Violino: differenze tra le versioni

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{{Strumento musicale
|Nome = Violino
|Immagine = Lady Blunt top.jpg
|Didascalia = Il [[Stradivari Lady Blunt|Lady Blunt]], violino costruito da [[Antonio Stradivari]] nel 1721
|Data di invenzione = XVI secolo
|Inventore = <!-- nome dell'inventore (solo se noto) -->
|Origine geografica =
|Codice completo = 321.322-71
|Codice classificazione = vbr
|Utilizzo 1 = barocca
|Utilizzo 2 = classica
|Utilizzo 3 = romantica
|Utilizzo 4 = moderna
|Utilizzo 5 = folk
|Utilizzo 6 = <!-- ambito musicale di utilizzo -->
|Utilizzo 7 = <!-- ambito musicale di utilizzo -->
|Utilizzo 8 = <!-- ambito musicale di utilizzo -->
|Utilizzo 9 = <!-- ambito musicale di utilizzo -->
|Utilizzo 10 = <!-- ambito musicale di utilizzo -->
|Estensione = Range_violin.png
|Progenitore = [[viella]], [[ribeca]]
|Discendente = [[violino elettrico]]
|Ascolto = Johann Sebastian Bach - Chaconne for violin alone.ogg
|Didascalia ascolto = Ciaccona dalla seconda partita per violino solo, in re minore, in di [[Johann Sebastian Bach]], [[Bach-Werke-Verzeichnis|BWV]] 1004
}}
 
Il '''violino''' è uno [[strumento musicale]] della famiglia degli [[archi (musica)|archi]], dotato di quattro [[corda (musica)|corde]] intonate ad [[intervallo (musica)|intervalli]] di quinta.
 
Si tratta dello strumento più piccolo e dalla tessitura più acuta tra i membri della [[famiglia del violino|sua famiglia]].
Si tratta dello strumento più piccolo e dalla tessitura più acuta tra i membri della [[famiglia del violino|sua famiglia]]. La corda più bassa (e quindi la nota più bassa ottenibile) è il sol<sub>2</sub>, il sol subito sotto al [[do (nota)|do]] centrale del pianoforte (do<sub>3</sub>); le altre corde sono, in ordine crescente di frequenza, il re<sub>3</sub>, il la<sub>3</sub> e il mi<sub>4.</sub>. Le [[Partitura|parti]] per violino utilizzano la [[chiave musicale|chiave]] [[chiave di Sol|di violino]] (chiave di sol). Quando devono essere eseguite note e passaggi particolarmente acuti, si usa un'apposita indicazione che avvisa di trasportare le note interessate all'[[ottava (musica)|ottava]] superiore. Fino al XVIII secolo, invece, a seconda della tessitura dello specifico brano o frammento musicale, veniva usato un grande numero di chiavi secondarie: [[chiave di basso]] all'ottava superiore<ref>Concerti per violino e orchestra di Vivaldi e Telemann; ad esempio, Georg Philipp Telemann, ''Concerto in sol minore'', 3° movimento (Allegro), 1ª ed. Wolfenbüttel, Möseler Verlag, 1963.</ref>, [[chiave di do|contralto, mezzosoprano, soprano]], e [[chiave di sol|chiave di violino francese]]<ref>La prima, ad esempio, è usata nelle opere di [[Johann Jakob Walther]] (Scherzi musicali, ''Hortulus Chelicus''), le altre tre in {{cita libro|Biagio | Marini | Sonate, symphonie (...) opera ottava | 1626 | Magni | Venezia}}<br />
Oltre che in gran parte delle sonate francesi della prima parte del XVIII secolo, la chiave di violino francese è spesso adoperata da [[Johann Sebastian Bach]], tra l'altro anche nella famosa Ciaccona dalla [[Sonate e partite per violino solo di Johann Sebastian Bach|Partita n. 2 in re minore, BWV 1004]].</ref>.
 
Violinista è colui che suona il violino; l'artigiano che lo costruisce o lo ripara è il [[liutaio]].
 
Il più noto violinista di tutti i tempi fu un italiano, [[Niccolò Paganini]], nato a [[Genova]] nel 1782 e morto a [[Nizza]] nel 1840. Anche molti tra i liutai più famosi e apprezzati del mondo sono italiani: tra questi, [[Antonio Stradivari]], [[Giovanni Paolo Maggini]], [[Giovanni Battista Guadagnini]] ed inoltre le storiche dinastie degli [[Andrea Amati|Amati]], dei [[Guarneri (famiglia)|Guarneri]] e dei [[Carlo Giuseppe Testore|Testore]].
 
== Com'è fatto ==
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Il violino, essenzialmente, è costituito dalla [[cassa armonica]] e dal ''manico'', innestato nella parte superiore della cassa; tutte le parti sono in legno.
 
