Storia di Lodi: differenze tra le versioni

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La situazione cambiò in modo drastico nel 1311, a causa della discesa in Italia dell'imperatore [[Enrico VII di Lussemburgo]]: il sovrano occupò militarmente il borgo fondato dal Barbarossa, permettendo il ritorno delle famiglie rivali dei Fissiraga<ref name="agebassi44-47"/>. Il capo della fazione ghibellina era Bassiano Vistarini, il quale si fece proclamare signore di Lodi nel 1321, con l'appoggio dei Visconti; a lui succedettero i figli Giacomo e Sozzino, che governarono sino al novembre del 1328, allorché divampò una sollevazione popolare: il notaio guelfo Pietro Temacoldo, un ex mugnaio originario di [[Castiglione d'Adda]], si mise alla guida della sommossa e conquistò il potere, consegnando le [[chiavi della città]] a [[papa Giovanni XXII]]<ref name="agebassi44-47"/><ref>{{cita|Grillo e Levati|p. 114|notai}}.</ref>. Il 31 agosto 1335{{ln}}dopo aver subìto un lungo assedio{{ln}}Lodi cadde sotto i colpi di [[Azzone Visconti]], perdendo la propria indipendenza e diventando uno dei centri più popolosi del [[Ducato di Milano]]<ref name="agebassi47"/>. In questo periodo fu momentaneamente ristabilita la concordia fra le famiglie laudensi in lotta e furono avviati i lavori per l'edificazione del [[Castello Visconteo (Lodi)|castello di Porta Regale]], ultimato nel 1373; frattanto la [[crisi del XIV secolo]] determinò una protratta fase di decadenza economica e demografica<ref name="agebassi47"/>.
 
A seguto della morte di [[Gian Galeazzo Visconti]], avvenuta nel settembre del 1402, l'amministrazione ambrosiana vide diminuire notevolmente la propria capacità di esercitare il governo sui territori periferici: Luigi Vistarini profittò di tale debolezza per autoproclamarsi rettore di Lodi, ma la sua iniziativa fu contrastata con durezza dalle fazioni rivali, che provocarono tafferugli e lo avvicendarono con Antonio II Fissiraga<ref name="agebassi53">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 53|agebassi}}.</ref>. Questi adottò tuttavia una linea politica benevola nei confronti dei Visconti, destando un diffuso malcontento che favorì infine la conquista del potere da parte di Giovanni Vignati, facoltoso erede di una nobile famiglia guelfa del contado[[Contado di Lodi|Contado]]<ref group="A">Il Contado di Lodi, i cui confini erano segnati dall'Adda a est, dal Po a sud, dal Lambro a ovest e dalla Muzza a nord, era il territorio rurale immediatamente soggetto alla giurisdizione del comune; v. {{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/6500013/|titolo=Contado di Lodi, sec. XIV{{ln}}1757|sito=lombardiabeniculturali.it|editore=[[Lombardia|Regione Lombardia]]|data=3 gennaio 2006|accesso=17 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190415122735/http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/6500013/|dataarchivio=15 aprile 2019|urlmorto=no|postscript=nessuno}}.</ref>; sostenuto dal papa, dalla [[Repubblica di Firenze]] e dai [[Cavalcabò]] di Cremona, egli si pose al comando di un piccolo esercito e fu nominato signore di Lodi il 23 novembre 1403<ref name="agebassi53"/>. Tre anni più tardi, dopo aver promosso un'infruttuosa azione bellica contro Milano, Vignati ricevette il [[titolo nobiliare|titolo]] di [[Patriziato (Venezia)|patrizio veneziano]]: la [[Repubblica di Venezia|Repubblica di San Marco]], infatti, vedeva di buon occhio le piccole signorie nate dalla fragilità del regime visconteo<ref name="agebassi53"/>. Fra il 1409 e il 1410 l'aristocratico lodigiano s'impadronì anche di [[Vercelli]], Melegnano e Piacenza, acquistando quest'ultima al prezzo di {{formatnum:9000}} [[fiorino|fiorini]] da alcuni [[mercenario|mercenari]] francesi che l'avevano invasa; il 16 settembre 1412 il nuovo duca [[Filippo Maria Visconti|Filippo Maria]] siglò un accordo nel quale riconosceva formalmente l'autorità di Vignati sui territori a sud di Milano, ma al contempo lo vincolava alla subordinazione politica e militare nei propri confronti<ref name="agebassi53"/>.
 
