Impero di Alessandro Magno: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichetta: Annullato
m Annullate le modifiche di 2001:B07:646B:3C3D:18B6:6E47:6FA:D2BE (discussione), riportata alla versione precedente di 93.35.219.106
Etichette: Rollback Annullato
Riga 69:
== Caratteristiche ==
[[File:Map Macedonia 336 BC-it.svg|thumb|upright=1.4|[[Regno di Macedonia|Macedonia]] e la [[Lega di Corinto]] nel 336 a.C.]]
[[File:Achaemenid Empire En.svg|thumb|upright=1.4|L'antico [[Impero achemenide|antico Impero persiano]] degli [[Dinastia achemenide|achemenidi]] nella sua maggior espansione verso il 500 a.C.]]
 
Secondo il moderno neologismo, per "impero di Alessandro" si intende la costituzione di stati che seguirono storicamente l'antico [[Impero achemenide|antico Imperoregno persiano]] degli [[Dinastia achemenide|achemenidi]], con il quale esso era geograficamente pressoché coincidente, cui si aggiunge solamente la patria degli occupanti [[Regno di Macedonia|macedoni]], che aveva esteso la propria egemonia alla parte europea costituita dalle città-stato greche.
 
Occasionalmente era perciò detto anche "Impero della Grande Macedonia" od "Impero Macedone", soprattutto con la campagna di occupazioni di Alessandro, che aveva soppiantato l'antica casta dominante persiana con una nuova macedone, che si componeva della serie dei suoi compagni (''[[hetairoi]]'') e che come suoi successori (''diadochoi'') caratterizzarono anche l'ulteriore destino storico del Mediterraneo orientale, fino all'[[Impero romano|occupazione romana]].
Riga 103:
Alessandro non era neanche re "di" bensì "in" Asia ed "in" Egitto, proprio come furono i suoi successori re [[Dinastia tolemaica|tolemaici]] e [[Impero seleucide|seleucidi]] "in Egitto" e "in Siria". Sola eccezione rimane la Macedonia, ove i sovrani potevano chiamarsi "re dei macedoni", prima e dopo Alessandro.<ref>Siehe Demandt, p. 386.</ref>
 
In Europa Alessandro fu innanzitutto [[Regno di Macedonia|re dei Macedoni]] (''basileus Makedonōn''), come legittimo successore del padre [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]] e grazie al riconoscimento da parte dell'esercito macedone. Poiché nello Stato macedone oltre alla [[monarchia]] non esisteva alcun organo di controllo, come all'incirca l'[[Eforo|eforato]] a [[Sparta]] od il [[Senato romano|senato]] a [[Roma]], il re deteneva un potere assoluto come capo supremo. La sua volontà in questioni amministrative ede in politica interna ed estera era legge. Solo l'esercito macedone deteneva una funzione indiretta di correzione della sovranità regia, il cui riconoscimento in base alla prova delle sue qualità di comandante e la sua adeguata partecipazione alle vittorie in guerra doveva essere acquisita. Questa forma di legittimazione della sovranità fu caratteristica dei macedoni durante la loro intera storia e si protrasse infine anche nei regni dei [[diadochi]].
 