La cassa armonica dello strumento, di lunghezza standard di {{M|35,6|c|m}} (tra i 34,9 ed i {{M|36,2|c|m}}), di forma curva e complessa (ricorda abbastanza la forma del numero 8) è costituita da una ''[[tavola armonica]]'' (detta anche ''piano armonico''), di [[Picea abies|abete rosso]] e da un ''fondo'', generalmente in [[Acer pseudoplatanus|acero montano]], uniti da ''fasce'' in legno d'acero curvato. Sia la tavola che il fondo possono essere formati da un unico pezzo di legno, ma più spesso sono composti da due pezzi affiancati. Le fasce vengono modellate a caldo con un apposito ferro. Sia fondo che piano armonico sono convessi e il loro spessore varia dal centro dei due piani verso il bordo esterno; le elaborate curvature vengono ottenute con un certosino lavoro di scultura a mano. A pochi millimetri dal bordo della tavola armonica (che sporge dalle fasce) viene intagliata nella faccia esterna della stessa tavola, lungo tutto il perimetro, una scanalatura larga poco più di un millimetro, in cui viene inserito un [[filetto (liuteria)|filetto]] formato da tre strati di diverse essenze di legno (generalmente [[ebano]] - [[Prunus avium|ciliegio]] - ebano); il filetto, oltre ad avere una funzione decorativa (come normalmente avviene in [[ebanisteria]]), legando insieme le venature del legno, aiuta a stabilizzare eventuali crepe "soprattutto ai margini superiore ed inferiore dello strumento, dove il legno si presenta di testa".<ref>{{cita|Sacconi|p. 109|sacconi}}</ref>
 
Nel piano sono ricavate le uniche due aperture della cassa, due fessure chiamate ''[[ff (liuteria)|effe]]'' perché hanno la forma di quella lettera dell'alfabeto nella scrittura corsiva.
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Internamente, incollata per circa quattro settimi della lunghezza totale della tavola armonica, è situata la ''catena'', un listello in legno di abete, lavorato e sagomato in modo che aderisca perfettamente alla curvatura interna del piano. Essa contribuisce a "distribuire" la pressione generata dalle corde tese; in più distribuisce le vibrazioni prodotte dalle corde lungo tutto il piano armonico.
 
Tavola armonica e fondo sono collegati tra loro, oltre che dalle fasce, anche da un listello cilindrico di abete di circa 6&nbsp;mm di diametro, detto ''anima'', posto all'interno della cassa armonica. L'anima è incastrata (non incollata) fra tavola e fondo in una precisa posizione, vicino al "piede destro" del ponticello; serve a trasmettere le vibrazioni al fondo dello strumento e, anch'essa, interviene distribuendo sul fondo la pressione impressa dalle corde. Il posizionamento corretto dell'anima è fondamentale per ottenere la migliore qualità sonora ed il giusto equilibro [[Timbro (musica)|timbrico]] e di [[volume (acustica)|intensità]] fra le 4 corde.
 
Nella cassa armonica è innestato superiormente il ''manico'', di acero, che termina nella ''cassetta dei piroli'' (o ''cavigliere''), ornata superiormente da un fregio ad intaglio, chiamato ''riccio''. Sulla faccia superiore del manico è incollata la [[tastiera (cordofoni)|tastiera]], in ebano, sulla quale il violinista premerà con le dita le corde.
 
[[File:Ponticello viola.jpg|thumb|Dettaglio con ponticello e attaccatura delle corde alla cordiera. Si noti l'asimmetria della curvatura del ponticello, più basso dalla parte della I corda]]
 
Le estremità superiori delle corde vengono avvolte attorno ai ''[[pirolo|piroli]]'' o ''bischeri'', inseriti nel cavigliere (essi servono a tenderle e modificarne la tensione, quindi all'accordatura)cavità. Le corde passano su di un sostegno all'inizio del manico, chiamato capotasto, scorrono al di sopra della tastiera e si appoggiano sul ''ponticello'', una lamina verticale mobile, in legno di [[Acer pseudoplatanus|acero]], che trasmetterà la vibrazione delle corde al piano armonico; vanno infine a fissarsi alla ''cordiera'', collegata, per mezzo di un apposito cavo, al ''bottone''. Il ponticello ha due funzioni: trasmette le vibrazioni sonore alla cassa armonica, dove vengono amplificate e riflesse, uscendo infine dalle effe, e mantiene le corde in una posizione arcuata, permettendo così all'archetto di toccarne una sola.
 
Il violino nella sua forma moderna è, nella sua essenza quanto mai "antica" ed artigianale (non contiene alcuna parte metallica, al di fuori delle corde), una "macchina di precisione" in uno stato di delicatissimo equilibrio: le forme, i vari elementi ed anche i più minuti dettagli costruttivi, oltre alla grande cura nel montaggio, derivano da un affinamento rimasto quasi immutato da più di 500 anni. Le curvature di piano e fondo, la forma della catena e delle "effe" e lo spessore dei legni usati sono determinanti per la qualità e la personalità del suono dello strumento. Su questi parametri si può, in parte, anche intervenire a posteriori: spostare anche solo di un millimetro gli elementi "mobili", come anima e ponticello, provoca cambiamenti evidenti: è la cosiddetta "messa a punto" dello strumento, eseguita per ottenere le caratteristiche sonore ricercate dal violinista o per ottimizzare la resa dello strumento.
 
