Kṛṣṇa: differenze tra le versioni
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{{nd||Krishna (disambigua)|Krishna}}
[[File:Sri Mariamman Temple Singapore 2 amk.jpg|min|upright=1.3|Statua di Sri Krishna nel tempio di [[Sri Mariamman]] a [[Singapore]],
'''Kṛṣṇa''' ([[devanagari]]: कृष्ण), anche nella grafia '''Krishna'''<ref>{{DOP|id=1047365|lemma=Kṛṣṇa}}</ref>, è
Nella corrente religiosa
{{q|The concept "Vaiṣṇavism" has tended to subsume all Kṛṣṇaite phenomena and has thus proved to be far too wide.|''Kṛṣṇaism'' in ''Encyclopedia of Religion'', vol.8. New York, Macmillan, 2005, p.5251.}}
I tre ''[[sampradāya]]'' propri del [[krishnaismo]] sono quelli fondati da [[Nimbārka]] (XIII secolo), [[Caitanya]] (XV secolo) e [[Vallabha]] (XV secolo).</ref> egli è
Così il ''[[Bhāgavata Purāṇa]]'' (testo ''kṛṣṇaita'' del [[IX secolo]] d.C.):
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== Origine e sviluppo del culto ==
[[File:Krishna-radha2.jpg|thumb|upright=1.3|Krishna
Krishna suonatore di flauto (''veṇu'') e pastore delle mucche (''gopāla'').<ref>{{Cita|Schleberger|pp. 80-83}}.</ref> Ritorna il simbolo di immortalità del pavone, richiamato anche dal pavone in basso a destra della figura, insieme alla ghirlanda di fiori e alla postura a gambe incrociate.<br /> Alla sinistra di Sri Krishna, qui troviamo la sua eterna [[paredra]], cioè l'innamorata [[Rādhā]],
Krishna è vestito di
[[File:A painting from the Mahabharata Balabhadra fighting Jarasandha.jpg|thumb|upright=1.0|Balabhadra che combatte con Jarasandha.]]
[[File:Krishna and Radha dancing the Rasalila, Jaipur, 19th century.jpg|thumb|La ''gopī'' Rādhā e Krishna danzano la ''rāsa-līlā'', circondati dalle altre ''gopī'' (XIX secolo).]]
[[File:Krishna Janmashtami.jpg|thumb|Immagine devozionale odierna di Krishna Janmāṣṭamī, ovvero della festività della natività di Krishna.]]
La forma di Visnù invece è la forma [[Nārāyaṇa]]- Il signore Visnù è una delle molteplici manifestazioni dell'Anima Suprema, le immagini relative al periodo dell'[[Impero Kushan]] (I secolo d.C.) rappresentano Krishna esattamente con le stesse armi di Visnù.
▲Riassumendo, originariamente Krishna è un eroe divinizzato del clan degli ''yādava'' ed è probabile, secondo [[Ramchandra Narayan Dandekar]]<ref name=Dandekar >{{cita|Dandekar|p. 9499|citazione=There is sufficient evidence to show that Vāsudeva and Krishna were originally two distinct personalities. The Yādava Krishna may as well have been the same as Devakīputra Krishna, who is represented in the ''Chāndogya Upaniṣad'' (3.17.1) as a pupil of Ghora Āṅgirasa and who is said to have learned from his teacher the doctrine that human life is a kind of sacrifice. Krishna seems to have developed this doctrine in his own teaching, which was later incorporated in the ''Bhagavadgītā''. In time, the Vṛṣnis and the Yādava, who were already related to each other, came closer together, presumably under political pressure. This resulted in the merging of the divine personalities of Vāsudeva and Krishna to form a new supreme god, Bhagavān Vāsudeva-Krishna.}}</ref> che il Devakīputra Krishna a cui fa riferimento la ''[[Chāndogya Upaniṣad]]'' nel celebre XVII ''khaṇḍa'' contenuto nel III ''prapāṭaka'':