Inoltre Alessandro disponeva della posizione, ereditata dal padre, di capo supremo dell'esercito della [[Lega tessala]], di [[Tago (antica Grecia)|tago]], che è paragonabile alla figura di duca nel [[primo Medioevo]]. Dall'esterno egli era ''de facto'' il sovrano della [[Tessaglia]], le cui città per la politica interna mantenevano la loro autonomia. Una simile costellazione si rassegnava di fronte alle città greche rappresentate dalla [[Lega di Corinto]] (''[[Polis|poleis]]''), che davano alla loro libertà interna molta importanza. Ugualmente Alessandro era subentrato al padre nella posizione del comandante (''hēgemon'', cioè "Egemone") della lega ed era il loro capo supremo sul campo (''strategōs autokratōr''). I rapporti delle città con l'egemone erano regolate contrattualmente, ed essi riconoscevano dall'esterno più o meno volenterosamente la sua conduzione politica e militare, specialmente in relazione alle campagne di rappresaglia concluse contro l'antico nemico persiano. Inoltre toccava all'egemone la posizione di potenza garante dell'osservanza della pace comune del territorio (''[[Pace comune|koinē eirēnē]]''), che egli, all'occorrenza ''manu militari'' aveva imposto, come nel caso del tentativo di defezione da parte dei [[Tebe (città greca antica)|tebani]] nel 335 a.C., che sfociò nella [[battaglia di Tebe|distruzione della città]]. Come contromossa l'Egemone era obbligato al riconoscimento dell'autonomia interna delle città, nella quale egli non doveva interferire.
Riga 115:
E tuttavia Alessandro rivendicò un legittimo diritto di successione come erede dei re persiani, che dovevano giustificare la loro sovranità in Asia.
Non in ultimo perciò l'impero di Alessandro può essere visto come stato successore dell'Imperoimpero persiano. È comunque controverso quando Alessandro abbia avuto in programma questa successione. Quando egli nel 334 a.C. iniziò la sua campagna militare verso l'Asia, voleva innanzitutto una rappresaglia per i precedenti attacchi dei persiani contro la Grecia ([[guerre persiane]]) e la prioritaria liberazione delle città greche lungo le coste ioniche nell'[[Anatolia]].
 
Secondo [[Diodoro Siculo]] Alessandro già al suo sbarco sul suolo asiatico fece valere la sua sovranità con un giavellotto, che per volontà degli dei sarebbe stata trasmessa a lui.<ref>[[Diodoro Siculo]] 17, 17, 2.</ref> Una seconda volta la sua aspirazione fu a portata di mano a [[Gordio (città)|Gordio]], quando nel santuario di [[Zeus]] egli tagliò il [[Nodo gordiano|famoso, omonimo nodo]], la cui soluzione prometteva al suo autore, secondo l'oracolo di [[Telmesso]], la sovranità sulla [[Licia]].
Riga 121:
Degno di nota è inoltre il fatto, che Alessandro già nel primo anno della sua campagna si comportava in Asia da sovrano, mentre egli non solo lasciava esistere le province occupate bensì nominava per esse ora [[satrapo|satrapi]] macedoni. Nel suo programma ufficiale riemerge il nome Asia solo dopo la sua vittoria nella [[battaglia di Isso]] del 333 a.C., mentre egli stesso, in una lettera a [[Dario III di Persia|Dario III]], si proclama "signore dell'Asia" e di conseguenza pretende che ci si rivolga a lui come "re dell'Asia" (''basileus tēs Asias'').<ref>[[Arriano]], ''Anabasi di Alessandro'' 2, 14, 7–9.</ref> Dopo la [[battaglia di Gaugamela]] del 331 a.C., fu proclamato alla fine dal proprio esercito "re dell'Asia", per quanto questo atto potesse aver significato più una festosa conferma delle aspirazioni da parte di un guerriero che l'acclamazione di un imperatore.<ref>Plutarco, ''Alessandro'' 34, 1.</ref> Alessandro non fu però mai posto in trono come re dell'Asia e la sua sovranità si legittimò con il lancio del suo giavellotto sull'[[Dardanelli|Ellesponto]] e con la sua vittoria contro i Persiani. Al più tardi, dopo la morte di Dario III, nel 330 a.C. egli venne riconosciuto come unico sovrano dell'Asia. [[Besso (storia)|Besso]], che si era autoproclamato re, trovò, in quanto regicida, meno seguaci e fu quindi, su incarico di Alessandro, giudicato come usurpatore e giustiziato.
 