Cassa e riccio vengono ricoperti da una [[vernice]], a base d'[[olio vegetale|olio]] o di [[Etanolo|alcool]], ricca di [[Resina vegetale|resine vegetali]] e vari pigmenti. I liutai sono da sempre impegnati nello studio delle antiche ricette per le vernici e nell'elaborazione di nuove, dal momento che la vernice influisce fortemente sull'aspetto estetico dello strumento e condiziona anche la resa sonora.
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=== Le parti dell'archetto ===
{{vedi anche|Archetto}}
L'archetto, più spesso semplicemente detto arco, è costituito da un'asticella di legno molto elastico, modellato e curvato a fuoco, ai cui estremi (detti ''punta'' e ''tallone'') viene agganciato, mediante un'operazione tecnicamente definita "incrinatura" (talvolta anche "crinatura"), un fascio di crini di coda di [[Equus caballus|cavallo]] maschio,<ref>"quelli di cavalla sono deboli, grassi, giallastri e indeboliti dalla orina", {{Cita | Malusi| p. 74}}. [http://www.archive.org/stream/manualestoricod00brangoog#page/n51/mode/2up Brazoli (p. 38)] riferisce anche di tentativi di commercializzare crine di cavalla, imbiancato con [[Idrossido di sodio|soda]] o [[Idrossido di potassio|potassa caustica]], "ma – conclude – è di poca durata"</ref> tenuto teso da un meccanismo a vite chiamato nasetto. La ''bacchetta'' può avere sezione circolare per tutta la sua lunghezza (più frequente negli archi di grande pregio), oppure sezione [[Ottagono|ottagonale]] per più di metà arco smussandosi poi alla punta fino a raggiungere la sezione circolare. I crini vengono fatti sfregare sulle corde mettendole in vibrazione e producendo il suono. Per ottenere l'attrito necessario a mettere in vibrazione le corde, il violinista passa sui crini la [[colofònia]] (detta comunemente "pece") composta prevalentemente di resina di larice ed altre sostanze che determinano la possibilità per il crine di mettere in vibrazione la corda.
 
=== Materiali adottati ===
Come accennato sopra, il piano armonico, la catena, l'anima ed altri piccoli rinforzi interni alla cassa vengono costruiti con l'[[Picea abies|abete rosso]] (''Picea abies'' (L.) H. Karst.), un legno leggero, ma molto resistente ed elastico, adatto a trasmettere le vibrazioni, che a questo scopo viene selezionato di venatura diritta e regolare (sono famosi l'''abete di risonanza'' della [[Val di Fiemme]] e anche della [[Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino|foresta di Paneveggio]], in [[Provincia autonoma di Trento|Trentino]], e quello della Valcanale e del [[Tarvisio|Tarvisiano]], in provincia di Udine, utilizzati da secoli per la costruzione di strumenti). Fondo, fasce, manico - spesso anche il ponticello - sono in legno d'[[acer (botanica)|acero dei Balcani]] (''Acer pseudoplatanus'' L.), un legno duro e più "sordo", il cui compito è quello di riflettere, più che di trasmettere, il suono; a volte vengono usati anche legni meno nobili, come il [[Populus|pioppo]], il [[faggio]] o il [[salix|salice]]. Le parti della montatura - come piroli, capotasto, cordiera, reggicordiera, bottone e mentoniera - sono realizzate in legno duro da ebanisteria, soprattutto [[ebano]], [[palissandro]] o [[Buxus|bosso]]; capotasto e reggicordiera a volte sono in osso; la tastiera è quasi sempre di ebano; la cordiera a volte è di metallo, plastica o carbonio. Alcuni strumenti antichi erano rifiniti in [[avorio]] o riccamente intarsiati, ma anche oggi alcune parti possono essere rifinite con intarsi in osso o [[madreperla]].La stagionatura dei legni è fondamentale per la qualità del suono e la stabilità dello strumento ed i legni più stagionati sono molto ricercati e quotati.
La stagionatura dei legni è fondamentale per la qualità del suono e la stabilità dello strumento ed i legni più stagionati sono molto ricercati e quotati.
[[File:Violinbogen barock Frosch 1.JPG|thumb|60px | Particolare di arco barocco in legno serpente]]
[[File:Violin-bows.jpg|thumb|upright=0.7| Punte di archi moderni, il primo in legno ferro, gli altri in pernambuco]]
Le corde un tempo erano fatte utilizzando budello animale, soprattutto di [[Ovis aries|pecora]], lavato, trattato ed arrotolato a formare un filo: questo genere di corde, con pochi adattamenti tecnologici, venne usato fino alla metà del [[XX secolo]]<ref>{{cita web|http://aquilacorde.com/it/ricerche/la-corderia-storica/la-corderia-storica-abruzzese.html|La corderia storica abruzzese |27 gennaio 2011|autore=Mimmo Peruffo & Daniela Gaidano|anno=2010}}</ref>. Tali corde sono ancora usate abitualmente nelle "esecuzioni [[Musica antica|filologiche]]", nelle quali l'uso di strumenti e tecniche esecutive propri dell'epoca della composizione costituisce uno degli elementi guida dell'interpretazione musicale. Tuttavia, queste corde hanno una tendenza accentuata a perdere l'[[accordatura]] in conseguenza delle condizioni esterne (temperatura ed umidità) e del riscaldamento prodotto dalla mano dell'esecutore, a deteriorarsi e a rompersi con maggior facilità rispetto alle corde moderne.
 
Le moderne corde del La, Re e Sol sono dotate di un'anima in fibra sintetica ([[nylon]], [[rayon (fibra)|rayon]], o anche [[carbonio]]), oppure in budello, circondata da un avvolgimento di [[seta]], e sempre rivestite esternamente con una sottile fascia di [[metallo]] (acciaio, alluminio, argento e persino oro) per conferire una maggiore massa all'insieme, così da permettere di produrre le note più gravi mantenendo la corda abbastanza sottile. La corda del Mi (la più acuta, detta cantino) è quasi sempre costituita da un unico sottile filo di [[acciaio armonico]]. Le corde con anima sintetica sono quelle oggi più frequentemente utilizzate, dal momento che permettono di ottenere un suono intenso e brillante con maggiore durata e stabilità nell'accordatura. Per contro, degradano più rapidamente rispetto a quelle con anima in budello. Il suono delle corde con anima in budello è più potente, caldo e morbido, ma il prezzo di vendita è più alto. La scelta viene generalmente fatta in base alle caratteristiche dello strumento, all'uso che se ne fa, al repertorio che si intende eseguire ed alle preferenze individuali dello strumentista.
 
