Storia di Lodi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
manutenzione note
come da discussione vaglio in corso; alcune occorrenze delle virgolette erano effettivamente pleonastiche
Riga 2:
{{torna a|Lodi}}
 
[[File:Fondatori di Lodi.jpg|miniatura|I busti di marmo collocati ai lati del [[Broletto (Lodi)|palazzo municipale]], raffiguranti i due «[[padri fondatori]]» della città: a sinistra [[Gneo Pompeo Strabone]], a destra [[Federico Barbarossa]]]]
 
La '''storia di Lodi''' trae le sue origini dalle vicende legate all'antico borgo di ''Laus Pompeia'', così chiamato a partire dall'89 a.C. in onore del [[console (storia romana)|console]] [[Storia romana|romano]] [[Gneo Pompeo Strabone]]<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 15-19|agebassi}}.</ref>.
Riga 19:
[[File:Gallia Cisalpina-it.svg|miniatura|Distribuzione geografica approssimativa delle antiche popolazioni [[celti]]che della [[Gallia Cisalpina]]: benché il territorio corrispondente alla [[Lombardia]] contemporanea fosse verosimilmente abitato dagli [[Insubri]], lo scrittore [[Storia romana|romano]] [[Plinio il Vecchio]] sostiene che l'insediamento di ''Laus'' fu fondato dai [[Boi]]<ref name="agebassi15-16"/><ref name="plinio">{{cita|Plinio|III, 124.|plinio}}</ref>]]
 
Con ogni probabilità il territorio lodigiano era occupato sin dal [[neolitico]] da [[popoli nomadi]] di agricoltori e allevatori<ref name="agebassi15">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 15|agebassi}}.</ref>. Come testimoniato dai ritrovamenti archeologici, i primi insediamenti stabili{{ln}}ricompresi all'interno di un triangolo avente vertici coincidenti con gli abitati moderni di [[Gugnano]], [[Lodi Vecchio]] e [[Montanaso Lombardo]]{{ln}}risalgono all'[[età del ferro]] e si devono verosimilmente allo stanziamento di alcune tribù di [[Liguri]]; il reperto più antico, conservato presso il [[Museo civico di Lodi]], è un anello di [[bronzo]] recante un'[[incisione]] che raffigura sei oche<ref name="agebassi15"/>. Il villaggio principale, che in un'epoca posteriore avrebbe assunto la denominazione di ''Laus'', si trovava in corrispondenza di Lodi Vecchio, circa {{M|7|k|m}} a ovest rispetto al luogo in cui sorge la città di [[Lodi]]; nel terzo libro della ''[[Naturalis historia]]'', [[Plinio il Vecchio]] afferma espressamente che il borgo fu fondato dai [[Boi|Celti Boi]]<ref name="plinio"/>, sebbene storicamente quell'area fu sempre controllata dagli [[Insubri]]<ref name="agebassi15-16"/>. Il [[toponimo]] gallico dell'insediamento non ci è stato tramandato con precisione, il che rende proibitivo ricostruire l'esatta [[etimologia]] del nome «"''Laus''»"<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 20|agebassi}}.</ref>.
 
Secondo quanto riferisce lo storico greco [[Polibio]], i [[civiltà romana|Romani]] giunsero nella [[Pianura Padana]] fra il 223 e il 222 a.C., anni in cui i [[Console (storia romana)|consoli]] ([[Publio Furio Filo]] e [[Gaio Flaminio Nepote]] prima, [[Marco Claudio Marcello]] e [[Gneo Cornelio Scipione Calvo|Gneo Cornelio Scipione]] poi) attaccarono e sconfissero gli Insubri<ref>{{cita|Polibio|II, 32-34|polibio}}.</ref><ref name="agebassi16">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 16|agebassi}}.</ref>. Questa prima occupazione ebbe breve durata, dal momento che i [[Celti]]{{ln}}profittando della discesa di [[Annibale]]{{ln}}riconquistarono l'indipendenza e la mantennero per oltre vent'anni<ref name="agebassi16"/>. Solo nel 195 a.C. la resistenza degli Insubri fu definitivamente sopraffatta: da allora sino al 49 a.C., ''Laus'' fece parte della [[provincia (storia romana)|provincia romana]] della [[Gallia Cisalpina]]<ref name="agebassi16"/>. Frattanto nell'89 a.C. il borgo era stato ribattezzato «"''Laus Pompeia''»" in segno di riconoscenza nei confronti del console [[Gneo Pompeo Strabone]], che proprio quell'anno aveva promosso la ''[[Lex Pompeia de Transpadanis]]'', concedendo il [[diritto latino]]{{ln}}ovvero uno ''[[status]]'' intermedio fra la piena [[cittadinanza]] e la condizione di [[peregrinus|suddito]]{{ln}}agli abitanti delle comunità situate a nord del [[Po]]<ref name="agebassi16"/>. Il provvedimento di Strabone aveva determinato una trasformazione radicale non solo dal punto di vista giuridico, ma soprattutto sotto il profilo culturale e urbanistico: il [[lingua latina|latino]] fu adottato come lingua ufficiale e l'insediamento fu riedificato in forma approssimativamente rettangolare, sul modello del ''[[castrum]]''<ref name="agebassi17-18">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 17-18|agebassi}}.</ref>. Quarant'anni più tardi, i laudensi divennero [[cittadinanza romana|''cives'' romani]] a tutti gli effetti: ''Laus Pompeia'' acquistò contestualmente il rango di [[municipio (storia romana)|municipio]], governato in autonomia da un [[quadrumvirato]] e da un [[Municipio (storia romana)#Organizzazione amministrativa|consiglio cittadino]], ambedue elettivi<ref name="agebassi17-18"/>.
 
[[File:Lodi Vecchio bas S Bassiano.JPG|miniatura|sinistra|La [[basilica dei XII Apostoli]], [[chiesa madre]] della [[cristianesimo|comunità cristiana]] di ''Laus Pompeia'', fu edificata nel IV secolo e rimaneggiata in epoche successive]]
Riga 38:
Sebbene le [[palude|paludi]]{{ln}}presenti sul territorio fin dalla [[preistoria]]{{ln}}fossero ancora estremamente diffuse, soprattutto a est della città, in quell'epoca si verificarono un'estensione e una razionalizzazione delle colture ([[Vitis|vigneti]], [[prato (agricoltura)|prati]], [[Quercus cerris|cerreti]], [[Castanea sativa|castagneti]] e perfino [[Olea europaea|oliveti]])<ref name="agebassi25">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 25|agebassi}}.</ref>. Inoltre, a dispetto della protratta fase di declino, iniziarono a svilupparsi le prime attività commerciali su larga scala: in un decreto emanato dal sovrano longobardo [[Liutprando]], risalente al 715, si legge infatti che i traffici da e per l'[[mare Adriatico|Adriatico]] erano garantiti a ''Laus'' da due porti fluviali, posti rispettivamente alla confluenza del [[Lambro]] e dell'Adda nel Po<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 25-26|agebassi}}.</ref>.
 
Nel 774 iniziò la lunga dominazione dei [[Franchi]], durante la quale la città fu elevata a [[capoluogo]] di un ''comitatus'', ossia di una [[suddivisione amministrativa|circoscrizione amministrativa]] dell'[[Impero carolingio]]<ref name="agebassi24">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 24|agebassi}}.</ref>. Tra la fine del IX secolo e il principio di quello successivo, nel corso della cosiddetta «"[[Regno d'Italia (781-1014)#Anarchia feudale|anarchia feudale]]»", ebbero luogo due incursioni dei [[Magiari]] a cui seguì un periodo di quiete, grazie agli accordi stretti con loro dal re [[Berengario del Friuli|Berengario]]; queste nuove scorribande instillarono tuttavia un sentimento di paura collettiva, che indusse una parte della popolazione a rifugiarsi all'interno di alcuni [[castello|castelli]] costruiti a sud del borgo<ref name="agebassi24"/>. Il 24 novembre 975, con un diploma dell'[[Imperatore del Sacro Romano Impero|imperatore]] [[Ottone II di Sassonia]], il vescovo [[Andrea (vescovo di Lodi)|Andrea]] ottenne il riconoscimento del [[potere temporale]] sulla città e sul territorio circostante entro un raggio di sette [[miglio (unità di misura)|miglia]], diventando quindi il primo [[vescovo-conte]] di ''Laus'': il sovrano cedette ad Andrea i possessi terrieri, le famiglie di [[servitù della gleba|servi della gleba]], la gestione dei mercati e i proventi delle tasse; tali prerogative furono ampliate nel luglio 981 con un secondo provvedimento, che affidò alla diocesi anche l'amministrazione della giustizia<ref name="agebassi24"/>. La figura del vescovo Andrea fu cruciale per la storia della comunità lodigiana nel [[Medioevo]], giacché egli pose le basi per la futura autonomia cittadina in forma di [[vassallaggio]] diretto al monarca, nell'ambito del [[feudalesimo|sistema feudale]]<ref name="agebassi24"/>.
 