Il titolo persiano di re, che a partire da [[Dario I di Persia|Dario I]] era "[[Re dei Re|Gran Re, Re dei Re, Re di Persia, Re degli Statistati]]", che nuovamente fu tratto dalla tradizione della sovranità dell'[[Assiria]] e che conteneva in sé l'aspirazione ad una sovranità universale, fu tradotto dai greci con "Grande Re" (''basileus megas'').<ref>[[Eschilo]], ''[[I Persiani]]'' 24; Demandt, S. 35–36.</ref> Alessandro non ha mai portato questo titolo, sebbene egli si considerasse successore degli Achemenidi, motivo per cui la sua aspirazione non reggeva ad un vero esame, spesso attribuitagli nella storia scritta su di lui, ad una sovranità universale, benché lo si sia creduto.<ref>Demandt, S. 150–151 e 357–358. Plutarco (''Alessandro'' 18, 2; ''Moralia'' 327d = ''de fort. Alex.'' 3, 1) collegata allo scioglimento del nodo gordiano la sovranità universale quale ricompensa. Diodoro (17, 51, 2) collegò l'aspirazione ad una sovranità universale in bocca ad Alessandro durante il cui colloquio, certamente intimo, con il sacerdote di Amun dell'[[Oracolo di Amon]] nell'[[Siwa (oasi)|oasi di Siwa]]. Il noto imitatore di Alessandro, [[Mitridate VI del Ponto|Mitridate VI]] si fece prevedere da diversi oracoli la sua sovranità come re divino, come aveva già fatto il suo modello: così [[Ateneo di Naucrati]] (213b). Presso i Romani l'idea di una sovranità universale di Alessandro è sorta quasi allo stesso modo ed ha soprattutto influito sulla tardo-antica formazione della leggenda.</ref>
 
La pretesa che sarebbe salito alla dignità di "re dell'Asia" è oggi, nella ricerca storica, controversa, poiché per tale titolo non vi era alcuna esatta definizione. Presso gli antichi Greci il concetto di ''Asia'' aveva lo stesso significato di territorio della sovranità persiana, ove non esisteva una parola corrispondente equivalente, per cui anche Alessandro intendeva regnare almeno su quel territorio.<ref>Eschilo, ''I Persiani'' 55; [[Isocrate]], ''A Nicocle'' 5.</ref> Si ritiene tuttavia, che ai Greci la effettiva estensione del regno di Persia in ''Asia'' non fosse nota e che il punto di vista personale di Alessandro, mentre egli presumeva di aver raggiunto con il [[Syr Darya]] il confine settentrionale e con il [[delta dell'[[Indo]] quello meridionale del mondo abitato ([[Ecumene]] od ''oikoumene''; egli non era riuscito a raggiungere il confine orientale sul delta del [[Gange]] a causa della rivolta del suo esercito), fosse che egli dal suo titolo avesse derivato anche la signoria sull'intera parte asiatica della terra. [[Cina]], [[Siberia]], [[Mongolia]], [[Tibet]] ed [[Estremo Oriente]] a lui ed ai suoi contemporanei erano ancora ignoti.
 
== La casa reale ==
Riga 304:
 
=== Le città ===
Fra i meriti generalmente riconosciuti ad Alessandro vi è la sua attività come fondatore di città, che rese possibile la diffusione della vita culturale greca nell'intera regione mediterranea, fino all'[[Asia centrale]]. Già da principe ereditario seguì l'esempio del padre, che aveva fondato la città di [[Filippi]], ede aveva fondato la sua prima città, che, come molte altre successive, portava il suo nome.<ref>Plutarco, ''Alessandro'' 9, 1.</ref> Le misure urbanistiche prese durante le campagne militari avevano anche lo scopo di creare postazioni militari e di sicurezza per le vie di rifornimento e di essere punti geograficamente strategici. Inoltre esse rappresentavano i nuovi centri urbani delle terre occupate, dai quali poteva essere messa in risalto la potenza dello Stato sul territorio. Secondo antichi rapporti potrebbero essere state fondate da Alessandro più di venti città, sebbene [[Plutarco]] gliene attribuisca più di settanta, un numero, che probabilmente tutt'al più sta al di sotto delle postazioni militari e dei piccoli insediamenti rimasti anonimi negli scritti storici.<ref>Plutarco, ''Moralia'' 328e = ''de fort. Alex.'' 5, 1.</ref>
 
