Quartiere di San Paolo: differenze tra le versioni

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L'area della piazza Grande, come detto ben presto divenne uno dei fulcri principali di Chieti, intitolata nel 1861 a Vittorio Emanuele II, e poi di nuovo durante il fascismo a San Giustino di Chieti. L'area del quartiere di Colle San Paolo - Colle Gallo era delimitata dalle mura lungo via Arniense, Largo Cavallerizza, viale Asinio Herio, via dei Vezii, i principali ingressi erano Porta Bocciaia allo sbocco di via Arniense su via Silvino Olivieri, secondo altri in via dei Crociferi, la seconda Porta Zunica a tre fornici introduceva alla piazza, l'ultima Porta Nubiculis (o Santa Caterina), introduceva al rione San Gaetano da via Asinio Herio.
 
=== Largo del Pozzo, sede del potere ===
== Monumenti ==
L'attuale Piazza Giangabriele Valignani, così intitolata al ricco patrizio teatino corridore della Formula 1 negli anni '30 del Novecento, in passato era detta Largo del Pozzo, in dialetto "lu Pozze", o anche Piazza Teatro. Il termine del pozzo fa riferimento alla presenza di una cisterna sotterranea del I secolo a.C., sopra cui furono edificati il Palazzo dell'Università dei Valignani di Vacri, la sede del potere e del parlamento cittadino, e il complesso monastico di San Domenico, andato demolito nel 1913-14 insieme al palazzo accanto. Il potere politico era detenuto dal ricco e potente casato di origini napoletane dei Valignani, i quali possedevano non solo il palazzo sulla piazza, ma anche uno stabile in Piazza Grande (oggi piazza San Giustino), rifatto nell'attuale Palazzo d'Achille, e un altro in via Cesare de Lollis (ex via dello Zingaro), una casa-torre con merlature.
[[File:Alessandro Valignano 2.jpg|thumb|left|Alessandro Valignani, istituì a Chieti il Collegio dei Gesuiti]]
La piazza era anche il centro religioso amministrativo, benché il Duomo si trovasse poco più a nord sul Colle Gallo; di fatti dal XV secolo si ha la menzione del vescovo Nicola Antonio Valignano, il quale fece edificare la torre monumentale quattrocentesca, e si presume che vi fosse anche il palazzo arcivescovile, a completare il triangolo di potere di questo casato, che aveva la gestione politico temporale, spirituale (per l'insediamento nella cronotassi dei vescovi dell'Arcidiocesi Teatina), ed economico, perché avevano il diritto di controllo delle rendite su vari feudi sparsi sui borghi nella vallata del Pescara;non solo, controllavano gli accessi dei traffici delle merci e dei viandanti alle porte di Chieti mediante delle gabelle, e dal XVII secolo mediante il padre [[Alessandro Valignano]], questa famiglia ebbe una certa influenza sugli ordini religiosi presenti a Chieti, poiché padre Alessandro fece istituire accanto il Palazzo dell'Università il Collegio dei Padri Gesuiti, con l'attigua chiesa di Sant'Ignazio di Loyola, vale a dire il Palazzo Martinetti Bianchi e l'attiguo [[teatro Marrucino]], poiché i Gesuiti furono cacciati da Chieti nel 1767 con regio decreto.
 
I Gesuiti furono molto influenti a Chieti, e nel campo dell'educazione giovanile, si contesero i rampolli dei patrizi con i Padri Scolopi di San Giuseppe Casalanzio, stanziati poco più a sud della Strada Grande (l'attuale corso Marrucino), che avevano sede in un complesso monastico accanto la chiesa di Sant'Anna, attuale chiesa di San Domenico Nuovo con l'attiguo Convitto nazionale "Giambattista Vico".
[[File:Teatro Marrucino Chieti.jpg|thumb|Teatro Marrucino, ricavato nel 1818 dall'ex chiesa di Sant'Ignazio dei Gesuiti]]
Per mantenere il primato oligarchico, e per ottenere la legittimazione di lunga durata da parte della comunità, era necessario che il lignaggio intero manifestasse continuamente i tratti d'identità familiare e civica forte, capace di dipanare le maglie del proprio potere tra i diversi aspetti della vita collettiva cittadina. Nel corso del XVI-XVII secolo molti furono i palazzi costruiti dai Valignani e dalle altre famiglie nei diversi rioni: nello spazio della Strada Grande, oggi Corso Marrucino, che divideva i singoli rioni, l'influenza della famiglia si misurava nella possibilità di cedere da privati cittadini, alcune delle loro residenze alle autorità municipali. La casa fatta costruire all'inizio del Cinquecento sulla piazza principale, accanto la [[Cattedrale di San Giustino]], era affittata come abitazione per il Preside della Regia Udienza Provinciale. L'immobile che si affacciava su Largo del Pozzo era invece la sede parlamentare fino al 1630, quando i Valignani lo ricomprarono dall'Università. Questo palazzo è semicrollato nel 1913 circa per un cedimento del terreno, e vi è stata costruita al suo posto la sede della Banca d'Italia, mentre il palazzo su Piazza San Giustino è stato ampiamente ristrutturato, oggi noto come Palazzo d'Achille, sede municipale di Chieti.
 
Nessun'altra famiglia poteva vantare di aver messo a disposizione della collettività i propri palazzi: era un privilegio saldamente controllato da chi era al vertice della gerarchia, altra prerogativa fondamentale dei Valignani era che essi prestavano denaro al municipio, diventando creditori della città, e dunque esercitando il potere economico per eccellenza. Nel 1625 il camerlengo Pietro Valignani si impegnò di prima persona a pagare alcuni debiti del municipio, alcuni mesi dopo quando il suo mandato scadette, il fratello Giovanni Andrea impose all'assemblea di saldargli il dovuto con la cessione del ricavato alla gabella della carne. Nel 1585 Giovanni Andrea aveva svolto l'incarico di mediatore nell'accordo tra l'Università Teatina e Ferrante da Palma per un prestito di 7000 ducati. Nel 1574 il fratello Ascanio Valignano aveva offerto una casa di sua proprietà per saldare un debito che Chieti aveva con la corte papale. L'affitto e la gestione delle gabelle civiche fu un altro mezzo dei Valignani per esercitare il controllo totale, particolar e fu il caso di Giovan Battista e il fratello Valerio Valignani per l'affitto nel 1643 per 1300 ducati.
 
Con il mezzo degli statiti comunali, si potevano modificare periodicamente i metodi di gestione delle gabelle, e coloro che sceglievano il modo di tassazione erano gli stessi patrizi del Parlamento, che poi diventavano automaticamente gabellieri, e ciò si svolse non senza contrasti interni, che spesso mettevano in debito la municipalità di Chieti. I Valignani non vennero direttamente coinvolti in questi debiti, e anzi gestivano una parte delle finanze pubbliche attraverso la compravendita dei territori feudali appartenenti alle Università che al momento necessitavano di liquidità.<br/>Nel 1636 Giovan Battista Valignani s'offrì di acquistare Villa Reale (oggi Villareia di [[Cepagatti]]) e Socceto, impegnandosi a versare il denaro pattuito in contanti direttamente alla Regia Cassa, per saldare una parte delle tasse municipali. Nello stesso anno Carlo Valignano prese in affitto le entrate dei feudi di [[Filetto (Italia)|Filetto]], [[San Martino sulla Marrucina]] e [[Vacri]].
 
Come si è visto con Colantonio Valignani, questa famiglia seppe allacciare rapporti con la diocesi di Chieti, tra le più influenti d'Abruzzo. I membri della famiglia al Parlamento, per elezione del consiglio, furono economi e procuratori della Cattedra e di altre chiese della città, e dell'ospedale dell'Annunziata, mentre altri furono scelti presso la corte papale, soprattutto in occasione della creazione del pontefice [[Papa Paolo IV]] (1555), per cui fu inviato Giovanni Andrea Valignani. Il fratello Ascanio Valignani di recò a Roma nel 1577 per sollecitare il pontefice [[Gregorio XIII]] a inviare somme per restaurare la Cattedrale. Il gesuita Padre [[Alessandro Valignano]], fratello di Giovanni Andrea e Ascanio, e Visitatore generale delle Indie Orientali, contribuì definitivamente a far entrare la famiglia Teatina tra le grazie papali, e tra il prestigio dei patrizi Romani.<br/>Nella seduta parlamentare del 9 luglio 1628 Giovanni Andrea Valignani segnalò ai suoi colleghi addirittura la presenza di nuovi santi compatroni di Chieti, come [[Sant'Ignazio]], e [[San Francesco Saverio]], e ciò si evince anche dal fatto che a Chieti fu istituito il Collegio dei Gesuiti con chiesa annessa, oggi visibili nella struttura del [[teatro Marrucino]] (ex chiesa), e nel Palazzo Martinetti Bianchi (ex collegio). Nessun parlamentare si oppose, e a Chieti venne fondata la Compagnia del Gesù, anche in virtù dei caldeggiamenti di Padre Alessandro Valignani, anch'egli gesuita.
 