=== Il conflitto con Milano ===
Riga 59:
 
== La fondazione di Lodi Nuova ==
Federico Barbarossa si ripresentò in Italia l'8 giugno 1158: accampatosi presso [[Melegnano]], ricevette una processione di esuli lodigiani che chiedevano giustizia<ref name="agebassi30"/>. Nell'ottica di ridimensionare la supremazia di Milano, da lui giudicata pericolosa, il sovrano promosse in prima persona la ricostruzione della città, che egli stesso rifondò il successivo 3 agosto in una posizione più appropriata dal punto di vista strategico: il sito prescelto non fu infatti quello delle rovine di ''Laus Pompeia'', bensì il monte Guzzone (o colle Eghezzone), una modesta altura di forma trapezoidale ubicata sulla riva destra dell'Adda, non lontana dal punto in cui già sorgevano un ponte detto «"del Fanzago»" e uno dei porti fluviali gestiti dai laudensi<ref name="agebassi30"/><ref>{{cita|Bottini ''et al.''|p. 15|guida}}.</ref>.
 
[[File:Duomo lodi.jpg|miniatura|sinistra|Il [[Duomo di Lodi|Duomo]] è il monumento più antico di [[Lodi]]: la sua costruzione fu infatti simbolicamente intrapresa il 3 agosto 1158, nel giorno stesso della fondazione della città]]
Riga 77:
Il 29 maggio 1176 cinquanta fanti lodigiani presero parte alla decisiva [[battaglia di Legnano]], dalla quale l'armata imperiale{{ln}}indebolita dalla defezione di alcuni principi tedeschi{{ln}}uscì pesantemente sconfitta; di conseguenza, come sancito dalla [[pace di Costanza]], il monarca dovette concedere ai comuni un'autonomia pressoché totale, rinunciando definitivamente al proposito di assoggettare l'Italia del nord<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 41-42|agebassi}}.</ref>. Senza più la protezione del Barbarossa, Lodi fu chiamata a far fronte ad altri contrasti con Milano, che si esacerbarono quando il nuovo sovrano [[Enrico VI di Svevia|Enrico VI]] confermò ai laudensi l'esercizio delle prerogative di cui godevano da tempo<ref name="agebassi42">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 42|agebassi}}.</ref>. Lo scontro militare fra le due città riprese nel 1193 e si concluse cinque anni più tardi con la stipula di un patto di amicizia: Lodi cedette ai milanesi i diritti sulle acque del Lambro, ottenendo in cambio il riconoscimento della giurisdizione sul proprio territorio e l'esclusiva dei commerci sull'Adda<ref name="agebassi42"/>.
 
Frattanto la [[forma di governo]] del comune aveva subìto una parziale evoluzione: il centro abitato era stato suddiviso in sei [[rione|rioni]] denominati «"[[vicinanza|vicinanze]]»", ciascuno dei quali eleggeva due dei dodici consoli che amministravano la città; questi erano coadiuvati da una [[giunta]] detta «"credenza»" e da un consiglio composto dai rappresentanti dei «"paratici»", ossia le [[corporazioni delle arti e mestieri]]<ref name="agebassi43">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 43|agebassi}}.</ref>. A causa delle rivendicazioni della nascente borghesia artigiana, la vita politica di Lodi divenne sempre più animata, a tal punto che iniziarono a formarsi due schieramenti contrapposti: la fazione dei nobili e dei proprietari terrieri{{ln}}di tendenza [[guelfi e ghibellini|ghibellina]]{{ln}}era capeggiata dalla famiglia degli Overgnaghi, mentre il partito dei ceti emergenti{{ln}}affine alle posizioni dei [[guelfi e ghibellini|guelfi]]{{ln}}era guidato dai Fissiraga e dai Sommariva<ref name="agebassi43"/>. Al fine di tutelare le istituzioni municipali, il collegio dei consoli fu sostituito dalla figura del [[podestà (medioevo)|podestà]], un magistrato estraneo alle controversie locali in quanto forestiero<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 43-44|agebassi}}.</ref>: il primo a ricoprire tale carica fu il bresciano Giovanni Calepino, mentre il suo successore Petrocco Marcellino{{ln}}nativo di Milano{{ln}}fu colui che promulgò gli [[Statuto (Medioevo)|statuti]] del comune<ref name="agebassi47">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 47|agebassi}}.</ref>.
 
== L'età delle signorie e l'epoca rinascimentale ==
Riga 86:
Nel XIII secolo Lodi seguitò a crescere: intorno al 1220 fu intrapresa la costruzione del [[canale della Muzza]], portata a termine circa un decennio più tardi, a cui parteciparono possidenti laudensi e capitali milanesi; questa nuova [[opere idrauliche|opera idraulica]] contribuì in misura determinante alla floridezza dell'agricoltura<ref name="agebassi42"/>. Sino all'epoca medievale, infatti, la città era lambita dal [[lago Gerundo]]<ref name="agebassi48">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 48|agebassi}}.</ref>: il territorio era in gran parte paludoso e insalubre, ma grazie al lavoro dei monaci [[Ordine di San Benedetto|benedettini]], [[Ordine cistercense|cistercensi]] e [[Congregazione cluniacense|cluniacensi]]{{ln}}avviato nell'XI secolo e coronato dall'apertura della Muzza<ref name="agebassi25"/>{{ln}}fu [[bonifica agraria|bonificato]] e reso una delle regioni più [[fertilità (agricoltura)|fertili]] d'Europa<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 42-43|agebassi}}.</ref>.
 
Nel frattempo la tregua fra i comuni italiani e l'imperatore [[Federico II di Svevia]], nipote del Barbarossa, diventava viepiù precaria; il 27 novembre 1237 si arrivò allo [[battaglia di Cortenuova|scontro armato presso Cortenuova]], con esito infausto per la Lega Lombarda<ref name="agebassi44">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 44|agebassi}}.</ref>. Anche Lodi si arrese e il sovrano vi fece solenne ingresso il 12 dicembre, decidendo di trasformare il borgo in una roccaforte ghibellina: dopo aver ordinato l'allontanamento dei guelfi dal centro abitato, il monarca dispose il consolidamento delle mura e l'edificazione di un castello a fianco di [[Porta Cremona]], sopra la zona della Selvagreca, dove egli stesso si stabilì per brevi periodi<ref name="agebassi44"/>. Ai laudensi fu inoltre concesso per la prima volta il diritto di [[zecca (moneta)|zecca]]: alcuni «"[[grosso (moneta)|grossi]]»" d'argento e rame coniati sotto il regno di Federico II sono conservati nel Museo civico<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 49|agebassi}}.</ref>. Nel 1243, sdegnato per la messa al rogo di un [[Ordine francescano|frate francescano]], [[papa Gregorio IX]] inflisse l'[[interdetto]] alla città e soppresse la diocesi, colpendo così gli interessi di uno dei comuni più legati all'imperatore<ref>{{cita|Vignati|parte II, vol. 1, n. 335, p. 335; parte II, vol. 2, nn. 342-343, pp. 345-346|diplomatico}}.</ref>; i lodigiani riacquistarono la sede vescovile soltanto nove anni più tardi, dopo la morte del sovrano e il conseguente declino dei ghibellini<ref name="agebassi44"/>.
 