A mala pena un altro uomo prima o dopo di lui ha fondato così tante città, che furono concepite secondo il concetto greco della ''[[polis]]''. Le nuove città furono in generale fondate in località già presiedute, come la famosa città egiziana di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], quando la popolazione locale residente, liberamente o su disposizione dell'autorità, fu trasferita all'interno dei confini cittadini.
Riga 310:
Spesso era facile dare alle antiche città persiane un'impostazione come quella di una ''polis'', per cui esse, soprattutto dal punto di vista dei greci, ricevevano lo Stato giuridico di città e ciò valeva come una nuova fondazione. La maggior parte di loro dopo la fondazione assumeva il nome di ''Alexándreia''. I primi abitanti delle nuove città erano invalidi di guerra macedoni e greci o veterani scartati dall'[[esercito macedone]]. Di qui nacquero guarnigioni di sicurezza, che di regola erano composte da soldati greci o anche [[traci]].
 
Ad essi si unirono successivamente persone provenienti dalle rispettive patrie in cerca di fortuna quali commercianti, artigiani ede anche avventurieri. Questa espansione delle forme di vita cittadine attecchirono in una sovrappopolazione del mondo greco. Già [[Isocrate]] aveva in proposito consigliato [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]] a trasferire greci esuli in nuove città dell'[[Asia Minore]] ede anche [[Aristotele]] aveva consigliato il suo allievo Alessandro di prendere tali misure.<ref>[[Isocrate]], ''Filippo'' 5, 120; [[Diogene Laerzio]] 5, 22.</ref>
 
Più in là furono insediati anche gruppi di popolazioni orientali, che, come compatrioti all'interno della cittadinanza, costituirono comunità proprie separate da quelle ellene (''politeuma''). Ad esempio [[Alessandria d'Egitto]] era famosa per la sua grande [[comunità ebraica]]. Quanto tempo ci volle agli orientali per essere riconosciuti come cittadini è incerto: verosimilmente dovettero diventare elleni per assimilazione culturale.
 
Fondazioni di città che possono essere attribuite ad Alessandro:
Riga 433:
|}
 
Nella situazione degli stati ellenistici a bassa densità di popolazione, a cominciare dall'impero di Alessandro e proseguendo sotto i diadochi, le città ellenistiche assunsero un ruolo particolare, che derivò da un compromesso tra la tradizionale autonomia dei modelli greci di ''polis'', da una parte, e la subordinazione alle esigenze di un generale ordine pubblico (''koinē eirēnē'') dall'altra, del cui mantenimento solo la supremazia imperiale poteva garantire. Il maggior potere del re garantiva la libertà delle città dall'interno e dava loro un confine all'esterno.<ref>Vedi Demandt, S. 368.</ref> Alle città era anche garantita un'amministrazione democratica propria, ad eccezione delle città imperiali, ma rimanevano per gli altri affari subordinate al re, al quale, come fondatore (''ktistes''), esse dovevano i loro diritti di città e i loro privilegi ede al quale per questo dovevano una venerazione divina e gli erano debitrici di imposte e tributi. Perciò, non per ultimi, i successivi re ellenistici legittimarono la loro sovranità sulla successione di Alessandro, poiché essi si basavano sull'autorità sulle loro città e così esse potevano sottomettere a loro la propria sovranità. Poiché esse erano state fondate nel territorio dell'impero, le città si aggiunsero alla organizzazione imperiale sulle satrapie. In compenso fu lasciata la gestione degli uffici del comune, il diritto di battere moneta, la sovranità finanziaria, così come il diritto a tenere un tribunale. I conflitti fra città non erano condotti con le armi, l'intervento armato era monopolio del re, bensì venivano risolti da un arbitro riconosciuto come neutrale. Il coinvolgimento della cultura cittadina nell'ordine giuridico del loro Stato monarchico rappresenta una delle più importanti innovazioni che accompagnarono i successi di Alessandro. Esso contribuì in modo determinante alla stabilità duratura degli stati a bassa densità e al superamento delle città-stato greche classiche, delle quali fino all'occupazione romana rimasero solo poche. Le città di Alessandro e dei suoi diadochi invece crebbero divenendo le più popolose dell'antichità, diventando centri del commercio mondiale e dell'artigianato, della formazione e dell'arte greca, nelle quali gli immigrati orientali crebbero nello spirito ellenistico, che si diffuse oltre i confini cittadini sul territorio circostante e illuminò l'occidente romano.
 
