Lingua swahili: differenze tra le versioni

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LoIl '''swahili'''<ref>Secondo [[Luca Serianni|Serianni]], la logica grammaticale [[lingua italiana|italiana]] imporrebbe davanti ai forestierismi come "swahili" l'articolo "il", rappresentando la "w" in questo caso una semiconsonante come la "u" di "suocero", ma nonostante ciò è diffuso anteporre alla parola l'articolo "lo". L'uso è di fatto diviso, interpretando molti, istintivamente, la "w" come una consonante, al pari della "v" di "svogliato" (nonostante la pronuncia). Le possibili ragioni della predilezione di molti parlanti per forme come "lo swahili" e simili sono illustrate da Piero Fiorelli (in Amerindo Camilli, ''Pronuncia e grafia dell'italiano'', Sansoni, Firenze, 1965, p. 194) e da Pietro Janni (in ''Lingua nostra'', LIII, 1992, p. 86 s.). Cfr. [[Accademia della Crusca]], [http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/articolo-davanti-parole-straniere-inizianti- ''Articolo davanti a parole straniere inizianti per'' w ''e'' sw].</ref><ref>Il nome swahili della lingua, usato solo raramente in [[lingua italiana|italiano]], è ''kiswahili''. In passato, i testi in lingua italiana hanno usato anche le denominazioni '''suahili''' o '''suaheli'''.</ref> (pronuncia: ''suahìli''), oppure '''suahili''', è una [[Lingue bantu|lingua bantu]], della famiglia delle [[lingue niger-kordofaniane]], diffusa in gran parte dell'[[Africa orientale]], [[Africa centrale|centrale]] e [[Africa meridionale|meridionale]]. Al 2022, è parlato da 71,4 milioni di parlanti totali<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/guides/ethnologue200|titolo=What are the top 200 most spoken languages?|sito=Ethnologue|data=2018-10-03|lingua=en|accesso=2022-05-27}}</ref>.
 
È la [[lingua nazionale]] di [[Tanzania]], [[Kenya]], [[Uganda]] e [[Ruanda]], nonché una delle sei [[Lingua ufficiale|lingue ufficiali]] dell'[[Unione Africana]], la lingua ufficiale della [[Comunità dell'Africa orientale|Comunità dell'Africa Orientale]] insieme all'inglese e l'interlingua della [[Federazione dell'Africa orientale|Federazione dell'Africa Orientale]], che ha come lingue ufficiali l'inglese e il francese. LoIl swahili è diffuso anche al di fuori dei paesi in cui è lingua ufficiale, in quanto è usata come lingua d’affari in [[Burundi]] e ha molti altri parlanti nella [[Repubblica Democratica del Congo]]. Inoltre, essendo loil swahili una [[Lingua (linguistica)|lingua]] storicamente legata al commercio marittimo, ci sono comunità di lingua swahili in molte città portuali anche al di fuori dell'[[Africa]].
 
L'80% dei parlanti di swahili usa questa lingua come lingua seconda (L2), ragion per cui a livello di parlanti nativi appare molto in basso nelle classifiche ma svetta ai primi posti tra le lingue più diffuse al mondo per numero di parlanti totali, un destino in comune con lingue come l'inglese e il francese. Data la parentela con molte altre lingue Bantu, è la più grande interlingua nativa dell'[[Africa orientale]] e una delle [[Lingua ausiliaria internazionale|interlingue]] maggiori di tutta l'[[Africa subsahariana]] (in quella settentrionale, si usa l'arabo moderno standard).
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Il nome "swahili" deriva dall'aggettivo [[lingua araba|arabo]] ''sawahili'' (<big>سواحلي</big>), al plurale ''sawahil'' (<big>سواحل</big>), che significa "costiero (dall'arabo ''sāḥil'' e persiano ''sahel'', <big>ساحل</big>, "costa", che è la radice da cui deriva anche il nome [[Sahel]]). Questo aggettivo ha storicamente assunto la funzione di denotare i popoli della costa orientale africana. Dalla radice "swahili" che indica il popolo derivano in swahili una quantità di costrutti; il nome "kiswahili", per esempio, è composto usando il prefisso "ki", che è prefisso dei nomi delle lingue;<ref>Per esempio, la [[lingua italiana]] in swahili si chiama ''kiitalia''</ref> chi parla swahili ("i swahili, la gente swahili") viene detto '''mswahili''' (al plurale '''waswahili''');<ref>In swahili, i prefissi m-/wa- si applicano a una classe di [[Sostantivo|sostantivi]] riferiti a persone o animali, rispettivamente per costruirne il singolare e il plurale.</ref> e analogamente '''uswahili''' è la cultura swahili, o la regione abitata dai popoli di lingua swahili.
 
