Tempio malatestiano: differenze tra le versioni

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La parte posteriore è nuda: qui si eleva il campanile eretto tra XV e XVI secolo. La distruzione su questo lato del convento francescano, operata nel [[1921]] per allargare via IV Novembre, ha alterato i rapporti del monumento col contesto urbanistico.
 
===Interno===
[[File:Tempio malatestiano, interno 01.JPG|thumb|Interno]]
L'interno, durante i lavori rinascimentali, venne mantenuto ad aula unica aggiungendo alcune profonde cappelle laterali, incorniciate da arcate a sesto acuto, rialzate di un gradino e chiuse da balaustre marmoree dalla ricca ornamentazione. Vennero usati elementi classicheggianti, ma svincolati da rapporti di proporzione, con una preminenza della decorazione plastica, la quale arriva a mettere in secondo piano la struttura architettonica. Sulle prime tre cappelle di ciascun lato, risalenti all'epoca di Sigismondo, viene ripetuta l'iscrizione latina della facciata.
 
Generalmente gli storici escludono un intervento diretto di Alberti nel disegno complessivo dell'interno, assegnato a Matteo de' Pasti e Agostino di Duccio, tuttavia alcuni non escludono che Alberti possa aver dato indicazioni generali sull'intervento.<ref>Howard Burns, ''op. cit.'' 1998, p. 131.</ref>
 
La copertura è a semplici [[capriate]] lignee, con travi e tavelle visibili, realizzata dai francescani a loro spese in seguito all'interruzione delle fabbriche di Malatesta.
 
In particolare vennero riccamente decorati i due pilastri di accesso di ciascuna cappella, divisi in settori con rilievi allegorici o narrativi. Protagonista di questa decorazione fu [[Agostino di Duccio]], che sviluppò un proprio stile fluido a partire dallo [[stiacciato]] [[donatello|donatelliano]], di una grazia un po' fredda, "[[neoattica]]". I temi sono soprattutto profani e intrecciano complesse allegorie decise probabilmente dallo stesso Sigismondo. Oltre ad [[Agostino di Duccio]], contribuirono all'opera anche [[Roberto Valturio]], [[Basinio da Parma]].
 
[[File:Cappella dello zodiaco, agostino di duccio, segni e pianeti 02,1 diana.JPG|left|thumb|Rilievi di [[Agostino di Duccio]] (''Cancro'' e ''Diana'')]]
A guisa di tempio pagano le sei cappelle laterali sono intitolate alle Arti Liberali, allo Zodiaco, ai Giochi dei Bambini, alle Sibille e Profeti e decorate in tema. Due ulteriori cappelle sono dedicate ai sepolcri di Sigismondo (cappella delle Virtù) e [[Isotta degli Atti|Isotta]] (cappella degli Angeli). Complessi rimandi, tematici ed estetici, si incrociano tra le cappelle opposte.
 
Ovunque, quasi ossessivamente, sono ripetute in bassorilievo la S e la I incrociate, in passato ritenuta conferma che l'intero edificio fosse stato concepito da Sigismondo per celebrare il suo amore con [[Isotta degli Atti]]<ref>{{Cita libro |cognome=Orsini |nome=Luigi |titolo=Tempio malatestiano - Rimini, Italy |url=https://www.archive.org/details/malatestatemples00orsiiala |editore=Bonomi |città=Milano |anno=1875 |id=srlf_ucla:LAGE-24476284}}</ref>; più realisticamente si può interpretare come prosaica abbreviazione di Sigismondo; si segnala infatti il quasi contemporaneo monogramma di [[Federico da Montefeltro]], visibile nel vicino [[Palazzo Ducale (Urbino)|Palazzo Ducale]] di [[Urbino]], che appunto riporta due lettere, F e E. Altri simboli sovente ripetuti sono la [[rosa canina]] (più 500 volte), le tre teste e l'elefante, legati al casato dei Malatesta, nonché ghirlande di foglie e frutta. Una grande quantità di statuette di putti adornava l'interno, una parte dei quali sono oggi asportati e dispersi in collezioni private.
 
Sulla controfacciata, a sinistra dell'entrata, si trova la pietra tombale del cardinale [[Ludovico Bonito]] (m. 1413), già nella vecchia chiesa. A destra invece il sepolcro di Sigismondo Malatesta, attribuito ai fiorentini [[Bernardo Ciuffagni]] e [[Francesco di Simone Ferrucci]], con in alto due formelle col profilo del condottiero.
 
