Ristorante Paoli

storico ristorante di Firenze

Il Ristorante Paoli è un esercizio storico di Firenze, situato in via dei Tavolini, ed è stato uno dei più famosi ristoranti della città, frequentato tra l'Ottocento e il Novecento da attori, poeti, politici e artisti italiani e stranieri.[1]

Galileo Chini, affreschi interni al ristorante Paoli, 1922

Storia modifica

Il Paoli apre per volere di Pietro Paoli nel 1824,[2] alla fine del XIX secolo la gestione del locale passa al figlio di Pietro, Cesare Paoli, il quale introdurrà uno dei piatti più rappresentativi del ristorante: i fagioli cotti e conditi. Grazie a questa pietanza il Paoli diventa famoso sia tra gli italiani che gli stranieri, tanto che Augusto Novelli lo descrive in Firenze presa sul serio.[3]

Nel 1909 i successori a cui Cesare lascia la gestione del ristorante (Ottavio Baldi, Emilio Berlincioni, Pietro Pacini e Tobia Banci) decidono di ristrutturare il locale e trasformarlo da "nuda bottega" a una taverna medievale. Chiamano per il lavoro l’architetto Paolo Emilio André che si ispira nel lavoro alle strutture architettoniche di palazzo Davanzati acquistato nel 1904 e restaurato da Elia Volpi in quegli stessi anni.

Nell'occasione il locale viene abbellito con tre tele di Carlo Coppedè rappresentanti tre episodi del Decameron di Boccaccio.[2] A queste decorazioni, nel 1919, si aggiunsero quelle di Galileo Chini per una saletta privata, purtroppo andate perdute, e le ancora visibili pitture neomedievali dell'alcova realizzate nel 1922 dallo stesso Chini.[4]

Il Paoli acquista notorietà nel tempo, tanto che diversi letterati, giornalisti e scrittori citano il ristorante all’interno di opuscoli, guide e libri di vario genere. Tra questi figura, ad esempio, Hans Barth, un giornalista e scrittore tedesco che nel 1921 pubblicò il volume Osteria. Guida spirituale delle osterie italiane con prefazione di Gabriele D'Annunzio, e descrisse il Paoli così «locale scuro, ma simpatico. Servizio alla svelta, mezze porzioni, vino toscano buono, pubblico buono col motto: time is money».[5]

Nel 1933 il ristorante figura tra le migliori trattorie fiorentine secondo la rivista Enotria, e nel 1937 in Le Vie d'Italia, mensile del Touring Club Italiano.[senza fonte]

Dal 1928 rimane solo Pietro Pacini a gestire il locale, la gestione passerà poi a Mario Casella nel 1937 e infine a Guido Pini nel 1940.

Dopo la guerra il locale venne ristrutturato e nell'occasione (1947) vennero ridipinte le lunette all'ingresso con vedute della città con opere di Luciano Guarnieri, allievo di Pietro Annigoni.[6]

Note modifica

  1. ^ Romano Bracalini, Otto milioni di biciclette: la vita degli italiani nel Ventennio, Mondadori, 2007, ISBN 978-88-04-56318-1. URL consultato il 3 febbraio 2023.
  2. ^ a b Valentina Merola, Alla scoperta dei ristoranti storici di Firenze, su TgTourism, 13 agosto 2021. URL consultato il 3 febbraio 2023.
  3. ^ A. Novelli, Firenze presa sul serio: libro allegro, L'elzeviriana, 1900.
  4. ^ Repertorio Galileo Chini, su www.repertoriogalileochini.it. URL consultato il 3 febbraio 2023.
  5. ^ H. Barth, Osteria. Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri, Firenze, 1921, p. 146.
  6. ^ Le Attività Storiche e Tradizionali Fiorentine Eccellenze Storiche Fiorentine (PDF), su attivitastoriche.destinationflorence.com.

Bibliografia modifica

  • Hans Barth, Osteria. Guida spirituale delle osterie italiane, Firenze, Le Monnier, 1909.
  • Diletta Corsini, Ristorante Paoli. Cibo e cultura dal 1827, Firenze, Casa Trattoria, 2019.
  • Alessandro Molinari Pradelli, Osterie e locande di Firenze, un folkloristico viaggio gastronomico tra gli antichi quartieri di Firenze alla riscoperta di buche e grecaioli, per un classico mangiare e bere alla toscana, Roma, Newton Compton, 1982.
  • Elisabetta Pieri, Le botteghe del centro di Firenze tra tradizione, modernismo ed eclettismo (1884-1920), in Storia dell'urbanistica. Toscana, vol. 4, 1996, pp. 67-86.

Altri progetti modifica