Il legno utilizzato per la bacchetta dell'archetto è generalmente di origine tropicale (si usa soprattutto il legno chiamato comunemente ''pernambuco'' o ''verzino'', ''[[Caesalpinia echinata]]'' Lam.), ma oggi si sta affermando sempre di più la [[fibra di carbonio]] come materiale di buon rendimento e di prezzo contenuto per la fascia di qualità media. Nel passato venivano anche usati altri tipi di legno, come il ''legno ferroferrooa'' (''pau-ferro'' brasiliano, ''Caesalpinia ferrea'' C.Mart.) o il ''legno serpenteserpe'' (.''Brosimum guianensenn'' (Aubl.) Huber ex Ducke; sinonimo: ''[[Piratinera guianensis]]'' Aubl.; in francese: "amouretteamourete"), tipici degli archi del periodo barocco.<ref>I nomi scientifici citati, se non diversamente indicato, sono quelli attualmente "accettati" (''accepted names''); v., p. es.: [http://www.catalogueoflife.org/col/], aggiornato al 18 marzo 2015.</ref>
 
=== Dimensioni del violino ===
[[File:LembeyeLembeyon.jpg|thumb|Un violino 1/16 accanto a un 4/4]]
Un violino di dimensioni standard è denominato ''intero'' o 4/4, ed è destinato a suonatori che hanno raggiunto le misure di un adulto; la sua lunghezza complessiva è generalmente di 59&nbsp;cm, mentre lo standard per la lunghezza della cassa armonica è di 35,6&nbsp;cm; questa dimensione è una standardizzazione delle esperienze dei costruttori del periodo della [[liuteria]] classica, presso i quali può variare dai 34&nbsp;cm (il cosiddetto "violino 7/8") ai 38&nbsp;cm<ref>{{cita libro|cognome=Vanscheeuwijck |nome=Marc |titolo=Il ballo dell'imperatore|annooriginale=1989 |meseoriginale=ottobre |editore=Accademia Roveretana di Musica Antica |città=Rovereto (TN)|pagine=66-67 |capitolo=Alcuni problemi a proposito degli strumenti ad arco nell'opera di Claudio Monteverdi}}</ref>. I violini di [[Antonio Stradivari]] hanno la cassa armonica lunga più di 36,2&nbsp;cm nel periodo "sperimentale" (1691-1698), mentre si assestano tra i 35 ed i 35,8 nella maturità<ref>{{cita libro | cognome=Hill | nome=William Henry, Arthur Frederic & Alfred Ebsworth | titolo=Antoine Stradivarius: sa vie et son oeuvre (1644-1737) | editore=Silvestre & Maucotel | città=Parigi | anno=1907 | pagine=300 segg.}}</ref>.
 
I bambini che suonano il violino utilizzano strumenti di dimensioni ridotte, i quali, pur avendo le varie parti proporzionalmente più piccole, sono funzionalmente identici ai violini di dimensioni normali. Questi strumenti sono realizzati nei tagli di ''tre quarti'' (corrispondente a una lunghezza della cassa da 32 a 34&nbsp;cm), ''mezzo'' (da 30 a 32&nbsp;cm), e così via fino al ''sedicesimo''.
 
Occasionalmente, un adulto di piccola corporatura può usare un violino 7/8, anziché uno di dimensioni standard; questi strumenti, talvolta chiamati "violini da donna", hanno una cassa armonica lunga 34–35&nbsp;cm.
 
== Acustica del violino ==
Lo spessore del legno e le sue proprietà fisiche incidono grandemente sul suono prodotto dal violino. L'intensità ed il timbro dipendono in larga misura dal modo in cui la cassa armonica si comporta da un punto di vista acustico, secondo gli schemi determinati dal fisico [[Germania|tedesco]] [[Ernst Chladni]]. I cosiddetti ''nodi'' (che corrispondono ai punti dove non si ha movimento), individuati tramite dei granelli di sabbia sparsi sulle placche mentre queste vibrano a certe frequenze, corrispondono a quello che viene chiamato "schema di Chladni".<ref>[http://www.phys.unsw.edu.au/~jw/chladni.html UNSW Music Acoustics<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Questo procedimento di controllo e verifica delle vibrazioni e della risonanza viene utilizzato dai liutai per verificare il lavoro prima di terminare il montaggio dello strumento. La conoscenza della frequenza di vibrazione della tavola armonica e del fondo di un violino può, d'altra parte, ottenersi per via teorica<ref>{{cita web|autore=Vincenzo De Angelis|url=http://www.arteliutaria.it/article_deangelis_frequenze_page_1.shtml|titolo=Teoria e pratica per la valutazione delle frequenze di risonanza dei piani armonici dei violini|accesso=27 gennaio 2011|sito=Arte Liutaria|editore=Carlo Vettori|anno=2009|mese=giugno}}</ref> in base alle caratteristiche del legno, allo spessore ed alla sua distribuzione nella tavola e nel fondo.
 
