Impero di Alessandro Magno: differenze tra le versioni
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== Caratteristiche ==
[[File:Map Macedonia 336 BC-it.svg|thumb|upright=1.4|[[Regno di Macedonia|Macedonia]] e la [[Lega di Corinto]] nel 336 a.C.]]
[[File:Achaemenid Empire En.svg|thumb|upright=1.4|L'antico [[
Secondo il moderno neologismo, per "impero di Alessandro" si intende la costituzione di stati che seguirono storicamente l'antico [[
Occasionalmente era perciò detto anche "Impero della Grande Macedonia" od "Impero Macedone", soprattutto con la campagna di occupazioni di Alessandro, che aveva soppiantato l'antica casta dominante persiana con una nuova macedone, che si componeva della serie dei suoi compagni (''[[hetairoi]]'') e che come suoi successori (''diadochoi'') caratterizzarono anche l'ulteriore destino storico del Mediterraneo orientale, fino all'[[Impero romano|occupazione romana]].
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Alessandro non era neanche re "di" bensì "in" Asia ed "in" Egitto, proprio come furono i suoi successori re [[Dinastia tolemaica|tolemaici]] e [[Impero seleucide|seleucidi]] "in Egitto" e "in Siria". Sola eccezione rimane la Macedonia, ove i sovrani potevano chiamarsi "re dei macedoni", prima e dopo Alessandro.<ref>Siehe Demandt, p. 386.</ref>
In Europa Alessandro fu innanzitutto [[Regno di Macedonia|re dei Macedoni]] (''basileus Makedonōn''), come legittimo successore del padre [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]] e grazie al riconoscimento da parte dell'esercito macedone. Poiché nello Stato macedone oltre alla [[monarchia]] non esisteva alcun organo di controllo, come all'incirca l'[[Eforo|eforato]] a [[Sparta]] od il [[Senato romano|senato]] a [[Roma]], il re deteneva un potere assoluto come capo supremo. La sua volontà in questioni amministrative
Inoltre Alessandro disponeva della posizione, ereditata dal padre, di capo supremo dell'esercito della [[Lega tessala]], di [[Tago (antica Grecia)|tago]], che è paragonabile alla figura di duca nel [[primo Medioevo]]. Dall'esterno egli era ''de facto'' il sovrano della [[Tessaglia]], le cui città per la politica interna mantenevano la loro autonomia. Una simile costellazione si rassegnava di fronte alle città greche rappresentate dalla [[Lega di Corinto]] (''[[Polis|poleis]]''), che davano alla loro libertà interna molta importanza. Ugualmente Alessandro era subentrato al padre nella posizione del comandante (''hēgemon'', cioè "Egemone") della lega ed era il loro capo supremo sul campo (''strategōs autokratōr''). I rapporti delle città con l'egemone erano regolate contrattualmente, ed essi riconoscevano dall'esterno più o meno volenterosamente la sua conduzione politica e militare, specialmente in relazione alle campagne di rappresaglia concluse contro l'antico nemico persiano. Inoltre toccava all'egemone la posizione di potenza garante dell'osservanza della pace comune del territorio (''[[Pace comune|koinē eirēnē]]''), che egli, all'occorrenza ''manu militari'' aveva imposto, come nel caso del tentativo di defezione da parte dei [[Tebe (città greca antica)|tebani]] nel 335 a.C., che sfociò nella [[battaglia di Tebe|distruzione della città]]. Come contromossa l'Egemone era obbligato al riconoscimento dell'autonomia interna delle città, nella quale egli non doveva interferire.
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E tuttavia Alessandro rivendicò un legittimo diritto di successione come erede dei re persiani, che dovevano giustificare la loro sovranità in Asia.