[[File:Fotothek df ps 0002470 Innenräume ^ Ausstellungsgebäude.jpg|thumb|La [[porta di Ishtar]], attraverso la quale Alessandro nel 331 a.C. entrò ain [[Babilonia]]. [[Pergamonmuseum]], [[Berlino]].]]
 
=== Le città imperiali ===
Il comportamento di Alessandro nei confronti delle "sue" città lo distingue da quello verso le città classiche greche, soprattutto nei confronti delle tre "capitali", [[Atene]], [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] e [[Sparta]]. È vero che egli, come egemone riconosciuto, presiedeva la [[Legalega di Corinto]], però esse cercavano sempre, in tutte le occasioni, di difendere la loro libertà politica contro di lui. L'egemonia macedone era per i Grecigreci pesante e sopportata solo per obbligo, con il ricordo del loro orgoglioso passato e della loro presunzione nei confronti dei Macedoni. In numerosi conflitti armati essi cercarono perciò di far cadere l'egemonia macedone, mettendo in conto la rottura della pace stipulata sotto giuramento. Così in questo ambito si contano la [[battaglia di Tebe]] del 335 a.C., la [[guerra di Agide]] (334–330 a.C.) e, dopo la morte di Alessandro, la [[guerra lamiaca]] [[323 a.C.|323]] - settembre-ottobre [[322 a.C.]] (o [[319 a.C.]]). Ma anche Alessandro, in questa contesa, non era privo di colpe, mentre egli saltuariamente intitolava le proprie competenze come egemone ed entrava negli affari delle città. Soprattutto il decreto di espulsione del 324 a.C. suscitò frequenti insurrezioni. Egli liberò circa 20.000 cittadini in esilio e concesse il rientro nelle loro città, tra cui i ben disposti verso la Macedonia e quelli cacciati dai democratici perché favorevoli al tiranno.<ref>Diodoro Siculo 17, 109, 1 e 18, 8, 2–4; Plutarco, ''Moralia'' 221a.</ref> Le modalità di rientro dovevano essere stabilite dalle singole città, per cui furono ripristinati antichi rapporti di proprietà e vi furono pagamenti d'indennizzi, il che rafforzò l'ostilità contro Alessandro. Questo decreto conteneva anche il rientro nella loro terra di origine dei cittadini di [[Samo (isola)|Samo]] cacciati da Atene, che per difendersi avevano però scelto Atene; questa fu una delle cause della guerra lamiaca. La sconfitta di Atene nel 322 a.C. ebbe come conseguenza la dissoluzione dell'alleanza ellenica. Il vincitore, sovrano ''de facto'' della Macedonia, [[Antipatro (generale)|Antipatro]], pose le città sotto il suo diretto controllo, mise da parte la sua democrazia ede al suo posto pose oligarchi favorevoli alla Macedonia e tiranni.
 
