Comunione di santa Teresa d'Avila: differenze tra le versioni

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== Descrizione e stile ==
L'opera, seppur erroneamente attribuita fino a poco tempo fa a Claudio Coello, è stata molto conosciuta ed apprezzata nel mondo dell'arte. Lo storico [[Juan Antonio Gaya Nuño]] lo considerava «uno dei quadri più commoventi del [[Pittura barocca|barocco]], molto più della tanto celebrata ''[[Comunione di san Girolamo (Domenichino)|Comunione di san Girolamo]]'' del [[Domenichino]]»<ref> Gaya Nuño, Juan Antonio (1957). ''Claudio Coello''. Madrid: Centro Superior de Investigaciones Científicas (CSIC). p. 22.</ref>. [[Enrique Lafuente Ferrari]] lo ha descritto come un «dipinto impressionante che evoca la memoria di [[Francisco de Zurbarán|Zurbarán]] per la sua espressiva severità religiosa e quella di [[Alonso Cano|Cano]] per la sua armoniosa serena bellezza»<ref name="Alfonso"/>. [[Alfonso Pérez Sánchez]], ex dirrettoredirettore del [[Museo del Prado]], lo definì un «singolare capolavoro»<ref name="Alfonso"/> e di «una delle composizioni più spettacolari del barocco madrileno»<ref name="Alfonso"/> e riteneva che il fatto che «una tela così importante e significativa non fosse stata raccolta dai più antichi biografi di Coello» fosse un'ulteriore prova che non era sua paternità<ref name="Alfonso"/>. Quest'ultimo storico dell'arte ha ricordato che «si è sempre sottolineata la bellezza del suo colore, con rossi e azzurri intensi molto ben concordati e i tocchi brillanti di oro e argento che danno una sensazione di opulenza alla composizione, che, però, mantiene una contenimento devoto sereno»<ref name="Alfonso"/>.
 
Una radiografia dell'opera prima di un processo di restauro ha rivelato i cambiamenti compositivi che Cabezalero ha apportato durante il processo di creazione, tendendo a conferire alla tela una composizione più monumentale e solenne. Questi cambiamenti influirono sulla soppressione di alcuni cherubini situati nella parte superiore, e modifiche nella posizione del santo, della testa di San Pietro d'Alcántara e della posizione delle mani di san Francesco d'Assisi<ref name="Alfonso"/><ref name="Navarrete">{{cita| Navarrete Prieto e Alonso Moral 2016|p. 257-259}}.</ref>. L'intera scena è di un ricco stile [[barocco]] che evoca elementi di [[Pieter Paul Rubens]] ed altri di origine [[Pittura veneta|veneta]] ed in particolare [[Paolo Veronese]]<ref name="Alfonso"/>. La scenografia barocca della tela è sottolineata dalla monumentalità quasi scultorea delle figure e dalla loro solennità e gesti, insieme ad elementi come la lussuosa dalmatica di San Francesco, la magnifica cornice architettonica, i tendaggi o il grande mensolone accanto all'altare<ref name="Alfonso"/>. Secondo il già citato Alfonso E. Pérez Sánchez, la paternità di Cabezalero è riscontrabile anche nella costruzione dei personaggi «risolti in grandi inquadrature dai profili molto pronunciati, utilizzando i contrasti di scuro contro luce e luce contro scuro, e il peculiare gamma cromatica, che insiste sugli effetti del bianco e del blu»<ref name="Alfonso"/>.