Non in ultimo perciò l'impero di Alessandro può essere visto come stato successore dell'
Secondo [[Diodoro Siculo]] Alessandro già al suo sbarco sul suolo asiatico fece valere la sua sovranità con un giavellotto, che per volontà degli dei sarebbe stata trasmessa a lui.<ref>[[Diodoro Siculo]] 17, 17, 2.</ref> Una seconda volta la sua aspirazione fu a portata di mano a [[Gordio (città)|Gordio]], quando nel santuario di [[Zeus]] egli tagliò il [[Nodo gordiano|famoso, omonimo nodo]], la cui soluzione prometteva al suo autore, secondo l'oracolo di [[Telmesso]], la sovranità sulla [[Licia]].
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Degno di nota è inoltre il fatto, che Alessandro già nel primo anno della sua campagna si comportava in Asia da sovrano, mentre egli non solo lasciava esistere le province occupate bensì nominava per esse ora [[satrapo|satrapi]] macedoni. Nel suo programma ufficiale riemerge il nome Asia solo dopo la sua vittoria nella [[battaglia di Isso]] del 333 a.C., mentre egli stesso, in una lettera a [[Dario III di Persia|Dario III]], si proclama "signore dell'Asia" e di conseguenza pretende che ci si rivolga a lui come "re dell'Asia" (''basileus tēs Asias'').<ref>[[Arriano]], ''Anabasi di Alessandro'' 2, 14, 7–9.</ref> Dopo la [[battaglia di Gaugamela]] del 331 a.C., fu proclamato alla fine dal proprio esercito "re dell'Asia", per quanto questo atto potesse aver significato più una festosa conferma delle aspirazioni da parte di un guerriero che l'acclamazione di un imperatore.<ref>Plutarco, ''Alessandro'' 34, 1.</ref> Alessandro non fu però mai posto in trono come re dell'Asia e la sua sovranità si legittimò con il lancio del suo giavellotto sull'[[Dardanelli|Ellesponto]] e con la sua vittoria contro i Persiani. Al più tardi, dopo la morte di Dario III, nel 330 a.C. egli venne riconosciuto come unico sovrano dell'Asia. [[Besso (storia)|Besso]], che si era autoproclamato re, trovò, in quanto regicida, meno seguaci e fu quindi, su incarico di Alessandro, giudicato come usurpatore e giustiziato.
Il titolo persiano di re, che a partire da [[Dario I di Persia|Dario I]] era "[[Re dei Re|Gran Re, Re dei Re, Re di Persia, Re degli
La pretesa che sarebbe salito alla dignità di "re dell'Asia" è oggi, nella ricerca storica, controversa, poiché per tale titolo non vi era alcuna esatta definizione. Presso gli antichi Greci il concetto di ''Asia'' aveva lo stesso significato di territorio della sovranità persiana, ove non esisteva una parola corrispondente equivalente, per cui anche Alessandro intendeva regnare almeno su quel territorio.<ref>Eschilo, ''I Persiani'' 55; [[Isocrate]], ''A Nicocle'' 5.</ref> Si ritiene tuttavia, che ai Greci la effettiva estensione del regno di Persia in ''Asia'' non fosse nota e che il punto di vista personale di Alessandro, mentre egli presumeva di aver raggiunto con il [[Syr Darya]] il confine settentrionale e con il
== La casa reale ==
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=== Le città ===
Fra i meriti generalmente riconosciuti ad Alessandro vi è la sua attività come fondatore di città, che rese possibile la diffusione della vita culturale greca nell'intera regione mediterranea, fino all'
A mala pena un altro uomo prima o dopo di lui ha fondato così tante città, che furono concepite secondo il concetto greco della ''[[polis]]''. Le nuove città furono in generale fondate in località già presiedute, come la famosa città egiziana di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], quando la popolazione locale residente, liberamente o su disposizione dell'autorità, fu trasferita all'interno dei confini cittadini.
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Spesso era facile dare alle antiche città persiane un'impostazione come quella di una ''polis'', per cui esse, soprattutto dal punto di vista dei greci, ricevevano lo Stato giuridico di città e ciò valeva come una nuova fondazione. La maggior parte di loro dopo la fondazione assumeva il nome di ''Alexándreia''. I primi abitanti delle nuove città erano invalidi di guerra macedoni e greci o veterani scartati dall'[[esercito macedone]]. Di qui nacquero guarnigioni di sicurezza, che di regola erano composte da soldati greci o anche [[traci]].
