Peter Bogdanovich: differenze tra le versioni

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Nel 1970 come registi del film Giù la Testa di Leone furono presi in considerazione Peter Bogdanovich, Sam Peckinpah e Giancarlo Santi, che era stato aiuto regista di Leone in Il buono, il brutto, il cattivo e C'era una volta il West. Bogdanovich si reò a Roma per lavorare alal sceneggiatura con Leone e lo scrittore Vincenzoni, ma il regista americano trovò il metodo di Leone non consono per affidargli la regia.
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Con tale intento si trasferì a [[Los Angeles]] insieme alla prima moglie [[Polly Platt]]; qui, frequentando le ''première'', ebbe modo nel 1965 di incontrare [[Roger Corman]], maestro dell'[[Cinema dell'orrore|horror]] e punto di riferimento per un'intera generazione di autori<ref>{{cita web|url=http://www.minimaetmoralia.it/wp/non-so-che-farmene-di-tutti-questi-supereroi-intervista-a-peter-bogdanovich/|titolo=“Non so che farmene di tutti questi supereroi”: intervista a Peter Bogdanovich|editore=minimaetmoralia.it|data=26 novembre 2015|accesso=5 dicembre 2015|urlmorto=sì}}</ref>. Con lui collaborò come aiuto-regista, operatore, sceneggiatore, finché lo stesso Corman decise di finanziargli la sua opera prima.
 
Così, dopo aver lavorato per la [[televisione]] statunitense e al fianco di [[Jack Nicholson]] in ''[[Il serpente di fuoco]]'' (1967), girò il suo primo [[film]] ''[[Bersagli]]'' nel 1968, che fu essenzialmente un omaggio all'attore [[Boris Karloff]]. Malgrado lo scarso successo, questo film è importante perché contiene in embrione tutte le tematiche dei suoi film successivi e in particolare il ripensamento sul cinema del passato.<ref>Fernaldo Di Giammatteo, ''Nuovo dizionario universale del cinema: gli autori'' Editori riuniti, Roma, 1996, p. 149. ISBN 978-8835941347</ref> Iniziò con questo film il sodalizio artistico col direttore della fotografia [[László Kovács (fotografo)|László Kovács]], che curerà la luce in quasi tutte le sue opere successive. Nel 1970 come registi del film Giù la Testa di Leone furono presi in considerazione Peter Bogdanovich, [[Sam Peckinpah]] e [[Giancarlo Santi]], che era stato aiuto regista di Leone in ''Il buono, il brutto, il cattivo'' e ''C'era una volta il West''. Bogdanovich si reò a Roma per lavorare alal sceneggiatura con Leone e lo scrittore Vincenzoni, ma il regista americano trovò il metodo di Leone non consono per affidargli la regia. Ma alla fine Leone curò la regia del progetto, in quello che è il film dove manifesta maggiormente le sue riflessioni sull'umanità e la politica.
 
Grandissimo estimatore del [[cinema]] statunitense degli anni d'oro, rese un secondo omaggio a una figura ammiratissima, [[John Ford]], uno dei padri del [[western]], realizzando un [[documentario]] sul vecchio regista, intitolato ''[[Diretto da John Ford]]'' (1971). Lo stesso anno diresse ''[[L'ultimo spettacolo]]'', che lo fece conoscere al pubblico internazionale. Girato in bianco e nero con una minuziosa ricostruzione scenografica e una ripresa dei moduli registici degli anni '50, il film ricostruisce l'ambiente della provincia americana e la fine delle illusioni di un gruppo di giovani che coincide con la chiusura di una sala cinematografica. In questa pellicola, che fu candidata a otto [[Premio Oscar|Oscar]] e ne vinse due<ref>[[Cloris Leachman]] e [[Ben Johnson]] come migliori attori non protagonisti</ref>, esordì come protagonista la ventunenne [[Cybill Shepherd]], fino ad allora modella. Fra lei e il regista nacque una relazione che portò al divorzio di Bogdanovich con Polly Platt, madre delle sue due figlie.