LoIl swahili si sviluppò come lingua di interscambio sulle rotte commerciali che univano l'Africa all'Asia, e che costituivano una rete estremamente ampia e attiva che aveva uno dei suoi maggiori centri a Zanzibar. Tali scambi, di cui si ha notizia almeno a partire dal [[I secolo a.C.]], influenzarono profondamente le culture della costa orientale dell'Africa, che acquisirono elementi [[Lingue bantu|bantu]], [[arabi]], [[india]]ni, [[persia]]ni e via dicendo. In questo contesto, loil swahili svolgeva una funzione di interfaccia; questa sua natura di [[lingua commerciale]] e multiculturale si riflette nella straordinaria abbondanza di [[Prestito linguistico|prestiti linguistici]] che loil swahili ha ricevuto da altre lingue. Sono numerosi i termini di origine [[lingua araba|araba]] (per esempio ''waziri'', "[[ministro]]"), [[lingua persiana|persiana]] (''serikali'', "[[governo]]") e [[hindi]] (''chandarua'', "[[zanzariera]]").
 
Con l'arrivo degli [[Europa|europei]] e il [[colonialismo]], loil swahili non perse le sue caratteristiche di lingua aperta alle contaminazioni con altri idiomi. Se i vocaboli non-bantu del swahili antico sono quasi tutti di origine araba o persiana, moltissimi vocaboli di recente acquisizione sono di origine [[lingua portoghese|portoghese]] (p.es., ''pesa'' per "[[denaro]]" o ''meza'' per "[[tavolo]]"), [[lingua tedesca|tedesca]] (''shule'' per "[[scuola]]") o [[lingua inglese|inglese]] (''basi'' per "[[autobus]]" o ''gari'' per "[[automobile]]").
 
Nonostante i numerosi vocaboli acquisiti da lingue straniere, loil swahili ha sempre mantenuto la struttura generale di una [[lingue bantu|lingua bantu]], e ha molte più parole in comune con le lingue bantu che con l'arabo, il persiano, e così via; queste caratteristiche ne hanno facilitato la diffusione come seconda o terza lingua in ampie regioni dell'entroterra africano in cui si parlano lingue della stessa famiglia.
 
È difficile stabilire con precisione da quanto tempo loil swahili esista come lingua distinta; molto probabilmente il nucleo del linguaggio si sviluppò a Zanzibar, per poi diffondersi lungo le rotte commerciali, a partire da millecinquecento anni fa. Uno dei primi documenti scritti in swahili pervenutici è un [[poema epico]] (trascritto in [[alfabeto arabo]]) intitolato ''[[Utenzi wa Tambuka]]'' ("La storia di Tambuka"), del [[1728]].
 
Di questa lingua, suddivisa in dialetti relativi a più aree geografiche (es. Congo, Mozambico, Comore, Mayotte, Somalia...), esiste una varietà standard e prestigiosa, cioè la "'''kiunguja'''", basata sulla parlata della [[Zanzibar (città)|città di Zanzibar]] ([[Tanzania]]). I libri che insegnano loil swahili standard (o che partono da questa varietà per poi aprire una finestra sulle altre) si basano sulla varietà kiunguja. Il nome di questa varietà deriva dal nome in swahili di Zanzibar, una città dell'[[Zanzibar|omonima isola]] che significa "l'Isola dello Zenzero" o "l'Isola dei Neri".
 
