Siddhi

concetto della religione induista

Siddhi è un termine sanscrito, utilizzato all'interno dell'Induismo e del Buddhismo tantrico, che può essere grossolanamente tradotto in "potere spirituale" o "abilità psichica". Esso deriva dalla radice sidh (lett. "compiere", "raggiungere") e, nelle diverse tradizioni filosofiche e religiose indiane, ha assunto vari significati quali "potere", "perfezione mistica", "perfezione e compimento ultimo della vita", "perfezione".

Queste capacità possono essere innate, o venire raggiunte grazie ad austerità e pratiche mistiche.

Nello yoga si distinguono tradizionalmente otto (ashta) tipi di siddhi (anche se lo Yoga Sūtra di Patañjali, ne analizza 68), divisi in tre categorie:

  • Siddhi della conoscenza: garima/prapti (onnipresenza) e prakamya (perfezione dei desideri).
  • Siddhi del potere: isitva (supremazia sulla natura), vasitva (controllo delle forze naturali) e kama-avasayitva (completa soddisfazione).
  • Siddhi del corpo: anima (diventare piccoli come un atomo), mahima (diventare infinitamente grandi), laghima (levitazione).

Nonostante la natura celeste delle siddhi, esse sono considerate molto pericolose per gli aspiranti spirituali, data l'estrema facilità con la quale lo sviluppo di questi poteri può comportare una crescita dell'ego, dell'orgoglio e della vanità, qualità che ostacolano il cammino dell'aspirante verso il fine ultimo del Samādhi.[senza fonte]

La siddhi suprema (parasiddhi), superiore a tutte le altre, è la realizzazione del Sé.

In alcune tradizioni dell'induismo, Siddhi viene personificata come una figlia del dio Brahma e sposa di Ganesha[1]

Note modifica

  1. ^ Yuvraj Krishan, The Origins of Gaṇeśa, in Artibus Asiae, vol. 43, n. 4, Artibus Asiae Publishers, 1981–1982, pp. 285–301, DOI:10.2307/3249845, JSTOR 3249845.

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