionalmente pronunciato, medu netjer), letteralmente "parole del dio", con riferimento al dio Thot cui era attribuita l'invenzione della scrittura.
Nell'antichità la religione egizia era considerata come un corpo dottrinale sostanzialmente unitario, caratterizzato da un'ininterrotta osservanza da parte del popolo presso il quale si era originato ed impermeabile ad influenze esterne o mutamenti evolutivi.
Negli ultimi tempi si è andata affermando una scuola di pensiero che tende a considerare le varie dottrine e le pratiche relative al culto distinte tra loro e inserite nel contesto storico-dinamico del loro sviluppo. La religione egizia presenta alcuni aspetti peculiari che la distinguono in un certo qual modo dalle altre religioni fiorite nell'area mediterranea nell'antichità.
Una delle caratteristiche essenziali della religiosità egizia è lo sviluppo di culti locali, preponderante in epoca arcaica e predinastica e causato dalla distanza e dal conseguente isolamento dei gruppi umani.
Un'altra particolarità della religione egizia riguarda l'adorazione per gli animali, cioè una religione zoolatrica, che ha una origine molto antica, che si perde nella preistoria ed il cui ambiente naturale di sviluppo è stato quello pastorale: ecco perché la vacca, il cui latte era indispensabile per la vita umana, assunse il ruolo di madre del genere umano, così come il toro e l'ariete personificarono le forze virili.
Un'altra costante riscontrabile nella religione egizia è quella politeistica. Decine di divinità affollavano il pantheon egizio, anche se il Sole fu sempre al centro di una venerazione particolare e probabilmente rappresentò meglio di altri il divino in senso universale. Proprio questa stella fu protagonista dell'unico episodio, nell'ambito della religione egizia, di eresiamonoteistica, o più correttamente enoteistica, in quanto un dio rappresentava tutte le divinità venerate.
Con periodo predinastico dell'Egitto si intende la fase precedente alla formazione dello stato unitario egizio. Il periodo inizia nel neolitico antico e arriva fino a circa il 3060 a.C. con il paese suddiviso nei due regni del Basso e Alto Egitto.
Il periodo predinastico può essere suddiviso nelle seguenti fasi secondo Kaiser:
Il Periodo Protodinastico, o periodo Arcaico o Periodo Tinita (da Thinis, nome della città di origine dei sovrani), che comprende le prime due dinastie, da un punto di vista cronologico può essere collocato tra il 3150 a.C. ed il 2700 a.C. Questo periodo conclude la fase di formazione dello stato unitario che nasce dall'unione tra Alto Egitto e Basso Egitto.
La scarsità dei documenti contemporanei ed il fatto che la maggior parte delle liste reali a noi pervenute risalgono al Nuovo Regno, ossia a circa 1500 anni dopo, genera alcuni dubbi e perplessità sulla sequenza dei sovrani. Rimangono del tutto oscuri i motivi di suddivisione tra prima e seconda dinastia. Dai dati in nostro possesso non risulta alcuna frattura nella continuità tra i sovrani (la tomba di Qa'a è sigillata con il nome del suo successore Hotepsekhemwy).
L'Antico regno è il periodo dell'antico Egitto che va dalla III alla VI dinastia (secondo la divisione del Canone Reale) e che, indicativamente è compreso tra il 2700 a.C. ed il 2192 a.C. A questo periodo risalgono le costruzioni più famose ed imponenti della civiltà egizia: le piramidi.
Di questo periodo fanno parte quattro dinastia: la III dinastia, della quale le informazioni sono poche e confuse, al punto che la stessa sequenza è oggetto di discussioni e tesi contrapposte. La IV dinastia, sotto il cui regno sono stati costruiti i monumenti probabilmente più famosi che ci rimangono dell'antica civiltà egizia: le piramidi di Giza e la grande Sfinge. La V dinastia, durante la quale si assiste all'affermarsi, almeno fino al regno di Nieserre, del culto solare di Ra. La VI dinastia, con la quale si conclude il periodo della storia egizia comunemente denominato Regno Antico, con lo sgretolamento dello stato centrale e la dispersione della regalità tra una miriade di sovrani locali.