Il 9 dicembre 1413, dalla Cattedrale laudense, l'imperatore [[Sigismondo di Lussemburgo]] e l'[[antipapa Giovanni XXIII]] emanarono la [[bolla (documento imperiale)|bolla]] di convocazione del [[concilio di Costanza]], che avrebbe poi risolto lo [[Scisma d'Occidente]]; per circa un mese la città fu sede di [[ambasciata|ambascerie]] da ogni parte d'Italia e Giovanni Vignati, in cambio della sua ospitalità, fu insignito del titolo ereditario di «[[conte]] di Lodi, [[Chignolo Po|Chignolo]] e [[Maccastorna]]», diventando per breve tempo una delle figure preminenti dello scenario politico europeo<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 53-54|agebassi}}.</ref>. Nell'estate del 1414, dopo essere riuscito a riconquistare Piacenza, il duca di Milano catturò Giacomo Vignati, uno dei due figli del nobile lodigiano<ref name="agebassi54">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 54|agebassi}}.</ref>. Quest'ultimo fu quindi costretto a trattare di nuovo e a dichiararsi vassallo dei Visconti, prestando giuramento di fedeltà; successivamente, recatosi al [[Castello Sforzesco|castello di Porta Giovia]] per ottenere la liberazione del figlio prevista dall'accordo, fu arrestato a sorpresa e condannato a morte<ref name="agebassi54"/>. Intanto il condottiero [[Francesco Bussone]], detto «il Carmagnola», occupava Lodi e uccideva Ludovico, l'altro erede di Vignati: la città del Barbarossa tornò così a far parte a tutti gli effetti del Ducato di Milano<ref name="agebassi54"/>.
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{{Doppia immagine verticale|destra|Lodi stemma San Paolo.JPG|Lodi mappa 1753.jpg|220|Lo [[scudo (araldica)|scudo]] dello [[stemma di Lodi]]{{ln}}sormontato dall'[[aquila bicipite]], simbolo della [[monarchia asburgica]]{{ln}}dipinto all'ingresso dell'ex convento di San Paolo|Pianta della città di Lodi nel 1753}}
 
In seguito, il governo di [[Maria Teresa d'Austria|Maria Teresa d'Asburgo]] (1740-1780) introdusse anche a Lodi alcune riforme significative che favorirono l'avvio di una ragguardevole ripresa economica, soprattutto grazie alla moltiplicazione e alla riorganizzazione razionale dei terreni agricoli secondo il principio della [[rotazione delle colture]], che in breve tempo divenne una prassi consolidata<ref name="agebassi75">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 75|agebassi}}.</ref>. Allo scopo di tutelare la salute pubblica, furono vietate le sepolture nelle chiese e sui sagrati: risale infatti a quel periodo l'apertura dei primi due cimiteri suburbani di [[Riolo (Lodi)|Riolo]] e di San Fereolo<ref name="guida25">{{cita|Bottini ''et al.''|p. 25|guida}}.</ref>. Altre innovazioni interessarono l'adozione dell'[[odonomastica]] e il riordinamento delle amministrazioni locali: a questo riguardo, l'imperatore [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena]] stabilì l'abolizione dei feudi e istituì otto province tra cui [[Provincia di Lodi (Lombardia austriaca)|quella di Lodi]], che sostituiva l'antico [[Contado di Lodi|Contado]] e ricomprendeva anche [[Pandino]], [[Gradella]], [[Nosadello]], [[Rivolta d'Adda|Rivolta]], [[Spino d'Adda|Spino]], [[Agnadello]] nonché il resto della [[Gera d'Adda]]<ref name="agebassi76">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 76|agebassi}}.</ref>.
 