In virtù di questi poteri acquisti anche nel territorio religioso, i Valignani presero a decidere i parroci dei loro feudi di Turri, una delle loro baronie più occidentali, a confine con [[Alanno]] e Casauria; ciò significa che i Valignani imponevano alla corte arcivescovile, senza obiezioni, le conseguenze del proprio consuetudinario parlamentare nelle terre di loro proprietà.
 
=== Da Largo del Pozzo a Piazza Giangabriele Valignani ===
L'attuale denominazione della piazza fu raggiunta negli anni '30 del Novecento. In fotografie storiche la piazza si presentava ad aspetto triangolare, a nord vi era l'interruzione con Via Ulpia, ossia la parte settentrionale del corso Marrucino, con la scalinata della chiesa di San Francesco d'Assisi, che andava a incrociarsi con via Arniense. Le abitazioni, di cui è possibile tracciare una mappa grazie a disegni settecenteschi, e dei piani regolatori della seconda metà dell'Ottocento per il risanamento della città, erano la Casa Francese e l'ex chiesa di San Giovanni Battista dei Cavalieri di Malta, che dava il nome a tutto il rione settentrionale e orientale di Porta Monacisca.
[[File:Chieti, Palazzo Arcivescovile.jpg|thumb|280pX|Palazzo arcivescovile e piazza Valignani in notturna]]
Vi erano due biforcazioni, via dello Zingaro, così dedicata al pittore e scultore molisano Antonio Solaro Di Zinno detto "lo Zingaro" perché viaggiò sempre per committenze, attualmente la strada è Via Cesare de Lollis, in ricordo dello studioso di Casalincontrada (CH), e poi l'ex via degli Orefici, poi reintitolata ad Asinio Pollione, così denominata per la presenza di varie botteghe di gioiellieri, di cui resta la gloria della Gioielleria Fasoli (XIX secolo). Un'icona votiva della Madonna col Bambino posta su un muro, risalente al XVII secolo, presenta un rosario a gioielli, in segno di protezione verso gli artigiani.<br/>I lavori del primo Novecento previdero la demolizione degli edifici che ostruivano il passaggio da Largo del Pozzo alla via Ulpia, inoltre venne allargato il corso Marrucino sud (allora corso Galiani), con la demolizione di varie case popolari, tra cui lo sventramento quasi totale di Piazzale Giambattista Vico, di cui si conserva di originale solo il Palazzo Fasoli.<br/>Condomini e palazzi di gusto umbertino furono ricostruiti, come il Palazzo Croce, Palazzo De Felice, Palazzo Henrici, seguendo i canoni architettonici eclettici, di gusto neoclassico o liberty, il nuovo corso Marrucino fu inaugurato con la costruzione di due palazzi realizzati a mo' di apertura scenografica verso il cupolone di San Francesco: palazzo Francolise-Desiderio.
 
Il Palazzo dell'Università dei Valignani di Vacri era una modesta costruzione, molto monumentale, che occupava tutto l'isolato di Largo del Pozzo sud-est, via Cauta a piazza Umberto I, aveva impianto quadrato irregolare, gli interni con grandi sale, e la facciata decorata in stile semplice ottocentesco, con ordine regolare di finestre, e parte bassa fasciata in bugnato, e ordine di aperture per le botteghe, più l'apertura centrale ad arco a tutto sesto, di dimensioni maggiori. Stando sopra una grande cisterna romana sotterranea, il palazzo nel 1913 ebbe un cedimento e pertanto fu abbattuto, sicché si concordò con i Domenicani, da tempo impegnati in un lungo contenzioso contro la Prefettura di Chieti, la demolizione anche della chiesa di San Domenico per l'edificazione del Palazzo della Provincia, ancora inesistente, ma ospitato nella Prefettura, che dal 1860 stava nell'ex monastero domenicani, in piazza Umberto I.
 
Da una parte fu costruito il Banco di Napoli, poi Banca d'Italia con i caratteristici portici alla piemontese, dall'altra la chiesa storica di San Domenico andò per sempre distrutta, le quattro statue monumentali ospitate nelle nicchie della facciata furono spostate due nella facciata di San Francesco al Corso, altre presso la nuova chiesa di San Domenico che si trovava più a sud sul corso Marrucino, ex chiesa di Sant'Anna dei Padri Scolopi. Per fortuna il ciclo di affreschi due-trecenteschi che abbelliva l'interno della chiesa scomparsa fu staccato e conservato nel Palazzo Martinetti Bianchi, e dal 1976 fanno parte della collezione del Museo "Costantino Barbella".
 
== Architetture ==
{{vedi anche|Architetture di Chieti}}
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*[[Cattedrale di San Giustino]]
File:Chieti-City 2011-by-RaBoe-045.jpg|Prospetto
*Palazzo di Giustizia - Piazza San Giustino
File:Portalecattedrale.JPG|Portale di accesso dalla piazza
*Palazzo Mezzanotte - Piazza San Giustino - via Pollione
File:Chieti 11 (RaBoe).jpg|Torre campanaria e prospetto
*Palazzo Obletter - Piazza San Giustino - via Pollione
File:San Giustino - Interno.JPG|Interno
*Palazzo Sirolli e Palazzo d'Achille - Piazza San Giustino
File:Chieti 35 (RaBoe).jpg|Navata maggiore
*Palazzo Arcivescovile e Torre di Colantonio Valignano - Piazza G. Valignani
File:Chieti, cattedrale di San Giustino - Altare maggiore.jpg|Altare maggiore
*Palazzo Croce e De Felice - Corso Marrucino
File:Chieti 34 (RaBoe).jpg|Cripta
*[[Chiesa di San Domenico (Chieti)|Chiesa di San Domenico]] e Liceo classico "Giambattista Vico" - Piazzale Giambattista Vico
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*Palazzo Fasoli - Piazzale Giambattista Vico
*'''[[Cattedrale di San Giustino]]''': la Cattedrale di Chieti è un organismo architettonico che si presenta oggi come un palinsesto, frutto dei numerosi e continui rimaneggiamenti succedutisi dal tempo della fondazione altomedievale (VI secolo circa, quando era un monastero dedicato a Santa Maria Madre di Dio). Dopo la distruzione nell'801 di Pipino il Breve, nella guerra dei Franchi contro Longobardi di Benevento, la cattedrale fu ricostruita e dedicata a San Tommaso apostolo, per poi essere riconsacrata nel 1069 sotto il vescovo Attone I a San Giustino di Chieti. Sicuramente tra XIII-XV secolo la chiesa ebbe delle modifiche architettoniche che le fecero avere un aspetto gotico o romanico, ma oggi poco si è conservato per i rifacimenti barocchi, se non la torre campanaria di San Giustino, con il campanile rinascimentale di Antonio da Lodi.<br/>In età moderna, nel [[1607]] a causa dei dissesti che la chiesa subì per i terremoti, si decise di dare avvio a drastici lavori di ricostruzione quasi totale, che ne cambiarono l'originario aspetto gotico. Alla metà del [[XVII secolo]] la cripta trecentesca venne adeguata al nuovo linguaggio decorativo barocco, che previde un rivestimento in stucco con pitture, rimosso nel secondo dopoguerra ridando l'originale aspetto austero dell'ambiente.<br>La planimetria attuale risale al rifacimento dell'XI secolo dopo la distruzione avvenuta per mano di [[Pipino il Breve]], anche se la ricostruzione gotica ufficiale è testimoniata nel '300 (con lavori fatti nel 1269 per la chiesa di San Francesco), il campanile nei primi tre livelli risale al [[1335]], e l'ultimo con cuspide è del [[1498]].<ref>{{Cita web|url=http://www.giannidimuzio.it/cattedralediSanGiustinodiChieti.htm/|titolo=La Cattedrale di San Giustino|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160502000108/http://giannidimuzio.it/cattedralediSanGiustinodiChieti.htm|dataarchivio=2 maggio 2016}}</ref>Gli interventi più drastici vennero realizzati nella chiesa superiore dopo i danni del terremoto aquilano del 1703, che fece crollare la cuspide rinascimentale della torre campanaria. Dal [[1759]] al [[1770]] la chiesa fu completamente rinnovata in forme barocche, progettate dall'architetto Carlo Piazzola, che rispettò la pianta basilicale a croce latina.
*Palazzo della Provincia (Corso Marrucino-Piazza Umberto I)
[[File:Cripta San Giustino.jpg|thumb|La cripta gotica con il busto di San Giustino]]
*Tempietti romani e Tempio dei Dioscuri - Piazza dei Templi Romani
Le tre navate interne furono divise da pilastri quadrangolari in tre ariose campate ciascuna, coperte da volte a botte lunettata sul corpo centrale, e a cupolette sulle navatelle.<ref>{{Cita web|url=http://www.regione.abruzzo.it/xCultura/index.asp?modello=baroccoSchedaCH&servizio=xList&stileDiv=monoLeft&template=intIndex&b=menuBaro3152&tom=152/|titolo=Cattedrale di San Giustino|accesso=24 maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180305062859/http://www.regione.abruzzo.it/xCultura/index.asp?modello=baroccoSchedaCH&servizio=xList&stileDiv=monoLeft&template=intIndex&b=menuBaro3152&tom=152%2F|dataarchivio=5 marzo 2018|urlmorto=sì}}</ref>L'elemento che caratterizza di più l'interno è il dislivello tra le navate e il presbiterio, fortemente rialzato sulla cripta sottostante. Superato il dislivello si accede al profondo transetto coperto con l'abside semicircolare a cassettoni e lo sfavillio dorato dell'altare maggiore. L'uniformità dello spazio interno della chiesa è garantita da un alto cornicione modanato che corre lungo tutto il perimetro al di sotto del quale ritmano la parete lesene poco aggettanti.<br>Disposte ai lati della cupola si trovano la cappella di [[San Gaetano Thiene]] e quella dell'Immacolata, che custodiscono tele del pittore Ludovico de Majo e di Saverio Persico. Altre due cappelline si trovano a destra e a sinistra dell'abside: la cappella "Mater populi Teatini" con la preziosa stata lignea rinascimentale e altare del 1695 e la cappella di San Giustino con busto argenteo del santo, poiché quello originale di [[Nicola da Guardiagrele]] (XIV secolo) è stato trafugato. Nella navata sinistra si trova la cappella del Sacramento. organismo voltato a cupola in stile neorinascimentale del 1881, con tela del pittore Francesco Grandi. L'altare maggiore è decorato da un [[paliotto]] marmoreo del 1798 di scuola napoletana; la pala maggiore raffigurante ''Incredulità di San Tommaso'' è opera di Saverio Persico. Completano la decorazione parietale e l'arredo liturgico numerose altre opere d'arte come gli affreschi ottocenteschi della volta, il fonte battesimale in [[porfido]] di [[Verona]] del 1599, il coro ligneo del 1769 di [[Ferdinando Mosca]].
*Palazzo delle Poste - via Fratelli Spaventa
 