Nel 1251 l'incarico di podestà fu affidato per un decennio a Sozzo Vistarini, uno degli esponenti più autorevoli e facoltosi della nobiltà laudense, il quale aveva abbandonato la fazione degli Overgnaghi mettendosi al comando dei guelfi<ref name="agebassi44"/>. Il conferimento di un potere così vasto a un'unica persona è il chiaro segno di un mutamento dell'ordinamento politico, con l'inizio dell'età delle [[signoria cittadina|signorie cittadine]]: formalmente continuarono a eleggersi gli organi municipali, ma nella pratica{{ln}}come in quell'epoca avveniva nella maggior parte dei comuni dell'Italia centro-settentrionale{{ln}}il governo era tenuto da una singola famiglia, rappresentata dal proprio capo carismatico<ref name="agebassi44"/>. Ai Vistarini succedettero i [[Della Torre]] di Milano con Martino, Filippo e quindi [[Napoleone della Torre|Napo]]; negli anni seguenti si verificarono alcuni tumulti fra i vari schieramenti che aspiravano al controllo di Lodi, finché nel 1292 prevalse ancora il partito guelfo, presieduto dal podestà [[Antonio Fissiraga]]<ref name="agebassi44-47">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 44-47|agebassi}}.</ref>.
Riga 92:
[[File:Lodi Castello Visc.JPG|miniatura|Una veduta del [[Castello Visconteo (Lodi)|Castello Visconteo]]]]
 
Verso la fine del Duecento, la città conobbe una considerevole espansione urbanistica, con il rifacimento della cerchia muraria e l'avvio della costruzione di alcuni nuovi edifici, tra cui il nucleo centrale di [[Broletto (Lodi)|palazzo Broletto]] e la [[Chiesa di San Francesco (Lodi)|chiesa di San Francesco]]<ref name="guida24">{{cita|Bottini ''et al.''|p. 24|guida}}.</ref>; quest'ultima, in particolare, si distingue per le due [[bifora|bifore]] «"a cielo aperto»" della [[facciata]], le quali costituiscono il primo esempio di una soluzione architettonica che fra XIV e XV secolo si diffuse in tutta l'Italia del nord<ref>{{cita|Ambreck ''et al.''|p. 134|atlante}}.</ref>. Attorno al 1300 si propagò la leggenda popolare del [[drago]] [[Tarantasio]]: secondo il folclore locale, la creatura avrebbe infestato le acque paludose del lago Gerundo e, con i suoi miasmi mortiferi, avrebbe innescato le frequenti epidemie di [[malaria]] che interessavano il territorio<ref name="agebassi48"/>. Nel 1301 ebbe inizio un conflitto contro il ghibellino [[Matteo I Visconti]], [[governanti di Milano|signore di Milano]]: dopo aver stretto alleanza con i governanti di Pavia e di Piacenza, Antonio Fissiraga radunò le forze antiviscontee nella primavera dell'anno successivo e mosse verso la città ambrosiana, dove lo scoppio di una rivolta costrinse il nobile milanese ad arrendersi senza combattere e a cedere la supremazia ai Della Torre<ref name="agebassi44-47"/>.
 
La situazione cambiò in modo drastico nel 1311, a causa della discesa in Italia dell'imperatore [[Enrico VII di Lussemburgo]]: il sovrano occupò militarmente il borgo fondato dal Barbarossa, permettendo il ritorno delle famiglie rivali dei Fissiraga<ref name="agebassi44-47"/>. Il capo della fazione ghibellina era Bassiano Vistarini, il quale si fece proclamare signore di Lodi nel 1321, con l'appoggio dei Visconti; a lui succedettero i figli Giacomo e Sozzino, che governarono sino al novembre del 1328, allorché divampò una sollevazione popolare: il notaio guelfo Pietro Temacoldo, un ex mugnaio originario di [[Castiglione d'Adda]], si mise alla guida della sommossa e conquistò il potere, consegnando le [[chiavi della città]] a [[papa Giovanni XXII]]<ref name="agebassi44-47"/><ref>{{cita|Grillo e Levati|p. 114|notai}}.</ref>. Il 31 agosto 1335{{ln}}dopo aver subìto un lungo assedio{{ln}}Lodi cadde sotto i colpi di [[Azzone Visconti]], perdendo la propria indipendenza e diventando uno dei centri più popolosi del [[Ducato di Milano]]<ref name="agebassi47"/>. In questo periodo fu momentaneamente ristabilita la concordia fra le famiglie laudensi in lotta e furono avviati i lavori per l'edificazione del [[Castello Visconteo (Lodi)|castello di Porta Regale]], ultimato nel 1373; frattanto la [[crisi del XIV secolo]] determinò una protratta fase di decadenza economica e demografica<ref name="agebassi47"/>.
Riga 100:
A seguito della morte di [[Gian Galeazzo Visconti]], avvenuta nel settembre del 1402, l'amministrazione ambrosiana vide diminuire notevolmente la propria capacità di esercitare il governo sui territori periferici: Luigi Vistarini profittò di tale debolezza per autoproclamarsi rettore di Lodi, ma la sua iniziativa fu contrastata con durezza dalle fazioni rivali, che provocarono tafferugli e lo avvicendarono con Antonio II Fissiraga<ref name="agebassi53">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 53|agebassi}}.</ref>. Questi adottò tuttavia una linea politica benevola nei confronti dei Visconti, destando un diffuso malcontento che favorì infine la conquista del potere da parte di Giovanni Vignati, facoltoso erede di una nobile famiglia guelfa del [[Contado di Lodi|Contado]]<ref group="A">Il Contado di Lodi, i cui confini erano segnati dall'Adda a est, dal Po a sud, dal Lambro a ovest e dalla Muzza a nord, era il territorio rurale immediatamente soggetto alla giurisdizione del comune; v. {{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/6500013/|titolo=Contado di Lodi, sec. XIV{{ln}}1757|sito=lombardiabeniculturali.it|editore=[[Lombardia|Regione Lombardia]]|data=3 gennaio 2006|accesso=17 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190415122735/http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/6500013/|dataarchivio=15 aprile 2019|urlmorto=no|postscript=nessuno}}.</ref>; sostenuto dal papa, dalla [[Repubblica di Firenze]] e dai [[Cavalcabò]] di Cremona, egli si pose al comando di un piccolo esercito e fu nominato signore di Lodi il 23 novembre 1403<ref name="agebassi53"/>. Tre anni più tardi, dopo aver promosso un'infruttuosa azione bellica contro Milano, Vignati ricevette il [[titolo nobiliare|titolo]] di [[Patriziato (Venezia)|patrizio veneziano]]: la [[Repubblica di Venezia|Repubblica di San Marco]], infatti, vedeva di buon occhio le piccole signorie nate dalla fragilità del regime visconteo<ref name="agebassi53"/>. Fra il 1409 e il 1410 l'aristocratico lodigiano s'impadronì anche di [[Vercelli]], Melegnano e Piacenza, acquistando quest'ultima al prezzo di {{formatnum:9000}} [[fiorino|fiorini]] da alcuni [[mercenario|mercenari]] francesi che l'avevano invasa; il 16 settembre 1412 il nuovo duca [[Filippo Maria Visconti|Filippo Maria]] siglò un accordo nel quale riconosceva formalmente l'autorità di Vignati sui territori a sud di Milano, ma al contempo lo vincolava alla subordinazione politica e militare nei propri confronti<ref name="agebassi53"/>.
 
Il 9 dicembre 1413, dalla Cattedrale laudense, l'imperatore [[Sigismondo di Lussemburgo]] e l'[[antipapa Giovanni XXIII]] emanarono la [[bolla (documento imperiale)|bolla]] di convocazione del [[concilio di Costanza]], che avrebbe poi risolto lo [[Scisma d'Occidente]]; per circa un mese la città fu sede di [[ambasciata|ambascerie]] da ogni parte d'Italia e Giovanni Vignati, in cambio della sua ospitalità, fu insignito del titolo ereditario di «"[[conte]] di Lodi, [[Chignolo Po|Chignolo]] e [[Maccastorna]]»", diventando per breve tempo una delle figure preminenti dello scenario politico europeo<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 53-54|agebassi}}.</ref>. Nell'estate del 1414, dopo essere riuscito a riconquistare Piacenza, il duca di Milano catturò Giacomo Vignati, uno dei due figli del nobile lodigiano<ref name="agebassi54">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 54|agebassi}}.</ref>. Quest'ultimo fu quindi costretto a trattare di nuovo e a dichiararsi vassallo dei Visconti, prestando giuramento di fedeltà; successivamente, recatosi al [[Castello Sforzesco|castello di Porta Giovia]] per ottenere la liberazione del figlio prevista dall'accordo, fu arrestato a sorpresa e condannato a morte<ref name="agebassi54"/>. Intanto il condottiero [[Francesco Bussone]], detto «"il Carmagnola»", occupava Lodi e uccideva Ludovico, l'altro erede di Vignati: la città del Barbarossa tornò così a far parte a tutti gli effetti del Ducato di Milano<ref name="agebassi54"/>.
 
