Filippo Scòzzari: differenze tra le versioni

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Nel corso degli anni ha girato l'Italia con mostre personali, presentazioni, conferenze e ''lectures'' a Bologna, Roma, Milano, Rimini, Reggio Emilia, Venezia, Treviso, Putignano Barese, Parma, Casoli, Torino, Arezzo, Ivrea, Napoli, Firenze, Livorno e a Verucchio, nel proprio giardino.
 
===Elementi di critica culturale==
 
L'intero percorso di Scòzzari, dal 1970 delle rivolte al 2020 dei social, scorre lungo il binario del disprezzo dell'ovvio, del malfatto, del melenso, del ''politically correct'' pervicacemente ossequiato, in una parola dell'inutile. Specie se, come in quest'ultimo torno di tempo, è diventato un inutile ''à la page''.
Gli ''imbruttitori del mondo'', ma altrove li marchia come ''nullatenenti mentali'', li considera insiemi vuoti, non a caso in matematica targati con uno "zero spaccato", il tristo Ø. Gli autori vuoti secondo Scòzzari non meritano gli applausi che pure si levano da platee di bocca facile, non se ne capacita. Gli sfugge, forse, che il mondo non è affatto come lui lo vorrebbe, e che la lancia che scuote imperterrito e divertito è spuntata quanto quella di Don Chisciotte, ma è anche vero che Scòzzari non è come lo vorrebbe il mondo, mansueto e in riga.
La critica più facilona lo segnala come ribelle e provocatore a tavolino e volentieri si dichiara urtata dall'urticante indisponibilità scozzariana, dalla forma "eccessiva, sboccata, misogina, fascista" dei suoi attacchi. Esorcizzato con la formula "Scozzari è così, prendere o lasciare", nessuno scende mai nel merito delle sue rampogne - la critica italiana del fumetto è a questi livelli: non gli concede nessuna forma di singolar tenzone. Pernacchie e basta, a volte condite dall'invito a tacere perchè "ormai è un vecchio". Per fortuna, come dice l'autore, ''"la carta è eterna"''.
 
==Opere==