*Chiesa di San Gaetano Thiene - Via Giacinto Vitacolonna
[[File:Mount of the Dead Brotherhood (Chieti, 2017).png|thumb|Interno del Sacro Monte dei Morti]]
 
*'''Cappella del Sacro Monte dei Morti''': si trova dentro la Cattedrale, accessibile dalla cripta gotica oppure dal Palazzo del Seminario Diocesano in piazzetta Zuccarini, lungo via Arniense. Le vicende storiche della chiesetta sono connesse all'Arciconfraternita omonima. Le fonti della confraternita sono la ''Historia'' di Girolamo Nicolino, nella "Storia degli uomini illustri" del Ravizza e un opuscolo di Luigi Vicoli (1859). La confraternita è una delle più antiche, insieme a quella di [[Santa Maria di Costantinopoli]] presso la [[chiesa di Santa Chiara (Chieti)|chiesa di Santa Chiara]]; il suo nome è indissolubilmente legato all'organizzazione della processione del [[Venerdì santo]]. Il piccolo oratorio si sviluppò nell'[[XI secolo]] per accogliere le reliquie di San Giustino, grazie alle donazioni del conte Drogone e del vescovo Rainolfo, istituendo delle messe quotidiane in suffragio dei morti, da celebrarsi presso l'altare del santo patrono. Nel [[1578]] [[Papa Gregorio XIII]] dichiarò privilegiato l'altare suddetto, favorendo la costituzione formale del Monte che, sempre annesso alla cappella di San Giustino, fu fondato a tutti gli effetti nel [[1957]], presso l'altare di "Santa Maria Succrre Miseris", vicino a quello del Patrono, grazie al cospicuo lascito di Pietro Antonio Gigante, capitano delle milizie cittadine.<ref>{{Cita web|url=http://www.infochieti.it/prg/arte/sacromontedeimorti.htm|titolo=Oratorio del Sacro Monte dei Morti|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.today/20131203052201/http://www.infochieti.it/prg/arte/sacromontedeimorti.htm|dataarchivio=3 dicembre 2013}}</ref>Nel 1603 sotto il camerlengato di Girolamo Valignani e Giuseppe de Letto, fu eseguita la volontà del testatore, innalzando una cappella presso la cripta trecentesca. La costruzione inizialmente era modesta, sebbene nel 1648 l'arcivescovo Stefano Sauli autorizzasse l'istituzione della Confraternita. Nel 1666 fu costruita la tomba monumentale per il Capitano Gigante. Nel [[1711]] furono terminati i lavori di rifacimento barocco, mostrando l'oratorio nelle sue fattezze attuali. Nel 1846 fu sistemata la scala di accesso.<br>L'aula rettangolare con volta lunettata e due finestre strombate, ha proporzioni armoniose grazie ai rapporti di lunghezza-larghezza; la cappella è ricoperta da stucchi ad altorilievo, costoloni, festoni, medaglioni, riquadri, statue. La decorazione ricalca il tema della [[passione di Cristo]] seguendo le scene più importanti tratte dai ''Vangeli''. La piccola pala d'altare mostra la Vergine col Bambino che soccorrono le anime del [[Purgatorio]]; l'opera è di scuola napoletana, vicina al Solimena. Quanto agli stucchi, l'apparato decorativo fu opera di Giovan Battista Gianni: lungo i lati maggiori ci sono gli scranni del coro, realizzati in noce, come ben rilevano gli elementi ornamentali e la linea neoclassica del manufatto.
[[File:Palazzo del Tribunale Chieti.jpg|thumb|Palazzo di Giustizia nel 2010]]
*'''Palazzo di Giustizia''': si tratta di una ricostruzione dei primi anni '20 del Novecento sul lato occidentale di Piazza San Giustino, eretta sopra altre abitazioni che furono la residenza del Giustiziere Regio e del Governatore di Chieti sino al XIX secolo per conto dei Borbone, affacciata sul lato ovest di Piazza San Giustino, di un palazzetto più piccolo, dove si tenevano le Regie Udienze. Danneggiato in parte nel 1943, e poi dal terremoto del 2009, nel 2017 è stato riaperto alla presenza dell'ex Ministro della Giustizia Andrea Orlando. Vi si tenne nel 1926 il processo contro gli assassini del deputato socialista Giacomo Matteotti, e Chieti fu scelta come tranquilla cittadina di provincia da Vittorio Emanuele III. Il palazzo rispecchia i canoni dello stile neogotico sobrio, a pianta rettangolare, con facciata decorata alla base da porticato loggiato ad archi leggermente a sesto acuto, e ordine di tre livelli, scanditi sia da cornici marcapiano che da semplici paraste, con in ogni settore una monofora a tutto sesto. La cornice della sommità del palazzo ad archetti pensili, ripropone il modello rinascimentale del teramano, con piccoli cammei policromi posti al centro di ciascun archetto. Vi hanno sede gli Uffici del Tribunale, della Corte d'Assise, la Pretura e la Conciliazione.
[[File:Palazzo Mezzanotte in Chieti (2017).jpg|thumb|Palazzo Mezzanotte]]
*'''Palazzo Mezzanotte''': da non confondere con il palazzo in Largo Sant'Agata, si affaccia su Piazza San Giustino, ed è stato realizzato in stile neorinascimentale nei primi anni del Novecento, abbattendo i tre archi di Porta Zunica, uno degli ingressi murati alla città. Il palazzo ha pianta quadrangolare con quattro avancorpi laterali a forma di torrioni. Divenne famoso perché dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, ospitò il maresciallo Pietro Badoglio, e immediatamente dopo il comando tedesco quando Chieti venne occupata militarmente. Sorge sull'area di Porta Zunica, o dei Tre Archi, che componeva la cerchia muraria. Il palazzo ha facciata scandita da un rigoroso ordine geometrico, con un porticato ad archetti, dei quali quelli delle due torri angolari sono inquadrati da fasce in bugnato liscio.<br/>Gli avancorpi centrali del lato piazza e di Largo Cavallerizza sono retrocessi rispetto alle due torri angolari, e sono tagliati orizzontalmente da cornicione marcapiano con trabeazione che corre lungo tutto il perimetro, anche delle torri. Un'ulteriore cornice con balconata si trova tra il pianterreno e il primo piano del lato piazza. L'ordine delle aperture è molto semplice, con semplice cornice, e ciascuna è inquadrata da una parasta a capitello corinzio. L'interno del palazzo è preceduto da un chiostro centrale quadrato, e gli appartamenti sono voltati a crociera.
[[File:Palazzo Obletter, Chieti.jpg|thumb|Palazzo Obletter e parte dell'avancorpo di Palazzo Mezzanotte]]
*''Palazzo Obletter''': situato tra Piazza San Giustino e via Arcivescovado, è un'elegante costruzione a blocco quadrangolare leggermente allungato su via Arcivescovado. Si tratta della costruzione di primo Novecento degli Obletter del sud Tirolo, l'interno è dotato di scalone monumentale che porta ai piani superiori, e agli appartamenti riccamente decorati con scene a genere mitologico e stucchi vari. l'esterno è fasciato negli angoli da bugne, così come il bugnato insiste sul pianterreno, che mostra tre archi a tutto sesto sul lato piazza, e due sui lati laterali. Un cornicione divide il settore col primo piano, ornato da tre finestre semplici, il secondo piano ha tre finestre in asse, molto più decorate da cornici con architrave a timpano sormontate da volute e mensole a rilievo, in stile neoclassico.
[[File:Palazzo Sirolli (Chieti).JPG|thumb|180px|left|Palazzo Sirolli]]
[[File:Chieti, Torre del Palazzo Arcivescovile.jpg|thumb|180px|Torre quattrocentesca del palazzo arcivescovile]]
*'''Palazzo Sirolli - casa di Giovan Battista Spinelli''':ultimo edificio di rilievo di Piazza San Giustino, accanto il Palazzo d'Achille. Fu costruito nel XVI secolo, appartenente a Sante Spinelli, padre di Giovanni Battista Spinelli, famoso pittore barocco abruzzese. Dal 1900 al 1902 ospitò la stazione ferroviaria e della filovia. Il nome attuale proviene dalla famiglia Sirolli Pulieri, di cui un ramo si trasferì nel palazzo baronale di Altino, e fece fortuna anche a Chieti. Nell'ordine, i Sirolli abruzzesi furono Armando Sirolli Pulieri (1904-1998), Camillo Sirolli (1926-2009), e con Maria Cristina la famiglia si spostò a Roma. Il palazzo ha stile settecentesco, posto a fianco Palazzo d'Achille, con alla base di pregio un grande portale fasciato in bugne in modo da creare una cornice coronata, mentre delle semplici cornici dividono il lato piazza in tre settori a finestre.
 
