Trattato di Rivoli: differenze tra le versioni

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Il [[trattato di Cherasco]] aveva ristabilito la pace tra la [[Regno di Francia|Francia]] e la [[Ducato di Savoia|Savoia]], senza però che [[Armand-Jean du Plessis de Richelieu|Richelieu]] si affrettasse all'adempimento dei patti. Tuttavia la Francia costituiva il pericolo più immediato, e Vittorio Amedeo I doveva necessariamente piegarsi verso di essa, abbandonando la Spagna, soprattutto dopo il fallimento della lega progettata da [[Papa Urbano VIII|Urbano VIII]] e della crociata contro i Turchi. Richelieu faceva balenare il miraggio della conquista della Lombardia, compensato però dalla cessione alla Francia di altre terre attorno [[Pinerolo]] e dallo smantellamento della fortezza di [[Montmélian]]. Vittorio Amedeo ritenendo "la migliore garanzia dei nuovi patti esser l'adempimento di quelli vecchi", richiedeva [[Repubblica di Genova|Genova]] prima della Lombardia, l'adempimento degli impegni di Cherasco e l'inizio della guerra con forze sicure di vincere. Il 15 marzo 1635 il signor di Bellièvre partì da Parigi verso Torino presentandosi ai principi italiani e particolarmente al duca di Savoia come tutore del diritto violato dalla Spagna. Ai principi proponeva la divisione degli stati occupati dagli Spagnoli; la Francia rinunciava a qualsiasi bottino, eccetto Pinerolo "come d'una porta d'Italia per correre in loro soccorso". In realtà, mentre i principi si sarebbero battuti sulle rive del [[Po]], l'esercito spagnolo-imperiale avrebbe dovuto sostenere l'impeto delle milizie francesi in [[Contea delle Fiandre|Fiandra]] e sul [[Reno]].
 
Il trattato, sottoscritto a Rivoli l'11 luglio 1635 dal duca Vittorio Amedeo I e dai plenipotenziarî francesi signor di Bellièvre e [[César de Choiseul|conte di Plessis-Praslin]], stabiliva la costituzione di una lega triennale tra il re di Francia, il duca di Savoia e gli altri principi che vi avessero voluto aderire. La lega aveva lo scopo di "conquerir l'etat de Milan et essaier de l'oster des mains de ceux qui en abusent pour opprimer leurs voisins"<ref>{{cita libro|titolo=Recueil des traitez de paix, de trêve, de neutralité, de suspension d'armes, de confédération ...|url=https://books.google.it/books?id=yTlRTQpDR0YC&pg=PA368&lpg=PA368&dq|anno=1700|editore=chez Henry et la veuve de T. Boom|lingua=fr|p=368|città=AmstersamAmsterdam|volume=3}}</ref>. Il re doveva armare 12.000 fanti e 1500 cavalli, oltre ai soldati mandati in [[Valtellina]] e quelli che avrebbero somministrato i duchi di Parma e di Mantova. [[Carlo I di Gonzaga-Nevers|Quest'ultimo]] si affrettò ad aderire al trattato, promettendo di fornire {{formatnum:3000}} fanti e 300 cavalli.<ref>{{DBI|carlo-i-gonzaga-nevers-duca-di-mantova-e-del-monferrato|CARLO I Gonzaga Nevers, duca di Mantova e del Monferrato|autore = Gino Benzoni|anno = 1977|volume = 20|accesso = 24 agosto 2017}}</ref> Il duca di Savoia avrebbe contribuito con 6.000 fanti e 1200 cavalli, oltre alle milizie del duca di Modena; le ostilità avrebbero avuto inizio quando gli altri principi avessero apportato altri 7.000 fanti e 700 cavalli; gli acquisti si sarebbero spartiti in proporzione alle forze apportate. Un articolo segreto pattuiva compensi al duca, qualora non avesse ottenuto i vantaggi su Genova promessi a Cherasco. Il duca era nominato [[capitano generale]] degli alleati. Nei combattimenti di Valenza (ottobre 1635), di [[Battaglia di Tornavento|Tornavento]] (22 giugno 1636) e di Mombaldone (8 settembre 1637) il duca si batté eroicamente; ma la morte avvenuta il 7 ottobre gli impedì di cogliere il frutto di tanta abilità diplomatica e di tanto coraggio.
 
== Note ==