=== La pace di Lodi e il Rinascimento ===
Nel 1419 divenne vescovo di Lodi [[Gerardo Landriani Capitani]], cultore degli studi letterari e in rapporto con gli [[Umanesimo|umanisti]] più illustri dell'epoca<ref name="agebassi62">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 62|agebassi}}.</ref>; a lui si deve l'inatteso ritrovamento, fra i documenti del [[Capitolo (cristianesimo)|capitolo]] della Cattedrale, di un manoscritto recante i testi di quattro trattati attribuiti a [[Marco Tullio Cicerone]] (''[[De inventione]]'', ''[[De oratore]]'', ''[[Brutus (Cicerone)|Brutus]]'' e ''[[Orator]]'') nonché della ''[[Rhetorica ad Herennium]]'', opere fino a quel momento sconosciute<ref name="agebassi62"/>.
 
Dopo la morte di Filippo Maria Visconti, l'Italia settentrionale cadde nuovamente nel disordine: a Milano fu istituita l'[[Aurea Repubblica Ambrosiana]], mentre i lodigiani proclamarono la loro appartenenza alla Serenissima, che ratificò l'adesione il 12 ottobre 1447<ref name="agebassi54-55">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 54-55|agebassi}}.</ref>. La situazione cambiò in maniera inopinata quando [[Francesco Sforza]] assunse il comando delle truppe ambrosiane: dopo la [[Battaglia di Caravaggio|sconfitta di Caravaggio]], Venezia cedette Lodi ai milanesi, risparmiandole almeno il saccheggio; il borgo fu comunque assediato e devastato dai soldati di [[Francesco Piccinino]]<ref name="agebassi54-55"/>. Seguì una lunga serie di tumulti e di scontri, dopo i quali l'11 settembre 1449 si pervenne alla nomina di Sforza a nuovo duca di Milano<ref name="agebassi54-55"/>. A causa della loro posizione di confine, Lodi e le borgate vicine furono più volte depredate dai diversi eserciti in guerra fra loro, ma già l'anno successivo ebbero inizio le trattative per un'intesa, che si svolsero proprio in città a palazzo Broletto: l'accordo, noto come «"[[pace di Lodi]]»", fu firmato il 9 aprile 1454 dai rappresentanti dei principali [[Antichi Stati italiani|Stati preunitari italiani]] (Ducato di Milano, Repubblica di Venezia, Repubblica di Firenze, [[Repubblica di Genova]], [[Marchesato di Mantova]], [[Regno di Napoli]], [[Ducato di Savoia]] e [[Marchesato del Monferrato]])<ref>{{cita|Majocchi|pp. 187-286|majocchi}}.</ref><ref name="agebassi55">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 55|agebassi}}.</ref>. L'importanza storica del patto consiste nell'aver dato alla penisola un nuovo assetto politico-istituzionale che{{ln}}contenendo le ambizioni espansionistiche dei singoli governi regionali{{ln}}assicurò per quarant'anni un sostanziale equilibrio territoriale, contribuendo a favorire di conseguenza la fioritura artistica e letteraria del [[Rinascimento italiano|Rinascimento]]<ref name="agebassi55"/><ref>{{cita|Ambreck ''et al.''|p. 133|atlante}}.</ref>.
 
[[File:Tempio dell'Incoronata Interno.JPG|miniatura|L'interno del [[Tempio Civico della Beata Vergine Incoronata|tempio civico dell'Incoronata]], capolavoro dell'[[arte del Rinascimento|arte rinascimentale]]]]
 
Nei decenni successivi, contraddistinti dal lungo vescovato dell'umanista e [[mecenatismo|mecenate]] [[Carlo Pallavicino (vescovo)|Carlo Pallavicino]] (1456-1497), Lodi conobbe una delle sue epoche più felici dal punto di vista artistico e culturale: in questa fase operarono l'intellettuale [[Maffeo Vegio]], il teorico musicale [[Franchino Gaffurio]] e l'architetto [[Giovanni Battagio]]; videro inoltre la luce opere come l'Ospedale Maggiore, [[palazzo Mozzanica]], il [[Museo diocesano d'arte sacra (Lodi)|tesoro di san Bassiano]]<ref group="A">Il cosiddetto «"tesoro di san Bassiano»" era costituito da una ricca collezione di lavori di [[oreficeria]].</ref> e il [[Tempio Civico della Beata Vergine Incoronata|tempio civico dell'Incoronata]], considerato il monumento più prestigioso della città e uno dei massimi capolavori del [[Rinascimento lombardo]]<ref name="guida24"/><ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 55-62|agebassi}}.</ref>. Intorno al 1470 fu avviata la ristrutturazione del Duomo con la costruzione della [[sagrestia]] e delle [[vetrata|vetrate]], mentre la chiesa di San Francesco fu ampliata e [[affresco|affrescata]]<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 56-59|agebassi}}.</ref>; nel frattempo il duca di Milano fece riedificare il [[Ponte Napoleone Bonaparte|ponte sull'Adda]] con due fortificazioni ai capi, consolidando il sistema difensivo mediante la sistemazione del [[Rivellino|Revellino]] ottagonale e il rimaneggiamento della Rocchetta<ref>{{cita|Bottini ''et al.''|pp. 22-23|guida}}.</ref>.
 
== L'epoca moderna ==
=== La dominazione spagnola ===
 
Il periodo di stabilità garantito dalla pace di Lodi si concluse nel 1494, allorché il re [[Carlo VIII di Francia]]{{ln}}incoraggiato da [[Ludovico il Moro]]{{ln}}invase la penisola con un esercito di {{formatnum:30000}} effettivi, dando inizio alla cosiddetta «"[[ruina d'Italia]]»"; a partire da quel momento, per circa vent'anni si susseguirono scorrerie e saccheggi che interessarono anche il territorio laudense<ref name="agebassi59">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 59|agebassi}}.</ref>. Nell'ambito del conflitto tra francesi e spagnoli si inserisce l'episodio della [[disfida di Barletta]] (13 febbraio 1503), alla quale prese parte [[Fanfulla da Lodi]], capitano di ventura al servizio degli iberici<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 63|agebassi}}.</ref>. Tra il giugno del 1509 e il settembre del 1515, mentre infuriava la [[guerra della Lega di Cambrai]], la città del Barbarossa fu occupata più volte: dapprima dagli uomini di [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]], poi dagli svizzeri e quindi dai veneti, i quali però l'abbandonarono quasi immediatamente<ref name="agebassi59"/>. Il [[trattato di Noyon]] del 1516 assegnò infine il Ducato di Milano ai francesi, usciti vincitori dalla [[battaglia di Marignano]]<ref name="agebassi59"/>.
 
Dopo alcuni anni, il neoeletto imperatore [[Carlo V d'Asburgo]]{{ln}}entrato in conflitto con [[Francesco I di Francia|Francesco I]]{{ln}}inviò un corpo di [[mercenari svizzeri|mercenari elvetici]] a prendere possesso della Lombardia; questi giunsero a Lodi nel maggio del 1522 e la depredarono<ref name="agebassi59"/>. Da allora il borgo divenne il quartier generale del comandante supremo [[Fernando Francesco d'Avalos|Ferrante d'Avalos]]: proprio a Lodi si riunirono le truppe imperiali che il 24 febbraio 1525 catturarono il monarca francese durante la [[battaglia di Pavia (1525)|battaglia di Pavia]]<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 59-60|agebassi}}.</ref>. Nel giugno del 1526, la popolazione laudense{{ln}}esasperata dai soprusi perpetrati dalla guarnigione spagnola di [[Fabrizio Maramaldo]]{{ln}}diede vita a un'[[insurrezione]] armata; il condottiero [[Lodovico Vistarini]] si mise alla guida dei rivoltosi, allontanò gli occupanti e accolse in città l'esercito della Lega di Cognac, ostile a Carlo V<ref name="agebassi60">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 60|agebassi}}.</ref>. Le milizie imperiali reagirono duramente, ponendo Lodi sotto assedio e colpendola con un pesante cannoneggiamento che fece breccia nella cinta muraria non lontano dal castello, nel luogo che poi fu ribattezzato «"via del Guasto»"; tuttavia i laudensi riuscirono a resistere sino alla fine del [[guerra della Lega di Cognac|conflitto]], sancita dalla [[pace di Cambrai]] (1529)<ref name="agebassi60"/>. Nel 1535, alla morte di [[Francesco II Sforza]], il Ducato di Milano fu annesso formalmente ai domini di Carlo V; quando l'imperatore visitò Lodi, nell'agosto del 1541, fu ospitato a [[palazzo Vistarini]], nella dimora di colui che aveva capeggiato la sollevazione di quindici anni prima<ref name="agebassi60"/>.
 
