Paolo Sarpi: differenze tra le versioni

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Altre polemiche suscitano, nel marzo del [[1609]], le prediche quaresimali di Fulgenzio Micanzio che vengono interpretate a Roma come un attacco alla fede cattolica. Sarpi è anche preoccupato per la tregua stipulata tra la Spagna e i Paesi Bassi, perché vede in essa un indebolimento di questi ultimi «che, o prima o dopo, resteranno sopraffatti dalle arti spagnole», mentre gli spagnoli ne potrebbero trarre beneficio anche in vista del loro dominio in Italia.<ref>''Lettere a Groslot de l'Isle'', in «Lettere ai protestanti», I, pp. 18 e 78</ref> Sarpi sperava in un'alleanza generale di Francia, Inghilterra, principi protestanti, Paesi Bassi, Savoia e Venezia che portasse alla guerra contro l'Impero cattolico ispano-tedesco e cancellasse il dominio papale e spagnolo in Italia: «Se sarà guerra in Italia, va bene per la religione; e questo Roma teme; l'Inquisizione cesserà e l'Evangelio avrà corso».<ref>Ivi, p. 120</ref> E andrà bene anche per le libertà civili di Venezia: qui, anche se «il giogo ecclesiastico è assai più mite che nel rimanente d'Italia, in quella parte nondimeno che tocca la stampa è l'istesso appunto che negli altri luoghi. Nessuna cosa si può stampare se non veduta e approvata dall'Inquisizione [...] Dove si ragiona di alcun papa, non permettono che si dica alcuna di disonore, se bene vera e notoria. Non permettono che alcuno separato dalla Chiesa romana sia lodato di qualsivoglia virtù, né nominato se non con vituperio».<ref>Lettera a Francesco Castrino, 18 agosto 1609, in «Lettere ai protestanti», II, pp. 46-47</ref>
 
Sarpi e Micanzio salutarono con sincera gioia la condanna e la messa fuori legge degli [[Arminianesimo|arminiani]] olandesi al [[sinodo di Dordrecht]], dando prova di equilibrio e imparzialità.(non chiaro)<ref>Cfr. la lettera del Micanzio a Carleton del 7 giugno 1619, in Cozzi, ''Fra Paolo Sarpi, l’anglicanesimo e la «Historia del concilio tridentino»'', in ''Rivista storica italiana'', LXVIII (1956), p. 608.</ref><ref>{{cita libro|autore=[[Hugh Trevor-Roper]]|titolo=Protestantesimo e trasformazione sociale|anno=1975|editore=[[Editori Laterza|Laterza]]|pp=281 s|citazione=Sarpi non dava il suo appoggio agli arminiani, al partito dei calvinisti tolleranti, ma ai controrimostranti, i calvinisti estremisti, i persecutori di [[Ugo Grozio|Grozio]], i fanatici della predestinazione.}}</ref>
 
Ai primi giorni del [[1623]] si ammalò gravemente, e morì il 15 gennaio. Secondo la versione ufficiale l'8 gennaio, sebbene sfinito, volle alzarsi per il mattutino, come al solito, e celebrare la Messa. La mattina del 12 gennaio, fatto chiamare il priore del convento, lo pregò che lo raccomandasse alle preghiere dei confratelli e che gli portasse il Viatico. Gli consegnò tutte le cose concesse a suo uso. Si fece vestire, si confessò e passò il resto del mattino facendosi leggere da fra Fulgenzio e da Fra Marco i Salmi e la [[Passione di Gesù|Passione di Cristo]] narrata dagli Evangelisti. Gli fu quindi amministrato dal priore, alla presenza della Comunità, il Viatico. Il 14 mattina fu visitato dal medico che gli disse che aveva poche ore di vita. Egli, sorridendo, rispose: ''Sia benedetto Dio! A me piace ciò che a Lui piace. Col suo aiuto faremo bene anche quest'ultima azione'' (quella di morire). Fu udito ripetere più volte, con soddisfazione: ''Orsù, andiamo dove Dio ci chiama!''. Secondo alcuni le sue ultime parole sarebbero state: ''Esto perpetua'', riferendosi a Venezia (v. Bianchi-Giovini, 846, p.&nbsp;340-344). Esistono tuttavia altre versioni della sua morte che lo fanno apparire più vicino al culto protestante.