Il Primo periodo intermedio copre gli anni della storia egiziana che, indicativamente, vanno dal 2192 a.C. al 2040 a.C. e comprende le dinastie dei sovrani dell'antico Egitto VII, VIII, IX e X. Si trattò di una fase di sfaldamento del potere centrale a favore dei governatori provinciali, i nomarchi. Il primo periodo intermedio può essere suddiviso in tre fasi: la VII e la VIII dinastia, sfaldamento completo dello stato unitario e perdita dell'importanza della capitale Menfi. La IX dinastia, sotto la quale si forma un nuovo centro di aggregazione intorno alla nuova capitale Eracleopoli. La X dinastia, detti sovrani della dinastia "eracleopolitana", ai quali si oppongono i principi di Tebe che gettano le basi per la riunificazione dell'Egitto in quello che viene chiamato Medio Regno.
Il Medio Regno è la fase della storia egizia che si colloca tra il 1987 a.C. ed il 1780 a.C. e che corrisponde ad una ripresa dello stato unitario dopo la fase di frammentazione del potere seguita al crollo dell'Antico Regno. Secondo la cronologia tradizionale basata sull'opera di Manetone comprende due dinastie di sovrani: l'XI e la XII.
Sotto l'XI dinastia si svolge la lotta di Tebe per elevarsi da semplice capoluogo del suo nomo a città dominante su tutto l'Egitto, contrapponendosi ad Eracleopoli.
La XII dinastia viene spesso identificata con il Medio Regno. Gli antenati dei sovrani di questa dinastia riuscirono a portare il controllo di tutto l'Egitto nella città di Tebe. Una volta giunti al potere, i sovrani della XII dinastia si impegnarono in una politica di ridimensionamento del potere dell'aristocrazia dei distretti. Un altro grande sforzo venne fatto per risanare e rafforzare l'economia sia attraverso l'estensione della zona d'influenza in Nubia, sia attraverso la bonifica del Fayyum e la messa a coltura di una grande estensione di nuove terre. Nonostante tutti questi sforzi anche la XII dinastia terminò in un periodo di sovrani deboli, XIII dinastia, e di conseguente anarchia.
Il Secondo periodo intermedio dell'Egitto è quella fase della storia egizia, tra il Medio Regno ed il Nuovo Regno, caratterizzata da lotte interne nello Stato e dall'invasione degli Hyksos. Esso copre un periodo che va, secondo Cimmino, dal 1790 al 1543 a.C. e comprende cinque dinastie: la XIII dinastia, caratterizzata dalla quasi totale mancanza di linee dinastiche e per la brevità dei regni dei vari sovrani, portò allo sfaldamento dell'unità egizia, tanto che molti sovrani governano solamente su parte dell'Egitto stesso anche contemporaneamente ed infatti le dinastia XIV, XV e XVI sono considerate coeve degli ultimi sovrani della XIII. La XIV dinastia regnò su parti del delta del Nilo tra il 1790 a.C. ed il 1630 a.C. e a partire dal 1720 a.C. governò come vassalli degli hyksos. La XV dinastia comprende i Grandi Hyksos, ossia i sovrani semiti che da Avaris governarono direttamente, o indirettamente tramite vassalli, tutto l'Egitto fino al termine del Secondo periodo intermedio. La XVI dinastia comprende i sovrani hyksos di minore importanza e dinasti egizi che regnarono in qualità di vassalli dei sovrani della XV dinastia, solo su limitate parti dell'Alto Egitto. La XVII dinastia è la linea regnante che, sviluppatasi principalmente a Tebe, aumentò la propria forza ed il proprio potere fino a poter sfidare, durante il regno dei due ultimi sovrani appartenenti alla dinastia, i governanti hyksos ed i loro alleati.
