Leda Antinori: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
elimino cat ridondante (partigiani italiani figlia di antifascisti italiani)
Riga 60:
Assieme alla madre, alla sorella Iva e ad altre donne, iniziò a produrre indumenti per i partigiani che operavano sugli [[Appennino umbro-marchigiano|Appennini]]<ref name="Quaderni" />; nello stesso tempo, iniziò la sua attività di staffetta, capo servizio collegamento del gruppo di comando che trasportava ordini, messaggi, viveri, armi e stampa clandestina, lungo la [[Valle del Metauro|vallata del Metauro]] fino alla [[Gola del Furlo]], divenendo anche responsabile dei [[Gruppi di difesa della donna]] (GDD).<ref name="sm900"/><ref>{{cita news | giornale = NOSTOP | numero = 92 | anno = 2016 | editore = FILT-[[CGIL]] Nazionale | titolo = Far parlare l’esperienza femminile | autore = Anna Paola Moretti | url = http://www.filtcgil.it/documenti/nostop_92.pdf | accesso = 18 maggio 2020}} (nota: il nome in corpo testo viene riportato erroneamente come ''Lea'')</ref>
 
Venne arrestata ancora diciassettenne<ref>{{cita libro | nome = Marco | cognome = Severini | url = https://core.ac.uk/download/pdf/55269752.pdf | capitolo = I volti della Resistenza | titolo = Le storie degli altri| pp = 78| editore = Edizioni Codex | città = Milano | anno = 2008 | ISBN = 978-88-903875-0-0 | accesso = 3525 maggio 2010 }}</ref> dai tedeschi il 20 luglio 1944, tra [[Sant'Andrea in Villis]] (dov’era sfollata con la famiglia) e Fenile, località alla periferia di Fano, mentre sta effettuando un trasporto d'armi; si lasciò catturare per salvare i compagni che erano con lei, permettendo loro di fuggire. Condotta dapprima a [[Carignano Terme|Carignano]], poi a [[Novilara]] e da qui, sempre lo stesso giorno, presso il comando delle [[Schutzstaffel|SS]] a [[Mondolfo]] - dove nonostante gli estenuanti [[Interrogatorio (ordinamento italiano)|interrogatori]] e messa a [[Confronto (ordinamento penale italiano)|confronto]] anche con la sorella Iva che collaborava anch’essa coi partigiani<ref>Iva Antinori, nata a Fano il 5 giugno 1923, morta a Fano il 13 dicembre 2011; cfr. in [https://istitutostoriacontemporaneapesaro.wordpress.com/donne-della-liberazione/ ''Dizionario delle donne marchigiane della Resistenza''] in Istituto di Storia Contemporanea di Pesaro e Urbino.</ref> - venne rilasciata qualche giorno più tardi, senza aver rivelato alcun nome. Riportata nuovamente a Novilara assieme a [[Magda Minciotti]], di appena 15 anni<ref>Magda Minciotti nata a [[Fossato di Vico]] il 20 luglio 1929, morta a Pesaro il 28 luglio 1990; cfr. [https://www.anpi.it/donne-e-uomini/3140/magda-minciotti la scheda biografica sul sito dell’ANPI].</ref>, con la quale condivide la carcerazione, durante un colloquio col padre che le fa visita, fu avvisata che i partigiani preparavano un [[colpo di mano]] per liberarla, ma lei si oppose per timore di [[Rappresaglia|rappresaglie]] e ritorsioni nei confronti dei civili del luogo e dei familiari<ref name="Quaderni" />; i primi di agosto fu quindi trasferita nelle carceri di [[Forlì]] e dopo qualche giorno in quelle di [[Bologna]] dove venne [[condanna a morte|condannata a morte]] per [[fucilazione]].
 
In seguito al bombardamento che il 12 ottobre 1944 colpì le carceri bolognesi delle [[Caserme Rosse]], riuscì a scappare, iniziando una travagliata fuga attraverso l'[[Emilia-Romagna]], senza riparo e vestiti che la protegessero dal freddo. Trovò ospitalità presso una famiglia di contadini delle campagne di [[Faenza]] e riprese a fare la staffetta. Nell’avanzare del fronte, un altro bombardamento uccise tutti i componenti della famiglia che la ospitava; si rifugiò quindi a [[Castel Raniero (Faenza)|Castel Raniero]], presso l’ospedale, dove curò alcuni partigiani feriti. Riprese dunque la via del ritorno e arrivata nel forlivese, zona già liberata, venne arrestata dalle [[II Corpo polacco|truppe polacche]], che la liberano una quindicina di giorni più tardi, solo quando fu riconosciuta da un partigiano slavo.<ref name=ANPI/>