Siamak Pourzand

giornalista iraniano

Siamak Pourzand (17 settembre 193129 aprile 2011) è stato un giornalista e critico cinematografico iraniano, imprigionato dalle autorità iraniane e morto suicida agli arresti domiciliari[1][2][3].

Biografia modifica

Corrispondente dagli Stati Uniti per il giornale Keyahn, intervistò Richard Nixon, raccontò il funerale di John F. Kennedy,[4] fondò un centro culturale a Teheran.[5] Scrisse inoltre per la rivista francese Cahiers du cinéma.[4]

Nel 1998 raccontò i funerali di Darius e Parvaneh Forouhar, due intellettuali oppositori del governo e uccisi nella capitale iraniana.[4] Il 24 novembre 2001 venne rapito dagli agenti di sicurezza e torturato per farlo confessare in diretta TV[6] crimini non commessi.[7] Il 3 maggio 2002 venne condannato a 11 anni di carcere; brevemente rilasciato in occasione dell’arrivo di una delegazione europea a Teheran,[4] tornò in prigione nel marzo 2003.[7]

Ripetutamente ricoverato in ospedale per più infarti (trattenuto con catene a mani e piedi) nel 2004, due anni dopo le autorità concessero gli arresti domiciliari.[7]

La figlia di Pourzand, Neda Soltan, venne uccisa durante le proteste post-elettorali del 2009-2010.[4]

Siamak morì suicida il 29 aprile 2011, gettandosi dal sesto piano della casa dove abitava,[8] lontano dalla moglie Merhangiz Kar (avvocato per i diritti umani, arrestata ed esiliata).[9][10] Ufficialmente per "depressione".[11]

La famiglia chiese la sepoltura nel cimitero Behesht-e Zahra di Teheran, riservato agli artisti. Le autorità si opposero, perché “Pourzand ha vissuto ed è morto in maniera antislamica”.[11]

Premi modifica

Ricevette il Premio Oxfam Novib/PEN nel 2002.[12]

Note modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN1702150203814803250001 · GND (DE1137647175