Battaglia di Eckmühl: differenze tra le versioni

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== La guerra della Quinta coalizione in Germania ==
=== Tentativo di rivincita dell'Impero d'Austria ===
Il 23 dicembre [[1808]], durante una riunione dei dirigenti politico-militari dell'Impero austriaco, era stata infine presa la decisione di entrare in guerra contro la Francia napoleonica; il successivo Consiglio della Corona dell'8 febbraio 1809 confermò questa risoluzione<ref>G.Rothenberg, ''Wagram'', p. 29.</ref>. Fin dalla sua nomina a cancelliere [[Johann Philipp Karl Joseph von Stadion|Philipp von Stadion]] aveva progettato di tentare una guerra di rivincita contro la Francia per superare le dure clausole stabilite dalla [[pace di Presburgo]], seguita alla disastrosa sconfitta della [[Terza coalizione]], e mettere fine al predominio di Napoleone in Europa. Il nuovo cancelliere, ambizioso e attivo, avrebbe voluto entrare in guerra fin dal [[1807]] ma l'imperatore frnacesefrancese appariva ancora troppo potente e il [[Trattato di Tilsit]] sciolse la [[Quarta coalizione]], mentre da [[Parigi]] l'abile ambasciatore austriaco, [[Klemens von Metternich]], invitava alla prudenza e consigliava di aspettare<ref>G.Lefebvre, ''Napoleone'', pp. 330-331.</ref>.
[[File:Entrevue Erfurt by Nicolas Grosse.jpg|thumb|right|300px|L'incontro di [[Erfurt]] nel settembre 1808 durante il quale [[Napoleone]] cercò di convincere lo zar [[Alessandro I di Russia|Alessandro]] a intimidire l'Impero d'Austria per evitare una nuova guerra.]]
Furono gli [[guerra d'indipendenza spagnola|eventi nella penisola iberica]] che modificarono la situazione e spinsero il cancelliere Stadion a prendere l'iniziativa di una nuova guerra contro la Francia imperiale; l'insurrezione popolare spagnola e le iniziali sconfitte francesi entusiasmarono le correnti patriottiche dell'Impero, anche i nobili ungheresi appoggiarono la politica del cancelliere, l'aristocrazia europea antifrancese si concentrò a [[Vienna]]. Gli arciduchi erano favorevoli alla guerra e alla fine anche il prudente imperatore [[Francesco I d'Austria|Francesco I]] cedette a queste pressioni e diede il suo consenso. Inoltre l'incontro di [[Erfurt]] del settembre 1808 sembrava confermare che lo [[zar]] [[Alessandro I di Russia|Alessandro]] non era disposto ad appoggiare Napoleone contro l'Austria; l'imperatore francese era stato costretto, per ristabilire la situazione in [[Spagna]] a trasferire dal 12 ottobre 1808 la maggior parte della [[Grande Armata]] a sud dei [[Pirenei]], lasciando solo forze ridotte in [[Germania]]. Da Parigi ora anche l'ambasciatore Metternich divenne favorevole alla guerra; egli affermava che Napoleone, disponendo di un solo esercito, in quel momento impegnato in Spagna, non era in grado di affrontare un'altra guerra con l'Austria; inoltre, sosteneva l'ambasciatore, l'ambiente parigino era preoccupato e la posizione dell'imperatore non sembrava più molto solida<ref>G.Lefebvre, ''Napoleone'', pp. 332-333.</ref>.
 
Solo l'[[Carlo d'Asburgo-Teschen|arciduca Carlo]], il comandante in capo austriaco, rimaneva dubbioso e riteneva pericolosa una nuova guerra con Napoleone; egli era impegnato dal [[1806]] in un vasto piano di riforme dell'esercito che tuttavia, pur avendo raggiunto buoni risultati, non era ancora completato. Dopo la disfatta del 1805 l'esercito imperiale, su impulso dell'arciduca, era molto migliorato: era stata creata la ''[[Landwehr]]'' popolare per aumentare le riserve, l'artiglieria era stata potenziata; vennero fatti tentativi di adottare le tattiche francesi, furono costituiti nove battaglioni di [[kaiserjäger|cacciatori]]; infine si organizzò l'esercito di campagna in corpi d'armata autonomi, secondo il modello della Grande Armata. Tuttavia, nonostante questi progressi, l'esercito austriaco era ancora inferiore alle truppe francesi: il sistema dei corpi d'armata venne adottato solo in parte, le truppe rimasero lente e appesantite dai carriaggi, lo stato maggiore era poco effcienteefficiente, le tattiche non migliorarono, gli ufficiali superiori erano anziani, poco energici e divisi da forti rivalità; soprattutto lo stesso arciduca Carlo si sarebbe dimostrato un condottiero non all'altezza di Napoleone<ref>G.Lefebvre, ''Napoleone'', pp. 333-334.</ref><ref>D.Chandler, ''Le campagne di Napoleone'', vol. II, p. 802.</ref>.
 
L'arciduca Carlo era un comandante prudente, preparato e riflessivo, ma era ancora legato agli schemi operativi del settecento, adatto a lente e metodiche campagne manovrate; egli inoltre era soprattutto abile nella guerra difensiva e mancava delle qualità di energia e di dinamismo necessarie. Affetto da [[epilessia|crisi epilettiche]], era pessimista e poco propenso a rischiare una guerra decisiva contro Napoleone<ref>G.Lefebvre, ''Napoleone'', p. 334.</ref>.