== Classificazione e rapporti con altre lingue ==
I linguisti classificano loil swahili nel gruppo delle [[lingue stretto bantu centrali G]]. Appartiene al sottogruppo di lingue bantu noto come [[Sabaki (lingue)|sabaki]], ed è strettamente correlato alle lingue del gruppo [[miji kenda]] quali [[Lingua pokomo|pokomo]] e [[Lingua ngazija|ngazija]] e alle lingue delle Comore. Come si è già detto, il [[Lessico|vocabolario]] della lingua risente di numerose influenze. Laddove uno stesso concetto si possa esprimere in diversi modi, i termini derivati da lingue non-bantu sono in genere considerati più raffinati e quelli bantu più volgari.
 
== Distribuzione geografica ==
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{{legend|#5CD65C|lingua commerciale}}
]]
LoIl swahili è la [[lingua madre]] del "popolo swahili" o [[waswahili]], in realtà costituito da una grande varietà di [[etnia|etnie]] e culture di origine africana, [[arabi|araba]], [[persia]]na e [[india]]na. Questo popolo abita un lungo tratto della costa africana sull'[[Oceano Indiano]], dalla [[Somalia]] meridionale al [[Mozambico]] settentrionale, ed è presente in numerose isole come [[Zanzibar]], [[Isola di Pemba|Pemba]], [[Mafia (isola)|Mafia]], [[Lamu (isola)|Lamu]], le [[Comore]] e persino il [[Madagascar]]. Questa diffusione rispecchia il fatto che la parola "swahili" deriva dall'[[lingua araba|arabo]] per "popoli della costa".
 
Come seconda, terza o quarta lingua, loil swahili è parlato in gran parte dell'Africa subsahariana; certamente in [[Tanzania]], [[Kenya]], [[Uganda]], [[Ruanda]], [[Burundi]], [[Repubblica Democratica del Congo|Congo (RDC)]], [[Somalia]], [[Comore]] (incluso [[Mayotte]]), [[Mozambico]], [[Malawi]], [[Zambia]], [[Repubblica Centrafricana]].
 
=== Lingua ufficiale ===
LoIl swahili è la lingua ufficiale della [[Tanzania]], dell'[[Uganda]], del [[Ruanda]] e del [[Kenya]]. È anche una delle sei lingue di lavoro dell'[[Unione Africana]] insieme a inglese, spagnolo, portoghese, francese e arabo moderno standard ed è la lingua ufficiale della [[Comunità dell'Africa orientale|Comunità dell'Africa Orientale]] insieme all'inglese. Infine, è l'interlingua della [[Federazione dell'Africa orientale|Federazione dell'Africa Orientale]], che però ha come lingue ufficiali l'inglese e francese (ma di fatto in quell'area la popolazione parla loil swahili come interlingua).
 
Il portoghese è parlato in paesi dell'Africa orientale e occidentale come Mozambico e Angola ed è anche lingua ufficiale in questi paesi, mentre l'arabo è diffuso in Nordafrica a seguito delle conquiste dell'Impero Islamico. Il francese è lingua ufficiale in primis di molti paesi colonizzati in passato dai francesi (Benin, Burkina Faso, Cameroon, Chad, Djibouti, RDC, Gabon, Madagascar, Senegal, Togo...). Lo spagnolo si parla a Ceuta e Melilla, nella parte africana delle Colonne d'Ercole, nelle Isole Canarie, territori spagnoli vicini alle coste del Marocco, e in Guinea Equatoriale. L'inglese infine è una generica interlingua che può essere conosciuta dai parlanti istruiti, se si eccettua il Sudafrica (in cui comunque i parlanti inglesi non sono la maggioranza) e alcuni paesi in cui è pure lingua ufficiale. Quindi, se si aggiunge loil swahili, questo gruppo di lingue è particolarmente rappresentativo dell'Africa. Il Ruanda ha ben tre di queste lingue come ufficiali: swahili, inglese e francese (a cui poi si aggiunge una quarta lingua).
 