[[File:Lodi mura San Vincenzo.JPG|miniatura|sinistra|verticale|I resti della cinta muraria]]
Riga 135:
Nel corso del secolo si assistette a un forte sviluppo urbanistico che trasformò il volto della città nel segno dell'[[Architettura barocca#Architettura tardobarocca e rococò|architettura tardobarocca e rococò]], modificando la struttura originaria dell'antico insediamento medievale: sorsero le chiese di [[Chiesa di Santa Maria del Sole (Lodi)|Santa Maria del Sole]]<ref>{{cita|Bottini ''et al.''|p. 65|guida}}.</ref>, [[Chiesa di Santa Maria Maddalena (Lodi)|Santa Maria Maddalena]]<ref>{{cita|Bottini ''et al.''|p. 61|guida}}.</ref>, [[Chiesa di San Filippo Neri (Lodi)|San Filippo Neri]]<ref>{{cita|Bottini ''et al.''|p. 76|guida}}.</ref> e [[Chiesa di Santa Chiara Nuova|Santa Chiara Nuova]]<ref>{{cita|Agnelli|pp. 243-244|agnelli}}.</ref>, mentre l'interno del Duomo fu rimaneggiato da [[Francesco Croce]] per adattarlo al gusto dell'epoca e il [[Palazzo Vescovile (Lodi)|palazzo Vescovile]] fu interamente ristrutturato a opera di [[Giovanni Antonio Veneroni]]<ref name="agebassi76"/><ref>{{cita|Bottini ''et al.''|pp. 37-39|guida}}.</ref>. Negli stessi anni furono costruiti anche [[palazzo Barni]], [[palazzo Modignani]], [[palazzo Sommariva]] e un nuovo teatro, dopo l'incendio che aveva distrutto il precedente; numerosi altri fabbricati furono notevolmente ampliati o rinnovati, come [[palazzo Galeano]], il municipio e l'Ospedale Maggiore, quest'ultimo su progetto di [[Giuseppe Piermarini]], il medesimo architetto della [[Villa Reale di Monza]] e della [[Teatro alla Scala|Scala]] di Milano<ref name="agebassi76"/><ref>{{cita|Agnelli|p. 248|agnelli}}.</ref>. Svariati monasteri ed edifici religiosi minori furono sconsacrati e in alcuni casi demoliti per lasciare spazio a nuove abitazioni private; le vie principali, inoltre, furono allargate mediante la rimozione dei [[paracarro|paracarri]] e l'abbattimento dei [[portico|portici]]<ref>{{cita|Bottini ''et al.''|pp. 24-25|guida}}.</ref>. Contestualmente si procedette allo smantellamento pressoché completo dei [[baluardo|baluardi]] innalzati durante la dominazione spagnola del Seicento; al loro posto fu tracciata una strada di [[circonvallazione]] lunga approssimativamente {{M|3 700||m}}, che raccordava tutte le porte della città, impiegate da secoli come barriere daziarie e restaurate secondo i canoni dello [[architettura neoclassica|stile neoclassico]]<ref>{{cita|Maurizio Meriggi|p. 113|urb}}.</ref>.
 
Frattanto l'influsso del [[Illuminismo|movimento illuminista]] aveva raggiunto anche il territorio laudense: molti ordini religiosi furono soppressi, la biblioteca venne aperta al pubblico, si formò il nucleo originario del futuro Museo civico e si sperimentò il volo delle prime [[mongolfiera|mongolfiere]]; fu inoltre inaugurato un nuovo nosocomio e fu istituito un corso di istruzione superiore<ref name="agebassi76"/>. Nel marzo del 1770, l'allora quattordicenne [[Wolfgang Amadeus Mozart]] sostò brevemente in città, in un albergo situato in località «"Gatta»", mentre era in viaggio con il padre [[Leopold Mozart|Leopold]] fra Milano e [[Parma]]; durante il soggiorno, il musicista portò a termine la stesura del primo dei suoi ventitré [[quartetto d'archi|quartetti per archi]], noto come ''[[Quartetto n. 1 (Mozart)|Quartetto di Lodi]]''<ref name="agebassi78"/>.
 
== L'epoca contemporanea ==
Riga 145:
L'avanguardia delle truppe napoleoniche, proveniente da [[Casalpusterlengo]], raggiunse Lodi nelle prime ore del mattino del 10 maggio; in quel momento il grosso delle forze dell'Arciducato{{ln}}agli ordini di [[Johann Peter Beaulieu]]{{ln}}si era già trasferito più a nord, lasciando un contingente di {{formatnum:10000}} effettivi a guardia del ponte sull'Adda, arroccato nella fortezza del Revellino<ref>{{cita|Chandler|p. 137|campagne}}.</ref>. Le ostilità iniziarono con un prolungato duello di [[artiglieria|artiglierie]], che provocò danni ingenti nei quartieri posti nelle vicinanze del fiume; la chiesa di San Cristoforo e altri luoghi di culto furono trasformati in ospedali per accogliere i feriti e gli [[sfollato|sfollati]]<ref name="agebassi84">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 84|agebassi}}.</ref>. Bonaparte, che assisteva allo scontro dal campanile di San Francesco, inviò due reparti di [[cavalleria]] alla ricerca di un [[guado]], con la finalità di tentare una rapida manovra di aggiramento<ref name="agebassi84"/>. L'azione andò a buon fine e risultò determinante per la vittoria dei francesi: le truppe asburgiche, attaccate su tre lati, furono infatti costrette al ripiegamento<ref name="agebassi84"/><ref>{{cita|Chandler|p. 138|campagne}}.</ref>.
 
La [[battaglia di Lodi]] rappresentò il primo significativo successo militare e politico di Napoleone, che il 15 maggio entrò trionfante in Milano dopo aver ricevuto le chiavi della città ambrosiana dalle mani di [[Francesco Melzi d'Eril]] a palazzo Sommariva<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 84-85|agebassi}}.</ref>. L'importanza storica di tali avvenimenti giustifica la presenza di molte strade e piazze dedicate al ponte sull'Adda: per esempio nel [[VI arrondissement di Parigi|VI ''arrondissement'' di Parigi]], sulla ''[[rive gauche]]'', si trova la «"Rue du Pont de Lodi»"<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 95-96|agebassi}}.</ref>. A proposito del combattimento decisivo della campagna d'Italia, lo stesso Bonaparte ebbe a scrivere<ref>{{cita|Chandler|p. 139|campagne}}.</ref>:
 
{{citazione|Fu solo nella serata di Lodi che cominciai a ritenermi un uomo superiore, e che nutrii l'ambizione di attuare grandi cose che fino a quel momento avevano trovato posto nella mia mente solo come un sogno fantastico.}}
Riga 153:
[[File:Herb duc deLodi.png|miniatura|verticale=0.6|L'emblema del Ducato di Lodi]]
 
Già dal 1789 era presente in città un circolo [[giacobinismo|giacobino]] segreto, fondato da Andrea Terzi, che si riuniva presso l'Osteria del Gallo in corso di Porta Cremonese<ref name="agebassi83"/>. L'affermazione delle truppe napoleoniche innescò grandi festeggiamenti, i borghesi iniziarono a indossare [[coccarda francese tricolore|coccarde tricolori]] e si piantarono numerosi [[albero della libertà|alberi della libertà]], uno dei quali persino nel seminario; nel 1797, allorché venne formalmente istituita la [[Repubblica Cisalpina]], gli enti religiosi di [[Chiesa di Sant'Agnese (Lodi)|Sant'Agnese]], Sant'Antonio, San Cristoforo e San Domenico furono soppressi<ref name="agebassi85"/>. Dopo un'effimera parentesi in cui gli austro-russi del [[feldmaresciallo]] [[Aleksandr Vasil'evič Suvorov]] occuparono l'intera Lombardia (1799), il generale Bonaparte{{ln}}che frattanto si era autoproclamato «"[[Consolato (Francia)|primo console]]»" con il [[colpo di Stato del 18 brumaio]]{{ln}}riuscì a riconquistare la Pianura Padana a seguito della [[battaglia di Marengo]], rientrando a Lodi nel giugno del 1800<ref name="agebassi85"/>. In questa circostanza la città del Barbarossa perse il rango di capoluogo che aveva acquisito nel 1786, durante la dominazione asburgica: il territorio laudense fu infatti annesso al [[Dipartimento dell'Alto Po]], con sede amministrativa a Cremona<ref name="agebassi85"/>.
 
