Sergio Franzoi: differenze tra le versioni

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=== I primi passi nelle Collettive ===
A partire dal [[1948]] e fino al [[1963]] prese parte per quindici anni sostanzialmente a quasi tutte le [[Mostra|mostre]] annuali della [[Fondazione Bevilacqua La Masa]], ad eccezione delle edizioni del [[1951]] e del [[1954]], vincendo numerosi premi per la pittura.<ref name="sf" /><ref>M. Divari, ''L'Opera Bevilacqua La Masa a Venezia: la ripresa dell'attività espositiva nel secondo dopoguerra (1947-1955)'', Università Ca' Foscari, 2012-2013</ref>
 
[[File:Paesaggio di Marghera - Sergio Franzoi.jpg|miniatura|'''[[Paesaggio di Marghera]]''', 1953, Olio su tela, 75x70cm, Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia – Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna.]]
Le prime opere presentate alle collettive erano caratterizzate dai temi tipici di quegli anni. Dalle scene di lavoro dagli accenti sociali ("''Pescherecci''", [[1948]], "''Pescatori''", [[1952]]), infatti si passava a vedute e [[Paesaggio|paesaggi]] ("''[[Caldonazzo]]''", [[1949]], "''Capanne sulla spiaggia''", [[1950]], "''Case a [[Burano]]''", [[1953]], "''[[Paesaggio di Marghera]]''"<ref name=":1">{{Cita web|url=https://archivioraam.org/en/artwork/paesaggio-di-marghera|titolo=Paesaggio di Marghera - RAAM|sito=RAAM Archive|lingua=en-US|accesso=2021-04-11}}</ref>, [[1953]] e "''Paesaggio di [[Malamocco]]''", [[1953]]).<ref name="sf" />
 
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=== Il successo degli anni cinquanta e sessanta ===
Franzoi partecipò negli [[Anni 1950|anni cinquanta]], anche ad altri premi di pittura in ambito veneziano, tra cui il [[Premio Burano]] (nell'[[Burano|omonima isola]]) con dipinti caratterizzati da ambientazioni lagunari, come "''Tramonto''" ([[1956]]), che riprendevano in parte le caratteristiche della sua attività giovanile.<ref name="fs" />
 
[[File:Amanti - Sergio Franzoi.jpg|sinistra|miniatura|'''[[Amanti (Franzoi)|Amanti]]''', 1960, olio su tela, 75x100cm, Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia - Ca' Pesaro, Galleria Internazionale d'Arte Moderna.]]
Al di là dei concorsi locali, i suoi lavori iniziarono anche ad essere presenti in esposizioni nazionali, tra cui la Mostra Nazionale per le [[Arte figurativa|Arti Figurative]] svoltasi a [[Roma]] nel 1950 e alcune [[Mostra|mostre]] milanesi come nel [[1952]] la Mostra della Realtà Poetica nella Galleria Salvetti e nel [[1956]] il Premio di Pittura San Fedele, oltre alla partecipazione nel [[1958]] alla Biennale Internazionale dei Giovani di [[Gorizia]].
Tra la fine degli anni cinquanta e gli [[Anni 1960|anni sessanta]] organizzò anche alcune esposizioni personali con la [[Fondazione Bevilacqua La Masa|Fondazione Bevilacqua la Masa]] nel [[1959]], [[1961]], [[1963]] e [[1967]].<ref name="sf" />
 
Nel [[1960]] Franzoi vinse con l'opera "''Amanti''" il secondo premio ex aequo assieme a Miro Romagna, Sergio Perolari e Domenico Boscolo, tutti pittori facenti parte dell'arte figurativa e molto legati alla tradizione, Il dipinto "''[[Amanti (dipinto)|Amanti]]''" rappresentava una scena di profonda liricità tra due figure nude contornate da spesse pennellate nere, caratteristica quest'ultima che sarà fondamentale nelle produzioni dell'artista.<ref name="sf" />
 