*'''Palazzo d'Achille''': si trova in Piazza San Giustino, sul lato orientale, accanto l'abside della Cattedrale, all'imbocco di via Chiarini (ex via del Popolo). Risale a un'antica struttura usata dai signori Valignani di Chieti sin dal XVI secolo, profondamente modificata nei secoli successivi, sino a diventare sede municipale col plebiscito del 1860. L'aspetto attuale non permette di comprendere come fosse la struttura seicentesca, poiché la facciata è una sintesi delle linee sobrie neoclassiche e del neorinascimento per mezzo del bugnato presente sulla zoccolatura e sul pianterreno della facciata. Si apre un grande portale centrale a tutto sesto con cornice bugnata, affiancato da due finestre dello stesso stile, ma in scala ridotta.<br/>Una lunga balconata su balaustra corre al termine di questo piano, sovrastata da tre grandi finestre rettangolari con cornice semplice, sormontate da mensoloni, e ciascuna di esse inquadrata da due paraste in laterizio a capitello ionico. Sopra i mensoloni delle tre finestre si trova un altro cornicione marcapiano su mensole, sovrastato da tre finestre dello stesso stile, e con lo stesso motivo delle coppie di paraste. Lo stesso motivo ricorre sul lato di via Chiarini che si affaccia sul corso Marrucino, mentre lo stile cambia completamente nella facciata prospiciente il corso, assai semplice, con fascia di bugnato al pianterreno. Il palazzo è sede del Municipio, anche se è temporaneamente trasferita nel Palazzo della Banca d'Italia per inagibilità dopo il terremoto del 2009. Nel 2013 sono partiti i lavori di restauro, conclusi nel 2018, ma la sede comunale è ancora presso la Banca d'Italia sul corso Marrucino.
[[File:Chieti, Palazzo Arcivescovile 2.jpg|thumb|Palazzo arcivescovile, lato piazza Valignani]]
*'''Palazzo Arcivescovile e Torre di Colantonio Valignano''': affacciato su Piazza Giangabriele Valignani (ex Largo del Pozzo), antico centro civico del potere della cittadina, risalirebbe, come suggerisce la torre fatta edificare dal Cardinale Nicola Antonio Valignano, al XV secolo. In origine l'episcopio teatino si doveva trovare presso la storica cattedrale, poi fu spostato durante l'ascesa al potere di questo casato patrizio La torre che si trova su via Arcivescovado, è datata 1470, unico elemento superstite dell'antica struttura, e venne realizzata dentro le mura a scopo difensivo, in mattoni, con feritoie, e ricca fascia di merlature sulla sommità e coppelle. Il palazzo fu rifatto tra il 1592 e il 1607, e rimaneggiato anche nel XIX secolo, in occasione dei lavori si allargamento del Corso nel 1885. Di interesse la facciata principale, rifatta nel 1877, divisa in tre piani da cornicioni, con ordine di balconi in pietra che sovrastano i portali simmetrici del pianterreno. Le finestre invece seguono l'ordine neoclassico, a timpani alternati di forma triangolare e semicircolare.
[[File:Palazzo Durini (Chieti).JPG|thumb|270px|Palazzo Durini, sulla destra si scorge parte della torre dell'Arcivescovado]]
*'''Palazzo Durini''': sorge in Largo Costantino Barbella, ed appartiene alla famiglia di origini lombarde, venuta in città nei primi del '700, che tra gli uomini ebbe l'illustre Giuseppe Nicola Durini. Negli anni '90 del Novecento nel piazzale furono trovati alcuni reperti di antica domus romana, poiché il palazzo si trova nel rione di San Paolo, il cuore pulsante del foro romano dell'antica Teate dei Marrucini. Il palazzo ha impianto rettangolare con il chiostro interno dell'ingresso, da cui parte uno scalone che porta ai piani superiori. La facciata è semplice, divida orizzontalmente da cornice, con ordine di finestre modeste, solo quelle in asse col portale provviste di un balcone. Il portale maggiore è decorato da cornice a bugnato liscio.
[[File:Palazzo Henrici (Chieti).jpg|thumb|left|180px|Palazzo Henrici]]
*'''Palazzo Henrici''': si trova accanto la parte retrostante di Palazzo d'Achille, affacciato sul corso Marrucino. Si tratta di una costruzione del primo Novecento, rifatta su una preesistente (casa De Horatiis) demolita durante i lavori di adeguamento dell'ex via Ulpia, di cui si conservano alcuni ambienti interni voltati a botte. Ciò che interessa della struttura è l'eclettismo artistico con cui è stato realizzato l'esterno, in stile neogotico semplice, fasciato in bugne lisce, e con ordine di finestre bifore ad arco ogivale. Il palazzo ospita una scuola inglese per studenti collegiali fuori sede.
 
*'''Palazzo Tabassi''': sorge verso la fine del Corso Marrucino in direzione Piazza Trento e Trieste. Fu fatto edificare nel 1717 dalla famiglia Carosi, edificato sopra Casa Lanuti che su una casa di proprietà dei Crosi, di un tale Francesco Di Berardino, come appare nello strumento notarile del 20 marzo 1717. La casa Lanuti fu acquistata da don Girolamo Carosi, sorgente nel rione Fiera Dentro, ossia il piazzale della chiesa della Trinità, per distinguerlo dalla Fiera Fuori, nell'area della Civitella. Il palazzo era composto di due parti ben distinte fra loro che confinavano sul Corso per tutta la lunghezza della facciata. Il palazzo venne trasformato dalla famiglia Tabassi e trasformato in residenza gentilizia, divenne parte di una serie di edifici di rappresentanza delle storiche famiglie nobili di Chieti, come quelle dei Durini, Henrici de' Mayo, Valignani e Caracciolo. Accanto al palazzo sorgevano delle case appartenenti ai membri del ceto medio borghese, come i Mezzanotte, gli Anelli e gli Obletter; nel 1774 in una delle sale grandi del quarto superiore del palazzo, si ritrovò sulla volta della sala un affresco con uno stemma gentilizio dei Carosi, consistente nello scudo d'azzurro sul quale è impressa una testa di Moro riguardante una Cometa. Il palazzo confina per intero con via Cauta da un lato, dall'altro c'è Palazzo Trinchese con la piccola galleria, edificato sopra il Palazzo Ciavolich. Come i palazzi gentilizi di Chieti, ha grande portone ad arco tutto sesto fasciato in bugnato, da cui si accede al cortile, con scalone monumentale d'ingresso.
[[File:Chieti-City 2011-by-RaBoe-030.jpg|thumb|270px|Prospetto di palazzo de' Mayo]]
[[File:Palazzo de' Mayo-courtyard (Chieti).jpg|thumb|190px|Corte interna di palazzo de' Mayo]]
*'''Palazzo de' Mayo''': è uno dei palazzi più belli e suggestivi di Chieti, affacciato sulla piazzetta dei Martiri della Libertà (ex Largo San Domenico) lungo il Corso Marrucino. Edificio sei-settecentesco che testimonia un'originale architettura barocca abruzzese, sede della Fondazione CariChieti e sede museale della Cassa di Risparmio. Originalmente il palazzo era dei signori Costanzo, che lo ebbero da Giuseppe Valignani Duca di Vacri, che lo vendette nel 1788 ai Severino Saverio e Luigi Costanzo. Ai Costanzo venne venduta solo la casa della servitù, che faceva parte del grande complesso palaziato, ma dato che l'immobile era in degrado, tutto quanto venne acquistato e ristrutturato. Nel 1815 questioni di denaro tra Saverio Costanzo e un tal Celidoro Farina fecero in modo che il palazzo fosse diviso in due proprietà. Per questioni di debiti, il palazzo andò in mano a Levino de' Mayo nel 1825, che recuperò tutta la struttura per adattarla ad Intendenza di Provincia d'Abruzzo Citeriore; nel 1854 il palazzo passò al figlio Acindino, che lo ristrutturò nel 1884.<br/>Nel 1907 il palazzo fu requisito dal Prefetto per destinarlo al Comando di Divisione "Pinerolo", e sei anni dopo andò in eredità a Marianna e Corrado de' Mayo. Nel frattempo l'Intendenza era stata trasferita nel Palazzo della Prefettura posto accanto, ricavato dall'ex convento di San Domenico. Nel 1977 Laura de' Mayo propose il progetto di recupero totale dell'edificio, quando lo vendette alla Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti, che vi stabilì la propria sede.<br/>
[[File:Palazzo Olivieri (Chieti).JPG|thumb|left|Palazzo Olivieri, visto dall'incrocio del corso con viale Silvio e Bertrando Spaventa]]
I lavori durarono dal 1994 al 2004, quando venne creata la Fondazione CariChieti, che curò il restauro per via dell'architetto Carlo Mezzetti da parte del Presidente Mario Di Nisio. L'esterno è frutto di un vivace eclettismo artistico di tardo Ottocento, con un blocco affacciato sulla piazzetta dove si trova l'accesso, che immette al cortile, mentre un ordine di arcate a tutto sesto si snoda sul lato affacciato sul Corso. La balaustra è decorata da busti di uomini illustri, ossia i proprietari storici del palazzo. Con l'ultimo restauro del 2012 dopo il terremoto del 2009, il palazzo è divenuto sede di un Museo d'Arte con sale dedicate anche a mostre ed esposizioni varie. La collezione consta di 130 dipinti, sculture di 90 artisti del XX secolo, come l'Ortega, Sassu, Cremonini, Bodini, opere d'oreficeria comprese tra il XVII-XIX secolo. La collezione contiene anche opere degli abruzzesi Costantino Barbella e Francesco Paolo Michetti.
 