Dopo l'[[incoronazione di Napoleone]] a [[Imperatore dei francesi]], l'Italia centro-settentrionale divenne un [[Regno d'Italia (1805-1814)|regno]] governato da Bonaparte stesso (1805); Francesco Melzi d'Eril fu nominato duca di Lodi, mentre il vescovo [[Gianantonio Della Beretta]] ricevette il titolo di [[barone]]<ref name="agebassi86">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 86|agebassi}}.</ref>. Dal 1806 al 1816 furono temporaneamente aggregati alla municipalità i tre [[chiosi]]<ref group="A">Il termine «"chiosi»", di origine [[dialetto lodigiano|dialettale]], indicava le terre agricole circostanti la città di Lodi, analogamente ai più noti [[Corpi Santi di Milano|Corpi Santi]] intorno a Milano.</ref> ([[Chiosi di Porta Cremonese|Porta Cremonese]], [[Chiosi di Porta d'Adda|Porta d'Adda]], [[Chiosi di Porta Regale|Porta Regale]]) e i comuni limitrofi di [[Arcagna]], [[Boffalora d'Adda|Boffalora]], [[Bottedo]], [[Campolungo (Cornegliano Laudense)|Campolungo]], [[Cornegliano Laudense|Cornegliano]], [[Montanaso Lombardo|Montanaso]], [[Torre de' Dardanoni]] e [[Vigadore]]<ref>{{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/6000772/|titolo=Comune di Lodi, 1796{{ln}}1815|sito=lombardiabeniculturali.it|editore=Regione Lombardia|data=8 giugno 2004|accesso=4 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191204151459/http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/6000772/|dataarchivio=4 dicembre 2019|urlmorto=no}}</ref>. Nel maggio del 1809{{ln}}per iniziativa del [[viceré]] [[Eugenio di Beauharnais]]{{ln}}fu collocato in piazza Maggiore un monumento a ricordo della battaglia del ponte, realizzato dallo scultore Albertelli; l'opera fu distrutta nel 1814 e i paracarri in granito che la circondavano furono riutilizzati per delimitare il sagrato del Duomo<ref name="agebassi86"/>.
 
=== Il Lombardo-Veneto ===
Il dominio francese ebbe fine con la [[Battaglia di Lipsia|disfatta di Lipsia]] dell'ottobre 1813, nella quale Bonaparte fu sconfitto dall'esercito della [[sesta coalizione]]<ref name="agebassi86"/>. Il 26 aprile 1814 gli austriaci fecero ritorno a Milano e undici mesi più tardi, in ossequio alle risoluzioni del [[congresso di Vienna]], nacque il [[Regno Lombardo-Veneto]]; poco dopo Lodi ottenne la qualifica di «"città regia»"<ref group="A">Lodi aveva ereditato il [[titolo di città]] da ''Laus Pompeia'', antico ''municipium'' romano, come attestato il 3 dicembre 1158 da un diploma imperiale emanato da Federico Barbarossa; lo ''status'' di «"città del Regno Lombardo-Veneto»" fu riconosciuto con la Imperial Regia Patente del 24 aprile 1815 (v. {{cita|Marco Meriggi|p. 97|regnolv}}).</ref><ref name="agebassi86"/>. L'imperatore [[Francesco II d'Asburgo-Lorena]] visitò il borgo laudense negli ultimi giorni di dicembre del 1815 e trascorse il Capodanno a palazzo Modignani; nel gennaio seguente, all'atto dell'istituzione delle diciassette circoscrizioni territoriali dello Stato, Lodi divenne capoluogo{{ln}}insieme con [[Crema (Italia)|Crema]]<ref group="A">L'unico capoluogo ''[[de facto]]'' era Lodi, ove erano dislocati tutti gli uffici amministrativi; il titolo attribuito a Crema era puramente onorifico.</ref>{{ln}}dell'[[Provincia di Lodi e Crema|omonima provincia]]<ref name="agebassi86"/>.
 
[[File:Provincia di Lodi e Crema.png|miniatura|sinistra|Il territorio della [[provincia di Lodi e Crema]] nell'ambito del [[Regno Lombardo-Veneto]] (1816-1859)]]
Riga 175:
Il 17 marzo 1861 il [[Parlamento del Regno d'Italia|Parlamento]] [[proclamazione del Regno d'Italia|proclamò]] il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] con la partecipazione del deputato eletto nel [[Collegio elettorale di Lodi (Regno d'Italia)|collegio di Lodi]]; nei decenni successivi la città conobbe una repentino mutamento, evolvendo in un centro all'avanguardia in diversi settori<ref name="agebassi100-107">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 100-107|agebassi}}.</ref>. Si insediarono le prime industrie, tra cui il Lanificio Varesi (1868), la [[Polenghi Lombardo]] (1870), le Officine Sordi (1881), le [[Officine Meccaniche Lodigiane]] (1908), il Linificio Canapificio Nazionale (1909), le Officine Meccaniche Folli-Gay (1922), le Officine Curioni (1925) e le Officine Elettromeccaniche Adda (1926)<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 101|agebassi}}.</ref>. A Lodi nacque anche la prima [[banca popolare]] italiana, vale a dire la [[Banca Popolare di Lodi|Banca Mutua Popolare Agricola]], fondata nel 1864 dall'avvocato e attivista Tiziano Zalli{{ln}}già oppositore del regime austriaco e patrocinatore di [[Giuseppe Garibaldi]]{{ln}}allo scopo di sostenere le attività agrarie e artigianali<ref name="agebassi100"/>.
 
Il territorio fu inoltre toccato dallo sviluppo infrastrutturale che connotò l'epoca postunitaria: nel 1861 fu inaugurata la [[Ferrovia Milano-Bologna|linea ferroviaria Milano-Piacenza]], parte del grande itinerario dorsale italiano; tre anni più tardi, su progetto dell'architetto milanese Gualini, fu ultimato il nuovo ponte sull'Adda in muratura, che divenne poi uno dei simboli della città; nel 1880 entrarono in esercizio quattro [[tram interurbano|tranvie extraurbane]] a vapore (la [[Tranvia Milano-Lodi|Milano-Lodi]], la [[Tranvia Lodi-Treviglio-Bergamo|Lodi-Treviglio-Bergamo]], la [[Tranvia Lodi-Sant'Angelo Lodigiano|Lodi-Sant'Angelo]] e la [[Tranvia Lodi-Crema-Soncino|Lodi-Crema-Soncino]]); nel 1886 fu intrapresa la costruzione del [[Cimitero maggiore di Lodi|cimitero monumentale]], più noto come «"Maggiore»"<ref name="agebassi100"/><ref>{{cita|Maurizio Meriggi|pp. 114-117|urb}}.</ref>. Altri interventi significativi di natura urbanistica riguardarono la riqualificazione della zona di piazza del Duomo, l'ampliamento di piazza Ospitale e la realizzazione di un collegamento stradale con la [[Stazione di Lodi|stazione ferroviaria]] (piazza Castello-viale Dante), a cui si aggiunse{{ln}}dopo una modesta espansione dell'abitato verso sud{{ln}}l'edificazione del primo lotto di [[edilizia residenziale pubblica|abitazioni popolari]], promossa da Tiziano Zalli<ref>{{cita|Maurizio Meriggi|pp. 114-132|urb}}.</ref>. In quel periodo, Lodi era ancora quasi interamente racchiusa entro la circonvallazione corrispondente alle mura medievali; all'esterno di tale perimetro, oltre a svariati [[cascina|cascinali]], si trovavano alcune borgate ([[San Grato (Lodi)|San Grato]], San Fereolo e San Bernardo), poste in coincidenza degli incroci stradali fra la viabilità regionale e quella locale, a una distanza compresa tra i 2 e i 5&nbsp;km dal centro<ref>{{cita|Maurizio Meriggi|pp. 112-116|urb}}.</ref>. Sotto il profilo sociale si registrò una prolungata fase di stasi demografica, determinata dalla perdita del rango di capoluogo e soprattutto dal rapido declino della tradizionale economia agricola, che per secoli aveva costituito la principale fonte di sostentamento per molti lodigiani<ref>{{cita|Bassi ''et al.''|p. 304|trevolumi}}.</ref><ref name="agebassi102">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 102|agebassi}}.</ref>. Nel 1877 furono annessi alla municipalità i comuni suburbani di [[Chiosi Uniti con Bottedo]] e [[Chiosi d'Adda Vigadore]]<ref>[[Regio decreto]] [[s:R.D. 18 gennaio 1877, n. 3644|18 gennaio 1877, n. 3644]].</ref>.
 
