Regno delle Due Sicilie: differenze tra le versioni

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==== I moti rivoluzionari ====
Nel gennaio del 1848, con la riaffermazione di movimenti regionalisticiindipendentisti risvegliati dalla recente crisi europea, il Regno delle Due Sicilie vide scoppiare una nuova [[Rivoluzione siciliana del 1848|insurrezione in Sicilia]], avvenimento che innescò moti similari nel resto del reame e di conseguenza nel resto d'Italia, con risvolti decisivi per la successiva storia nazionaledella penisola. La rivoluzione siciliana scoppiò il 12 gennaio [[1848]] in [[Fieravecchia|Piazza della Fieravecchia]] a Palermo, capitanata da Giuseppe La Masa. In un primo momento la rivolta vide la partecipazione massiccia dei popolani palermitani a cui seguì l'adesione della borghesia liberale, mossa soprattutto dalla volontà di ripristinarerestaurare il [[Regno di Sicilia (1734-1816)|Regno insulare di Sicilia]] e la [[Costituzione siciliana del 1812|Costituzione del 1812]]. Dopo sanguinosi scontri, La Masa, al comando di un esercito popolare, riuscì a scacciare la luogotenenza generale e gran parte dell'esercito borbonico dalla Sicilia, costituendo un «comitato generale rivoluzionario». Il comitato generale istituì un governo provvisorio a Palermo; tra le felicitazioni generali e l'ottimismo, [[Ruggero Settimo]], un liberale moderato appartenente alla nobiltà siciliana, venne nominato presidente.
[[File:Ferdinando II giura la Costituzione Napoli 24 febbraio 1848.png|thumb|Ferdinando II giura fedeltà alla Costituzione (24 febbraio 1848)]]
[[File:Napoli 15 maggio 1848.png|thumb|Barricate a Napoli (15 maggio 1848)]]
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Concessa la Costituzione Ferdinando II, avallando le richieste del nuovo governo, si fece promotore di nuove riforme di stampo schiettamente liberale. Tra le molte riforme progettate dal governo costituzionale del '48 si ricorda ad esempio quella della Pubblica Istruzione, che venne affidata dal re a [[Francesco de Sanctis]]. La Costituzione tuttavia non intaccava in modo sostanziale il potere regio, in quanto al re spettava il potere esecutivo, mentre condivideva quello legislativo con il Parlamento.
 
Intanto in Sicilia, l'11 febbraio, venne promulgata la [[Costituzione siciliana del 1848|Costituzione]], giurata il 24 febbraio, nel medesimo giorno della fuga di Luigi Filippo da Parigi. Il 25 marzo del 1848 si riunì il [[Parlamento Siciliano|Parlamento Generale di Sicilia]], con un governo rivoluzionario presieduto da [[Ruggero Settimo]] e composto da ministri eletti dallo stesso presidente, che proclamò l'indipendenza dell'isola ricostituendo il [[Regno di Sicilia (1848-1849)|Regno di Sicilia]].
All'ottimismo tuttavia seguì ben presto la disillusione; le forze politiche in coalizione apparvero infatti assai in contrasto: vi era nutrita presenza di liberali moderati, contrapposta a democratici e a qualche mazziniano.
I campi che accesero la miccia delle rivalità furono soprattutto l'istituzione di una Guardia Nazionale e del [[suffragio universale]], entrambe sostenute soprattutto da [[Pasquale Calvi]], membro democratico del governo. Scarse prese di posizione vi erano su che linea di comportamento intraprendere verso il governo di Napoli e la possibilità di prendere o meno parte alla formazione dello Stato Italiano, quest'ultima sostenuta solo dalla minoranza mazziniana<ref>[http://www.ninnigiuffrida.it/public/sc1_dir/docs/doc_Storia_della_Sicilia_moderna---Materiali/L.%20Riall%20%20Il%20Risorgimento%20in%20Sicilia.pdf , L. Riall, Il Risorgimento in Sicilia, in F. Benigno - G. Giarrizzo (a cura di) Storia della Sicilia. Dal Seicento ad oggi, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 38.]</ref>. Intanto, nonostante l'appoggio concreto delle città siciliane al governo provvisorio di Settimo, le aree rurali divennero scarsamente controllate e agitazioni contadine misero in serie difficoltà le amministrazioni locali.
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[[File:Carlo Filangieri busto.jpg|thumb|left|[[Carlo Filangieri, principe di Satriano]]. Protagonista delle guerre napoleoniche, soffocò la rivoluzione siciliana del 1848, fu successivamente primo ministro e ideatore della Costituzione del 1860]]
 
Ferdinando II in seguito ai fatti del 15 maggio decise di intraprendere una risoluta restaurazione assolutistica. Nel settembre 1848, dopo aver richiamato in patria l'armata napoletana [[Prima guerra di indipendenza italiana|schierata in Lombardia]] ed aver sospeso le attività parlamentari, il re decise di reprimere con la forza anche il separatismo[[Indipendentismo siciliano|nazionalismo siciliano]]. Già con il cosiddetto decreto di [[Gaeta]] Ferdinando II di Borbone riconquistò il possesso della Sicilia grazie alle azioni militari guidate del Generale [[Carlo Filangieri]], sciogliendo l'assise e bombardando le piazzeforti della città di [[Messina]] (azione che fece guadagnare a Ferdinando II l'appellativo di "''re bomba''").
La dura repressione borbonica dell'estate del 1849 contro un governo provvisorio ormai instabile, decretava la fine dell'esperienza rivoluzionaria del 1848-1849 e l'ulteriore allargamento del preesistente divario tra la classe politica siciliana e quella napoletana.
[[File:Carlo Poerio viene tradotto in carcere.png|thumb|''[[Carlo Poerio]] condotto all'ergastolo'', esce dalla Vicaria di Castel Capuano ammanettato con un comune detenuto ([[Nicola Parisi]])]]