*'''Palazzo Olivieri''': si trova sul Corso Marrucino sud, affianca Palazzo Tabassi, e risale al XVII secolo, comprato dalla famiglia borghese originaria di San Valentino in Abruzzo Citeriore, il cui massimo personaggio storico fu il patriota Silvino Olivieri, incarcerato durante la repubblica francese del 1799. Il palazzo ha un aspetto tardo settecentesco, con classico portale ad arco a tutto sesto, fasciato a bugne, e con facciata scandita orizzontalmente da paraste, con ordine semplice di finestre. Un piccolo chiostro precede l'accesso al palazzo vero e proprio.
 
*'''Palazzo della Banca d'Italia''': la costruzione risale al 1920 circa, eretta sopra il Palazzo dell'Università dei duchi Valignani di Vacri, che crollò in parte a causa del cedimento del terreno del 1913, essendo stato costruito sopra una cisterna romana. Il palazzo infatti era di grande importanza, sede del parlamento Teatino, e poggiava sopra una grande cisterna romana del I secolo d.C., usata sin dai Marrucini come pozzo sacro (da cui l'antico toponimo del piazzale Largo del Pozzo), nonché usata come grande rimessa del grano per la plebe da usare durante le carestie. Crollato il palazzo, venne edificata la nuova costruzione in stile monumentale e tardo classico, affacciata su Piazza Giangabriele Valignani, con al pianterreno un ordine di cinque archi a tutto sesto fasciati in bugnato. Tali archi sono inquadrati da paraste in bugnato che scandiscono anche il livello superiore della facciata, con cinque finestre architravate a timpano alternato triangolare-curvilineo, ornate nelle cornici da motivi vegetali e capitelli corinzi, e delle quali quella centrale presenta un grande balcone centrale. La trabeazione dell'architrave di sommità della facciata poggia su mensoline, sovrastata da una balaustra balconata, suddivisa in asse con le paraste verticali che corrono lungo tutta la facciata, con capitelli compositi a foglia. L'accesso è dato da uno scalone, il soffitto del salone d'onore è affrescato.
[[File:Palazzo del Governo, sede della Provincia -2015.jpg|thumb|270px|Palazzo della Provincia, e parte, sulla destra, del cortile di palazzo de' Mayo. Il palazzo ricalca perfettamente l'area di edificazione della storica chiesa di San Domenico]]
*'''Palazzo del Governo e della Provincia di Chieti''': sorgente sul Corso Marrucino, accanto la Banca d'Italia, la Prfeettura Regia di Chieti d'Abruzzo Citeriore fu istituita nel tardo Ottocento, trasformando il convento di San Domenico, e nel 1913 l'edificio della nuova Prefettura venne completato affacciandosi sul Corso, abbattendo la chiesa rimasta. La costruzione del palazzo fece parte del piano di qualificazione della strada grande di Chieti, che proprio all'altezza del sagrato della chiesa si restringeva notevolmente. Il convento era molto antico, risalente alla metà del XIII secolo, e fu uno dei maggiori centri di vita religiosa Teatina, i frati vi crearono una farmacia ricca di medicinali, forniti ai poveri, una copiosa biblioteca, andata perduta, e una scuola di novizi. Con decreto del 1808 di Gioacchino Murat, il convento fu soppresso, i Domenicani ripartiti in case monastiche della Provincia, l'edificio destinato ad alloggio degli uffici dell'Intendenza d'Abruzzo Citeriore, e la chiesa venne concessa alla Confraternita del Santissimo Rosario.<br/>In vista dei progetti del 1885 di allargare la strada del Corso Gagliani, come si chiama allora il Marrucino, nel 1913 la chiesa venne abbattuta, poiché la Confraternita per vent'anni si oppose in ogni maniera alla distruzione, finché non accettò il trasferimento nel Collegio di Sant'Anna degli Scolopi, che attualmente porta l'intitolazione a San Domenico al Corso. La monumentale facciata sul Corso è opera dell'ingegner Giulio Mammarella, che realizzò anche i portici, conclusi nella realizzazione nell'anno 1928. Durante gli scavi per la costruzione vennero scoperti anche fondaci e cisterne d'epoca romana, poiché l'antico Corso di Chieti era la via Tecta, accessibile dal vicino Palazzo de' Mayo.<br/>
[[File:Palazzo Croce (Chieti).jpg|thumb|Palazzo Croce, lato Piazzale Giambattista Vico]]
Il palazzo ospita la Provincia e la Prefettura di Chieti, la facciata sul Corso è scandita alla base da un ampio porticato ad archi, scanditi da grosse colonne-pilastri in bugnato grezzo, con sorta di capitello circolare ornato da festoni floreali e frutti. Dagli zoccoli che si innalzano dal mensolone della cornice marcapiano, si trovano gli altri due settori del palazzo, sempre ripartiti dalle paraste e dalle colonne cilindriche e capitello corinzio: il primo ordine di finestre propone sempre lo schema binato del timpano a triangolo-semicerchio, il secondo ordine ha architrave semplice, infine il cornicione finale su mensole inginocchiate propone sempre rilievi a festoni di frutti e vegetali. Le aperture nei portici ospitano attività commerciali, lo storico Caffè Vittoria, e l'accesso mediante scalone alla Prefettura. La Sala di Rappresentanza è decorata da affreschi tardo classici, con lampadari, motivi geometrici vegetali e floreali, e riquadri d'ispirazione mitologica, mentre le tele sulle pareti sono di pittori abruzzesi come Michetti e Cascella. In particolare Michetti realizzò un grande affresco nella Sala Consiliare che propone scene di vita Abruzzesi in omaggio al secolare lavoro di campagna, montagna e pesca.
 
