Ritratto di Fedra Inghirami

dipinto di Raffaello nella Galleria Palatina

Il Ritratto di Fedra Inghirami è un dipinto a olio su tavola di Raffaello Sanzio, databile al 1514-1516 circa. Dell'opera esistono due versioni sulle quali la critica è divisa nell'individuare il prototipo: una nella Galleria Palatina di Firenze (90x62 cm) e una nell'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (89,7x62,2 cm).

Ritratto di Fedra Inghirami
AutoreRaffaello Sanzio
Data1514-1516 circa
TecnicaOlio su tavola
Dimensioni90×62 cm
UbicazioneGalleria Palatina, Firenze
Ritratto di Fedra Inghirami
AutoreRaffaello Sanzio
Data1514-1516 circa
TecnicaOlio su tavola
Dimensioni89,7×62,2 cm
UbicazioneIsabella Stewart Gardner Museum, Boston

Storia modifica

Tommaso Inghirami, detto "Fedra", raffigurato al suo scrittoio, era un dotto umanista nato a Volterra nel 1470, al servizio di Papa Leone X.

Il ritratto di Boston proviene da Casa Inghirami a Volterra, dove restò fino agli inizi del Novecento, prima di essere acquistato dalla sede odierna. Il dipinto fiorentino faceva invece parte della collezione del cardinale Leopoldo de' Medici, e dopo la sua morte entrò a far parte della quadreria di Palazzo Pitti; dal 1799 al 1815 fu a Parigi per via delle spoliazioni napoleoniche[1].

Cavalcaselle riteneva autografo il solo dipinto di Pitti, così come Passavant, Adolfo Venturi e Pittaluga (i quali non si pronunciarono sul dipinto di Boston), mentre Morelli, Durand-Gréville, Gamba e Suida optavano per quello di Boston. Entrambi autografi per Gronau, Marangoni, Carli, Francini Ciaranfi, Camesasca e Monti; nessuno dei due, che deriverebbero quindi da un prototipo perduto, per Fischel. Gamba riferì l'opera a Pitti alla mano di Daniele da Volterra, Durand-Gréville ne riteneva autografo il solo volto (1907), ricredendosi in seguito (1911) e riferendolo a un periodo successivo[1].

Accurati esami scientifici sembrano oggi far prevalere la versione fiorentina, per la migliore qualità pittorica, introspezione psicologica e forza espressiva[2]. L'opera di Boston potrebbe quindi essere una copia del dipinto eseguita per la famiglia.

Descrizione e stile modifica

Su uno sfondo scuro, il protagonista è rappresentato seduto a una scrivania con il volto di tre quarti, girato a destra e rivolto pensosamente in alto: si tratta di una posa derivata dall'iconografia degli evangelisti[2].

Dominano i colori rossi della veste, della berretta e della copertina del grosso libro appoggiato su un cofanetto. Sulla scrivania si trovano inoltre un blocco di fogli e un calamaio, dove l'Inghirami sembra aver appena intinto la penna, mentre attende, non senza un leggerissimo senso di humour che è tipico del personaggio, l'ispirazione per cominciare a scrivere. La posa, nonostante una certa ufficialità, pare dunque cogliere tutta la modernità della ritrattistica italiana e nordica, compresa una obiettiva attenzione alla rappresentazione somatica, come lo strabismo dell'occhio destro (meno accentuato nel ritratto di Boston).[2].

Note modifica

  1. ^ a b De Vecchi, cit., pag. 111.
  2. ^ a b c Franzese, cit., pag. 86.

Bibliografia modifica

  • Pierluigi De Vecchi, Raffaello, Rizzoli, Milano 1975.
  • Paolo Franzese, Raffaello, Mondadori Arte, Milano 2008. ISBN 978-88-370-6437-2

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