== Accessori ==
=== La-la mentoniera ===
[[File:Guarneri chinrest.jpg|thumbnail|Una mentoniera modello Guarneri]]
Posta al di sopra o a sinistra della cordiera, e ancorata per mezzo di una staffa in metallo al fondo del violino sul suo bordo posteriore, la '''mentoniera''' è un pezzo di legno (o di [[plastica]]) sagomato, ove il violinista può appoggiare il proprio mento mentre suona. La mentoniera può essere fatta di [[ebano]], [[palissandro]], [[buxus|bosso]] o plastica.
 
=== La-la spalliera ===
{{vedi anche|spalliera (strumenti ad arco)}}
[[File:Coussin2.JPG|thumb|Spalliera per violino]]
La '''spalliera''' è un accessorio rimovibile fatto di legno, [[alluminio]], [[fibra di carbonio]] o plastica. Solitamente di altezza regolabile, si applica ai bordi del fondo dello strumento per mezzo di piedini di plastica morbida oppure rivestiti di gomma. Lo scopo della spalliera è quello di permettere una postura più confortevole al violinista, fornendo un sostegno sulla spalla e impedendo allo strumento di scivolare.
Si tratta di un'invenzione relativamente recente e, benché il suo uso sia abbastanza comune fra i violinisti e i violisti moderni, non è adottata universalmente. Alcuni musicisti, infatti, preferiscono ricorrere a spalline in materiale spugnoso, cuscinetti, panni ripiegati ecc., oppure, talvolta, non interpongono alcunché fra la spalla e lo strumento.
 
=== La-la sordina ===
{{vedi anche|sordina}}
[[File:ViolinMute.jpg|upright=0.5|left|thumb|Una "sordina da notte", usata per studiare senza creare disturbo agli altri]]
Il suono del violino può essere alterato per mezzo della '''sordina''', un piccolo blocchetto che può essere in gomma, in legno o in metallo, e che viene agganciato al ponticello, di solito in mezzo alle due corde del Re e del La. Smorzando le vibrazioni del ponticello stesso, provoca l'emissione di un suono più dolce e delicato, con minori armoniche sopra ogni nota che viene suonata. Viene spesso utilizzato per studiare a volume più basso ed anche nelle esecuzioni in cui è richiesto un suono più smorzato.
 
== Suonare il violino ==
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L'altezza delle note è controllata dalla mano sinistra, regolando la lunghezza della parte vibrante della corda mediante la pressione delle dita sulla tastiera.
 
=== Diteggiatura e posizioni ===
A causa delle sue caratteristiche sonore, il violino non possiede ''tasti'' che delimitino il punto di appoggio delle dita<ref>L'uso della tastatura non è solo un supporto utile alla precisione dell'intonazione, ma anche produce un suono molto più preciso e determinato; fin dalle sue origini, non abbiamo notizia di alcun esemplare di violino tastato.</ref>, come invece avviene su altri strumenti a corda (tasti fissi nella [[chitarra]], mobili nella [[viola da gamba]]). L'esecutore deve ottenere la posizione esatta delle dita sulle corde basandosi unicamente sulla propria abilità (la cosiddetta "memoria muscolare"), altrimenti il suono risultante sarà stonato o totalmente sbagliato. I violinisti vi si esercitano costantemente, in parte per addestrare le dita a raggiungere automaticamente la posizione corretta, in parte per migliorare l'abilità nel correggere il più rapidamente possibile eventuali differenze tra la nota desiderata e quella emessa.
 
Le dita sono numerate convenzionalmente dal "primo" (l'indice) al "quarto" (il dito mignolo). Il pollice non tocca mai nessuna corda: viene usato solo come supporto per il manico per contrastare la pressione delle altre quattro dita. Le cifre dall'1 al 4 a volte compaiono sulle parti per violino, specialmente nelle edizioni a carattere didattico, per indicare quale dito deve essere usato poiché la mano si può spostare nelle diverse posizioni lungo il manico.
 
La posizione basilare della mano sinistra è più vicino possibile al ''capotasto'' ed è chiamata ''prima posizione''. In prima posizione si può accorciare la zona vibrante della corda al massimo di un terzo della sua lunghezza, aumentando in questo modo l'altezza della corda di una quinta<ref>Sugli intervalli e la loro produzione si veda la voce [[Intonazione naturale#La costruzione della scala naturale|Intonazione naturale]]</ref>. Per eseguire note più acute, si fa scorrere la mano sinistra sul manico del violino verso la cassa armonica (in direzione del viso dell'esecutore) e si premono le dita sulla tastiera nella nuova posizione. Il limite delle note alte raggiungibili dal violino è determinato in gran parte dall'abilità dell'esecutore. Un buon violinista può facilmente suonare più di due ottave su di una singola corda, e raggiungere un'estensione di quattro ottave con l'intero strumento.
 
I violinisti spesso cambiano posizione sulle corde più basse, anche se ciò a prima vista sembrerebbe superfluo, non per raggiungere suoni particolarmente acuti, che si potrebbero eseguire più facilmente in prima o seconda corda, ma per motivi squisitamente sonori: infatti, questo permette di limitare i "cambi di corda" (cioè il passaggio da una corda ad un'altra) all'interno di una frase musicale in modo tale da rendere il [[timbro (musica)|timbro]] più uniforme, o di ottenere un suono particolare, dal momento che ciascuna corda dello strumento ha un diverso colore sonoro. Si tratta di una scelta interpretativa venuta in uso a partire dalla seconda metà del XVIII secolo<ref>[[Giuseppe Cambini]], ''Nouvelle Methode Theorique et Pratique pour le Violon'', Parigi, 1795 c.a., pagg. 20-22</ref>. Talora i compositori stessi prescrivono al violinista la corda da utilizzare per un certo passaggio. In altri casi la scelta della posizione è forzata dall'impossibilità di eseguire in altri modi certi [[Accordo (musica)|accordi]] o passaggi particolarmente ardui.
 