=== Dialetti e lingue derivate ===
Data la varietà culturale ed etnica dei popoli che parlano swahili come prima lingua, non sorprende che esistano numerose varianti locali, o [[dialetto|dialetti]]. Si distinguono comunemente i seguenti dialetti principali:
 
* '''kiunguja''', parlato sulla costa e nella città di [[Zanzibar]] (detta ''Unguja'' in swahili). Su questa forma è basato loil swahili standard.
* '''kitumbambu''', entroterra rurale di Zanzibar
* '''kimrima''', nella zona di [[Pangani]], [[Dar es Salaam]], [[Rufiji]] e [[Mafia (isola)|Mafia]]
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|È la "s" sonora (o dolce) della pronuncia in italiano standard di ba'''s'''e, '''s'''bagliato, mi'''s'''ero, impre'''s'''a. La consonante deve pronunciarsi tramite vibrazione delle corde vocali; il suono è presente, p.es., anche in tedesco, francese, portoghese, catalano, romeno e nel dialetto shanghainese. Da ''<u>non</u>'' confondersi quindi con la "s" sorda (o aspra) di '''s'''enza, a'''s'''petta, gu'''s'''to, per cui non c'è vibrazione.
|}
Non si usano "C, Q, X". Quanto alle lettere doppie (e.g. italiano pa'''ll'''a), loil swahili non ha le doppie tranne nel vocabolo per dire "quattro", "'''nn'''e". In alcune parlate dialettali, alcune consonanti sia sorde che sonore si possono sentire accompagnate da aspirazione, cioè uno sbuffo d'aria: /pʰ tʰ tʃʰ kʰ bʰ dʰ dʒʰ ɡʰ/. Due parole identiche ma aventi due significati diversi possono essere distinte dall'aspirazione.
 
Quanto ai prestiti, circa il 30% del vocabolario swahili deriva dall'arabo. La stessa scrittura, prima dell'alfabeto latino, come già accennato era basata sull'alfabeto arabo con alcune modifiche marginali alle consonanti e ai diacritici delle vocali. Alcuni parlanti colti possono riprodurre la faringalizzazione nelle consonanti che in arabo sono faringalizzate: /dˤ, sˤ, tˤ, zˤ/. Per ottenere una consonante faringalizzata, bisogna immaginare di pronunciare una consonante (in questo caso /d, s, t, z/) con la radice della lingua già avvicinata alla parete della gola/faringe, come se ci si stesse soffocando con la lingua. Si sentirà dunque una consonante cupa, strozzata e chiusa. Anche la vocale successiva si sentirà cupa, strozzata e chiusa. La faringalizzazione era presente forse anche in Old Chinese, secondo la ricostruzione Baxter-Sagart (2014), e in ebraico biblico. Nei prestiti in arabo, cade la 'ayn, ciè la fricativa faringale sonora, cioè un suono che si può immaginare come la vocale neutra pronunciata con la radice della lingua in posizione di faringalizzazione. Nella parola "Allah" la "LL" è faringalizzata come eccezione per dare enfasi e questa faringalizzazione si può conservare nelle varie lingue straniere, incluso loil swahili. Per finire, se una parola araba contiene /q/ (una "c" di ''c''ane pronunciata con la radice della lingua contro la parte morbida del palato/il velo palatino/zona uvulare, cioè dove si trova un pendaglio detto "ugola"), un parlante colto può pronunciarla /q/. Altrimenti, si approssima e in più tutte le faringalizzazioni cadono. A questi accomodamenti, si aggiunge la caduta di 'ayn, come già detto, e l'approssimazione eventuale delle quattro consonanti reperibili in prestiti (/θ/ > /s/; /ð/ > /z/; /ɣ/ > /g/; /x/ > /h/ ''o simili''; /q/ > /k/). Cadono pure gli allungamenti vocalici presenti in arabo, a meno che un parlante colto decide di ritenerli (non sono da confondere con gli allungamenti vocalici in swahili), e cade pure la hamza/stacco glottale/colpo di glottide, cioè un suono solitamente sonoro che si approssima immaginando di tirare un colpetto di tosse.
 
Infine, la lettera ''m'', se anteposta a una consonante (non la semivocale ''w''), viene enfatizzata e dà luogo a una sillaba, che eventualmente può ricevere l'accento, come in ''mzuri''. Lo stesso si può dire per la ''n'' se anteposta a una consonante diversa da ''y'' (con l'eccezione della combinazione speciale ''ng<nowiki>'</nowiki>'', in cui la ''n'' non viene mai enfatizzata).
 