{{q|Avere fame, sete, rinunciare ai piaceri sessuali corrispondono all'uomo alla consacrazione sacrificale. Il cibo, il bere, il darsi ai piaceri corrispondono in lui agli ''upasada''<ref>Nome di alcuni riti celebrati durante le [[Yajña|cerimonie sacrificali]].</ref>. Ridere, mangiare, godere dei piaceri sessuali corrisponde in lui ai canti e alle recitazioni. L'ascesi, le elemosine, la rettitudine, la non-violenza, l'essere veritiero corrispondono in lui ai doni dati [ai sacerdoti]. Per questo [durante le cerimonie sacrificali] si afferma: ''Ṣosyato asoṣṭa''<ref>Tali forme verbali posseggono due significati: "Egli spremerà, ha spremuto il ''[[Soma (Vedismo)|soma]]''" oppure "Egli genererà, ha generato".</ref> significando con questo la sua nuova nascita. L'abluzione finale (''avabhṛtha'', la conclusione del sacrificio) corrisponde alla sua morte. Quando Ghora Āṅgirasa ebbe insegnato ciò a Kṛṣṇa figlio di Devakī, disse: "Diviene libero dalla sete [del desiderio] [colui] che mentre muore si rifugia in questi tre detti: 'Tu sei l'eterno, l'eternamente stabile, sei l'essenza della vita'". Vi sono a questo riguardo due inni: "Poi videro la luce albeggiante dell'antico seme che arde al di là dei cieli"<ref>''[[Ṛgveda]]'' VIII,6,30.</ref>, "Dopo la notte vedendo la luce superiore, Sūrya (il Sole), quella luce è il Dio (''[[deva]]'') tra gli dei e a lui siamo andati, alla luce suprema, alla luce suprema"<ref>''[[Ṛgveda]]'' I,50,10.</ref> |''[[Chāndogya Upaniṣad]]'' III,17,1-7|sa yad aśiśiṣati yat pipāsati yan na ramate tā asya dīkṣāḥ atha yad aśnāti yat pibati yad ramate tad upasadair eti atha yad dhasati yaj jakṣati yan maithunaṃ carati stutaśastrair eva tad eti atha yat tapo dānam ārjavam ahiṃsā satyavacanam iti tā asya dakṣiṇāḥ tasmād āhuḥ soṣyaty asoṣṭeti punar utpādanam evāsya tat maraṇam evāvabhṛthaḥ tad dhaitad ghora āṅgirasaḥ kṛṣṇāya devakīputrāyoktvovāca apipāsa eva sa babhūva so 'ntavelāyām etat trayaṃ pratipadyetākṣitam asy acyutam asi prāṇasaṃśitam asīti tatraite dve ṛcau bhavataḥ ādit pratnasya retasaḥ ud vayaṃ tamasaspari jyotiḥ paśyanta uttaram svaḥ paśyanta uttaram devaṃ devatrā sūryam aganma jyotir uttamam iti jyotir uttamam iti|lingua=sa}}
Krishna apparse nuovamente nella dinastia Yadu 5000,00 (cinquemila) anni fa a Vrindavana, dove trascorse il suo tempo in compagnia dei pastorelli, delle mucche, dei Brahaman e delle gopi - X Canto dello Srimad Bagavan
Sia come bimbo birichino che si vuole tutto per sé, sia come amante, Krishna, Dio, risulta comunque sempre
▲Sia come bimbo birichino che si vuole tutto per sé, sia come amante, Krishna, Dio, risulta comunque sempre irraggiungibile.
Allo stesso modo, l'amore spirituale e adultero delle ''gopī'', e tra queste segnatamente di Rādhā, verso Krishna, viene reso come la metafora dell'amore più elevato, perché solo l'amore tra gli amanti che nulla si devono l'un l'altro, a differenza di quello coniugale sicuro ma mediato per mezzo di un accordo, è inteso come il più puro<ref>{{cita libro|lingua=en|David
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{{q|Bambino o adolescente, Kṛṣṇa è sempre un ladro, perché è un ladro del cuore. Persino Rādhā, la pastorella che la tradizione considera la sua favorita, patisce frequentemente e potentemente la sua assenza. Molta della poesia dedicata a Kṛṣṇa è un lamento (''viraha''). Le donne che parlano in queste poesie esprimono desideri inappagati del cuore umano, [...]|{{cita|Hawley 2005}}}}
{{q|[...] le stravaganze del dio incarnano chiaramente l'idea induista che la vita stessa sia un prodotto del gioco divino (''[[līlā]]''). Abbandonarsi al gioco, ai giochi e alla consapevolezza che tutta la vita è un gioco significa esperire il mondo come è realmente.|{{cita|Hawley 2005}}}}
Krishna, Dio, conserva in questo ambito una sua assoluta particolarità. Essendo il Bhagavat, Dio, esso non è condizionato dai ''[[guṇa]]''
== La vita di Krishna nella letteratura visnuita ==
=== Nascita, infanzia e gioventù ===
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