=== Corda vuota ===
Un timbro particolare è quello risultante dal suono della cosiddetta ''[[corda vuota]]'', ossia della corda senza che vi si trovi alcun dito della mano sinistra. La corda vuota dà il suono della nota corrispondente (Sol, Re, La, Mi), con una connotazione particolare, derivante dall'assenza dell'azione di smorzamento di un dito e dal fatto che non è possibile l'azione del ''vibrato''<ref>Un effetto simile al vibrato può essere ottenuto eseguendo la nota che si trova esattamente un'ottava più in alto della corda vuota: in questo modo si ottiene la risposta ''per simpatia'' della corda vuota.</ref>. A parte il Sol<sub>2</sub> (che non può essere ottenuto in altro modo), le corde vuote vengono generalmente utilizzate per produrre un effetto particolare, oppure per comodità nei passaggi.
 
Un effetto abbastanza singolare che viene ottenuto per mezzo della corda vuota è il ''bariolage''. Per realizzarlo, il violinista esegue la stessa nota di una delle corde vuote (necessariamente il Re, il La o il Mi) sulla corda immediatamente più bassa, quindi sposta l'archetto con un movimento rapido ondeggiante, provocando alternativamente la vibrazione della corda vuota e di quella che riporta la pressione del dito della mano sinistra. Il suono ottenuto ha la stessa altezza, ma il timbro della corda vuota rispetto a quella dove si trova il dito risulta diverso. Il ''bariolage'' era un accorgimento particolarmente utilizzato da [[Franz Joseph Haydn]] che lo ha impiegato, ad esempio, nel suo [[quartetto d'archi]] Opera 50 n° 6, e nella [[Sinfonia n. 45 (Haydn)|Sinfonia n° 45 detta "degli addii"]].
 
=== Corde doppie ===
L'uso polifonico del violino consiste nel suonare contemporaneamente due corde contigue; esso è chiamato "corde doppie" ed anche "raddoppio" nell'ambito della musica folk, nella quale viene largamente utilizzato. Per realizzare questa tecnica è necessaria una grande coordinazione di movimenti e un'elevata precisione nella posizione della mano sinistra e della relativa diteggiatura: l'azione di più di un dito della mano sinistra richiede uno sforzo maggiore e grande esattezza per evitare di produrre una stonatura. È possibile anche suonare su tre o su tutte e quattro le corde suonando l'accordo a mo' di arpeggio, in quanto, a causa della curvatura del ponticello, non è possibile eseguire i suoni dell'accordo contemporaneamente.
 
I primi esempi di utilizzo della tecnica delle corde multiple nel violino si ritrovano nel ''Capriccio stravagante'' (1627) di [[Carlo Farina]] e in alcune sonate dell'opera VIII di [[Biagio Marini]] (1629). Le corde doppie ebbero particolare importanza nell'opera di vari compositori del tardo '600 tedesco ed austriaco ([[Johann Schop]], [[Johann Heinrich Schmelzer]], [[Johann Jacob Walther]], [[Heinrich Biber]], [[Nicolaus Bruhns]] e [[Johann Paul von Westhoff]]) e sono la caratteristica preminente in alcuni dei capisaldi della letteratura solistica per il violino, dalle [[Sonate a violino e violone o cimbalo|Sonate opera V]] di [[Arcangelo Corelli]] alle [[Sonate e partite per violino solo]] di [[Johann Sebastian Bach]], dai Capricci di [[Niccolò Paganini]] alle sonate per violino solo di [[Eugène Ysaÿe]], [[Sergej Sergeevič Prokof'ev|Sergej Prokoviev]], [[Ernest Bloch]], e di tutti gli altri compositori che hanno dedicato opere solistiche al violino nel corso del [[XX secolo]].
 
=== Pizzicato ===
Il ''pizzicato'' si ha quando il violinista non utilizza l'archetto ma "pizzica" la corda col polpastrello di un dito della mano destra (solitamente l'indice o il medio) in direzione parallela al ponticello, come l'arco, ma circa a metà della lunghezza della corda, ovvero al di sopra della tastiera. Il pizzicato comporta l'ottenimento di un suono ben diverso da quello prodotto con l'archetto, breve e rapido. Sulla partitura, il ritorno all'uso dell'archetto viene indicato con la parola ''arco''.
 
Esiste anche un tipo di pizzicato eseguito con le dita libere della mano sinistra, indicato in partitura con una croce sopra le note interessate. Cambiando il punto in cui la corda viene pizzicata e in considerazione della posizione particolare della mano sinistra in relazione alla corda, il suono ottenuto è molto diverso: più debole e meno risonante. È possibile anche combinare il pizzicato con la mano sinistra e quello con la mano destra o eseguire il pizzicato mentre si suona con l'arco dando origine ad effetti particolari.
 
Un particolare tipo di pizzicato è il pizzicato ''alla Bartók'', che si esegue tirando con forza la corda verso l'alto, producendo un suono più deciso ed energico.
 