[[File:Isopravvissuti - Sergio Franzoi.jpg|miniatura|'''I Sopravvissuti''', 1961 (Immagine bianco e nero)]]
[[File:Ilclown - Sergio Franzoi.jpg|miniatura|'''[[Il clown (Franzoi)|Il Clown]]''', 1961, olio su tavola, 72x72cm, Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia - Ca' Pesaro, Galleria Internazionale d'Arte Moderna.]]
L'anno successivo arrivò di nuovo secondo nella categoria di pittura alla Bevilacqua con l'opera "''I sopravvissuti''", che riprendeva l'arte figurativa dell'edizione precedente ma modificandone la [[Composizione (arte)|composizione]] in favore di una dal respiro più ampio: invece di riprendere due figure in [[primo piano]], come l'opera precedente, in queste nuove [[Composizione (arte)|composizioni]] raffigurava quattro figure una delle quali reggeva in braccio un bambino, secondo uno schema che potrebbe essere definito quasi arcaico. In quella stessa edizione Franzoi presentava anche un altro dipinto, "''[[Il Clown (dipinto)|Il clown]]''"<ref name=":3">{{Cita web|url=https://archivioraam.org/en/artwork/il-clown|titolo=Il clown - RAAM|sito=RAAM Archive|lingua=en-US|accesso=2021-04-11}}</ref> che risultava un'opera coerente con le precedenti per cui si era guadagnato il secondo premio anche l'anno prima. Il dipinto presentava un [[Realismo (arte)|realismo]] evidentemente influenzato dall'[[espressionismo]] nordico con figure dai toni scarni.<ref name="sf" /> Questi dipinti lo impongono e presentano in campo nazionale come uno dei giovani talenti più promettenti di quegli anni, consentendogli, nel [[1961]], di prendere parte alla Biennale d'[[Arte]] Triveneta di [[Padova]], e due anni dopo all'edizione del prestigioso [[Premio Michetti|Premio Nazionale di Pittura "F. P. Michetti"]] a [[Francavilla al Mare]].<ref name="fs" />
 
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=== Il primo premio della 50ª edizione ===
[[File:Dopolacatastrofe - Sergio Franzoi.webp|miniatura|'''[[Dopo la catastrofe (Franzoi)|Dopo la Catastrofe]]''', 1962, olio su tavola,127x161cm, Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia - Ca' Pesaro, Galleria Internazionale d'Arte Moderna.]]
Dopo numerose partecipazioni Franzoi riuscì a vincere il 1º [[premio]] per la pittura, con la tela ad [[Pittura a olio|olio]] "''Dopo la catastrofe''"<ref name=":2">{{Cita web|url=https://archivioraam.org/en/artwork/dopo-la-catastrofe|titolo=Dopo la catastrofe - RAAM|sito=RAAM Archive|lingua=en-US|accesso=2021-04-11}}</ref>, nella 50ª edizione della collettiva organizzata dalla [[Fondazione Bevilacqua La Masa|Fondazione Bevilacqua la Masa]] a cavallo tra il [[1962]] e il [[1963]].<ref name="fs" /><ref name="ref_A">50ª mostra collettiva dell'Opera Bevilacqua La Masa, catalogo della mostra (Venezia, Galleria Bevilacqua La Masa), Stamperia di Venezia, Venezia 1962</ref><ref>Cinquantesima collettiva della Bevilacqua La Masa, in "Il Gazzettino", 22 dicembre 1962</ref>
 
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Nella sua vita artistica Franzoi ha prodotto anche alcuni cartoni e tele per [[Mosaico|mosaici]] con motivi decorativi [[Astrattismo|astratti]]. Degno di nota è il lavoro maturato nel [[1975]] comprendente una serie di cinque [[Disegno|disegni]] o cartoni preparatori composti da cinque soggetti per mosaico che ha commissionato alla [[Scuola Mosaicisti del Friuli|Scuola Musaicisti del Friuli]] per conto dell'ex Ospedale Civile del [[Lido di Venezia]]. I cartoni sono stati prodotti con tecnica mista, pittura a tempera o tesseratura.
 
Nello specifico i lavori prodotti raffigurano "frecce" risultando tutti riconducibili allo stesso nucleo creativo [[Astrattismo|astratto]], caratterizzato da tonalità cromatiche che giocano sull'idea di movimento. La tecnica a tesseratura non scientifica aiuta il dinamismo dei lavori, rendendo anche i "cartoni-tappeto" stessi coloristici e quasi ornamentali.<ref name=":4" />
 
