Wikipedia:Bar/Discussioni/Uso del "si ricorda": differenze tra le versioni

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Alexmar983 (discussione | contributi)
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:::::Scopro solo ora, a differenza di me, che Emnauele676 abbia continuato, ma penso che avrebbe avuto più effetto nella sua talk questo discorso, che una vecchia discussione al bar che al massimo si trova in qualche OS. Se alla base di una discussione e del consenso su una soluzionedovrebbe sempre esserci una ragione o un problema, qua non vedo seriamente il problema da riaprire una discussione, bastava la sua talk.
:::::Riconosco comunque a [[Utente:Emanuele676|Utente:Emanuele676]] di aver frainteso il consenso, ma credo che la cosa si fermi qua.--[[Utente:Alexmar983|Alexmar983]] ([[Discussioni utente:Alexmar983|msg]]) 23:48, 6 gen 2015 (CET)
Io ricapito qui, invece, perché la questione ha provocato qualche lieve [https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Cole_Porter&action=history incidente] e questa è la pagina in cui è meglio entrare nel merito dei trapassi e [https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Discussioni_utente:Gianfranco&diff=70058058&oldid=70050960 chiarirci]. Poi, certo, Alexmar mi ha fatto fischiare le orecchie :-) <br />Nel merito, perché bisogna sempre che le decisioni le prendiamo valutando bene il concreto, e volendo pertanto approfondire, esiste anche un valore del termine di uno spessore forse inatteso, che è giusto ricordare per completezza. La morte è per Aristotele e seguaci l'estinzione di quella fonte di energia alternativa fornitaci dall'anima (i cui atomi - in quella visione - roteano a velocità che li rendono incandescenti), che ci infonde il calore vitale. In dettaglio si muore perciò quando quel calore viene a mancare, e questo succede per... "esaurimento di carburante": il complesso meccanismo termo-meccanico che si figuravano i filosofi comprendeva [[Sull'anima (Aristotele)|l'anima]], che sviluppava il calore, e organi come i polmoni, i quali svolgevano una funzione di raffreddamento. I polmoni con la vecchiaia via via inaridivano, non potevano più raffreddare e si seccavano, così il fuoco della vita dopo aver bruciato tutto ''si spegneva'' (io la racconto in modo pessimo, ma non è che la "spiegazione" mi sia mai giunta chiara chiara). Da questo estinguersi del calore vitale derivano simbologie del lutto (e non solo) sempre attuali come quelle del fuoco, che dalla lucerna al lumino, dalla fiaccola alla candela, corredano i contesti funebri di piccole fiammelle che accendiamo noi sopravvissuti per manifestare l'anelito di riaccendere il calore ormai perduto e annullare lo ''spegnimento'' che ci porta via il defunto. Potremmo sentirlo anche lontano da noi, sicuramente, intanto però nella laica e ultrarazionale Wikipedia la candela è molto presente anche nella [[Wikipedia:Utenti_deceduti#Simboli|nostra piccola ma genuina simbologia]], anzi è forse il simbolo che usiamo di più (intendo: compresi gli altri Progetti). Dunque "spegnersi" ha un'origine molto più "pesante" di quanto si potrebbe pensare solo a leggere la parola. E che la nostra prosa richiami retaggi aristotelici, che tali restano pur attraverso le mediazioni in ispecie religiose che ce li hanno trasmessi, potrebbe apparire aulico e pedante, perché no, forse anche involontariamente tronfio, ma dato che c'è sovrabbondante riscontro nella letteratura in italiano, possiamo definirlo in tutti i modi ma non come un errore. E l'uso ci tiene al riparo da velleità eventualmente spocchiose di eletti riferimenti: si usa, si usa comunemente, è una delle forme di indicazione della morte. Si usa anche in francese, anche se in quella lingua si usa "'' s'éteindre ''" sia per lo spegnimento