=== Vibrato ===
{{vedi anche|Vibrato}}
Nell'odierna modalità di esecuzione della musica classica, il vibrato è parte integrante del suono e viene eseguito in maniera continua, con la sola eccezione dei passaggi particolarmente rapidi. Esso consiste in un'[[oscillazione]] rapida ma contenuta dell'[[Altezza (suono)|altezza]] del suono, alternativamente al di sotto e al di sopra della frequenza esatta della nota. Ciò viene ottenuto oscillando in avanti e indietro (lungo la direzione della tastiera) il polpastrello del dito che preme sulla corda.
 
Spesso si pensa che il vibrato possa in qualche modo nascondere un'intonazione imprecisa della nota, dal momento che se il tono varia leggermente l'orecchio umano non dovrebbe afferrare eventuali imprecisioni. In realtà alcune ricerche a carattere sperimentale hanno dimostrato il contrario<ref>{{cita web|autore=Hanna Järveläinen|url=http://lib.tkk.fi/Diss/2003/isbn9512263149/article5.pdf|titolo=Perception-based control of vibrato parameters in string instrument synthesis|accesso=27 gennaio 2011|formato=PDF|lingua=en|editore=Aalto University - School of Science and Technology|pagine=8|anno=2002|mese=settembre}}</ref>. L'orecchio umano riconosce la media della frequenza di una nota (e delle sue variazioni) eseguita con il vibrato con la stessa precisione con cui riconosce quella di una nota ferma. Non è detto che i risultati ottenuti in condizioni sperimentali siano sempre del tutto compatibili con quanto risulti nelle esecuzioni dal vivo: l'effetto del vibrato, quando i tempi sono rapidi, può comunque mascherare alcune imperfezioni nell'intonazione delle singole note.
 
Non esiste un unico tipo di vibrato: esso è innanzitutto molto personale, dato che fa parte della personalità del suono di ciascun esecutore; inoltre, il vibrato deve adattarsi al tipo di musica che si sta eseguendo. Nelle consuetudini esecutive odierne, per la [[musica romantica]] è richiesto un vibrato abbondante ed energico, per la musica [[Classicismo (musica)|classica]] è preferito un vibrato continuo ma contenuto. Alcuni generi musicali richiedono un uso limitato del vibrato: fino a non molto tempo fa si riteneva che dovesse essere insegnato come qualcosa di necessario e dato per assunto a meno che lo spartito non richiedesse espressamente il contrario; con l'avvento dello studio della prassi storica della musica del passato, ci si è resi conto che il vibrato fino a tutto il XIX secolo era un effetto, un vero e proprio abbellimento che la convenzione dell'epoca indicava di eseguire in casi specifici e non indiscriminatamente su di un intero brano musicale<ref>Si veda ad esempio [[Louis Spohr]], ''Gran metodo per violino'', Novara, Artaria, 1839-40 (I ed. in lingua tedesca 1832), p. 194 segg., ''Dell'Esecuzione del Concerto''</ref>.
 
Il vibrato viene anche considerato come un'''impronta digitale'' dei grandi interpreti, proprio per la singolarità fisico/corporea di ogni esecutore che rende il suono personalissimo.
 
=== Armonici ===
Gli armonici possono essere creati toccando la corda con un dito, senza però premerla sulla tastiera. Il risultato è un suono più acuto, dal momento che la presenza del dito blocca la nota fondamentale della corda; per questo la corda deve essere toccata esattamente in corrispondenza di uno dei nodi, con una divisione esatta della corda stessa. Per esempio, precisamente a metà, o un terzo: quando il dito tocca il nodo in uno di questi punti la corda vibra in modo diverso, in questi due esempi, rispettivamente, nelle due metà uguali e nelle due suddivisioni di un terzo e due terzi in cui si divide, risultando in un suono più alto di un'[[Ottava (musica)|ottava]] nel primo caso e di una dodicesima (ottava più quinta) nell'altro caso.
 
Gli armonici sono segnati nella partitura con un piccolo cerchietto sopra la nota, che determina il tono dell'armonico stesso. Esistono due tipi di armonici, quelli ''naturali'' e quelli ''artificiali''.
 
Gli armonici naturali sono del tipo descritto nel primo paragrafo, si ottengono semplicemente toccando la corda con un dito in un punto nodale. Questa tecnica è relativamente facile, quindi adatta sia ai principianti, sia agli studenti di livello intermedio.
 
Gli armonici artificiali, invece, sono molto più difficili da ottenere, normalmente sono alla portata soltanto dei violinisti che hanno già raggiunto un buon livello di padronanza con lo strumento e con questa tecnica in particolare. Questo metodo di realizzazione dell'armonico prevede che un dito prema normalmente la corda in un certo punto, per esempio la corda del Re per ottenere un "Mi", con un altro dito che tocchi la corda una quarta più in alto, in questo caso sulla posizione della nota "La". Quando il violinista preme la corda in un punto e la tocca leggermente con il quarto dito nella maniera descritta, viene toccato il nodo che si trova ad un quarto della lunghezza della parte della corda che vibra, provocando la vibrazione della corda in quattro parti, producendo un suono due ottave più in alto della note che viene suonata (nel caso descritto un "Mi"). La distanza tra le due dita deve essere assolutamente precisa, altrimenti l'armonico non suona. Inoltre, anche la pressione dell'archetto, oltre a quella delle due dita deve essere esattamente calibrata, pena la perdita del suono. Questo è il motivo della maggiore difficoltà della realizzazione degli armonici artificiali rispetto a quelli naturali.
 
