Teatro medievale: differenze tra le versioni

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{{Storia del teatro}}
 
Il primo luogo scenico del '''teatro medievale''' del quale ci sono giunte notizie è la [[Chiesa (architettura)|chiesa]]. Probabilmente al di fuori dell'ambito liturgico e religioso esistevano da antico forme di spettacolo parateatrale che servirono d'ispirazione alle rappresentazioni liturgiche ma che sono andate perse. Durante le funzioni religiose, si cominciò a mettere in scena i passi del [[vangelo]] commentati dal sacerdote. Queste rappresentazioni assunsero in seguito una propria autonomia, spostandosi infine in luoghi esterni agli edifici religiosi. Quindi gli aspetti fondamentali del teatro medioevale che sono arrivati a noi furono la drammatizzazione, i motivi teatrali religiosi, una componente liturgica e didattica e uno sviluppo di una forma drammatica in volgare. Comunque il fatto che ad oggi siano conosciute solo le forme drammatiche antiche legate alla liturgia religiosa può essere dovuto ad un fattore culturale, in quanto le foormeforme strettamente popolari, se esistenti, sarebbero appartenute all'ambito dell'[[oralità]], e quindi contrariamente alle forme religiose, legate alla cultura alta, letterale e scritta, non avrebbero lasciato traccia.
 
Le cerimonie liturgiche comprendevano aspetti della drammatizzazione teatrale: dialogo, musica, utilizzazione di elementi scenografici, per cui si può parlare di ''drammi liturgici'' (specie in occasione del Natale). In [[Francia]], dapprima in occasione delle [[Ceneri]], si rappresentavano i ''Misteri'' ([[sacra rappresentazione]]), strutturati in cicli di episodi biblici (il più antico è il ''Mistero d'Adamo'', scritto nel XII secolo, opera di un anonimo anglo-normanno). In Italia dalla [[lauda]] lirica nacque la ''lauda drammatica'', nella quale l'autore dava voce direttamente ai suoi personaggi. Uno dei soggetti più frequenti era la Passione di Cristo e la sofferenza delle Vergine e dei santi. [[Jacopone da Todi]] fu autore anche di laude drammatiche.
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== Dal sacro al profano ==
La [[chiesa (architettura)|chiesa]], intesa come [[chiesa (architettura)|spazio architettonico]], diventò ben presto un ambiente troppo stretto per lo svolgimento delle rappresentazioni sacre, sia dal punto di vista volumetrico sia dal punto di vista riguardante la libertà espressiva.
 
Ma è davverso esistito un teatro profano definibile come tale? Il concetto di "teatro" implica quello di azione scenica, in verità questi elementi ci sono, ma non sempre è considerabile "vero teatro"; questo perché nella cultura scenica del medioevo esistono le cose teatrabili, i personaggi e i tempi dell'operazione teatrale, ma tutto questo, però, non coincide con la presenza di un'operazione scritta espressamente come "teatro". L'autore medievale ha una percezione chiara di ciò che è dialogo, gesto e spostamento in uno spazio, ma spesso non riesce a collegare queste fasi recitative in una teatrabilità, lasciandole, pur in una regia scenica, ben separate. Qui non mancano le ispirazioni di [[Tito Maccio Plauto|Plauto]], [[Publio Terenzio Afro|Terenzio]] e [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] tragico. Dopo l'[[XI secolo]] torna a circolare l'[[Epistola ai Pisoni|''Ars Poetica'']] di Orazio.
 
Già nell'età [[Tarda antichità|tarda antica]] le reppresentazione classiche erano quasi completamente sparite, l'unica forma di teatro in voga all'epoca, il [[Circo]], viene contestata dalla Chiesa, per via del suo carico di violenza, oscenità e sangue, che andavano contro i concetti di fratellanza e carità cristiani. Per questo molti [[Padri della Chiesa]] ([[Quinto Settimio Fiorente Tertulliano|Tertulliano]], [[Giovanni Crisostomo]], [[Sant'Ambrogio|Ambrogio]]<nowiki/>e anche [[Isidoro di Siviglia]]) criticano aspramente i mimi circensi. Anche le altre forme di teatro non erano gradite, per la loro visione "pagana" (vita quotidiana, giochi di società e indicizzazione dei vizi).
 