[[File:Mosaico - Sergio Franzoi.jpg|miniatura|Mosaico realizzato e ancora oggi visibile nell'ex Ospedale Civile (Ospedale al mare) del Lido di Venezia.]]
In particolare i soggetti dei [[Bozzetto|bozzetti]] numero 3 e 4 presentano una figura intera centrale contornata da altre figure astratte frammentate che risultano allungate e marcate con toni blu-azzurri e macchie rossastre. Sullo sfondo sono invece presenti tonalità più chiare sul bianco e beige dorato. L'estremo dinamismo dei lavori è dato fondamentalmente da due elementi ricorrenti: il primo riguarda la scelta dell'utilizzo di colori chiari per lo sfondo che comunica un senso di movimento, la seconda è l'uso di direttrici rappresentate da linee bianche che collegano le varie figure con l'esterno. La tecnica della "tesseratura" che è stata utilizzata da Franzoi per l'esecuzione dei cartoni rende il risultato dell'opera già chiaro. Il tutto è stato poi realizzato a [[Marmo|marmi]] e [[Smalto|smalti]] a lavorazione diretta su lastra di cemento tramite applicazione con collante cementizio.<ref name=":4">{{Cita web|url=http://www.ipac.regione.fvg.it/aspx/ViewRicerchePercTemRicAppr.aspx?idsttem=6&idAmb=120&TSK=D&C1=AUTN%7CAUT%7CFranzoi+Sergio&START=1|titolo=ERPAC - Ente Regionale PAtrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia|accesso=2021-09-30}}</ref>
 
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=== La fine dell'attività artistica e la morte===
A partire dagli [[Anni 1980|anni ottanta]] diminuiscono le partecipazioni alle collettive per dare vita ad alcune mostre personali del [[1989]], [[1998]] e nel [[2000]].<ref name="fs" />
 
[[File:Composizione - Sergio Franzoi.jpg|miniatura|Composizione, 1988, 40x30cm]]
Quello che può essere definito come un vero e proprio coronamento della sua storia artistica è la [[mostra]] e seminario del [[1982]] a cui Franzoi prese parte e che fu organizzata a [[Venezia]] dal Dipartimento di [[Storia]] e Critica delle Arti dell'[[Università Ca' Foscari Venezia|Università di Ca' Foscari]], su invito del famoso [[Critica artistica|critico d'arte]] [[Giuseppe Mazzariol]].<ref name="sf" /> Partecipò inoltre alla mostra-evento del [[1984]] alla Galleria [[Fondazione Bevilacqua La Masa|Bevilacqua La Masa]] intitolata "Cronaca 1947-1967".<ref>Cronaca 1947-1967, Galleria "Opera Bevilacqua La Masa", Venezia 1984, pp.124-125 ill</ref>
 
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== Stile e concezione dell'arte ==
Sergio Franzoi si è accostato alla pittura a partire da un'esperienza originaria come la visione del mare, i pescatori che facevano la tratta delle reti sulla spiaggia di contro al gran rispecchiarsi del sole sulle onde, l'affiorare mutevole e coinvolgente dei fenomeni sullo sfondo infinito e abbacinante della luce, il confine incerto e attraente tra il prossimo e il noto e l'inconoscibile. Di tali immagini vi è traccia nelle sue opere giovanili, ma ben presto sarà l'universo coinvolgente e intrigante dell'[[eros]] ad attrarlo.<ref name=":0">Introduzione a cura di Dino Marangon, ''"Sergio Franzoi Galleria Multigraphic"'', Catalogo della Mostra Personale (Galleria Multigraphic Venice), Nuova Tipografia snc, 2000</ref>
 
[[File:Collisione - Sergio Franzoi.jpg|miniatura|Collisione, 1973]]
Ancora spiagge o comunque luoghi indeterminati su cui non si è ancora avventata l'orgia dei ritmi assordanti, il dolciastro putrefarsi dei dopobagno, la valanga incontenibile della [[pubblicità]]. Spazi dove i sogni danzano sulle traiettorie degli sguardi - insondabili percorsi del desiderio - dove sbocciano avventure impensate dolci congiungimenti, compenetrazioni, caldi abbracci, nel mescolarsi morbido delle carni. "... Intensi [[Paesaggio|paesaggi]] di vita" li ha definiti una volta [[Giuseppe Mazzariol]], "... Null'altro. Talvolta emerge il fiore di una bocca, la mandorla sottile dell'occhio o del sesso si apre alla presenza. Una grande calma si leva da queste orme supine dove il bianco prevale e unifica".<ref name=":0" /> Ed in effetti figure e paesaggi si confondono mentre l'immaginazione si inoltra su sentieri destinati a perdersi nel turbinare il moto della fantasia, in un inesauribile susseguirsi di incontri e di situazioni. Non bisogna tuttavia pensare, nel caso di Franzoi ad una facile [[pittura narrativa]]. Non si tratta infatti di un tranquillo pittore [[Naturalismo (arte)|naturalista]] intento semplicemente a riprodurre ciò che si vede.<ref name=":0" />
Egli è ben consapevole dell'autonomia della pittura, non ignora che l'[[arte]] ha le proprie leggi, le proprie costruzioni, i propri percorsi, e che misteriosi e meravigliosi sono i legami che la connettono al mondo. L'approccio di Franzoi al linguaggio essenzialmente [[Metafora|metaforico]] della pittura è tutt'altro che ingenuo. Egli non solo ne riconosce le libertà ma ne intuisce anche la possibile usura, il rischio sempre in agguato dell'[[afasia]], magari per virtuosismo rappresentativo, per ridondanza, per banale ripetitività o per eccesso di sensibilità. Non a caso, proprio per scansare tali pericoli, egli si autolimita costringendo le proprie qualità innate in itinerari volutamente aspri e difficili.<ref name=":0" />
 