Nel corso del secolo si assistette a un forte sviluppo urbanistico che trasformò il volto della città nel segno dell'[[Architettura barocca#Architettura tardobarocca e rococò|architettura tardobarocca e rococò]], modificando la struttura originaria dell'antico insediamento medievale: sorsero le chiese di [[Chiesa di Santa Maria del Sole (Lodi)|Santa Maria del Sole]]<ref>{{cita|Bottini ''et al.''|p. 65|guida}}.</ref>, [[Chiesa di Santa Maria Maddalena (Lodi)|Santa Maria Maddalena]]<ref>{{cita|Bottini ''et al.''|p. 61|guida}}.</ref>, [[Chiesa di San Filippo Neri (Lodi)|San Filippo Neri]]<ref>{{cita|Bottini ''et al.''|p. 76|guida}}.</ref> e [[Chiesa di Santa Chiara Nuova|Santa Chiara Nuova]]<ref>{{cita|Agnelli|pp. 243-244|agnelli}}.</ref>, mentre l'interno del Duomo fu rimaneggiato da [[Francesco Croce]] per adattarlo al gusto dell'epoca e il [[Palazzo Vescovile (Lodi)|palazzo Vescovile]] fu interamente ristrutturato a opera di [[Giovanni Antonio Veneroni]]<ref name="agebassi76"/><ref>{{cita|Bottini ''et al.''|pp. 37-39|guida}}.</ref>. Negli stessi anni furono costruiti anche [[palazzo Barni]], [[palazzo Modignani]], [[palazzo Sommariva]] e un nuovo teatro, dopo l'incendio che aveva distrutto il precedente; numerosi altri fabbricati furono notevolmente ampliati o rinnovati, come [[palazzo Galeano]], il municipio e l'Ospedale Maggiore, quest'ultimo su progetto di [[Giuseppe Piermarini]], il medesimo architetto della [[Villa Reale di Monza]] e della [[Teatro alla Scala|Scala]] di Milano<ref name="agebassi76"/><ref>{{cita|Agnelli|p. 248|agnelli}}.</ref>. Svariati monasteri ed edifici religiosi minori furono sconsacrati e in alcuni casi demoliti per lasciare spazio a nuove abitazioni private; le vie principali, inoltre, furono allargate mediante la rimozione dei [[paracarro|paracarri]] e l'abbattimento dei [[portico|portici]]<ref>{{cita|Bottini ''et al.''|pp. 24-25|guida}}.</ref>. Contestualmente si procedette allo smantellamento pressoché completo dei [[baluardo|baluardi]] innalzati durante la dominazione spagnola del Seicento; al loro posto fu tracciata una strada di [[circonvallazione]] lunga approssimativamente {{M|3 700||m}}, che raccordava tutte le porte della città, impiegate da secoli come barriere daziarie e restaurate secondo i canoni dello [[architettura neoclassica|stile neoclassico]]<ref>{{cita|Maurizio Meriggi|p. 113|urb}}.</ref>.
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Già dal 1789 era presente in città un circolo [[giacobinismo|giacobino]] segreto, fondato da Andrea Terzi, che si riuniva presso l'Osteria del Gallo in corso di Porta Cremonese<ref name="agebassi83"/>. L'affermazione delle truppe napoleoniche innescò grandi festeggiamenti, i borghesi iniziarono a indossare [[coccarda francese tricolore|coccarde tricolori]] e si piantarono numerosi [[albero della libertà|alberi della libertà]], uno dei quali persino nel seminario; nel 1797, allorché venne formalmente istituita la [[Repubblica Cisalpina]], gli enti religiosi di [[Chiesa di Sant'Agnese (Lodi)|Sant'Agnese]], Sant'Antonio, San Cristoforo e San Domenico furono soppressi<ref name="agebassi85"/>. Dopo un'effimera parentesi in cui gli austro-russi del [[feldmaresciallo]] [[Aleksandr Vasil'evič Suvorov]] occuparono l'intera Lombardia (1799), il generale Bonaparte{{ln}}che frattanto si era autoproclamato «[[Consolato (Francia)|primo console]]» con il [[colpo di Stato del 18 brumaio]]{{ln}}riuscì a riconquistare la Pianura Padana a seguito della [[battaglia di Marengo]], rientrando a Lodi nel giugno del 1800<ref name="agebassi85"/>. In questa circostanza la città del Barbarossa perse il rango di capoluogo che aveva acquisito nel 1786, durante la dominazione asburgica: il territorio laudense fu infatti annesso al [[Dipartimento dell'Alto Po]], con sede amministrativa a Cremona<ref name="agebassi85"/>.
 
Dopo l'[[incoronazione di Napoleone]] a [[Imperatore dei francesi]], l'Italia centro-settentrionale divenne un [[Regno d'Italia (1805-1814)|regno]] governato da Bonaparte stesso (1805); Francesco Melzi d'Eril fu nominato duca di Lodi, mentre il vescovo [[Gianantonio Della Beretta]] ricevette il titolo di [[barone]]<ref name="agebassi86">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 86|agebassi}}.</ref>. Dal 1806 al 1816 furono temporaneamente aggregati alla municipalità i tre [[chiosi]]<ref group="A">Il termine «chiosi», di origine [[dialetto lodigiano|dialettale]], indicava le terre agricole circostanti la città di Lodi, analogamente ai più noti [[Corpi Santi di Milano|Corpi Santi]] intorno a Milano.</ref> ([[Chiosi di Porta Cremonese|Porta Cremonese]], [[Chiosi di Porta d'Adda|Porta d'Adda]], [[Chiosi di Porta Regale|Porta Regale]]) e i comuni limitrofi di [[Arcagna]], [[Boffalora d'Adda|Boffalora]], [[Bottedo]], [[Campolungo (Cornegliano Laudense)|Campolungo]], [[Cornegliano Laudense|Cornegliano]], [[Montanaso Lombardo|Montanaso]], [[Torre de' Dardanoni]] e [[Vigadore]]<ref>{{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/6000772/?view=toponimi&hid=0|titolo=Comune di Lodi, 1796{{ln}}1815|sito=lombardiabeniculturali.it|editore=[[Lombardia|Regione Lombardia]]|data=8 giugno 2004|accesso=4 dicembre 2019|urlarchivio=http://web.archive.org/web/20191204144445/http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/6000772/?view=toponimi&hid=0|dataarchivio=4 dicembre 2019|urlmorto=no}}</ref>. Nel maggio del 1809{{ln}}per iniziativa del [[viceré]] [[Eugenio di Beauharnais]]{{ln}}fu collocato in piazza Maggiore un monumento a ricordo della battaglia del ponte, realizzato dallo scultore Albertelli; l'opera fu distrutta nel 1814 e i paracarri in granito che la circondavano furono riutilizzati per delimitare il sagrato del Duomo<ref name="agebassi86"/>.
 
=== Il Lombardo-Veneto ===