====Cappelle malatestiane di destra====
La prima cappella a destra è quella delle Virtù, o di San Sigismondo, avviata nel [[1447]] nell'architettura e il 14 ottobre 1450 per le decorazioni scultoree: in tale data venne collocata la prima coppia di elefanti reggipilastro, in [[marmo bardiglio]]. I pilastri, nelle facciate verso la navata, hanno teste e figure intere di Virtù ad altorilievo con giovanetti portascudo, riferibili al primo periodo di [[Agostino di Duccio]]. Allo stesso artista è riferita la statua di San Sigismondo e la sua ricchissima edicola sull'altare. Il bassorilievo sottostante (''San Sigismondo in viaggio con la famiglia verso il monastero di Agauno'') è una copia in stucco dell'originale oggi al [[Museo d'arte antica]] di [[Milano]]. Sulle pareti laterali, dello stesso scultore, due straordinari bassorilievi di grandi dimensioni in stiacciato, con ''Angeli reggicortina'', dalle sinuose linee. Segue sullo stesso lato la cella delle Reliquie, già sagrestia della cappella delle Virtù, a cui si accede da un portale scolpito con bassorilievi di apostoli, evangelisti e simboli malatestiani. Sia le ante lignee che i chiavistelli sono originari del Quattrocento. Qui sono conservati alcuni reliquiari settecenteschi, una pala di [[Camillo Sagrestani]], un piccolo sarcofago del VII secolo, e alcuni oggetti rinvenuti nel sopralluogo del 1920 dentro la tomba di Sigismondo (frammenti di vesti in broccato d'oro, spada, stocco, speroni e sei medaglie, oggi in parte trasferiti al [[Museo della città di Rimini]]). Anche l'affresco staccato di [[Piero della Francesca]] si trovava un tempo qui, mentre oggi è nell'ultima cappella a destra. Sulla parete si trovano tracce delle decorazione in cotto della fabbrica trecentesca.
 
La seconda cappella di destra è quella degli Angeli, o di Isotta o di San Michele. La statua dell'arcangelo, sull'edicola sull'altare, è di [[Agostino di Duccio]], autore anche degli angeli alati che giocano e suonano nei riquadri dei pilastri dell'arcone di ingresso. Sulla parete sinistra il sarcofago di [[Isotta degli Atti]], sorretto da due elefanti portastemma e scolpito probabilmente da [[Matteo de' Pasti]]. Sopra il sarcofago si trova un padiglione marmoreo sormontato dal cimiero malatestiano tra teste d'elefante alate recanti cartigli. Un tempo era conservato qui il ''[[Crocifisso di Rimini]]'' di [[Giotto]], oggi dietro l'altare maggiore.
 
Si prosegue con la cappella dello Zodiaco, o dei Pianeti, o di San Girolamo, la più sorprendente del complesso. È ricca di rappresentazioni non convenzionali attribuite ad [[Agostino di Duccio]], come nel Saturno e nei carri trionfali di Marte, di Venere e della Luna. Qui si può notare come nei bassorilievi dei segni con quadrupedi ([[Ariete (astrologia)|Ariete]], [[Toro (astrologia)|Toro]], [[Leone (astrologia)|Leone]], [[Capricorno (astrologia)|Capricorno]] e [[Sagittario (astrologia)|Sagittario]]) sono stati eliminati gli arti posteriori, dei quali resta solo il contorno. Sempre nella cappella dello zodiaco vi sono due bassorilievi che si riallacciano alla figura di Sigismondo. Il primo è quello del segno del ''Cancro'' (danneggiato da una granata nell'ultima guerra), lo stesso di Sigismondo, che domina come un sole la rappresentazione della città, la più antica conosciuta. Il secondo è il bassorilievo del ''Naufragio di Sigismondo in vista dell'isola Fortunata'', su ispirazione di un poemetto laudatorio di [[Basinio Basini]]: un uomo nudo rema in una barca, in un mare disseminato da piccole isole, abitate da diversi animali (leone, un elefante uccello rapace) e nel mare vi sono delfini e mostri marini. Ogni pilastro poggia su un canestro marmoreo (attribuzione incerta), colmo di fiori, frutta e animali, e ornato da festoni retti da quattro putti. La balaustra è in [[marmo rosso di Verona]] tra lesene in marmo bianco, con ricche decorazioni in [[stiacciato]].
 
====Cappelle malatestiane di sinistra====
[[File:Cappella dei giochi infantili, putti al gioco di agostino di duccio 14,2.jpg|thumb|Agostino di Duccio, ''Giochi di putti'']]
Sul lato opposto, dopo un'altra uscita laterale, in senso antiorario, si incontra la cappella delle Arti Liberali, dedicata alle Scienze del Trivio e del Quadrivio ed altre figure. Secondo un programma celebrativo assai singolare per una chiesa, qui si trovano liberamente mischiate la Filosofia e la Botanica, la Concordia e la Musica, la ''Retorica'' e la ''Grammatica''. Si tratta delle opere più tarde di [[Agostino di Duccio]] (1456).
 
Segue la cappella dei Giochi infantili, o dell'Angelo custode, dove trovano posto i sepolcri delle prime due mogli di Sigismondo, [[Ginevra d'Este]] e [[Polissena Sforza]], circondate da sessantuno figure di angioletti, in diciotto riquadri, danzanti o in gioco fra loro, che cavalcano bastoni e delfini, improvvisano un concerto o fingono di navigare, si tirano per i capelli e giocano a girotondo attorno ad una fontana, tutti scolpiti da [[Agostino di Duccio]] (1455). All'altare si trova un crocifisso ligneo cinquecentesco. La sagrestia adiacente, oggi cappella dei Caduti, ha un portale quattrocentesco con figurazioni di eroi biblici.
 
