Commentarii de bello Gallico: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullata la modifica di 2A02:B025:12:6F5F:5CFA:FA61:B2AF:F535 (discussione), riportata alla versione precedente di 2.34.25.156
Etichetta: Rollback
Etichette: Annullato Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 58:
[[File:Orgetorix-coin.jpg|thumb|upright=1.2|Moneta raffigurante [[Orgetorige]]]]
[[File:Gallia Cesare 58 aC.png|thumb|upright=1.5|La campagna di Cesare del 58 a.C.]]
Dunque entra in campo l'esercito di [[Giulio Cesare]], intento a frenare l'avanzata virale degli Elvezi, giungendo presto a [[Ginevra]], facendo distruggere il ponte sul Rodano per contrastare l'avanzata elvetica. Successivamente inizia a fornirsi di guarnigioni, come la XII e la X legione, in [[Gallia Cisalpina]]. Gli Elvezi giungono presso l'accampamento della X legione, chiedendo al proconsole romano il permesso di passare per la provincia, ma Cesare temporeggia volutamente, nell'attesa di organizzare meglio la X legione con un accampamento in allestimento e più milizie in arrivo da altre guarnigioni. Gli Elvezi però perdono la pazienza e tentano lo sfondamento, tuttavia respinto da Cesare, che nei giorni d'assedio inizia a considerare l'obiettivo di conquistare lui stesso la Gallia, sottomettendo le popolazioni ribelli come gli Elvezi e i Sequani. Come motivo della sua controffensiva, adduce la giustificazione di un'azione di prevenzione contro gli Elvezi, che avevano nelle loro mire anche la conquista della [[Tarraconense]]<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I, 10,2.</ref>. Cesare, respinto dunque il primo assalto elvetico, affida momentaneamente il controllo della X legione al luogotenenteLuogotenente [[Tito Labieno]], ma si accorge che gli Elvezi si sono sparsi per la zona, saccheggiando i villaggi degli [[Edui]]. Cesare interviene massicciamente presso il ponte del fiume con la [[battaglia del fiume Arar]], cercando di venire a patti con il generale [[Divicone]], che però rifiuta le condizioni. Partiti in ritirata gli Elvezi, Cesare intende domarli definitivamente, e così invia [[Dumnorige]] con un contingente eduo mercenario, che però viene sconfitto, benché graziato da Cesare stesso, che insegue gli Elvezi fino a [[Bibracte]], dove gli Elvezi sono definitivamente annientati.
 
Nella seconda parte del libro, Cesare invia immediatamente un'ambasciata presso gli Edui, imponendo un patto di protezione e interesse nella causa degli Edui, ossia riguardo l'aiuto romano nella riconquista dei territori persi nel 72 a.C. durante varie battaglie contro i [[Germani]]. Essendo ora dunque imminente la minaccia di [[Ariovisto]], capo delle tribù germaniche, Cesare non esita a cogliere l'occasione per trascinare Ariovisto nella battaglia, incontrandolo presso il [[Reno]], e imponendo un ultimatum al popolo germanico con varie condizioni, tra cui non attraversare il fiume per giungere in Gallia (benché secondo Ariovisto era un suo diritto in quanto sconfitta nelle precedenti battaglie) e la firma di un patto di non aggressione contro gli Edui<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I, 35-36.</ref>. Ariovisto però rifiuta i patti, e successivamente discende verso Vesonzio<ref>L'odierna [[Besanzone|Besançon]].</ref>, occupata con gran vantaggio dai romani, pronti allo scontro con i Germani. Sebbene in un primo momento intento a trattare nuovamente con Ariovisto, Cesare si accorge che i Germani attaccano a tradimento i Romani e abbandona l'assemblea. Ariovisto si ritira nel campo germanico e crea un'alleanza con popolazioni vicine alle sue, come i [[Marcomanni]], i [[Vangioni]] e i [[Suebi]]. Cesare tuttavia riesce ad accerchiare l'esercito nemico con dei carri di vettovaglie, e a massacrare i nemici.