*'''Palazzo Croce''': si trova sul Corso Marrucino, e una porzione si affaccia sul Piazzale Giambattista Vico. Si tratta di un edificio costruito negli anni '20 del Novecento, durante il piano di qualificazione della strada maggiore di Chieti, appartenne alla famiglia del filosofo Benedetto Croce originaria di Montenerodomo, e si presenta nel tardo stile neoclassico umbertino, con scansione in tre settori, il pianterreno fasciato in bugnato con ampie arcate che introducono al portico voltato a crociera, dove si trovano altri ingressi delle vetrine commerciali, più il portale maggiore che concede l'accesso all'interno. Gli altri due settori superiori, propongono il consueto schema di aperture, nel primo piano con timpano binato a triangolo-semicerchio, il secondo ad architrave semplice.
[[File:Palazzo della Cassa di Risparmio Chieti.jpg|thumb|Ex Cassa di Risparmio di Chieti nel 2010, nel 2017 è stata rimossa l'iscrizione storica per essere sostituita dall'UBI Banca]]
*'''Ex Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti''': palazzetto posto davanti il Palazzo de' Mayo (Largo Martiri della Libertà), realizzato nel tardo Ottocento, quando venne fondata la Cassa di Risparmio di Chieti. Negli anni '20 fu restaurato seguendo uno stile neoclassico, con il colonnato a capitelli ionici. A causa del suo fallimento nel 2015, la scritta storica venne rimossa, poiché l'ente è stato acquistato dall'UBI Banca. Il palazzetto è in stile neoclassico, a forma di tempietto greco, con suddivisione in ambienti per mezzo di quattro colonne di marmo a capitello corinzio, e con tre aperture architravate, delle quali la centrale è maggiore, con timpano poggiante su mensole a volute. Il cornicione superiore è aggettante rispetto alla facciata di accesso, in asse con le colonne.
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File:Chieti-City 2011-by-RaBoe-023.jpg|Prospetto della chiesa di San Domenico
File:Chieti kirche 02.jpg|Il campanile degli Scolopi
File:San Domenico (Chieti)-altare maggiore.JPG|Interno
File:San Domenico (Chieti)-organo.JPG|Organo in controfacciata
File:San Domenico (Chieti)-pulpito ligneo.JPG|Pulpito
File:San Domenico (Chieti)-"Lo sposalizio della Vergine".JPG|Altare dello Sposalizio della Vergine Maria
File:San Domenico (Chieti)-"Santissimo Rosario".JPG|Altare della Madonna del Rosario
File:Chiesa di San Domenico (Chieti)-particolare.JPG|Braccio reliquiario di San Pompilo
 
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*'''[[Chiesa di San Domenico (Chieti)|Chiesa di San Domenico degli Scolopi]]''': l'attuale chiesa lungo il Corso Marrucino, affacciata su Piazzale Giambattista Vico, è stata rinominata dopo la demolizione dell'originario convento dei domenicani dove oggi sta il Palazzo della Provincia (1913-14). La chiesa in questione era quella di Sant'Anna degli Scolopi, e risale al XII secolo, ma fu rimaneggiata nel XVII secolo quando divenne Collegio delle Scuole Pie per l'educazione dei giovani. Notevole è la facciata in pietra su due ordini, vicina ai caratteri del barocco romano, realizzata nel 1642 per volere di padre Angelo.<br/>Al fianco il campanile in laterizio è dello stesso stile, a pianta rettangolare. L'interno ha subito rifacimenti in linea con le tendenza dell'epoca barocca. La pianta ad aula unica con cappelle laterali, presenta ricche decorazioni architettoniche in stucco, accanto a opere originarie o provenienti dalla precedente chiesa di San Domenico, ormai distrutta.<br/>All'epoca barocca appartengono un pulpito ligneo e delle pitture distribuite nelle nicchie; nella prima cappella a sinistra c'è un quadro di San Giuseppe Calasanzio, fondatore dell'ordine, opera di Giacinto Diano; nella seconda cappella c'è il dipinto della Madonna del Rosario eseguito da Domenico Antonio Vaccaro (forse del 1679). Sull'altare maggiore c'è una pala seicentesca della Madonna col Bambino, Sant'Anna con Sant'Antonio di Padova e San Francesco da Paola.
L'ex convento è stato riconvertito nel Convitto Nazionale, o liceo classico, e in un'aula destinata al Museo Diocesano Teatino, con opere d'arte provenienti dalle chiese della città e della provincia.
*'''Convitto Nazionale "Giovan Battista Vico"''':
[[File:Chieti-City 2011-by-RaBoe-016.jpg|Storico liceo ginnasio Giambattista Vico|thumb]]
il collegio dei Padri Scolopi fondato da San Giuseppe Casalanzio nel 1636, fu costruito a poca distanza dal monastero di San Domenico, dove nel 1914-21 venne costruito il Palazzo della Provincia; poterono edificare su un terreno concesso da Francesco Vastavigna, e i padri ottennero da Tommaso Valignani delle abitazioni attigue, per potere realizzare la loro opera. Demolita la cappella di Sant'Anna (Piazzale Vico), cui la chiesa successiva venne dedicata, rimanendo tale sino al 1914 col trasferimento della parrocchia di San Domenico, si iniziò la costruzione del nuovo complesso. L'opera del collegio fu di educare non solo i rampolli della città, come il Collegio dei Gesuiti, ma di salvare la popolazione in generale dall'ignoranza, la scuola era gratuita e aperta a tutte le classi sociali; presto la rivalità tra le due istituzioni scoppiò.
 
Nel XVIII secolo furono introdotti gli studi superiori, anche le classi borghesi medio-alte iniziarono a frequentare il collegio, la disputa con i Gesuiti terminò nel 1767 con la soppressione dell'Ordine; Romualdo de Sterlich in una lettera indirizzata a Giovanni Bianchi, racconta che i Gesuiti a Chieti non avevano lasciato un felice ricordo, pensando solo ad accumulare ricchezze, e vennero sostituiti da insegnanti laici o del clero secolare nel Collegio degli Scolopi. Con le leggi napoleoniche del 1807 vennero cacciati, il Collegio passò allo Stato, che lo adibì a Regio Convitto Borbonico, dove si insegnavano le principali materie di italiano, filosofia, letteratura, latino, matematica, fisica, scienza, economia, tali indirizzi continuarono anche quando la scuola divenne Regio Liceo Ginnasio "Giambattista Vico" nel 1861, il primo liceo classico ufficiale d'Abruzzo.
 
Dal 1822 al 1854 il collegio fu governato dai sacerdoti secolari, successivamente fu elevato a "Real Liceo dell'Abruzzo Citeriore" con entusiamo dei teatini verso [[Ferdinando II di Borbone]], e dunque nello stesso anno divenne "Real Liceo dell'Ordine Universitario", con l'istituzione degli insegnamenti di materie giuridiche, chimiche, farmaceutiche, chirurgiche, scienze naturali, mineralogiche, geologiche e botaniche<ref>{{Cita web|url=http://www.convittogbvico.gov.it/index.php/25-convitto/40-un-po-di-storia/|titolo=Un po' di storia}}</ref>. Nell'ottobre [[1861]] con l'annessione di Chieti al [[Regno d'Italia]], il 12 settembre l'istituto divenne Convitto Nazionale, con primo rettore Antonio Iocco. Fino al 1908 il convitto fu sempre florido, tanto che acquistò una villa presso [[Castellammare Adriatico]] ([[Pescara]]) per le vacanze estive dei convittori, oggi diventato l'Istituto Tecnico "Tito Acerbo". Tra i vari studiosi di prestigio della scuola ci furono [[Edoardo Scarfoglio]], Angelo Camillo de Meis, Giovanni Chiarini e Filippo Masci. Nel [[1878]] vi studiò brevemente anche il poeta [[Gabriele d'Annunzio]], prima di trasferirsi a [[Prato]].<br>Il palazzo ha pianta rettangolare con due principali ingressi con cornice in intonaco bianco, il primo per il convitto e il museo diocesano, e il secondo per il liceo classico, con annessa biblioteca e orto centrale a pianta quadrata. Il palazzo ha fattezze settecentesche con mattoni faccia vista, e viene usato anche nelle manifestazioni rievocative della "Settimana Mozartiana".
 
L'interno è caratterizzato dal chiostro quadrangolare, con i portici caratterizzati da archi a tutto sesto, e suddivisione in campate, la parte principale di ingresso, ha il portico che solitamente viene usato per mostre varie, conserva alcuni documenti storici che hanno reso nota la storia del liceo, e soprattutto si trova una collezione di reperti archeologici rinvenuti nel sito di ''[[Pallanum]]'', presso [[Tornareccio]] (CH). Dal corridoio si accede alla scala dei piani superiori con le aule, oppure alla biblioteca.
 
[[File:Palazzo De Felice (Chieti).JPG|thumb|180px|Portici di palazzo De Felice]]
*'''Palazzo De Felice''': posto accanto Palazzo Croce sul Corso Marrucino, fa parte del sistema di rifacimento delle strutture affacciate sulla strada maggiore, durante il risanamento del 1885. Il palazzo è in stile tipicamente tardo classico, con primo settore fasciato in bugnato e ricco di archi per i portici interni, e gli altri tre settori superiori, mostrano al primo piano le finestre con architrave a timpano binato, mentre le altre degli ultimi settori sono classiche e modeste. Le paraste angolari nel punto di terminazione nella sommità dell'edificio hanno capitelli compositi a rilievo.
 