L'ultima cappella (prima sinistra) è detta degli Antenati, o della Pietà o della Madonna dell'Acqua da un piccolo gruppo marmoreo di scuola franco-tedesca del XV secolo sull'altare, che il popolo era solito invocare per chiedere la pioggia. Iniziata nel [[1454]] seguendo un programma iconografico descritto da [[Roberto Valturio]] e di [[Poggio Bracciolini]], fu decorata da dodici figure di Profeti e Sibille (due dei primi, dieci delle seconde), di [[Agostino di Duccio]] e aiuti. Alla base dei pilastri, sopra gli elefanti malatestiani, dadi con grandi medaglioni del profilo di Sigismondo Malatesta entro ghirlande d'alloro. Alla parete sinistra, sotto un padiglione in marmo, spicca l'arca degli Antenati e dei Discendenti, importante lavoro di Agostino di Duccio destinato ad accogliere, appunto, i personaggi della dinastia malatestiana prima e dopo Sigismondo.
 
Sul fronte la dedica è incisa tra due bassorilievi (''Minerva tra una schiera di eroi'' e il ''Trionfo di Scipione l'Africano'') che simboleggiano i due attributi fondamentali dell'immortalità: la Saggezza e la Gloria. Essendo originariamente destinata alla facciata del tempio, ha sia i fianchi che il coperchio scolpiti, anche nei lati non visibili. All'interno del coperchio ad esempio si trova un bel profilo di Sigismondo incorniciato da un festone e da un distico attribuito a [[Basinio da Parma]]: "''Haec Sigismundi vera est victoris imago qui dedit heac Patribus digna sepulcra suis''" (questa è la vera effigie di Sigismondo vittorioso che diede ai suoi antenati questo degno sepolcro). Un calco è visibile nel [[Museo della città di Rimini]]. La cappella si differenzia dalle altre per il suo stile gotico e veneto. L'aspetto attuale della cappella è stato alterato da un pesante intervento [[Luigi Poletti (architetto)|Luigi Poletti]] nel 1862-1868, rimaneggiando il rivestimento marmoreo del fondo e aggiungendo la nicchia sull'altare, le decorazioni in oro e azzurro, come ricorda un'iscrizione sulla parete destra (1868).
 
====Cappelle successive ====
[[File:Piero, Sigismondo Pandolfo Malatesta before Saint Sigismund 01.jpg|thumb|[[Piero della Francesca]], ''[[Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a San Sigismondo]]'' (1451)]]
{{vedi anche|Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo}}
L'ultima cappella di destra e di sinistra sono successive all'epoca malatestiana: dopo il vano dell'accesso laterale, la cappella della Concezione presenta il monumento neoclassico al conte [[Paolo Garattoni]] (m. 1827). Qui è stato collocato l'affresco di [[Piero della Francesca]] di ''[[Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo]]'' (datato [[1451]]), dove la glorificazione del committente ha il culmine. Il tema religioso si intreccia con aspetti politici e dinastici, come nelle fattezze di san Sigismondo che celano quelle dell'imperatore [[Sigismondo del Lussemburgo]], che nel [[1433]] investì il Malatesta come cavaliere e ne legittimò la successione dinastica, ratificandone la presa di potere<ref name="DVC95" />.
 
==== Presbiterio ====
Il presbiterio fu ricostruito dopo le distruzioni belliche. L'attuale altare principale, in metallo e travertino, opera di [[Giuliano Vangi]], sostituisce il precedente dono di [[Napoleone]] attribuito a [[Luigi Poletti (architetto)|Luigi Poletti]]. La sua collocazione nel [[2001]] fu oggetto di aspre polemiche da parte del critico [[Vittorio Sgarbi]]<ref>"Altare in metallo sostituisce quello di Napoleone", 9 luglio 2001, p., Monti Vittorio & Quintavalle Arturo Carlo, [http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/09/Altare_metallo_sostituisce_quello_Napoleone_co_0_0107094219.shtml Link]</ref>.
 
Dietro l'altare si trova il notevole ''[[Crocifisso di Rimini]]'' attribuito a [[Giotto]], la cui presenza a Rimini è documentata alla fine del Trecento. Il crocifisso sarebbe l'unica opere superstite della sua attività per la chiesa francescana che forse aveva compreso anche la realizzazione di affreschi<ref>{{Cita libro|autore=A.Tomei, C.Viggiani|titolo=L'Italia di Giotto-Itinerari giotteschi|data=2019|ISBN=}}</ref>.
 
Il Poletti è autore anche dell'altare nell'attigua, ultima cappella di sinistra, dove si trovano anche i dipinti dei ''Santi Antonio e Francesco '' di [[Simone Cantarini]] e il ''San Francesco che riceve le stigmate'' di [[Giorgio Vasari]] (1548).
 
==Note==