SolarAid

organizzazione internazionale caritativa nel mercato sostenibile per luci solari in Africa

SolarAid è un'organizzazione internazionale caritativa che opera per creare un mercato sostenibile per luci solari in Africa. In linea con il Sustainable Development Goal 7: "Assicura l'accesso ad accessibile, affidabile, sostenibile e moderna energia per tutti"; l'organizzazione ha lo scopo di ridurre la povertà globale e il cambiamento climatico fornendo accesso alla luce solare per comunità rurali. SolarAid possiede interamente l'impresa SunnyMoney,[1] il più grande venditore di luci solari in Africa.[2] SolarAid è stata fondata da Solarcentury, una società di energia solare con sede nel Regno Unito.

SolarAid
Fondazione2006
FondatoreJeremy Leggett
Sede centraleBandiera della Gran Bretagna Londra
Area di azioneAfrica
Sito web

SolarAid ha lo scopo di illuminare ogni casa, scuola e clinica in Africa entro il 2030, usando energia solare sicura e pulita. L'impresa caritatevole, SunnyMoney, opera in Zambia e in Malawi.[1] SolarAid opera anche tramite partner in Uganda e Senegal nell'Africa occidentale.[3]

Riconoscimenti

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SolarAid ha ricevuto il Global Impact Award di Google del 2013,[4] un Premio di per Attività Sostenibili del 2013 da parte del Guardian[5] e il premio Ashden Gold Award per il 2013.[6]

  1. ^ a b Home | SunnyMoney - Life is Getting Brighter, su www.sunnymoney.org. URL consultato il 5 giugno 2019.
  2. ^ (EN) Small Charity Beats Oil Giant, Becomes Largest Seller of Solar Lights in Africa, su TreeHugger. URL consultato il 5 giugno 2019.
  3. ^ (EN) Ashden Awards winner SolarAid makes solar lights available in rural Senegalsito=Energy For Impact, su energy4impact.org. URL consultato il 5 giugno 2019.
  4. ^ Google Dot Org, su www.google.org. URL consultato il 5 giugno 2019.
  5. ^ (EN) Lorna Thorpe, SolarAid: providing a brighter future for African villages, in The Guardian, 16 maggio 2013, ISSN 0261-3077 (WC · ACNP). URL consultato il 5 giugno 2019.
  6. ^ (EN) SolarAid | Ashden Award Winner 2013, su Ashden, 30 maggio 2017. URL consultato il 5 giugno 2019.

Collegamenti esterni

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