== Introduzione generica al vocabolario e all'ora swahili ==
Pur avendo una struttura generale bantu sia dal punto di vista grammaticale che [[lessico|lessicale]], loil swahili è ricco di parole di derivazione straniera, che riflettono i periodi di dominazione culturale o politica straniera attraverso la storia dell'[[Africa orientale]], o comunque l'influsso dei rapporti dei popoli della costa africana con altre culture. Sono particolarmente numerose le parole di origine [[lingua araba|araba]] (per esempio i numeri dal venti in poi, ''lugha'', "lingua", ''safari'', "viaggio", ''saa'', "ora" o "orologio", ''kufikiri'', "pensare", ''kitabu'', "libro"); ha origine araba, come si è detto, lo stesso nome "swahili". Nel swahili moderno sono molto comuni anche le parole di origine [[lingua inglese|inglese]] (per esempio ''kompyuta'', "computer", ''stampu'', "francobollo", ''televisheni'', "televisione", ''penseli'', "matita"). Altre parole hanno origine [[lingua portoghese|portoghese]] (''meza'', "tavolo", ''gereza'', "prigione"), [[lingua persiana|persiana]] (''sheha'', "capovillaggio") e [[lingua tedesca|tedesca]] (''shule'', "scuola"). In generale, le parole di origine straniera non sono soggette alle regole grammaticali tipicamente bantu del linguaggio; per esempio, i sostantivi non hanno suffissi tipici per il singolare e il plurale, a differenza di quanto avviene per quelli di origine africana.
 
Una delle peculiarità del swahili è che le ventiquattro ore del giorno hanno una numerazione differente rispetto a quella standard predominante nel mondo. Questa numerazione è legata al fatto che nell'area di origine del swahili, che è prossima all'[[equatore]], gli orari dell'[[alba]] e del [[tramonto]] sono sostanzialmente invarianti nell'arco dell'anno, rispettivamente alle 6 antimeridiane e alle 6 pomeridiane. Il sistema di numerazione swahili conta le ore a partire dall'alba e dal tramonto. Per esempio, le 7 antimeridiane sono indicate dall'espressione ''saa moja asubuhi'', letteralmente "l'una del mattino", mentre le 7 pomeridiane sono ''saa moja usiku'' ("l'una della notte"); le 8 antimeridiane sono ''saa mbili asubuhi'' ("le due del mattino"), e via dicendo. Il numero [[zero]] non viene impiegato; le 6 antimeridiane o pomeridiane sono rispettivamente indicate dalle espressioni ''saa kumi na mbili asubuhi'' ("le dodici del mattino") e ''saa kumi na mbili jioni'' ("le dodici della sera").
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== Grammatica swahili: preambolo, discussione della difficoltà fondamentale del swahili e come risolverla ==
{{vedi anche|Grammatica swahili}}
La caratteristica fondamentale (e difficoltà fondamentale, mentre altre non sono veramente quella fondamentale) del swahili è la concordanza di numero basata sul sistema di 8 classi di nomi, tale per cui in primis un determinato prefisso forma il singolare e il plurale di una parola. La conoscenza del singolare e del pattern della classe (cioè che tipo di vocaboli contiene una classe) in larga misura permettono l’identificazione della classe, ragion per cui si capisce con che prefisso formare il plurale del vocabolo. Le classi, se si riuniscono i singolari e plurali in coppia, sono 8, ma molte grammatiche le separano, modificano leggermente il numero e spiegano che ce ne sono 18. Altre ancora spiegano che loil swahili ne ha 22: semplicemente, in passato ne possedeva altre due (singolare +plurale), oggi obsolete ma ancora presenti nelle altre lingue Bantu. Qui, per semplificare, si prende la versione che spiega che loil swahili ha "8 classi".
 