Con Nuovo Regno si intende il periodo della storia egizia che comprende le dinastie XVIII, XIX e XX secondo la cronologia di Manetone. Il Nuovo Regno fu il momento di massima espansione dell'influenza egizia, al punto che talvolta si tende a parlare di impero. Fu il periodo di Nefertiti moglie di Amenophis IV o Akhenaton e il famoso re-bambino Tutankhamon e sua sposa Ankhesenamon.
Punto di debolezza per l'Egitto fu il contrasto tra il potere del sovrano, che da re-dio (tipico dell'Antico Regno) diventò il re-generale, ed il potere del clero di Tebe, il cui capo, il Primo profeta di Amon, tese spesso ad assumere, de facto, il controllo dello Stato.
Dopo il fallito tentativo di riforma religiosa imposto da Akhenaton, l'Egitto riuscì a mantenere la sua unitarietà grazie a sovrani quali Seti I, Ramses II e Ramses III, i quali ripresero i loro interventi in Asia e si opposero alle ripetute invasioni dei Popoli del Mare. Durante la dinastia successiva vennero a mancare figure di questa rilevanza e lo Stato si spezzò nuovamente quando, verso la fine del II millennio a.C., il clero di Tebe prese apertamente il potere nell'Alto Egitto provocando una nuova scissione delle regioni del Delta, che durò più di quattro secoli.
Si trattò di una lunga fase di allentamento dei legami interni dello stato e di frantumazione del potere. Durante la XXI dinastia, pur essendovi un solo Faraone, il potere fu diviso fra tre poli principali che non furono, di norma, in conflitto tra loro ma anzi talvolta i loro governanti furono imparentati tra loro. La XXII dinastia fu di origine libica e salì al potere grazie al comando dell'esercito egizio. Contemporanea all'ultima fase della XXII dinastia, vi fu la XXIII, comprendente un certo numero di sovrani che governarono da Leontopoli. La XXIV dinastia fu breve, composta solamente da due sovrani, e si colloca alla fine dell'VIII secolo a.C., in uno dei momenti più confusi del terzo periodo intermedio.
La XXV dinastia è formata da un gruppo di sovrani di provenienza nubiana discendenti dei sacerdoti di Amon esiliati da Tebe all'inizio della XXII dinastia. Fu Shabaka a sconfiggere definitivamente i sovrani delle stirpi libiche del Basso Egitto giungendo ad un passo dalla completa riunificazione dell'Egitto; infatti malgrado la vittoria alcune città del delta del Nilo mantennero una quasi totale autonomia sotto principi di origine libica.
Il Periodo tardo dell'Egitto è l'ultimo periodo di regnanti di origine egizia dalla XXVI dinastia, attraverso la conquista e il dominio Persiano e che finì con la conquista da parte di Alessandro Magno e l'inizio della dinastia tolemaica. Durò dal 664 a.C. fino al 332 a.C. Anche se durante questo periodo l'Egitto fu governato da sovrani stranieri, la cultura egizia subì un forte impulso. Libici e Persiani si alternarono a monarchi Egizi, ma le convenzioni culturali tradizionale continuarono nella arti. È spesso considerato l'ultimo respiro di una grande cultura, durante il quale il potere dell'Egitto diminuì progressivamente.
Il regno tolemaico fu fondato nel 305 a.C. da Tolomeo, generale macedone e compagno d'armi di Alessandro che, dichiaratosi faraone, diede il via ad una potente dinastia ellenistica governando un territorio che va dal sud della Siria, a Cirene in Libia e alla Nubia. Alessandria d'Egitto divenne la capitale, oltre che un importante centro di cultura e del commercio internazionale.
Per ottenerne il riconoscimento da parte della nativa popolazione egizia, come detto, la famiglia macedone si dichiarò succedere direttamente dagli antichi faraoni; in epoca più tarda i Tolomei assunsero la tradizione egiziana sposandosi tra fratelli e facendosi raffigurare sui monumenti pubblici abbigliati in stile egizio e partecipando pienamente alla vita e alle celebrazioni della religione egizia.
