Inferno - Canto ventunesimo: differenze tra le versioni

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Continuando a parlare di cose che la «''Comedía''» non riporta, [[Dante]] e [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] arrivano sul culmine («il colmo») del ponte che dà sulla quinta bolgia, e guardando giù Dante la vede «mirabilmente oscura» a causa di una [[pece]] nera che vi bolle gonfiandosi spesso in superficie. Per descriverla Dante inizia una lunga similitudine paragonandola a quella che d'inverno viene fatta bollire nell'[[Arsenale di Venezia]]: l'inverno era infatti tempo di manutenzione delle navi e Dante si dilunga descrivendo con minuzia le attività degli operai navali: quando non si può navigare c'è chi costruisce nuove barche, chi tura con la stoppa le falle, chi ribatte la [[prua]] e chi la [[poppa]], chi fabbrica remi e chi sartie, chi rattoppa il [[terzeruolo]] (la vela più piccola) e chi l'[[artimone]] (vela di gabbia posta sopra quelle più grandi)... e Dante descrive con tale vivida minuzia il quadro che sembra di vederselo davanti, mostrando una profonda conoscenza di termini tecnico-navali, tanto che alcuni hanno ipotizzato che Dante fosse veramente stato a Venezia a vedere i cantieri navali, cosa però che non trova riscontri nella cronologia della biografia del poeta.
 
Dante sta quindi guardando la pece che ribolle, ma qui all'[[Inferno]] non lo fa per via del fuoco che la riscalda ma «per divin'arte», e invischia dappertutto le due rive. Dante è un po' sorpreso di non vedervi nessun dannato, ma solo bolle. Ciaooooooooooooooooooooooo
 
===Arrivo di un peccatore - vv. 22-57===