che per l'estinzione; chissà, magari in quel breve periodo in cui il francese è stato lingua franca ne abbiamo mutuato influenze aggiuntive. Insomma, "spegnersi" è di piena legittimità. Anzi, magari ce lo vietassero ;-)<br />Non credo, comunque, che sia sempre adatto usare "spegnersi". Non ho una fonte, ma d'istinto userei "si spense" per le morti lente, che contengano un significato di consunzione, come dopo lunga malattia. Mi viene più difficile pensarlo per un giovane, o per una morte violenta o repentina. Non lo uso dove non riesco a figurarmi il moccolo che pian piano finisce la cera, poi la fiamma rimpicciolisce, si fa meno rossa, minuscola, ha un ultimo sussulto e subito dopo è fumo. O dove non riesco a collegare l'arresto della produzione di un'intelligenza. Ma sono impressioni personali, appunto istintive e a sensazione. Farei attenzione, piuttosto, a quel trabiccolo psicologico per cui il vero retaggio che potremmo richiamare è quello del tabù della morte nella cultura occidentale, per il quale, trascinati nella considerazione negativa e terribile del trapasso, spesso ci facciamo pudore a chiamar "morte" la morte, quasi fosse una vergogna per il morto, e che è un habitus talmente insinuato che addirittura le burocrazie parlano di decesso, deceduto, decèdere (che in realtà vuol dire ''andarsene'' e a rigore, implicando volontà, potrebbe andar bene solo per i suicidi). Abbiamo una delle lingue più ricche di sfumature al Mondo e parole specifiche in quantità superiori alle possibilità di assimilazione di ciascuno di noi; sarebbe grave immiserire la nostra prosa per partito preso, e per contro non si deve eccedere in marinismi sino a suscitare nel lettore, per unica maraviglia, un interrogativo su cosa beviamo prima di scrivere.<br />Ecco, come sempre l'equilibrio è tutto: usandolo cum grano salis sono molti i casi in cui "spegnersi" ha ragione di stare in voce, non ha cioè ragione di essere tolto da un bot (che ho osservato passare con qualche perplessità, se posso essere franco). Ce ne sono altri invece, di casi, in cui si può anche addivenire a chiamare le cose col nome che hanno, e se uno è morto si sarà pure spento, sarà anche deceduto, avrà magari esalato l'ultimo respiro, si sarà trasferito in posizione adeguata per il giorno del Giudizio (obiit diem supremam), ma tutto questo non toglie che è morto, se è questo il concetto che stiamo scrivendo. Per [[Cole Porter]], la voce dell'edit war, sceglierei sulla base del tipo specifico di agonia, sapendo - e non lo so - se la patologia era [[Insufficienza renale|acuta o cronica]]. Ma non muore nessuno, o più precisamente nessun altro, se si usa l'una forma o l'altra, quindi si ritorna al rispetto delle scelte dei Colleghi, perché la facoltà di scegliere è concessa a tutti e il suo rispetto vive di reciprocità. <br />Nel metodo quoto integralmente la riflessione di Shiva, che ringrazio. La "lettura" dei consensi è sempre un'operazione molto delicata, solo in casi davvero gravi si può pensare di applicarvisi nell'urgenza, e nel caso specifico delle questioni di lingua le urgenze son talmente poche che manco mi vengono in mente e mi devo accontentare di un esempio trito come il [https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Speciale%3ARicerca&profile=advanced&search=%22siccome+che%22&fulltext=Search&ns0=1&profile=advanced "siccome che"] (che non va botolato perché ci sono in mezzo citazioni di testi originali delle fonti e quelle non si corrompono). Non servono Bignami di filosofia a portata di mano, per valutare, ma ancor meno serve la fretta. Non c'è sempre di mezzo Aristotele, ma non si può mai escludere a priori... ;-) --&nbsp;[[Utente:Gianfranco|g]]&nbsp;&middot;&nbsp;ℵ&nbsp;([[Discussioni utente:Gianfranco|msg]]) 02:41, 7 gen 2015 (CET)