Nel corso dei loro secoli di dominio i Tolomei hanno dovuto affrontare e combattere ribellioni ispirate dai nativi, sono stati coinvolti in conflitti con le nazioni straniere ed infine anche in guerre civili che hanno portato al declino del regno e alla sua definitiva annessione da parte dell'appena costituitosi impero romano. La cultura ellenistica ha continuato a prosperare in terra d'Egitto durante i periodi romano e bizantino fino alla conquista islamica dell'Egitto (639-642).
L'arte egizia ha origini antichissime, precedenti al IV millennio a.C., e si intreccia nei secoli con l'arte delle culture vicine (siro-palestinese e fenicia). La sua influenza arriva fino al XIX secolo e oltre. Si può suddividere in due grandi periodi: l'arte predinastica o preistorica, e l'arte dinastica.
L'arte nell'Antico Egitto fu da sempre legata a intenti celebrativi e di propaganda del potere centrale assoluto, con complesse simbologie legate alla religione e alle tradizioni funerarie.
Il termine arte non esisteva nemmeno nella lingua egizia, perché il compito dell'artista non era certamente quello di creare, inventare, quanto piuttosto di concretizzare i simboli della potenza terrena e ultraterrena.
L'arte dinastica si caratterizzò sia per l'armonia rigorosa delle geometrie sia per la vastità dei temi descritti e per la ricchezza del pantheon divino.
Fondamentale fu anche l'introduzione di un sistema morale religioso che ispirò il "Libro dei morti" e tutta l'arte conseguente.
Il faraone è il sovrano potente e incontrastato, apice della piramide sociale che regge l'Egitto. Più dio che uomo, incarnazione di Horus, il faraone nasce con l'avvento di Narmer e l'unificazione delle Due Terre sotto un unico scettro. L'Egitto ebbe la più articolata amministrazione dell'antichità. Agli ordini diretti del faraone c'era una specie di primo ministro, il visir, cui faceva capo l'intero apparato amministrativo e che aveva al proprio servizio numerosi funzionari, distribuiti in ordine gerarchico negli uffici centrali e in tutti i distretti del paese.
Nonostante la presenza di divinità femminili, lo status delle donne era spesso basso (tranne che per la moglie del faraone). La casta sacerdotale aveva un ruolo importante nella gestione del potere, affiancando i faraoni e minacciandone a volte la supremazia. La massa della popolazione era formata principalmente da contadini che lavoravano per i privati, o per i domini regi o i templi, con un contratto di lavoro, registrato in un ufficio statale; c'erano inoltre gli affittuari, che prendevano a lavorare una certa terra pagando un tanto.
Il vastissimo patrimonio letterario dell'Antico Egitto ci è pervenuto in gran parte su rotoli di papiro, ma anche grazie a iscrizioni monumentali e decorative che abbellivano le tombe dei defunti. Di questo genere fanno parte opere come i Testi delle piramidi o il Libro dei morti, per mezzo del quale si voleva dimostrare ad Osiride l'innocenza del defunto. Al di là di queste opere di carattere funerario o religioso, hanno avuto grande successo testi come la Satira dei mestieri, una novella a sfondo satirico contro i privilegi dei nobili, e Le istruzioni di Ptahhotep, una raccolta di insegnamenti di tipo etico e filosofico.
Veri e propri romanzi possono essere considerati Il racconto del naufrago e Le avventure di Sinuhe, che tanto influenzarono i successivi scrittori di racconti di avventure e di viaggi. Non mancarono opere di carattere spiccatamente poetico, come i Canti d'amore e i Canti dell'arpista; il primo è una raccolta di ritratti di coppie di innamorati, il secondo un vero e proprio poema della malinconia. Infine non è da trascurare l'apporto delle fiabe, come la Storia dei due fratelli, che risentono anche di elementi antichi trasmessi oralmente. Sono presenti anche numerose fiabe sugli animali.