{{Doppia immagine verticale|sinistra|Lodi ponte Adda tram.jpg|Lodi teatro Gaffurio.jpg|220|Il [[ponte Napoleone Bonaparte|ponte sull'Adda]] percorso da un [[tram|convoglio tranviario]] a vapore|Il teatro di viale IV Novembre, intitolato a [[Franchino Gaffurio]]}}
 
Una della conseguenze più rilevanti della trasformazione industriale della città fu la presa di coscienza da parte della classe operaia: negli ultimi decenni del secolo ebbero luogo parecchi scioperi e si formarono le prime «"leghe rosse»" organizzate, che lottavano per difendere i diritti elementari dei lavoratori<ref name="agebassi102-103">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 102-103|agebassi}}.</ref>. Nel 1868 [[Enrico Bignami]] fondò il periodico [[socialismo|socialista]] ''[[La Plebe]]'', il primo a pubblicare gli scritti di [[Karl Marx]], [[Friedrich Engels]] e [[Benoît Malon]]; nel 1873 la sezione socialista laudense era la sola attiva in tutto il regno e inviò i propri delegati al VI congresso dell'[[Associazione internazionale dei lavoratori|Internazionale]] di [[Ginevra]], tant'è che il medesimo Engels ebbe a definire Lodi come «l'unico ''[[pied-à-terre]]'' del [[marxismo]] in Italia»<ref name="agebassi102-103"/>. Due anni più tardi, ''La Plebe'' inaugurò la propria redazione milanese, che vide il debutto giornalistico di [[Filippo Turati]]<ref name="agebassi103">{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 103|agebassi}}.</ref>. Parallelamente alla fazione socialista si affermò anche il [[Dottrina sociale della Chiesa cattolica|movimento sociale cattolico]] che aveva come organo di stampa ''Il Lemene'', poi diventato ''[[Il Cittadino (quotidiano di Lodi)|Il Cittadino]]''<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 103-104|agebassi}}.</ref>. In quell'epoca Lodi era oltremodo vivace dal punto di vista culturale: oltre a quelli già citati, erano presenti numerosi altri periodici, tra cui ''Il Corriere dell'Adda'', ''Il Proletario'', ''Il Fanfulla'', ''La Zanzara'', ''L'Unione'', ''La Difesa'', ''Rococò'', ''Sorgete!'' e ''Il Rinnovamento''; inoltre nacque l'Archivio storico comunale, fu aperto al pubblico il Museo civico, i teatri in attività passarono da uno a quattro, vennero create nuove scuole superiori e si costituirono due enti di ricerca, ovvero l'Istituto sperimentale di caseificio e la Stazione sperimentale di praticoltura<ref name="agebassi100-107"/>.
 
Durante la [[presa di Roma]] e le [[guerra italo-turca|operazioni belliche coloniali in Libia]], segnatamente nella [[battaglia di Zanzur]] del 1912, si distinse il [[Reggimento "Cavalleggeri di Lodi" (15º)|Reggimento "Cavalleggeri di Lodi"]] del [[Regio Esercito]], che per un breve intervallo di tempo era stato di stanza in città; le imprese del reparto furono cantate da [[Gabriele D'Annunzio]] nel quarto libro delle ''[[Laudi|Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi]]''<ref group="A">{{cita libro|cognome=D'Annunzio|nome=Gabriele|wkautore=Gabriele D'Annunzio|titolo=[[Laudi|Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi]]. Libro quarto: Merope|anno=1912|citazione=Maremma, canto i tuoi cavalli prodi./ Tra sangue e fuoco ecco un galoppo come/ un nembo. È la Cavalleria di Lodi,/ la schiera della morte. So il tuo nome,/ o buon cavalleggero Mario Sola./ Giovanni Radaelli, so il tuo nome;/ Agide Ghezzi, e il tuo. "Lodi" s'immola./ E veggo i vostri visi di ventenni/ ardere tra l'elmetto ed il sottogola,/ o dentro i crini se il caval s'impenni/ contra il mucchio. Gandolfo, Landolina,/ alla riscossa! Tuona verso Henni./ Tuona da Gargaresch alla salina/ di Mellah, su le dune e le trincere,/ sulle cubbe, su fondachi, a ruina,/ sui pozzi, su le vie carovaniere./ La casa di Giamil ha una cintura/ di fiamma. Appiè, appiè, cavalleggere!}}</ref><ref name="agebassi102"/>. La [[prima guerra mondiale]], a causa della quale morirono 331 lodigiani e moltissimi altri rimasero mutilati o feriti, fu vissuta molto più tragicamente<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|p. 107|agebassi}}.</ref>. Il conflitto contribuì anche a incrementare la consapevolezza del proprio ruolo da parte delle donne, che iniziarono a sostituire i loro mariti nei campi e nelle fabbriche; la poetessa [[Ada Negri]], figlia di un'operaia del lanificio, fu tra le fondatrici dell'[[Unione femminile nazionale]]<ref>{{cita|Bassi, ''Storia di Lodi''|pp. 108-109|agebassi}}.</ref>.
Riga 193:
Diversamente dalla guerra precedente, il [[seconda guerra mondiale|secondo conflitto mondiale]] coinvolse a fondo la popolazione, sottoposta al rigoroso [[razionamento]] dei beni di prima necessità e colpita dai bombardamenti che causarono numerose perdite civili: l'episodio più drammatico si verificò poco dopo le ore 8 di lunedì 24 luglio 1944, quando una formazione aerea bersagliò le abitazioni del centro storico, provocando 39 morti{{ln}}perlopiù donne e bambini{{ln}}nell'[[isolato]] compreso fra via Solferino, via Fanfulla e via Santa Maria del Sole; un altro accadimento analogo ebbe luogo il 2 aprile 1945, cagionando ulteriori 40 vittime<ref>{{cita|Colombo|pp. 71-74|colombo}}.</ref><ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 42-44|percorsi}}.</ref>. La città inoltre ospitò circa {{formatnum:10000}} sfollati provenienti da Milano, che furono alloggiati prevalentemente nel castello di Porta Regale e negli edifici scolastici, mentre le mense furono allestite presso l'Ente comunale di assistenza<ref>{{cita|Colombo|p. 71|colombo}}.</ref><ref>{{cita|Fusari|p. 211|fusari}}.</ref>.
 
In precedenza, la notizia della destituzione di Mussolini e della conseguente [[caduta del fascismo]] (25 luglio 1943) era stata salutata con favore dall'opinione pubblica: moltissimi laudensi{{ln}}ormai esasperati dagli stenti della guerra e dai soprusi delle [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|camicie nere]]{{ln}}si erano riversati per le strade e avevano raggiunto gli uffici del partito, distruggendo i simboli del regime<ref>{{cita|Colombo|pp. 71-72|colombo}}.</ref>. Poche ore dopo l'annuncio dell'[[armistizio di Cassibile]], i soldati della [[Wehrmacht]] occuparono Lodi in forze, imponendo il coprifuoco notturno, la confisca delle armi e il divieto di riunione<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 6-8|percorsi}}.</ref>. Nel frattempo sorsero segretamente i primi movimenti di [[Resistenza italiana|Resistenza]]: la sezione locale del [[Comitato di Liberazione Nazionale]] si costituì nell'ottobre 1943 con una maggioranza [[Democrazia Cristiana|democristiana]] e un ben organizzato gruppo [[Partito Comunista Italiano|comunista]], affiancati dai socialisti e dai rappresentanti di tutti i partiti laici; i ritrovi clandestini si svolgevano nella farmacia Cornalba di viale Dalmazia oppure presso il [[collegio San Francesco]], sotto la protezione di padre Giulio Granata<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 13-18|percorsi}}.</ref>. Malgrado la minaccia della [[pena di morte]] per i renitenti, la maggioranza dei giovani lodigiani si sottrasse all'arruolamento nelle milizie della [[Repubblica Sociale Italiana]], lo [[Stato fantoccio]] creato da Mussolini<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 27-30|percorsi}}.</ref>; molti di loro decisero invece di unirsi alle formazioni di montagna del [[Corpo volontari della libertà]], partendo soprattutto per le [[Prealpi Bergamasche]], l'[[Oltrepò Pavese]] e l'[[Alto Piemonte]], ove fu attivo un reparto ribattezzato «"Fanfulla»" che partecipò all'esperienza della [[Repubblica partigiana dell'Ossola]]<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 69-70|percorsi}}.</ref>.
 