Ad essi si unirono successivamente persone provenienti dalle rispettive patrie in cerca di fortuna quali commercianti, artigiani
Più in là furono insediati anche gruppi di popolazioni orientali, che, come compatrioti all'interno della cittadinanza, costituirono comunità proprie separate da quelle ellene (''politeuma''). Ad esempio
Fondazioni di città che possono essere attribuite ad Alessandro:
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Nella situazione degli stati ellenistici a bassa densità di popolazione, a cominciare dall'impero di Alessandro e proseguendo sotto i diadochi, le città ellenistiche assunsero un ruolo particolare, che derivò da un compromesso tra la tradizionale autonomia dei modelli greci di ''polis'', da una parte, e la subordinazione alle esigenze di un generale ordine pubblico (''koinē eirēnē'') dall'altra, del cui mantenimento solo la supremazia imperiale poteva garantire. Il maggior potere del re garantiva la libertà delle città dall'interno e dava loro un confine all'esterno.<ref>Vedi Demandt, S. 368.</ref> Alle città era anche garantita un'amministrazione democratica propria, ad eccezione delle città imperiali, ma rimanevano per gli altri affari subordinate al re, al quale, come fondatore (''ktistes''), esse dovevano i loro diritti di città e i loro privilegi
[[File:Fotothek df ps 0002470 Innenräume ^ Ausstellungsgebäude.jpg|thumb|La [[porta di Ishtar]], attraverso la quale Alessandro nel 331 a.C. entrò
=== Le città imperiali ===
Il comportamento di Alessandro nei confronti delle "sue" città lo distingue da quello verso le città classiche greche, soprattutto nei confronti delle tre "capitali", [[Atene]], [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] e [[Sparta]]. È vero che egli, come egemone riconosciuto, presiedeva la [[
Le città imperiali rappresentavano nell'impero di Alessandro un'eccezione, poiché esse non erano sottoposte all'amministrazione delle province ma direttamente a quella dell'impero e perciò non disponevano di autonomia amministrativa. Una città imperiale si distingueva per la presenza di un palazzo imperiale (''basileion''); queste erano, sotto Alessandro, [[Pella (città antica)|Pella]], con il palazzo di [[Archelao I di Macedonia|Archelao I]], l'egiziana [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], con il proprio palazzo disabitato e [[Babilonia]], con il palazzo di [[Nabucodonosor II]]. Babilonia aveva conservato sotto gli Achemenidi il suo posto di città più ricca e benestante, per cui la sua fiducia in sé stessa poggiava sulla sovranità persiana e la sua forza irradiante era giunta fino alla Grecia. Era la residenza preferita di Alessandro, qui era custodito il tesoro del suo Stato e stava la sua corte e qui egli morì. Era la capitale ufficiosa del suo impero. Per il suo successore [[Seleuco I]] rappresentava la base di partenza del suo regno, però sotto di lui essa perdette il suo carattere di capitale, dopo che il centro della sovranità dei [[Seleucidi]] fu trasferito dalla
La situazione giuridica delle città greche della costa ionica liberate rimase, sotto l'impero di Alessandro, piuttosto confusa. Alessandro vi aveva deposto i tiranni filo-persiani a favore di un regime democratico, ma esse non si legarono al patto ellenistico. Per le guerre esse concessero una tassa volontaria (''syntaxis''), che in senso ampio poteva essere considerata il proseguimento del vecchio tributo ai persiani (''phoros'').
