Felice Platone (1899): differenze tra le versioni
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All'inizio del 1918, ottenuto il diploma da pochi mesi, venne inviato al fronte col grado di ufficiale, facendo dunque parte di quella leva di giovani mandati in guerra non ancora ventenni passata alla storia come i "[[Ragazzi del '99]]".
Dalla seconda metà del 1919 si trasferì a Torino con l'intento di laurearsi in ingegneria al Politecnico, anche se in realtà seguì il corso di studi soltanto per un paio d'anni: divenuto frequentatore di alcune sezioni socialiste, infatti, prese a dedicarsi alla politica con impegno sempre crescente fintanto che non abbandonò l'università. Fra i tanti incontri di quel periodo, il più importante fu certamente quello con [[Antonio Gramsci]], il quale lo iniziò all'attività giornalistica che da allora in poi rappresentò il principale campo d'azione di Platone. Dopo i primi articoli sull'edizione piemontese dell'[[l'Avanti!|Avanti!]], questi divenne uno dei redattori fissi dell'''[[L'Ordine Nuovo|Ordine nuovo]]'', prima quindicinale e poi quotidiano, e decise di seguire Gramsci nella [[Scissione di Livorno]] del 21 Gennaio 1921, aderendo al neocostituito [[Partito Comunista d'Italia
Dalla seconda metà del 1923 Platone soggiornò a Milano, inviato dal partito per contribuire alla preparazione di un nuovo quotidiano, [[L'Unità]], che vide la luce il 12 febbraio 1924; quindi ne divenne redattore di cronaca parlamentare, motivo per cui si trasferì a Roma. Il periodo romano, fra la metà del 1924 e il settembre del 1925, rappresentò un nuovo periodo di vicinanza con Gramsci, nel frattempo ritornato dall'esterno, di cui è rimasta ampia testimonianza nel diario di [[Camilla Ravera]], la quale ricorda di come Platone facesse da segretario al filosofo sardo, occupandosi di organizzare incontri, spostamenti e soggiorni. Negli stessi mesi il giornalista di origine azzanese fu direttore responsabile di diverse testate: il risorto ''[[L'Ordine Nuovo]]'', ''Stato operaio'', ''Seme''. Dal settembre 1925 Platone divenne direttore del ''Lavoratore'' di
A Mosca Felice Platone fu prima studente, poi insegnante, alla scuola leninista, e si occupò della traduzione in italiano di una serie di classici del
Dal 1938, in seguito ad una malaria, si
Nel 1940 fu arrestato, insieme agli altri dirigenti del Pci esuli in Francia, e internato nel campo del [[Campo d'internamento di Le Vernet|Vernet]]. Trasferito a Marsiglia nel 1941, riuscì a fuggire; collaborò alla costituzione del "Comitato d’azione per l’unione del popolo italiano" (uno dei primi organismi unitari per la lotta al fascismo, dopo le divisioni degli [[Anni venti]]). Per più di un anno fece parte del ''[[Resistenza francese|maquis]]'' francese, finché, nelle settimane successive all'[[Armistizio]], rientrò in Italia per prendere parte alla [[Resistenza italiana|Resistenza]]: fu comandante della XV brigata Garibaldi «Piumai» nell'Oltrepo' Pavese<ref>http://www.reteparri.it/wp-content/uploads/ic/RAV0068570_1950_4-9_12.pdf</ref>. Nel febbraio del 1944 il partito lo inviò a Roma incaricandolo di ricostuire la redazione dell'''Unità,'' della quale ritornò ad essere un redattore, prima in clandestinità, poi, da giugno, in libertà.▼
▲Nel 1940 fu arrestato, insieme agli altri dirigenti del Pci esuli in Francia, e internato nel
Dopo la Liberazione, il lavoro prettamente giornalistico lasciò il passo ad un'elaborazione ideologica. Platone non smise mai di scrivere sul l'''Unità'', ma principalmente fu vicedirettore di [[Rinascita (rivista)|Rinascita]] (il cui direttore formalmente era Togliatti e che, comprensibilmente, veniva dunque per la maggior parte preparata da Platone) e responsabile, sotto vesti diverse, di una serie di pubblicazioni: come traduttore, di una serie di opere di [[Lenin]] edite dagli Editori Riuniti; come direttore di collana, per quanto riguarda i cosiddetti "classici del marxismo" editi dalle Edizioni Rinascita; come curatore, per la prima edizione delle [[Lettere dal carcere]] e dei [[Quaderni del carcere]] di Antonio Gramsci, editi da Einaudi fra il 1947 e il 1951. Quest'ultima attività fu certamente la più rilevante della carriera di Platone, e tuttora continua a valergli quantomeno una menzione negli studi gramsciani. Scelto da Togliatti per il grande rapporto di fiducia, nonché in virtù della sua conoscenza di Gramsci, già da prima della liberazione il giornalista azzanese fu impegnato in un'opera di riordino, schedatura e analisi dei manoscritti gramsciani. Prodotta un'edizione "tematica" (che raccoglie, cioè, gli scritti attorno a grandi temi), il suo impegno fu mirato alla diffusione, pr la cui riuscita furono organizzate presentazioni e conferenze in tutta Italia.▼
▲Dopo la Liberazione, il lavoro prettamente giornalistico lasciò il passo ad un'elaborazione ideologica. Platone non smise mai di scrivere sul l'''Unità'', ma principalmente fu vicedirettore di [[Rinascita (rivista)|Rinascita]] (il cui direttore formalmente era Togliatti e che, comprensibilmente, veniva dunque per la maggior parte preparata da Platone) e responsabile, sotto vesti diverse, di una serie di pubblicazioni: come traduttore, di una serie di opere di [[Lenin]] edite dagli Editori Riuniti; come direttore di collana, per quanto riguarda i cosiddetti "classici del marxismo" editi dalle Edizioni Rinascita; come curatore, per la prima edizione delle [[Lettere dal carcere]] e dei [[Quaderni del carcere]] di Antonio Gramsci, editi da Einaudi fra il 1947 e il 1951. Quest'ultima attività fu certamente la più rilevante della carriera di Platone, e tuttora continua a valergli quantomeno una menzione negli studi gramsciani. Scelto da Togliatti per il grande rapporto di fiducia, nonché in virtù della sua conoscenza di Gramsci, già da prima della liberazione il giornalista azzanese fu impegnato in un'opera di riordino, schedatura e analisi dei manoscritti gramsciani. Prodotta un'edizione "tematica" (che raccoglie, cioè, gli scritti attorno a grandi temi), il suo impegno fu mirato alla diffusione,
Al contempo Platone rivestì anche incarichi interni al partito, facendo parte della Commissione centrale di controllo, ed esterni, come vicepresidente della [[Federazione Nazionale Stampa Italiana]]. Nel 1950 prese il posto di [[Massimo Bontempelli]], decaduto dalla carica di Senatore.
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