Le città imperiali rappresentavano nell'impero di Alessandro un'eccezione, poiché esse non erano sottoposte all'amministrazione delle province ma direttamente a quella dell'impero e perciò non disponevano di autonomia amministrativa. Una città imperiale si distingueva per la presenza di un palazzo imperiale (''basileion''); queste erano, sotto Alessandro, [[Pella (città antica)|Pella]], con il palazzo di [[Archelao I di Macedonia|Archelao I]], l'egiziana [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], con il proprio palazzo disabitato e [[Babilonia]], con il palazzo di [[Nabucodonosor II]]. Babilonia aveva conservato sotto gli Achemenidi il suo posto di città più ricca e benestante, per cui la sua fiducia in sé stessa poggiava sulla sovranità persiana e la sua forza irradiante era giunta fino alla Grecia. Era la residenza preferita di Alessandro, qui era custodito il tesoro del suo Stato e stava la sua corte e qui egli morì. Era la capitale ufficiosa del suo impero. Per il suo successore [[Seleuco I]] rappresentava la base di partenza del suo regno, però sotto di lui essa perdette il suo carattere di capitale, dopo che il centro della sovranità dei [[Seleucidi]] fu trasferito dalla [[Mesopotamia]] alla [[Siria (regione storica)|Siria]].
[[Pella]] ede [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]] al contrario mantennero anche, rispettivamente sotto gli [[Dinastia antigonide|Antigonidi]] ede i [[Dinastia tolemaica|Tolemaici]], il loro rango di città reali. Le antiche residenze persiane di [[Susa (Elam)|Susa]], [[Ekbatana]] e [[Persepoli]], con i loro palazzi distrutti da incendi, persero già sotto Alessandro il loro ''status'' di città reali e scesero gradualmente al rango di città provinciali.
 
La situazione giuridica delle città greche della costa ionica liberate rimase, sotto l'impero di Alessandro, piuttosto confusa. Alessandro vi aveva deposto i tiranni filo-persiani a favore di un regime democratico, ma esse non si legarono al patto ellenistico. Per le guerre esse concessero una tassa volontaria (''syntaxis''), che in senso ampio poteva essere considerata il proseguimento del vecchio tributo ai persiani (''phoros''). AdA [[Efeso]] questo fu da Alessandro perfino reclamato, ma solo per il locale santuario di [[Artemide]], che dalla sua nascita era andato distrutto da un incendio.<ref>Arriano, ''Anabasi di Alessandro'' 1, 17, 10.</ref> In realtà le città ioniche erano, da questo punto di vista, piuttosto autonome, tuttavia poterono alla fine in politica estera appoggiarsi all'impero di Alessandro, come dimostra la presenza di guarnigioni macedoni a [[Rodi (città)|Rodi]], [[Chio (isola)|Chio]], [[Side]] e successivamente anche ada [[Efeso]].<ref>Arriano, ''Anabasi di Alessandro'' 1, 26, 5; [[Polieno (retore)|Polieno]], ''Strategika'' 6, 49.</ref> Le città [[fenici]]e e [[Cipro]], che erano importanti per il commercio marittimo, avevano il dovere di seguire come vassalle Alessandro, che era subentrato nella sovranità agli Achemenidiachemenidi. [[Tiro (Libano)|Tiro]], dopo la sua occupazione del 332 a.C. cadde persino sotto la diretta direzione di Alessandro, garantita dall'installazione di una guarnigione.
 
== Culto del sovrano ==
Riga 469:
{{Vedi anche|Diadochi}}
{{Vedi anche|Guerre dei diadochi}}
[[File:Diadochenreichen nach dem Ende der Diadochenkriege.png|thumb|Il mondo degli Stati [[Ellenismo|Stati ellenistici]] come eredità dell'impero di Alessandro Magno, dopo le guerre dei [[diadochi]].]]
 
