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Si occupò soprattutto di indagini sul [[magnetismo]] e sull'[[emissione termoionica]], compiendo esperienze sull'[[effetto Hall]] nel [[bismuto]] e su altri effetti magneto-meccanici ([[effetto Matteucci]], etc.). Compì inoltre nuove misurazioni della [[costante di Avogadro]].
 
Fu membro della [[Società italiana per il progresso delle scienze]]<ref>{{cita pubblicazione | url = http://www.sipsinfo.it/SIPS%20indici.pdf | formato = pdf | titolo = Indice generale storico-cronologico alfabeti e analitico. Lavori, contributi e quadri direttivi (1839-2005) | editore = [[Società italiana per il progresso delle scienze|SIPS-Società italiana per il progresso delle scienze]] | p = 82 | accesso = 20110 ottobre 2017}}</ref>.
Fu socio corrispondente dell'[[Accademia nazionale dei Lincei]] dal 1935.
Formatosi alla scuola di Blaserna, egli era senza dubbio un abile sperimentatore, ma rimase un po' tagliato fuori, come quasi tutti quelli della sua generazione, dagli ultimi sviluppi della [[fisica atomica]] che stava allora nascendo. CiònonostanteCiò nonostante egli lasciò sempre ampia libertà di ricerca agli assistenti che trovò o che, più tardi, egli stesso nominò ad Arcetri, stimolandoli anzi sempre a seguire i propri interessi scientifici e sempre compiacendosi dei loro successi.
 
Dopo che questi stessi successi avevano provocato la partenza da Firenze di persone come [[Enrico Fermi]], [[Franco Rasetti]] e [[Bruno Rossi]] e, poco dopo, durante la sua stessa direzione, di [[Giulio Racah]] e [[Giuseppe Occhialini]], egli cercò sempre di rilanciare una così felice tradizione con i giovani che, via via, si laureavano a Firenze. Ma alle già difficili condizioni, si unirono le [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]] [[antisemitismo|antisemite]] e le congiunture della [[seconda guerra mondiale]], cosicché egli non poté veder realizzate tali sue aspirazioni e progetti. Ebbe però la soddisfazione, nel 1949, di vedere chiamato a succedergli [[Simone Franchetti]], che lui stesso aveva nominato assistente.