La difficoltà nasce nel momento in cui più categorie grammaticali hanno l’accordo con questo prefisso che dipende dal nome e dal suo numero (peraltro il prefisso non è universale: esistono 8 classi). L’accordo/concordanza con il prefisso del nome per il singolare o plurale, variabile in base alla classe, coinvolge infatti l’aggettivo qualificativo, l’aggettivo/pronome dimostrativo, l’aggettivo/pronome possessivo, tutti i numeri tranne il 6/7/9/10/multipli di dieci, la preposizione "di" per indicare il complemento di specificazione e il verbo alla terza persona quando riferito al nome in questione. Per esempio, "bambino > bambini" è una parola appartenente alla “classe 1 m-wa" (mtoto > watoto), mentre altre parole come "libro > libri" appartengono invece alla classe 2 ki-vi (kitabu > vitabu). "Bello > belli, due, questo > questi, quello > quelli, mio, i libri/i bambini/il libro/il bambino illustra <inserire argomento a caso>" prendono certi prefissi se si riferiscono a "bambino" o a "libro", a cui si aggiunge il fatto che in questo preciso caso le parole sono state selezionate per fare l’esempio al singolare: potrebbero essere "bambini" e "libri". Già esse stesse in partenza hanno un diverso singolare e plurale: wa- funziona con la classe 1 m-wa, non con altri nomi: il plurale di "libro" è vitabu, non *watabu. Si ricorda che molte informazioni sulla classe vengono dal singolare, che contiene già il prefisso: è anche la forma dei dizionari cartacei e online e le 8 classi hanno dei pattern (non contengono in toto dei vocaboli alla rinfusa).
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Il sistema di prefissi per formare i tempi verbali affermativi e negativi, eccetto la terza persona riferita non ai pronomi personali “lui/lei, loro” come soggetto, è invece piuttosto regolare; le 8 classi seguono in parte dei pattern e la formazione del plurale diventa meccanica, quindi non rappresenta la difficoltà principale.
 
Un modo di superare la difficoltà nella concordanza potrebbe quello di studiare un vocabolo al singolare e plurale (sono meccanici) con degli elementi annessi già declinati al singolare e plurale (sono quelli che creano la difficoltà principale), in modo da mutare una difficoltà in un automatismo o in un punto di forza nell’apprendimento siccome loil swahili è piuttosto ferreo in queste regole, salvo poche eccezioni e dei nomi e aggettivi invariabili in numero (a questi si aggiungono dei numeri che non concordano in classe). Per esempio, se si studia la parola “libro”, kitabu (peraltro è un prestito arabo facilmente riconoscibile), si studia il plurale vitabu (è di classe 2 ki-vi) e si unisce a elementi tradotti in swahili come “il mio libro > i miei libri; questo libro > questi libri; quel libro > quei libri; il libro bello > i libri belli; il libro illustra… > i libri illustrano…; due libri; il libro del professore > i libri del professore”. In un’ipotetica frase come “questi miei libri belli illustrano la storia di Mozambico”, gli elementi e i dati fondamentali sono la classe della parola “libro” (classe 1 ki-vi) e il fatto che è una parola plurale (vitabu). Mentre la prima soluzione consiste nell’affrontare il problema non consiste solo nel legare le categorie grammaticali più critiche al vocabolo (o almeno al suo pattern singolare-plurale), la seconda consiste nell’impostare fin dal primo momento una spiegazione in cui tutti questi elementi sono già trattati insieme e interconnessi (basta conoscere a monte un pugno di radici che riguardano le componenti grammaticali critiche). Il sistema verbale si può approfondire a parte siccome è piuttosto ferreo e presenta una criticità solo se i verbi hanno come soggetto non un pronome personale soggetto (e.g. egli parla, loro parlano VS il bambino parla, i bambini parlano).
 
LoIl swahili in sintesi si può pensare come una lingua sub-sahariana che funziona basandosi su un grande sistema dal funzionamento ferreo di prefissi e infissi che modificano la radice delle varie parole. In molte altre caratteristiche, è molto più spartana e snella rispetto alle lingue neo-romanze (e.g. non vi è morfologia per il genere femminile in nessuna categoria grammaticale e non esistono gli articoli, come in cinese. Al massimo, delle parole cambiano interamente nel passaggio da maschile a femminile, e.g. baba > mama). Le radici si possono immaginare come “radici nominali, radici verbali, radici possessive, radice dimostrativa prossimale e distale, radici numerali, radici aggettivali, radici preposizionali”.
 
== Esempi ==