San Pietro in Ciel d'Oro

quartiere di Pavia


Il quartiere di San Pietro in Ciel d’Oro è un quartiere di edilizia residenziale situato nella parte centro-occidentale di Pavia.[1]

San Pietro in Ciel d'Oro
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Lombardia
Provincia  Pavia
Città Pavia
Data istituzioneVIII secolo
Superficie0,11636 km²

Costruito dall'VIII secolo, ha un impianto quadrangolare irregolare delimitato a nord da Viale Nazario Sauro, a sud-ovest da Viale Giacomo Matteotti e a sud-est da Viale XI Febbraio.

Descrizione

modifica

Sull’affaccio di Viale Giacomo Matteotti sono concentrati gli studi medici-architettonici e la Casa di riposo Pio Albergo Pertusati'. All’incrocio con viale XI febbraio vi è Palazzo Devoti, la caserma militare, il palazzo dell’INCIS e la casa dell’IACP che fronteggia Porta Milano. La zona settentrionale è caratterizzata da una forte pendenza dovuta alla presenza delle Mura Spagnole. In essa, così come nell’area occidentale, vi sono diversi studi giuridici-architettonici e parcheggi ed è concentrata la zona residenziale. L’interno è presieduto dalla Piazza San Pietro in Ciel d’Oro (da cui il nome del quartiere) con l’omonima basilica e il convento dei padri agostiniani ad essa limitrofo. Sul lato opposto si ha invece il Comando Provinciale dei Carabinieri situato nel Palazzo dei Padri lateranensi in stile barocco. Procedendo poi in senso antiorario: la casa dell’INCIS, Casa Milani e casa Castelli.


Il quartiere è stato oggetto delle modifiche imposte dal nuovo Piano Regolatore del 1938. Il concorso nazionale, indetto nel 1932, si riproponeva di: riordinare le viabilità, colmare la mancanza di strutture essenziali, risolvere i problemi di igiene soprattutto lungo i quartieri vicini al Ticino (soggetti a inondazioni),l’ammodernamento del sistema fognario, conservare il centro storico e assolvere alle nuove esigenze dovute all’incremento demografico subito dopo la grande guerra. Il concorso, giudicato solo due anni più tardi nel 1934, vide al primo posto il piano regolatore Motto Regisole n.38[2] dell’architetto Carlo Morandotti; al secondo posto l’ingegnere Carlo Alberto Sacchi e gli architetti Ferdinando Reggiori e Umberto Sabbioni con il Motto Papia Mirabilis 111[3]. Infine al terzo posto il Motto Caesar 1947[4] degli ingegneri Camillo Bianchi e Giuseppe Gazzaniga e dell’architetto Mario Bacciocchi.

In modo particolare il quartiere fu citato nel piano di ripristino e riqualifica Motto Papia Mirabilis 111 che prevedeva un approccio storicistico volto alla preservazione degli edifici come il Duomo di Pavia, San Michele, e le absidi di San Pietro in Ciel d’Oro da arbitrarie demolizioni e compromissioni.

Compare inoltre nel Piano Regolatore e d’ampliamento del 1938-1941 dell’UTC a cura dell’ingegnere Astori. Egli infatti, per volere del podestà, prese il posto dell’architetto Morandotti (a seguito della sua rinuncia nel 1937 al piano Regisole n.38) e rifacendosi a un piano precedente del 1913 redatto dall’UTC prevedeva di sistemare due strade di accesso alle absidi di San Pietro in Ciel d’Oro.

Casa dell’INCIS

modifica
 

L’Istituto Nazionale Case per Impiegati Statali operò a Pavia tra il 1928 e il 1930, in particolar modo nell’area tra il Castello Visconteo e la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, fino al ridosso del bastione delle Mura Spagnole. La costruzione di una residenza in modo specifico comportò la demolizione del preesistente fabbricato tra il castello e la cosiddetta ‘Cittadella’ che includeva la basilica.

Il progetto della Casa dell’INCIS presenta tre strutture di forma parallelepipeda di diversa altezza e profondità sviluppate su quattro piani tra la Piazza San Pietro in Ciel d’Oro e viale Nazario Sauro. Lo stile è tipico del Ventennio con accenni razionalisti. È costituita da paramenti lisci alternati a quelli in intonaco con motivi rinascimentali e a quelli in mattone. I piani superiori hanno fasce scolpite a bassorilievi, colonne, riquadri e incorniciature per le finestre. Il prospetto con l’affaccio sulla basilica romanica presenta decorazioni in cotto e aperture distinte da una cuspide orientaleggiante. Fu fortemente criticata dalla Sovrintendenza dell’arte medievale e moderna di Milano come “... di un’architettura infelice, anzi ridicola..[5].”come offesa alla basilica romanica. Tale diatriba con l’INCIS si concluse grazie all’intervento del Comune che ordinò di porre un’alta vegetazione nella piazza per nascondere la casa “brutta e sgraziata[5]” .

  1. ^ Vittorio Prina, 2003, p.124-126
  2. ^ Musei Civici e Archivio Storico Civico, 1988, 98-99
  3. ^ Musei Civici e Archivio Storico Civico, 1988, 100
  4. ^ Musei Civici e Archivio Storico Civico, 1988, 101-102
  5. ^ a b Musei Civici e Archivio Storico Civico, 1988, p.253-254

Bibliografia

modifica
  • Musei Civici e Archivio Storico Civico, Pavia Materiali di storia urbana il progetto edilizio 1840-1940, Edizione Mediche Italiane, 1988.
  • Vittorio Prina, Pavia Moderna. Architettura moderna in Pavia e Provincia 1925-1980, Edizioni Cardano, 2003.

Voci correlate

modifica

Collegamenti esterni

modifica

http://www.paviaedintorni.it/temi/arteearchitettura_file/artearchitettura_chiesepavia_file/EXCULTO/descrizione_chiesepaviaexculto_teodoroebiagio.htm