La morte precoce di Alessandro avvenuta nel 323 a.C. a Babilonia pose gli ufficiali macedoni del suo esercito di fronte ai quesiti complicati della successione, per la quale ambizioni di potere personali dei diversi attori li condussero vicino ad una guerra fraterna. La stessa famiglia reale era da questo momento in poi priva di membri maschi capaci di agire, tagliati fuori da un'autonoma politica di potere. Le donne in grado di agire invece dovettero contribuire al tramonto della [[dinastia argeade]] attraverso una sanguinosa battaglia concorrenziale l'una contro l'altra. Il potere stava da allora innanzi nelle mani dei generali macedoni, uno dei quali, [[Arrideo]], della fanteria di [[Filippo III Arrideo|Filippo III]], lo proclamò di sua iniziativa re. È vero che la madre non era neanche macedone, ma una proveniente dalla Tessaglia era più accettabile di un'asiatica. Dopo un compromesso con gli [[Eteri (antica Grecia)|Eteri]] anche il pari diritto [[Alessandro IV di Macedonia]] fu innalzato alla dignità di re. Il vecchio eracleo fu scelto per la successione, per quanto accanto alla sua illegittimità anche la sua anzianità avrebbe potuto giocare un ruolo decisivo, poiché egli era diventato maggiorenne prima di Alessandro IV, che non rientrava nei piani di potere dell'ambizioso generale. Questi generali volevano subentrare nell'effettiva successione (''diadochē'') di Alessandro, che [[Perdicca]] per primo si poté assicurare come reggente per conto del re. Sotto la sua guida fino al 321 a.C. la provincia dell'Asia Minore di [[Cappadocia]] venne sottomessa, cosa che non era riuscita ad Alessandro stesso, per cui il suo impero raggiunse la sua massima estensione territoriale. Ma l'autorità del reggente venne molto presto messa in discussione e sfidata già nella prima guerra dei diadochi (321–320 a.C.). Con la [[spartizione di Triparadiso|conferenza di Triparadiso]] fu stabilito come nuovo reggente [[Antipatro (generale)|Antipatro]], che secondo la famiglia della casa reale dopo un decennio di assenza era rientrato in Macedonia. Qui però egli morì già nel 319 a.C., dopo di che scoppiò la seconda guerra dei diadochi, nella quale i generali e la casa reale si falcidiarono a vicenda. L'integrità strutturale dell'impero di Alessandro si trovò di lì in avanti in un processo di dissoluzione non più arrestabile. Nella [[pace dei diadochi]] del 311 a.C. gli ultimi signori della guerra rimasti si divisero di fatto l'impero secondo i rispettivi territori di influenza. Il conseguentemente deciso passaggio di consegna del potere sovrano all'ancora vivente re Alessandro IV fu intesa da parte di [[Cassandro I]] come un'esortazione a occuparsi di questi problemi. Egli fece uccidere in gran segretezza il re e sua madre nel 310 a.C. L'anno seguente anche l'ultimo maschio argeade fu ucciso da [[Poliperconte]]. I diadiochi in questo momento, grazie alla loro storia di guerra, si sentirono legittimati nella loro sovranità sull'ex impero di Alessandro, seguendo l'antico principio della "terra guadagnata con il giavellotto". La maggior parte di essi aspirava alla suddivisione dell'impero nei territori soggetti alla loro sovranità. Solo [[Antigono I Monoftalmo|Antigono I]] detto "il guercio", e suo figlio [[Demetrio I Poliorcete|Demetrio I]] detto l'"assediatore" (Πολιορκητής = ''Poliorketés'') sollevarono la pretesa della successione nell'intero impero, per cui furono sconfitti nella decisiva [[battaglia di Ipso]] del 301 a.C., dopo di che ogni progetto di unità trovò la sua fine. In sostanza sorsero dall'impero di Alessandro i regni degli [[Dinastia antigonide|antigonidi]] in Macedonia, dei [[Dinastia tolemaica|tolemaici]] in Egitto e dei [[Impero seleucide|seleucidi]] in Siria, dai quali si staccarono successivamente altri regni ellenistici, come ad esempio [[Pergamo]] ed il [[Regno del Ponto|Ponto]] od il [[Regno greco-battriano]].