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[[File:Saladin in Egypt Conquest.png|miniatura|upright=1.55|Le campagne compiute in [[Egitto]] tra il 1163 e il 1174 da [[crociati]] e [[musulmani]]]]
 
Desideroso di espandere i propri domini, Norandino aveva esteso le sue mire all'Egitto, dominato dalla dinastia dei [[Fatimidi]] e dilaniatotribolato da una difficile situazione politica.<ref>{{cita|Bridge (1981)|p. 176}}.</ref> Anche tra i franchi si diffuse presto l'idea di spingersi verso quella regione, soprattutto su spinta didel [[Amalrico Ire di Gerusalemme]], subentrato[[Amalrico alI defuntodi BaldovinoGerusalemme|Amalrico I]].<ref name="gro99">{{cita|Grousset (1998)|p. 99}}.</ref> Come altri, egli era consapevole che ormai una Siria musulmana unita aveva ben poche speranze di essere conquistata celermente, motivo per cui virò verso un nuovo obiettivo.<ref name="run592">{{cita|Runciman (2005)|p. 592}}.</ref> La prima campagna, compiuta da Amalrico nel settembre del 1163, fu soltanto di avanscoperta e venne interrotta dalle inondazioni causate dal [[Nilo]].<ref name="gro99"/><ref name="run593"/> Malgrado ciò, Amalrico intuì che vi era la possibilità di insediarsi stabilmente in Egitto.
 
Nel frattempo il visir locale [[Shawar]], scacciato dal suo avversario Dirghâm, raggiunse la Siria e implorò Norandino di inviargli degli aiuti.<ref name="gro99"/> Approfittando dell'assenza di Amalrico, Norandino tentò di aggredire il più piccolo e fragile degli [[Stati crociati]], la [[contea di Tripoli]].<ref name="run593">{{cita|Runciman (2005)|p. 593}}.</ref> Tuttavia l'attacco al [[Krak dei Cavalieri]], principale fortezza della regione, passato alla storia come la [[battaglia di al-Buqaia]] del settembre del 1163, fallì grazie all'intervento di un gruppo di nobili francesi di ritorno da un pellegrinaggio compiuto a [[Gerusalemme]].<ref>{{cita|Richard (1999)|p. 289}}.</ref> Norandino inviò dunque un esercito in Egitto guidato dal suo fedele luogotenente curdo [[Shīrkūh]], il quale condusse con sé il giovane nipote Yūsuf ibn Ayyūb (che in futuro si farà chiamare Ṣalāḥ al-Dīn, nome latinizzato in [[Saladino]]), permettendo al visir Shawar di tornare al potere.<ref>{{cita|Bridge (1981)|pp. 177-178}}.</ref><ref>{{cita|Eddé (2014)|p. 28}}.</ref> Tuttavia, sentendosi minacciato dalle truppe di Shīrkūh, accampate alle porte del [[Il Cairo|Cairo]], il visir ruppe l'accordo stretto con Norandino e invocò nel 1164 l'aiuto di Amalrico.<ref name="bri178" /><ref name="gro100">{{cita|Grousset (1998)|p. 100}}.</ref>
 
[[File:Amalrich1.jpg|miniatura|upright=1.2|Il re [[Amalrico I di Gerusalemme]] (1136-1174) in una miniatura del [[XIII secolo]]]]
 
Nel tentativo di distogliere l'attenzione dei crociati da [[Bilbeys]], la città dove si trovava Shīrkūh, Norandino attaccò il [[Principato di Antiochia]], massacrando molti soldati cristiani e catturando numerosi condottieri crociati nella [[battaglia di Harim]].<ref name="gro100" /> Norandino non volle tuttavia spingersi direttamente contro [[Antiochia di Siria|Antiochia]], temendo che ciò avrebbe scatenato l'intervento dell'imperatore bizantino [[Manuele I Comneno]].<ref name="bri178">{{cita|Bridge (1981)|p. 178}}.</ref><ref>{{cita|Richard (1999)|p. 290}}.</ref> Poiché Amalrico comprese che se la sua assenza si fosse prolungata avrebbe perso ulteriori terre, propose un accordo a Shīrkūh, ai sensi del quale entrambi avrebbero dovuto lasciare l'Egitto e preservare lo ''status quo''.<ref name="gro100" /> Il generale curdo, allo stremo delle forze e a corto di viveri, decise di accettare, lasciando nel novembre del 1164 l'Egitto in mano a Shawar.<ref name="gro100" />
 
Nel 1167 Norandino mandò nuovamente Shīrkūh a conquistare l'Egitto, di nuovo affiancato dal giovane Saladino.<ref name="bri178" /><ref>{{cita|Eddé (2014)|p. 29}}.</ref> Ancora una volta Shawar chiamò Amalrico in suo soccorso, e il re di Gerusalemme tentò di colpire il nemico a più riprese.<ref name="bri178" /> Le forze cristiane ed egiziane riuscirono a fermare Shīrkūh, sia pur senza sconfiggerlo definitivamente, costringendolo a ripiegare verso [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]].<ref>{{cita|Bridge (1981)|p. 179}}.</ref> Alla fine Shīrkūh inviò Saladino a negoziare; il giovane si dimostrò un abile diplomatico, e strinse un accordo ai sensi del quale i musulmani avrebbero lasciato l'Egitto via mare grazie a un salvacondotto.<ref>{{cita|Runciman (2005)|pp. 600-601}}.</ref> Nell'ottobre del 1168 Amalrico decise di rompere l'alleanza con Shawar e di scagliarsi contro l'Egitto, ingolosito dalla prospettiva di arricchirsi di bottini e reliquie, ma privo del supporto di ulteriori rinforzi.<ref name="bri180">{{cita|Bridge (1981)|p. 180}}.</ref> Pose così sotto assedio Bilbeys e ne massacrò la popolazione, la quale provò un immediato senso di repulsione verso i cristiani, inizialmente invece ritenuti «liberatori dall'anarchico malgoverno del califfato fatimita».<ref name="bri180" /> Fu così che Shawar si rivolse al suo vecchio nemico Norandino per difendersi dal tradimento di Amalrico.<ref name="gro103">{{cita|Grousset (1998)|p. 103}}.</ref> Non disponendo di forze sufficienti per tenere a lungo il Cairo sotto assedio, Amalrico decise infine di ritirarsi.<ref name="gro103" /> Nel frattempo, la nuova alleanza aveva permesso a Norandino di estendere il proprio controllo a tutto il Nord della cosiddetta [[Mezzaluna Fertile]] e, grazie alla debolezza di Shawar, a porre una pesante ipoteca sull'Egitto.<ref name="gro103" />
 
== L'ascesa del Saladino e la crisi dei crociati (X) ==