Si iniziarono presto (cioè fin dalla fine del Trecento) a costruire dei "palcoscenici" nei sagrati all'esterno delle chiese e la conseguenza fu proprio la nascita di rappresentazioni teatrali con tematiche profane (dal [[lingua greca|greco]] ''pro fanòs'' che significa proprio ''prima/fuori dal tempio'').
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=== Tutti in piazza ===
Nel [[1264]], in occasione dell'istituzione della festa del [[Corpus Domini]], poiché il sagrato si dimostrò inadatto ad ospitare eventi tanto solenni e magnificenti, la rappresentazione si spostò in [[piazza]]. Qui l'interpretazione venne affidata ad attori conosciuti per la loro bravura e non più da [[chierico|chierici]] e le ''mansiones'' (da ''[[mansio]]'' = piccola casa) si arricchiscono di botole, trabocchetti, gru e fumo per simulare [[resurrezione|resurrezioni]], cadute nell'[[inferno]], voli di [[angelo|angeli]] ed antri infernali. Dopo il [[XIV secolo|1300]], però, le ''[[confraternita (Chiesa cattolica)|confraternite]]'' avocarono a sé l'onere di organizzare gli spettacoli, coadiuvati dalle ''[[corporazione|corporazioni]]'', che si preoccupavano della costruzione e dell'[[arredamento]] delle scene. Dopo la piazza, il teatro si sposta nella città stessa attraverso le vie (soprattutto nel Seicento). Di queste rappresentazioni è rimasto qualche aspetto: nella festa del [[carnevale]] ancora oggi questi carri si spostano per le vie della città e mettono in scena uno spettacolo.
 
== Generi e titoli ==
Sappiamo che nonostante le critiche da parte della Chiesa, alcuni mimi continuarono ad operare. La scena profana più iconica è sicuramente la ''Nudatio mimarum'' (''Denudamento dei mimi femmina''), in cui le prostitute di professione si sostituivano agli attori in panni femminili.
 
Tra le prime opere da diventare la base dei spettacoli dei mimi c'è la ''[[Cena Cypriani]]'', messa per iscritto in [[lingua latina|latino]] da [[Rabano Mauro]], [[Giovanni di Montecassino]] e, forse, [[Asselin di Reims]] da un testo anonimo del [[V secolo]], che venne erroneamente attribuito a [[Tascio Cecilio Cipriano]], vescovo di Cartagine del [[III secolo]], il cui titolo ''Cypriani'' è rimasto. La ''Cena Cypriani'' è un esempio di [[pantomimo]] [[convivio|conviviale]] dell'[[Tarda antichità|età tardoantica]], a metà tra una [[parodia]], un'[[allegoria]] e una [[satira]] di alcuni passaggi della [[Bibbia]], soprattutto la [[Parabola del banchetto di nozze]] in [[Vangelo di Matteo|Matteo]] {{passo biblico|Matteo|22,2}} e [[Vangelo di Luca|Luca]] {{passo biblico|Luca|14,16}} e dell'avvenimento delle [[Tramutazione dell'acqua in vino|Nozze di Cana]] raccontato in Giovanni {{passo biblico|Giovanni|2,1-11}}. Essa racconta del re orientale Gioele, il quale, per celebrare le nozze del figlio, invita a [[Cana]] di [[Galilea]] personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento, tra cui [[Caino]] e [[Abele]], [[Gesù]], [[Mosè]], [[Abramo]], [[Eva]] e [[Maria (madre di Gesù)|Maria]].
 
== Il giullare ==