Martin Heidegger: differenze tra le versioni

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Votato inizialmente alla [[teologia]], che inizierà a studiare all'università di Friburgo (con vocazione [[Compagnia di Gesù|gesuita]]), decide di interromperne poco dopo lo studio, seppur non rinnegandolo mai<ref>«Senza questa origine teologica non sarei mai giunto sul cammino del pensiero. Ma la provenienza resta sempre futuro». In: {{Cita libro|titolo=In cammino verso il linguaggio (III: Da un colloquio nell'ascolto del linguaggio)|autore=Martin Heidegger|editore=[[Ugo Mursia Editore|Mursia]]|città=Milano|anno=1990|p=90)}} Traduzione italiana: Alberto Caracciolo e Maria Caracciolo Perotti.</ref><ref name="babo1"/>.
 
Celebre è il suo scritto ''[[Essere e tempo]]'', un'opera considerata come il suo capolavoro, che negli anni è stata attribuita a molte correnti di pensiero, tra cui l'[[esistenzialismo]] ontologico e fenomenologico (sebbene lui stesso abbia rigettato quest'ultima etichetta<ref>La critica più recente, soprattutto d'Oltralpe, preferisce parlare non tanto di «esistenzialismo», quanto di «ontologia fenomenologica» (oppure di «fenomenologia ermeneutica»), cfr. i saggi dell'allievo e assistente personale di Martin Heidegger, [[Friedrich-Wilhelm von Herrmann]], successore della cattedra dello stesso Heidegger, in particolare ''Il concetto di fenomenologia in Heidegger e Husserl'', e ''Sentiero e metodo: sulla fenomenologia ermeneutica del pensiero della storia dell'essere'', editi dal [[Il melangolo]]. In Italia, si vedano gli studi di Alfredo Marini, in particolare la sua "Introduzione" alla traduzione di ''Essere e tempo'', per [[I Meridiani]] di Mondadori.</ref><ref>Heidegger, in un intervento per il «Bulletin de la Société française de Philosophie», ha dichiarato, infatti, «che le mie tendenze filosofiche [...] non possono essere classificate come ''Existenzphilosophie''. La questione che mi preoccupa non è quella dell'esistenza dell'uomo, ma quella dell'essere nel suo insieme e in quanto tale» (cit. in [[Pietro Chiodi|P. Chiodi]], ''Introduzione'' a M. Heidegger, ''Essere e tempo'' [1927], a cura di P. Chiodi, Utet, Torino 1969, p. 13 e nota 5)</ref>). In essa, Heidegger si preoccupa di proporre un nuovo imponente discorso attorno all'[[Essere]], a partire da un'analitica esistenziale condotta su quello che il filosofo tedesco definisce ''Esserci'', ossia l'uomo. A partire da questa analisi, volta a mettere in luce le strutture ''ontiche'' (ossia dell'esistenza del singolo), Heidegger rivendica la scoperta della temporalità quale orizzonte di senso dell'<nowiki/>''Esserci''. Nel suo progetto iniziale, questa intuizione sarebbe dovuta servire per cominciare a definire i tratti dell'essere (dato che, secondo Heidegger, l'''Esserci'' è apertura all'essere, in quanto ente in grado di pensare all'essere, e per questo, a partire dall'uomo, si può arrivare a comprendere l'essere). In realtà, Heidegger si rende presto conto che l'uomo non potrà mai essere il punto di partenza di un'autentica e precisa ricerca dell'essere, dal momento che, spiega il filosofo, vi è una differenza ontologica insuperabile fra ente ed essere. Così, pochi anni dopo la pubblicazione di ''Essere e tempo'', Heidegger annuncerà una ''Kehre'' (vale a dire "svolta") del suo pensiero, volto a ricercare l'essere in sé con approccio differente rispessorispetto all'analitica esistenziale dell'opera succitata. Tale indagine lo condurrà ad affrontare anche altre questioni di filosofia, quali la [[metafisica]], l'[[arte]], la [[poesia]] e il [[Filosofia del linguaggio|linguaggio]]<ref>{{cita libro|titolo=Introduzione a Heidegger|autore=Costantino Esposito|editore=[[il Mulino]]|città=Bologna|anno=2017|p=25}}</ref>.
 
Alla fine della [[Seconda guerra mondiale]], Heidegger sarà al centro di notevoli polemiche circa il suo trascorso da simpatizzante nazista, venendo di fatto estromesso e isolato dal mondo accademico, anche a causa di alcuni filosofi che lo avevano conosciuto di persona (tra cui spicca [[Karl Jaspers]]). Inoltre, dopo aver assistito alla confisca della sua casa, sarà preda di un crollo psico-fisico, e cadrà in una profonda depressione; verrà comunque riabilitato pochi anni dopo, e riotterrà la libera docenza nel semestre 1951-1952. Continuerà a esercitare la sua professione e a pubblicare importanti scritti fino alla morte.