Le prime agitazioni popolari scoppiarono nel novembre del 1943 per iniziativa delle lavoratrici del lanificio, imitate nei mesi successivi dagli operai delle Officine Adda e delle altre fabbriche cittadine<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 36-39|percorsi}}.</ref>. Il 9 luglio 1944 fu inoltre commesso un attentato mortale contro il [[gerarca]] Paolo Baciocchi, [[commissario prefettizio]] di [[Sant'Angelo Lodigiano|Sant'Angelo]]<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 50-51|percorsi}}.</ref>. La rappresaglia fascista fu immediata: cinque [[partigiano|partigiani]] laudensi (Oreste Garati, Ludovico Guarnieri, Ettore Maddè, Franco Moretti e Giancarlo Sabbioni), tutti appartenenti alla [[174ª Brigata SAP "Oreste Garati"|174ª Brigata Garibaldi]] guidata da [[Edgardo Alboni]], furono dapprima torturati e poi fucilati presso il [[poligono di tiro]] nel pomeriggio del 22 agosto 1944<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 57-60|percorsi}}.</ref>; in seguito, nello stesso luogo fu la volta di altri sei (Pietro Biancardi, Marcello De Avocatis, Lino Ferrari, Giuseppe Frigoli, Paolo Sigi e Ferdinando Zaninelli)<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 101-104|percorsi}}.</ref>. Queste, ricordate come «"Martiri del poligono»", non furono le uniche vittime della Resistenza lodigiana: l'ex sindaco Ettore Archinti, dopo essere stato accusato di aver favorito la fuga in Svizzera di alcuni prigionieri inglesi, fu deportato nel [[campo di concentramento di Flossenbürg]], dove morì<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 75-78|percorsi}}.</ref>; il partigiano [[Rosolino Grignani]], ex calciatore del {{Calcio Fanfulla|N}} in [[Serie C]], fu assassinato dai [[nazionalsocialismo|nazisti]] in ritirata<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 21-23|percorsi}}.</ref>; altre stragi di civili furono compiute a [[Galgagnano]] e a Sant'Angelo<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 50-52|percorsi}}.</ref>, mentre tre [[antifascismo|antifascisti]] di Castiglione d'Adda furono uccisi nello [[Stadio Giuseppe Voltini|stadio di Crema]]<ref>{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 85-89|percorsi}}.</ref>.
 
Fra la sera del 25 aprile 1945 e il mattino seguente, le forze che facevano capo al CLN locale{{ln}}presieduto dall'esponente democristiano [[Giuseppe Arcaini]]{{ln}}passarono all'attacco impossessandosi dei principali edifici pubblici, delle caserme e di altri punti strategici; un'autocolonna della Wehrmacht che si accingeva a bombardare la città fu neutralizzata da un gruppo di partigiani, coadiuvati da semplici cittadini armati<ref name="percorsi128-132">{{cita|Ongaro e Riccadonna|pp. 128-132|percorsi}}.</ref>. Il 27 aprile i tedeschi lasciarono rapidamente il centro abitato, colpendo a morte sedici giovani in viale Piacenza: quando gli [[alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] giunsero a Lodi due giorni più tardi, la trovarono già totalmente libera<ref name="percorsi128-132"/><ref>{{cita|Colombo|p. 76|colombo}}.</ref>. Poche settimane dopo si insediò un'amministrazione provvisoria composta dai delegati di tutte le componenti del CLN: il sindaco era l'[[indipendente (politica)|indipendente]] Mario Agnelli, a cui poi succedette il comunista Celestino Trabattoni<ref>{{cita|Colombo|pp. 76-78|colombo}}.</ref><ref>{{cita|Bassi, ''Lodi fra storia e cronaca dal 1919 al 1945''|pp. 158-166|cronaca}}.</ref>.
Riga 203:
[[File:Nuovo ponte di Lodi.jpg|miniatura|sinistra|Il ponte della [[Strada statale 9 dir Tangenziale Est di Lodi|tangenziale est]], inaugurata nel 2001]]
 
I decenni susseguenti alla [[nascita della Repubblica Italiana]] furono contraddistinti da un deciso incremento demografico: la popolazione del comune crebbe dai circa {{formatnum:30000}} abitanti dell'immediato dopoguerra ai {{formatnum:44422}} residenti del [[censimento generale della popolazione e delle abitazioni|censimento generale]] svolto nel 1971<ref name="guida25"/>. A partire dal 1955, Lodi conobbe parimenti un impetuoso sviluppo urbanistico e infrastrutturale che coinvolse ambedue le sponde dell'Adda<ref name="guida25"/>: sorsero nuovi quartieri, tra cui quello delle «"case Fanfani»" (a ovest del centro storico) e il «"villaggio Oliva»" (a sud-ovest), entrambi realizzati nell'ambito del programma [[INA-Casa]]<ref>{{cita|Maurizio Meriggi|p. 135|urb}}.</ref>. La vita pubblica di quel periodo fu segnata dalla difficoltà nel pervenire a un'intesa sul [[piano regolatore generale comunale|piano regolatore comunale]], che fu approvato soltanto nel marzo del 1970 dopo quasi un secolo di tentativi infruttuosi<ref>{{cita|Colombo|pp. 78-91|colombo}}.</ref><ref>{{cita|Maurizio Meriggi|p. 144|urb}}.</ref>.
 
Frattanto negli anni cinquanta era stato aperto il grande parco urbano dell'Isola Carolina, creato grazie a una donazione di [[Enrico Mattei]] che volle in questo modo ricompensare la città presso la quale erano stati scoperti degli abbondanti giacimenti di [[gas naturale]]<ref group="A">Il giacimento principale, le cui riserve erano pari a 12 miliardi di [[metro cubo|metri cubi]], fu individuato fra il 1943 e il 1944 nella zona di [[Caviaga]], [[frazione (geografia)|frazione]] di [[Cavenago d'Adda]], e all'epoca era il più ampio dell'intera [[Europa occidentale]]; v. {{cita web|url=http://www.pionierieni.it/wp/wp-content/uploads/AGIP-16-Caviaga-a-60-anni-dalla-scoperta-Guidi-Di-Cesare.pdf|autore=Francesco Guidi|autore2=Franco Di Cesare|titolo=Caviaga, a sessant'anni dalla scoperta|editore=Associazione pionieri e veterani [[Eni]]|accesso=17 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191217162344/http://www.pionierieni.it/wp/wp-content/uploads/AGIP-16-Caviaga-a-60-anni-dalla-scoperta-Guidi-Di-Cesare.pdf|dataarchivio=17 dicembre 2019|urlmorto=no|postscript=nessuno}}. Per questo motivo Lodi fu la prima città in Italia a servirsi del [[metano]] per usi civili; v. {{cita web|url=http://www.comune.lodi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4480|titolo=50º anniversario della morte di Enrico Mattei|editore=[[Lodi|Comune di Lodi]]|data=ottobre 2012|accesso=17 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121102192017/http://www.comune.lodi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4480|dataarchivio=2 novembre 2012|urlmorto=no|postscript=nessuno}}.</ref>; l'area verde, estesa all'incirca per {{M|50 000||m2}} e situata a ridosso del nucleo storico dell'abitato, ospita essenze di notevole interesse botanico, selezionate presso il [[lago di Como]] e in [[Toscana]]<ref>{{cita|Colombo|p. 88|colombo}}.</ref><ref>{{cita news|url=https://www.ilgiorno.it/lodi/cronaca/isola-carolina-1.4105214|autore=Laura De Benedetti|titolo=Lodi, parla un dirigente del Comune degli anni '50: "Così nacque l'Isola Carolina"|pubblicazione=[[Il Giorno]]|giorno=25|mese=agosto|anno=2018|accesso=18 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180825083728/https://www.ilgiorno.it/lodi/cronaca/isola-carolina-1.4105214|dataarchivio=25 agosto 2018|urlmorto=no}}</ref><ref>''Pubblicato il bando del concorso di progettazione dei lavori di riqualificazione del Parco dell'Isola Carolina'' (comunicato stampa), Comune di Lodi, 31 agosto 2007.</ref>. Fra gli anni settanta e i duemila{{ln}}oltre alla costruzione di un sistema di [[tangenziale|strade tangenziali]], completato nel 2001 con l'inaugurazione del secondo ponte sul fiume<ref>{{Cita news|titolo=Lodi, nuovo ponte sull'Adda. L'attesa è durata 26 anni|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|giorno=15|mese=novembre|anno=2001|p=53}}</ref>{{ln}}ebbe luogo la dismissione di gran parte del patrimonio edilizio industriale, riconvertito in nuove aree residenziali o adibite a servizi<ref>{{cita|Maurizio Meriggi|p. 109|urb}}.</ref>: un esempio paradigmatico di questa trasformazione è costituito dal [[Centro direzionale della Banca Popolare di Lodi]], progettato dall'architetto [[Renzo Piano]] e sorto nel luogo in cui in precedenza si trovavano gli stabilimenti della Polenghi Lombardo, nelle vicinanze del castello di Porta Regale<ref>{{cita|Galuzzi|sezione 12{{ln}}''La Lodi moderna''|lodigiorno}}.</ref>.