[[File:Palazzo della Camera di Commercio Chieti.jpg|thumb|Camera di Commercio di Chieti]]
*'''Palazzo della Camera di Commercio di Chieti''': affacciata sul Piazzale Giambattista Vico, il progetto risale al 1924, quando si decise di trasferire il Consiglio Provinciale dell'Economia dalle antiche sedi inadeguate nel rione Civitella. Il nuovo edificio fu costruito nei pressi del Palazzo De Felice, abbattendo il palazzo delle Scuole Pie del Collegio degli Scolopi di Sant'Anna (oggi chiesa di San Domenico). In seguito alla demolizione di altre case civili, nel 1930 si cominciò la costruzione vera e propria dello stabile, su progetto dell'ingegner Camillo Guerra di Napoli, che si ispirò all'architettura medievale religiosa d'Abruzzo. Il segno del regime fascista ancora oggi è molto evidente, come dimostrano le aquile littorie poste agli spigoli angolari, o le colonnine delle finestre bifore a forma di fascio. Al pianterreno fu ricavato un locale destinato a Bottega d'Arte, concessa nel 1933 alla federazione delle comunità artigiane della provincia, che avrebbero dovuto ospitare i prodotti locali.<br/>La presenza della torre centrale è un rimando alle torri di guardia delle abbazie abruzzesi, anche se l'intera struttura è un rimando alle antiche architetture del periodo comunale medievale del XIII secolo: l'eclettismo riguarda anche il rinascimento romano per quanto concerne le finestre del secondo piano, mentre per le finestre del primo piano il Guerra s'ispirò alle Badie di San Clemente di Casauria e alla Santissima Annunziata di Sulmona. Il cornicione sorretto da beccatelli e archetti pensili, mostra negli spazi piccole ceramiche policrome che rappresentano scene di lavori dell'Abruzzo contadino, ispirazione agli antichi Palazzi delle Arti toscani, nonché rimando al modello dei cammei policromo tipici del rinascimento di scuola atriano-teramana.
 
*'''Istituto per orfane "San Camillo de Lellis"''': fu costruito nella seconda metà dell'Ottocento, e si trova sul Corso Marrucino, dietro il Palazzo della Camera di Commercio, come ospedale e casa di cura e istruzione degli orfani, da parte delle Suore Camilliane. Nel 1972 l'istituto fu soppresso, ma venne riconvertito in fondazione affinché il palazzo non cadesse in abbandono e nel dimenticatoio, insieme all'operato secolare delle suore. Il palazzo oggi si presenta come un'elegante struttura di metà Ottocento, con tracce di neorinascimento nella prima fascia del pianterreno trattata a bugnato, gli altri tre settori hanno ordini di finestre, di cui quello del primo piano ad architravi con timpano binato curvo-triangolare, e trattandosi di due edifici accorpati, al punto di cesura della parasta verticale, due grandi balconate occupano quattro finestre di ciascun corpo di fabbrica.
[[File:Palazzo Fasoli Chieti.jpg|thumb|Palazzo Fasoli nel 2010, prima del restauro]]
*'''Palazzo Fasoli ''': affacciato su Piazzale Vico insieme al Palazzo della Camera di Commercio, è uno degli edifici di rappresentanza delle famiglie alto borghesi di Chieti, costruito nel XVIII secolo, restaurato negli anni '30 e in modo definitivo con nuova pittura dell'esterno nel 2018. Composto da quattro ordini divisi da cornici, con piano terra ad archi stondati, il palazzo ha tre ordini di finestroni con rilievi in cornice rococò, che si inseriscono nel generale contesto della facciata, dipinta in rosso pompeiano, e ora in rosso più chiaro. Fu costruito dai Fasoli, originari di Chieti, che prima stavano in uno stabile in via Pollione.
[[File:Seminario Diocesano (Chieti).JPG|thumb|left|260px|Ex seminario diocesano di Chieti, visto da via Arniense]]
*'''Ex seminario diocesano teatino''': si trova all'incrocio del Corso Marrucino con via Arniense, al confine con il quartiere di Santa Maria, esattamente affacciato su piazzetta Zuccarini. Venne edificato nel 1568 da Monsignor Gianni Oliva, e ampliato nel XVIII secolo. Esterno completamente in laterizio con inserti in pietra nelle grandi semicolonne e alla base dei pilastri del porticato; sulla facciata prospiciente Piazzetta Zuccarini, mostra due importanti avancorpi laterali, ornati di cornicione curvilineo barocco, divisi da un grande terrazzo. All'interno si accede da un grande scalone, si trovano gli uffici, le aule, e una cappella settecentesca con teatro a esedra intitolato ad Alessandro Manzoni, mentre un altro accesso sulla destra mediante scala consente il passaggio alla Cappella della Compagnia del Sacro Monte di Morti, che organizza la processione del Venerdì Santo in città.
[[File:Chieti-City 2011-by-RaBoe-010.jpg|thumb|Palazzo delle Poste]]
*'''Palazzo delle Poste''': si trova in via Fratelli Spaventa, traversa del Corso Marrucino. Nel 1920 l'ingegner Beniamino Angelozzi lo progettò nell'ambito del piano di risanamento del quartiere San Paolo, i cui lavori di scavo archeologico, rallentarono l'esecuzione del progetto, completato nel 1930. Il palazzo ha al primo piano il salone delle adunanze, che si affaccia sulla balconata centrale della facciata, gli uffici dell'amministrazione anche, mentre il secondo piano è occupato dalla sala delle macchine telegrafiche. Il palazzo ha uno stile classicheggiante pseudo ottocentesco, con paraste angolari che terminano a capitello a forma di ruota dentata, simbolo del lavoro, mentre la facciata è scandita da colonne a capitello ionico, che reggono il grande balcone.
*'''Ex palazzo della Biblioteca provinciale "Angelo Camillo De Meis"''': fu costruita tra il 1924 e il 1936 presso il rione San Paolo, demolendo delle case civili, e oggi si affaccia su Piazza Tempietti Romani. Nel 2005 un cedimento del terreno, ha fatto sì che la biblioteca fosse chiusa e trasferita presso i locali del Theate Center in viale Majella, in vista di lavori di rifacimenti, che però sono andati molto a rilento, con il primo appalto del 2007, e il successivo del 2015-16. L'edificio è in stile razionalista, con facciata a ventaglio che si apre verso la piazza, e locali interni, accessibili da un chiostro, semi-demolito. A contraddistinguere la biblioteca è una grande torre littoria a finestre. Il patrimonio librario della biblioteca si trova nella moderna struttura del Theate Center, secondo un progetto della Provincia di Chieti, in futuro dovrà essere ospitato permanentemente nell'ex ospedale militare della caserma Bucciante.
 
*'''Templi Giulio-Claudi, ex chiesa dei Santi Pietro e Paolo''': si tratta dell'antico foro romano di Teate, poiché con la conquista nel II secolo a.C., l'antica area sacra venne spostata dal colle della Civitella più a valle, con la conseguente costruzione della via Tecta, delle cisterne, e dell'area sacra della Triade Capitolina. Dei tre templi, e del quarto coperto dal Palazzo delle Poste, si conserva perfettamente il tempio maggiore di Castore e Polluce, rifatto nell'opus reticulatum nell'epoca giulio-claudia, ossia nei primi anni dell'Impero romano (I secolo), anche perché nei primi anni del passaggio dei Longobardi a Chieti, tale tempio fu convertito a chiesa cristiana, dedicata ai Santi Pietro e Paolo Apostoli, e da qui il nome del rione di Colle San Paolo, che è stato quasi sventrato del tutto coi lavori del 1927-1936, quando la chiesa fu sconsacrata, e l'area venne riportata alla luce dalle preesistenti costruzioni medievali-settecentesche. L'ex chiesa conserva elementi cristiani al suo interno, ossia affreschi del XII-XIII secolo ritraenti i santi, il fregio e l'architrave a motivi ondulai è quasi sicuramente ascrivibile ai restauri della chiesa stessa, mentre la struttura di base, dove si legge l'opus reticulatum, è di epoca romana. L'impianto è rettangolare, con bucatura al centro e sul retro, rifacimenti cristiani, quando le aperture originarie vennero murate per esigenze del nuovo culto cattolico.
[[File:Templi Romani di Chieti.JPG|thumb|270px|Piazza dei templi romani]]
*'''Chiesa di San Gaetano Thiene''': su via Giacinto Vitacolonna, nel Larghetto S. Gaetano, sorge questa chiesa, un tempo parrocchia dell'omonimo sobborgo, dentro il rione Colle San Paolo. Fu edificata tra il [[1656]] e il primo '700 sopra la vecchia chiesa di [[Santa Caterina d'Alessandria]], risalente al XIII secolo ca..<br>[[San Gaetano Thiene]] venne proclamato compatrono di Chieti il 21 ottobre 1624 e a lui è dedicata la chiesa, il quale fondò l'Ordine dei Teatini, in ricordo dell'amicizia con [[Papa Paolo IV|Gian Pietro Carafa]], vescovo di Chieti (nell'antica Roma nota come ''Theate'') nel [[1524]]. La chiesa fu consacrata nel 1709 dall'arcivescovo Vincenzo Capece, restaurata una prima volta nel 1937, e poi nel 2011 dopo il terremoto del 2009. Si tratta di uno dei pochi esempi di chiesa abruzzese a pianta a croce greca, poiché è stato rispettato l'antico impianto medievale: la facciata è semplice e intonacata, sul portale privo di cornice c'è lo stemma in pietra con l'arma cittadina, segno di patronato.<br>Un piccolo campanile a torretta ha una cuspide cipollinea, tipico esempio di barocco napoletano. L'interno dunque è a croce greca con cupola semisferica interamente affrescata. La balaustra della cantoria è in legno marmorizzato,l le decorazioni sono in stucco, lavorate da maestranze lombarde del [[XVII secolo]], con statue allusive ad allegorie cristiane. C'è un busto ligneo di San Gaetano realizzato a spese dei fedeli per la consacrazione della chiesa, la cupola è affrescata da Giuseppe Lamberti da [[Ferrara]], e celebra la "Gloria di San Gaetano"<ref>{{Cita web|url=http://madrasi.xoom.it/saGaetano.htm/|titolo=Chiesa di San Gaetano}}</ref>. Sul cornicione ci sono vari stemmi relativi alle famiglie committenti dei baroni Frigerj e Durini. La cappella dedicata a [[San Gennaro]] e [[San Giustino]] fu eretta a spese dei Frigerj, con una pala firmata dal Lamberti nel 1703. Ai piedi di San Gennaro si ammira un interessante panorama settecentesco di [[Napoli]], sull'altare maggiore c'è una pala seicentesca raffigurante San Gaetano ai piedi della Madonna, di autore ignoto, con veduta di fondo dei quartieri storici di Chieti.<br>La cappella dedicata a [[San Girolamo]] è incompleta nella decorazione scultorea, ornata da una tela ritraente il santo e un palazzo seicentesco con uno stemma, quello della casa Durini.
 
