Principio di Peter

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Il principio di Peter è una tesi, apparentemente paradossale[1], che riguarda le dinamiche di carriera su basi meritocratiche all'interno di organizzazioni gerarchiche. Noto anche come principio di incompetenza, esso fu formulato nel 1969 dallo psicologo canadese Laurence Peter, in un libro dal titolo The Peter Principle, pubblicato nel 1969 in collaborazione con l'umorista Raymond Hull. Il saggio ebbe una notevole fortuna letteraria e ha conosciuto numerose edizioni e traduzioni.

Significato modifica

Il principio illustrato dal saggio descrive in termini satirici gli effetti dei meccanismi che governano la carriera aziendale dei lavoratori, evidenziandone i risultati paradossali. Esso può essere concisamente formulato come segue:

«In una gerarchia, ogni dipendente tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza»

Il principio di Peter va inteso nel senso che, in una gerarchia, i membri che dimostrano doti e capacità nella posizione in cui sono collocati vengono promossi ad altre posizioni. Questa dinamica, di volta in volta, li porta a raggiungere nuove posizioni, in un processo che si arresta solo quando accedono a una posizione poco congeniale, per la quale non dimostrano di possedere le necessarie capacità: tale posizione è ciò che gli autori intendono per «livello d'incompetenza», raggiunto il quale la carriera del soggetto si ferma definitivamente, dal momento che viene a mancare ogni ulteriore spinta per una nuova promozione.

Corollari modifica

Dal principio di Peter discende il seguente corollario:

«Con il tempo, ogni posizione lavorativa tende ad essere occupata da un impiegato che non ha la competenza adatta ai compiti che deve svolgere.»

Ne consegue anche che risulta cruciale, per l'organizzazione, il lavoro svolto da quei lavoratori che mostrano di essere capaci nella loro posizione, non avendo ancora raggiunto il livello di incompetenza. Ne consegue che, in un'organizzazione:

«Tutto il lavoro viene svolto da quegli impiegati che non hanno ancora raggiunto il proprio livello di incompetenza.»

Formulazione generale modifica

Il principio di Peter, applicato alle organizzazioni umane, può essere considerato un caso speciale di una formulazione più generale:

«Ogni cosa che funziona per un particolare compito verrà utilizzata per compiti sempre più difficili, fino a che si romperà.»

La paternità di tale enunciato è dell'accademico William R. Corcoran, che lo formulò a seguito delle sue ricerche per sviluppare azioni correttive da adottare nella gestione delle centrali nucleari. Corcoran rilevò, infatti, la tendenza a utilizzare apparati, dimostratisi efficaci per un determinato lavoro, per compiti per i quali detti apparati non erano stati concepiti; a titolo di esempio, l'uso di aspirapolvere per aspirare fumi e sostanze tossiche in luogo degli appositi sistemi di aspirazione, oppure l'affidamento a impiegati amministrativi della redazione dei piani di emergenza invece di incaricare di tale compito gruppi di lavoro con competenze specifiche sul tema.

Peter applicò il medesimo principio alle strutture umane valutandone gli effetti complessivi sul funzionamento delle organizzazioni partendo dalla considerazione che, in un'azienda gerarchica, le promozioni degli impiegati sono funzione diretta delle capacità dimostrate nello svolgimento dei compiti loro assegnati. In altri termini, finché costoro si dimostrano in grado di assolvere ai compiti assegnati, essi vengono promossi al livello immediatamente superiore, nel quale devono assolvere compiti differenti. Alla fine del processo gli impiegati hanno raggiunto il proprio «livello di incompetenza», ovvero la condizione in cui non sono più in grado di svolgere i compiti assegnati e pertanto non hanno più alcuna possibilità di avanzamento, ponendo così fine alla propria carriera nell'organizzazione.

L'incompetenza non dipende dal fatto che la posizione gerarchica elevata preveda compiti più difficili di quelli che l'impiegato è in grado di svolgere bensì, più semplicemente, di natura diversa da quelli svolti in precedenza e che richiedono quindi esperienze lavorative che l'impiegato solitamente non possiede. Per esempio, un operaio tornitore che svolgesse il suo lavoro in modo eccellente potrebbe essere promosso caporeparto, posizione in cui, tuttavia, potrebbe non essere più essenziale di per sé l'abilità a manovrare il tornio quanto l'imprescindibile capacità di trattare con il personale sottoposto.

Il funzionamento del principio fu oggetto di modellizzazione matematica attraverso la quale fu dimostrata la sua validità teorica per le simulazioni[1]. La simulazione matematica ha mostrato come un'organizzazione può aggirare gli effetti negativi del principio di Peter e guadagnare in efficacia adottando principi casuali per l'attribuzione delle promozioni. Il lavoro di Alessandro Pluchino e collaboratori ricevette il premio Ig Nobel 2010, il primo mai attribuito nel campo del management.

Fortuna editoriale del saggio modifica

Il saggio è stato ristampato di anno in anno negli Stati Uniti e in diversi paesi europei. Nel 2009, negli Stati Uniti è stata proposta un'edizione per il quarantennale dalla prima uscita. Laurence J. Peter ha scritto in seguito altri libri sull'argomento, che non hanno tuttavia riscosso lo stesso successo del primo volume.

Edizione italiana modifica

Il principio di Peter è stato tradotto e pubblicato da Bompiani nel 1970 e riproposto da Garzanti nel 1972. Nel 2008 la casa editrice Calypso ha proposto una nuova traduzione, di Andrea Antonini, che ha tuttavia mantenuto - poiché ormai entrate nell'uso - quasi tutte le traduzioni del 1970 per quanto riguarda le categorizzazioni (come "esfoliazione gerarchica", "spinta", ecc.).

Note modifica

  1. ^ a b Alessandro Pluchino, Andrea Rapisarda, Cesare Garofalo, The Peter Principle Revisited. A Computational Study, in Physica A, vol. 389, n. 3, 2009, pp. pp. 467–472, DOI:10.1016/j.physa.2009.09.045. arΧiv:0907.0455

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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