[[File:Composizione3 - Sergio Franzoi.jpg|sinistra|miniatura|Composizione, 1995, 30x25cm]]
Pittore dotatissimo, per molti aspetti egli affronta infatti l'[[immagine]] plasticamente, da [[Scultura|scultore]], sconvolgendo sottilmente i fondamenti stessi della tradizionale costruzione del [[dipinto]]. In questo modo il [[Chiaroscuro|chiaro scuro]] risulta pressoché eliminato a favore dell'imminenza e quasi fisicità della superficie, mentre la consistenza dei volumi viene tradotta nell'ardua complessità di articolati geroglifici formali. Tutto ciò mentre anche il [[colore]] viene perdendo la consueta proprietà permeante, non si distende in zone, bensì va concentrandosi in contrastanti e come esterne striature, o viene coagulandosi allusivamente sui contorni lineari. Il quadro vive così esplicitamente di una doppia natura, in quanto spazio insieme fisico e virtuale. Per entrare a farvi parte, il reale deve allora passare attraverso il filtro della [[psiche]], dell'[[immaginazione]], della [[ragione]], dell'[[istinto]], trovare una particolare e irripetibile configurazione tale da trasformare il fenomeno, le cose, il mondo, in [[Icona (arte)|icona.]]<ref name=":0" />
Ovviamente Franzoi non affronta un compito così difficile senza munirsi di adeguati strumenti: nei suoi lavori affiorano intatti qua e là le memorie delle [[silhouette]] delle [[Ippodromo|ippodromi]] [[Maremmano (cavallo)|maremmani]] di '[[lingua francese]]', gli insegnamenti raffinati di [[Georges Braque|Braque]], e sognanti fantasie di [[Paul Klee|Klee]], le elegantissime ondulazioni avvolgenti di [[Amedeo Modigliani|Modigliani]] e, forse con maggiore insistenza, gli echi più tormentati e velenosi dei linearismi di [[Gustav Klimt|Klimt]] e [[Egon Schiele|Schicle.]]<ref name=":0" />
 
[[File:Composizione2 - Sergio Franzoi.jpg|miniatura|Composizione, 1999, 70x70cm]]
Che tuttavia non si tratti di un mero, seppur raffinatissimo repertorio di giustapposizioni [[Stile|stilistiche]], appare se non altro dal fatto che il modo stesso di comporre il [[Quadro (arte)|quadro]] è venuto mutando radicalmente nel tempo: mentre nei suoi primi lavori l'[[immagine]] appariva "centrata" quasi a dominare lo spazio, ora essa viene come disseminandosi sull'intera [[superficie]], probabilmente a significare anche la perdita di ogni certezza e di ogni fondamento tipica della nostra epoca eppure, come ha scritto il grande [[Virgilio Guidi]], con la pittura di Franzoi siamo ancora "... nelle regioni dell'uomo". Vi è infatti un'insopprimibile fiducia di antica matrice umanistica a guidare e a sorreggere la sua lotta contro l'intercambiabilità e l'infinita moltiplicabilità che sembrano caratterizzare il caotico mondo in cui simo immersi. Per Franzoi invece ogni dipinto, ogni opera deve distinguersi in virtù della forma, frutto di un irriproducibile nesso che si istituisce tra l'esserci e la totalità. Solo il rigore della forma può infatti consentire una qualche dignità - parola questa ormai desueta, nel vocabolario corrente - intesa anche come possibilità di confronto e di giudizio, in una costante tensione di ordine [[morale]] al meglio.<ref name=":0" />