== Monumenti pubblici ==
*Monumento a Saverio Selecchy: realizzato nel 2018, in piazzetta Martiti della Libertà, davanti il palazzo de' Mayo, è una scultura in ferro battuto mostrante un violino posto sopra un piedistallo a forma di ''S''. Dal violino esce un braccio con una mano. Il monumento è dedicato al celebre compositore teatino che nel XVIII secolo compose il salmo 151 del ''Miserere'', intonato ogni anno durante la processione del Venerdì santo.
*Monumento a San Giustino: realizzato nel 2005, è una scultura in bronzo che mostra il santo patrono nelle vesti di vescovo, con il pastorale e la tiara. Si trova esattamente davanti la torre campanaria del Duomo.
*Fontana luminosa: realizzata nel 2010 dall'amministrazione Di Primio al centro di Piazza Giangabriele Valignani, in segno di omaggio verso la storia dell'antica Teate, dato che sotto vi si trovava un pozzo con cisterna. La costruzione della fontana con i giochi d'acqua è stata tuttavia osteggiata da una parte della cittadinanza, e dall'ex sindaco di Chieti Nicola Cucullo. La fontana fa parte di un complesso di piccoli monumenti pubblici, come panche, decorate da parti di ferro battuto, con incisioni che celebrano il festival annuale della "Settimana mozartiana", che si tiene a Chieti in estate.
 
== Musei ==
*Museo diocesano teatino: attualmente chiuso al pubblico, è ospitato nella sagrestia della chiesa di San Domenico al corso, consiste nella raccolta di vari oggetti di pregio provenienti dalle chiese di Chieti, e della sua provincia.
 
== Via Tecta ==
 
Nella Piazza dei Tempietti si trovava un quarto tempio, usato come pozzo sacro, e risalente al I secolo d.C., occupato poi dal Palazzo delle Poste. In Largo del Pozzo, oggi Piazza Giangabriele Valignani, è stata rinvenuta una grande camera, sopra cui poggiava gran parte dell'antico Palazzo dell'Università o dei Valignani, crollato nel 1913, e sostituito dalla Banca d'Italia. Questa sala pilastrata a pianta rettangolare si estende nei livelli interrati del Palazzo della Provincia, ricavato dall'ex monastero di San Domenico, poi della Prefettura, della Banca d'Italia e del Teatro Marrucino. L'unico ambiente ispezionabile è il vano sotto la Provincia, lunga 24 metri x 30, la sua posizione centrale lungo l'asse di attraversamento principale, in un'area nella quale sono stati segnalati numerosi rinvenimenti di strade basolate, potrebbe far pensare a un complesso pubblico destinato allo stoccaggio e vendita di prodotti alimentari.
 
La destinazione pubblica dell'area sembra confermata dai dati emersi durante le indagini svolte nel 2004, in Piazza Valignani. Nonostante l'esiguità dello spazio indagato, la ricerca ha accertato alcuni elementi utili alla ricostruzione dell'assetto topografico e urbanistico di questa parte dell'antica Teate: le operazioni di scavo hanno restituito i resti ti un ambiente caratterizzato da un mosaico decorato da quadrati e stelle a losanghe, datato prima metà del II secolo d.C., l'iscrizione riporta le cifre C XX(V...) in tessere bianche su sfondo nero.
[[File:Roman cistern in Chieti.jpg|thumb|Cisterna romana sotto la Banca d'Italia|left]]
Di interesse a poca distanza anche la scoperta della Via Tecta sotto il Palazzo de' Mayo, da cui è accessibile: è un collegamento viario coperto tra le terrazze urbane affacciate verso la Majella, che attraverso in senso ortogonale l'antico tracciato della via Ulpia, usato come acquedotto pubblico, captano le acque dalla montagna, e arrivando sino alle sottostanti terme romane, da esso alimentate. Il passaggio principale consiste in un solo corrioioo voltato a botte, realizzato in opus mixtum e reticulatum, con cubilia organizzati su file di diverso materiale, una di calcare-selce e una in pietra pomice. Questo settore della città di Teate era usato per l'edilizia privata, servito da strade lastricate, ben esposto, e presentava l'aspetto ortogonale simile a come si presentava nel Novecento, con i palazzi allineati; gli stessi sotterranei dei palazzi attuali mostrano mura in opus reticulatum e pavimenti a mosaico, a testimonianza della ricchezza dei loro proprietari, oggi è possibile vedere il mosaico della Domus di Via D. Romanelli, in corrispondenza della stessa via presso Piazza Trento e Trieste, partendo dal Corso è leggibile una stanza di circa 6x5 metri, che presenta pavimento mosaicato in tessere nere con disegno a crocette formate da 4 tessere bianche coerenti, con l'allineamento di quelle nere.
 
== Piazze e strade ==
[[File:Corso Marruccino (Chieti).JPG|thumb|Corso Marrucino in notturna, zona Convitto Nazionale]]
*Piazza Giangabriele Valignani: anticamente Largo del Pozzo, è il fulcro principale di Chieti, da cui partire per percorrere il corso Marrucino: vi si affacciano la Banca d'Italia, i due palazzi Francolise-Desiderii, realizzati nel primo Novecento per l'apertura al corso settentrionale, il teatro Marrucino e il palazzo arcivescovile.
*Piazza dei Templi Romani: storico fulcro del Colle San Paolo, vi si trovano i tempietti romani, area sacra del Foro di Theate, trasformati poi in chiese, di cui sino al 1927 sopravviveva solo la chiesa di San Paolo, da cui il nome della porzione storica del "pallonetto", perché aveva una forma circolare, per la disposizione delle casette. Prima degli sventramenti degli anni '30 del Novecento, per permettere gli scavi archeologici e la costruzione delle Poste e della biblioteca provinciale, l'area era nota come Largo Taddeo oppure Largo Marco Vezio Marcello, in ricordo del console teatino che fece ristrutturare nel I secolo i tempietti.
*Corso Marrucino: anticamente era detto "strada Grande", poi nel XIX secolo fu denominato corso "Ferdinando Galiani", in ricordo dell'abate economista di ispirazione illuminista, che scrisse il trattato "Della Moneta". Il corso fu oggetto di varie modifiche a partire dal primo Novecento, la parte meridionale che partiva dalla piazza della Trinità e arrivava al Largo del Pozzo fu allargata con la demolizione di abitazioni e la ricostruzione di nuove, come l'Istituto San Camillo de Lellis, il Palazzo Croce, la Camera di Commercio, ecc.., nel 1913 fu demolito il Palazzo dell'Università per un cedimento del terreno e vi venne eretto il Banco di Napoli, poi Banca d'Italia, nel 1914 fu distrutta la chiesa di San Domenico, per essere occupata dal Palazzo del Governo. Negli anni '70 il palazzo Lepri, posto sul corso dopo il palazzo Arcivescovile, fu demolito per costruire l'UPIM.<br/>La parte settentrionale del Corso, dopo l'apertura da Largo del Pozzo con la distruzione di casa Francese e della chiesa di San Giovanni, fu abbassata e sventrata dalle abitazioni antiche, come la casa de Horatiis, e ugualmente vennero erette nuove strutture gentilizie, come il Palazzo Henrici, fu costruita la monumentale scalinata per la chiesa di San Francesco d'Assisi, e fu completata l'unione dello "struscio", con la via Arniense, altra strada principale di Chieti. Con questo completamento, nei primi anni del Novecento il corso fu rinominato "marrucino" in ricordo della popolazione italica che abitava Teate.
*Via Silvio e Bertrando Spaventa: l'area faceva parte del "pallonetto" di San Paolo, vi si accedeva da Largo Taddei. Negli anni '50 l'area, che non permetteva un facile collegamento con via G. Ravizza, all'ingresso del rione Civitella, fu interessata da lavori di sbancamento del rialzo del terreno, e vi vennero edificati palazzi moderni, e venne realizzata dunque la strada che porta tale denominazione, insieme alle costruzioni moderne del Palazzo del Genio Civile e il Teatro supercinema di Chieti.
 
== Trasporto ==