== Culto del sovrano ==
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{{Vedi anche|Diadochi}}
{{Vedi anche|Guerre dei diadochi}}
[[File:Diadochenreichen nach dem Ende der Diadochenkriege.png|thumb|Il mondo degli
La morte precoce di Alessandro avvenuta nel 323 a.C. a Babilonia pose gli ufficiali macedoni del suo esercito di fronte ai quesiti complicati della successione, per la quale ambizioni di potere personali dei diversi attori li condussero vicino ad una guerra fraterna. La stessa famiglia reale era da questo momento in poi priva di membri maschi capaci di agire, tagliati fuori da un'autonoma politica di potere. Le donne in grado di agire invece dovettero contribuire al tramonto della [[dinastia argeade]] attraverso una sanguinosa battaglia concorrenziale l'una contro l'altra. Il potere stava da allora innanzi nelle mani dei generali macedoni, uno dei quali, [[Arrideo]], della fanteria di [[Filippo III Arrideo|Filippo III]], lo proclamò di sua iniziativa re. È vero che la madre non era neanche macedone, ma una proveniente dalla Tessaglia era più accettabile di un'asiatica. Dopo un compromesso con gli [[Eteri (antica Grecia)|Eteri]] anche il pari diritto [[Alessandro IV di Macedonia]] fu innalzato alla dignità di re. Il vecchio eracleo fu scelto per la successione, per quanto accanto alla sua illegittimità anche la sua anzianità avrebbe potuto giocare un ruolo decisivo, poiché egli era diventato maggiorenne prima di Alessandro IV, che non rientrava nei piani di potere dell'ambizioso generale. Questi generali volevano subentrare nell'effettiva successione (''diadochē'') di Alessandro, che [[Perdicca]] per primo si poté assicurare come reggente per conto del re. Sotto la sua guida fino al 321 a.C. la provincia dell'Asia Minore di [[Cappadocia]] venne sottomessa, cosa che non era riuscita ad Alessandro stesso, per cui il suo impero raggiunse la sua massima estensione territoriale. Ma l'autorità del reggente venne molto presto messa in discussione e sfidata già nella prima guerra dei diadochi (321–320 a.C.). Con la [[spartizione di Triparadiso|conferenza di Triparadiso]] fu stabilito come nuovo reggente [[Antipatro (generale)|Antipatro]], che secondo la famiglia della casa reale dopo un decennio di assenza era rientrato in Macedonia. Qui però egli morì già nel 319 a.C., dopo di che scoppiò la seconda guerra dei diadochi, nella quale i generali e la casa reale si falcidiarono a vicenda. L'integrità strutturale dell'impero di Alessandro si trovò di lì in avanti in un processo di dissoluzione non più arrestabile. Nella [[pace dei diadochi]] del 311 a.C. gli ultimi signori della guerra rimasti si divisero di fatto l'impero secondo i rispettivi territori di influenza. Il conseguentemente deciso passaggio di consegna del potere sovrano all'ancora vivente re Alessandro IV fu intesa da parte di [[Cassandro I]] come un'esortazione a occuparsi di questi problemi. Egli fece uccidere in gran segretezza il re e sua madre nel 310 a.C. L'anno seguente anche l'ultimo maschio argeade fu ucciso da [[Poliperconte]]. I diadiochi in questo momento, grazie alla loro storia di guerra, si sentirono legittimati nella loro sovranità sull'ex impero di Alessandro, seguendo l'antico principio della "terra guadagnata con il giavellotto". La maggior parte di essi aspirava alla suddivisione dell'impero nei territori soggetti alla loro sovranità. Solo [[Antigono I Monoftalmo|Antigono I]] detto "il guercio", e suo figlio [[Demetrio I Poliorcete|Demetrio I]] detto l'"assediatore" (Πολιορκητής = ''Poliorketés'') sollevarono la pretesa della successione nell'intero impero, per cui furono sconfitti nella decisiva [[battaglia di Ipso]] del 301 a.C., dopo di che ogni progetto di unità trovò la sua fine. In sostanza sorsero dall'impero di Alessandro i regni degli [[Dinastia antigonide|antigonidi]] in Macedonia, dei [[Dinastia tolemaica|tolemaici]] in Egitto e dei [[Impero seleucide|seleucidi]] in Siria, dai quali si staccarono successivamente altri regni ellenistici, come ad esempio [[Pergamo]] ed il [[Regno del Ponto|Ponto]] od il [[Regno greco-battriano]].
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