La matematica egizia è il complesso delle tecniche matematiche che furono sviluppate presso la civiltà dell'Antico Egitto.
Le prime testimonianze dell'utilizzo della matematica presso gli egizi risalgono al periodo dell'Antico Regno, con una iscrizione che registra le conquiste di una guerra, utilizzando il sistema di numerazione che sarà poi in uso per tutta la storia egizia. Inoltre già nella I dinastia erano diffuse pratiche confermanti l'uso di nozioni geometriche. La matematica egizia classica emerse soltanto nel Medio Regno, con la creazione di vere e proprie scuole di scribi, e la nascita del sistema di frazioni caratteristico della matematica egizia. I problemi affrontati hanno sia carattere numerico e astratto, sia un aspetto pratico, legato al lavoro svolto dagli scribi. Il Nuovo Regno non ha lasciato grandi testimonianze matematiche, ma dai documenti pervenuti è possibile dedurre che le tecniche matematiche non subirono variazioni. Nel periodo ellenistico la matematica greca e quella egizia assorbirono l'una molte caratteristiche dell'altra, come sostenuto da Erodoto stesso.
Gli Egizi svilupparono una grande, variata e fruttifera tradizione medica: Erodoto arrivò a chiamare gli egizi il popolo dei sanissimi, grazie all'importante sistema sanitario e all'esistenza di un medico per ogni infermità (prima segnalazione della specializzazione in campo medico).
Nella Odissea di Omero, si afferma che l'Egitto è un paese “la cui terra fertile produce tantissimi farmaci”, e dove ”ogni persona è un medico”. E di loro Omero affermava che fossero i migliori. La medicina egizia mantiene in larga misura, una concezione magica della infermità, e comincia a sviluppare un interesse pratico per l'anatomia, la salute pubblica e la diagnosi, la qual cosa presuppone un avanzamento importante nel modo di comprendere la genesi delle malattie.
I primi riferimenti appartengono alla prima epoca monarchica: secondo Manetone, sacerdote e storico egizio, Atotis o Aha, faraone della prima dinastia, praticò l'arte della medicina, scrivendo trattati sull'arte della dissezione. Gli scritti di Imhotep, visir del faraoneNecherjet Djoser, sacerdote, astronomo, medico e primo architetto conosciuto, datano lo stesso periodo. La sua fama come medico fu tale che fu deificato, e considerato il dio egizio della medicina.
La musica nell'Antico Egitto ebbe origini molto remote. Fu tra le prime civiltà di cui si hanno testimonianze musicali. Per gli egizi la musica aveva un ruolo molto importante: la leggenda dice che sia stato il dio Thot.
Intorno al V millennio a.C. vennero introdotti i primi strumenti musicali, quali bacchette, tavolette e sonagli, utilizzati in rituali totemici. Le danze erano soprattutto propiziatorie alla caccia, magiche, di fecondazione e di iniziazione.
L'astronomia nell'antico Egitto ha rivestito un ruolo importante per fissare le date delle feste religiose e per determinare le ore della notte. Notevole importanza ebbero anche i sacerdoti dei templi che osservavano le stelle, le congiunzioni dei pianeti e del Sole e le fasi della Luna.
Le conoscenze sull'astronomia egizia ci vengono soprattutto dai coperchi di sarcofagi dell'Antico regno e del Medio Regno, dagli orologi stellari (diversi dai precedenti in quanto erano indicate le culminazioni superiori delle stelle), orologi stellari perfezionati (nella XX dinastia), due papiri risalenti circa al 144 d.C., studi sull'orientazione delle piramidi e sviluppo degli strumenti, zodiaci egizio-babilonesi.
Gli egizi inoltre per misurare il tempo durante il giorno avevano orologi solari o quadranti d'altezza che servivano per indicare l'ora attraverso la variazione della lunghezza dell'ombra e dovevano essere rivolti sempre con lo gnomone verso il Sole. Altri strumenti di misurazione temporale erano le clessidre, simili alle clepsidae (clessidre a sabbia) greche.