Rifugiato
Rifugiato (o, più diffusamente, rifugiato politico) è un termine giuridico che indica chi è fuggito o è stato espulso dal suo paese originario a causa di discriminazioni politiche, religiose, razziali, di nazionalità, o perché appartenente ad una categoria sociale di persone perseguitate, e trova ospitalità in un Paese straniero che riconosce legalmente il suo status. La prima definizione del termine si trova nella Convenzione di Ginevra del 1951.[1]
DefinizioniModifica
A differenza del concetto di profugo, termine usato per definire genericamente chi si è allontanato dal Paese di origine per le persecuzioni o per una guerra, ciò che caratterizza il rifugiato è l'aver ricevuto dalla legge dello Stato che lo ospita o dalle convenzioni internazionali questo status e la relativa protezione attraverso l'asilo politico.
Il fenomeno ha assunto dimensioni rilevanti dopo la Seconda guerra mondiale, e per questo l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha istituito un organismo appositamente chiamato a tutelare i rifugiati, l'Alto commissariato per i rifugiati (ACNUR; in inglese United Nations High Commissioner for Refugees, UNHCR), fondato alla fine del 1950.
Di poco successiva alla fondazione dell'UNHCR è la prima definizione organica del concetto giuridico di rifugiato, contenuta nella Convenzione firmata a Ginevra il 28 luglio 1951:
«Colui che, (...) temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese, di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese: oppure che, non avendo la cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra.» |
(Convenzione sullo status dei rifugiati, Cap. 1, Art. 1 "Definizione del termine di 'rifugiato'", Ginevra, 28 luglio 1951) |
L'accordo internazionale sancisce inoltre l'equiparazione fra i cittadini dello Stato ospitante e i rifugiati in materia civile, di esercizio della professione e soprattutto di assistenza.[2]
L'argomento è stato affrontato da diverse discipline. Da un punto di vista giuridico si è accentuato il legame tra esilio e necessità di assistenza esterna. In altri studi si è sottolineato come lo spostamento forzato porti ad una perdita culturale piuttosto che ad una trasformazione e un cambiamento. Gli studi psicologici ritengono che non possa esistere un'unica "esperienza di rifugiati", perché all'interno di un gruppo le caratteristiche non sono mai fisse. L'antropologia si è occupata del tema dal punto di vista dell'analisi dei significati e delle conseguenze sociali.[3]
NoteModifica
- ^ Testo della Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati (PDF), su UNHCR. URL consultato il 22 gennaio 2020.
- ^ Si veda, a tal proposito, l'Enciclopedia, UTET, Torino, 2003, volume 17, p. 305, voce rifugiato.
- ^ Gustavo Gozzi (a cura di), I confini dei diritti, Urbino, il Mulino, 2010, pp. 11-12.
BibliografiaModifica
- Boano C., Floris F. (a cura di), Città nude. Iconografia dei campi profughi , Franco Angeli, Milano, 2005, ISBN 88-464-6113-4
Voci correlateModifica
Collegamenti esterniModifica
- Rifugiato, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Rifugiato, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere riguardanti Rifugiato, su Open Library, Internet Archive.
- Il sito dell'ACNUR
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