La notazione musicale degli armonici artificiali utilizza di norma due note sulla stessa astina: la nota più bassa utilizza una nota normale che indica dove la corda viene tenuta premuta con il primo dito, mentre la nota più alta utilizza una nota a forma di rombo, che indica la posizione dove la corda viene leggermente toccata con il quarto dito.
 
Brani assai elaborati con l'utilizzo degli armonici artificiali si trovano nelle composizioni di tipo virtuosistico per violino, specialmente del [[XIX secolo]] e dell'inizio del [[XX secolo|XX]], come ad esempio nelle [[danze rumene]] di [[Béla Bartók]] o nella ''[[Csárdás (Monti)|Csárdás]]'' di [[Vittorio Monti]].
 
[[File:Table of Harmonics.jpg|thumb|centre|700px|Gli armonici]]
 
=== Tecnica dell'archetto ===
Anche se la diteggiatura ed il vibrato hanno un'influenza sulle caratteristiche timbriche, il suono del violino dipende essenzialmente da come viene utilizzato l'archetto. Ci sono molteplici elementi che, abilmente combinati, producono un suono più o meno forte in termini di [[volume (acustica)|intensità acustica]] o ne modificano il [[Timbro (musica)|timbro]]: la velocità di movimento, la pressione sulla corda, la distanza dal ponticello.
 
Un'alterazione innaturale della distanza dal ponticello viene utilizzata per particolari effetti sonori. Suonando vicino al ponticello si ottiene un suono più intenso del solito, chiamato '''sforzando''' (sullo spartito: ''sfz''); suonando invece spostandosi con l'archetto verso la parte opposta, in direzione del manico, fino al limite o sopra la tastiera (''sul tasto'') si produce un suono più etereo e delicato, con un'enfasi sulla fondamentale.
 
Vi sono diverse specie e combinazioni di arcate, che si riuniscono sotto il termine di generico [[colpi d'arco]]. Possono essere distinte in:
* suoni tenuti, senza interruzione, detto ''détaché'';
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* suoni legati, cioè più note suonate nella stessa arcata;
* suoni portati, cioè note suonate nella stessa arcata, ma separate, divise rispetto al legato.
Nel primo gruppo, abbiamo il colpo d'arco ''sciolto'', nel caso che vi sia un'arcata per ogni nota, e il ''legato'', quando in un'arcata vengono eseguite due o più note.<br />
Nel secondo gruppo, abbiamo il ''martellato'' (detto anche ''grande staccato''), in cui le note sono eseguite con forza, una per arcata, e il ''picchettato'', quando un'arcata comprende più note. Quando però i suoni eseguiti nella stessa arcata sono solo leggermente separati, abbiamo il ''portato''.<br />
Nel terzo gruppo abbiamo dei colpi d'arco caratterizzati dal fatto che la sollecitazione data alla bacchetta per eseguire ciascun suono ne provoca una reazione elastica di sollevamento dalla corda. Questo crea un tipo di staccato con un effetto acustico molto diverso dal precedente. Nel caso di una nota per arcata, quando la velocità crea il sollevamento spontaneo dell'arco, si ha il ''saltellato''; quando la velocità è minore, e quindi il violinista deve fare un'azione volontaria per facilitare il sollevamento dell'arco, abbiamo lo ''spiccato''; infine, quando il movimento è ancora più lento ed è quasi impossibile sfruttare l'elasticità naturale della bacchetta per sollevare l'arco, abbiamo il ''martellato volante''. Passando alle arcate comprendenti più note, con l'arco che si solleva brevemente tra una nota e l'altra, abbiamo il ''picchettato volante''. Infine, quando l'arco non è sollevato tra una nota e l'altra, ma gettato dall'alto prima di eseguire due o più suoni, il colpo d'arco è detto ''gettato'' o ''balzato''.<ref>{{cita libro|Michelangelo | Abbado | Enciclopedia della musica Rizzoli Ricordi | 1972 | Rizzoli | Milano | capitolo=Colpi d'arco| wkautore=Michelangelo Abbado}}</ref>
 
Vi sono anche tecniche non convenzionali nell'utilizzo dell'arco. Ad esempio, le corde possono essere percosse con il legno della bacchetta (''col legno''). Ciò produce un suono percussivo, che può avere grande effetto quando è realizzato dall'intera sezione orchestrale degli archi, dal momento che l'intensità sonora prodotta da ciascuno strumento con questa tecnica è molto debole. Una seconda tecnica percussiva, più moderna, è chiamata "chop": in questo caso {{chiarire|le corde vengono colpite con la porzione dei crini vicina al tallone dell'archetto}}; essa è utilizzata da alcuni musicisti jazz, tra cui il ''Turtle Island String Quartet''.
 
== Accordatura ==
Il violino viene accordato ruotando i [[pirolo|piroli]] (chiamati anche ''bischeri'') nel cavigliere. Dal momento che le corde sono avvolte intorno ad essi, il loro movimento aumenta o diminuisce la tensione. La corda del [[La (nota)|La]] viene accordata per prima, generalmente a 440 [[hertz|Hz]] (il diapason d'orchestra è, invece, per lo più a 442&nbsp;Hz), utilizzando un ''corista'' o un [[diapason]]; alternativamente si possono usare il tasto corrispondente sul [[pianoforte]], oppure accordatori digitali. Le altre corde vengono accordate in rapporto alla prima, ad intervalli di quinta ascendente.
 
[[File:Four violin tuning pegs.jpg|upright=0.5|left|thumb|Cordiera con quattro [[tiracantino|tiracantini]] incorporati]]
È possibile installare sulla cordiera del violino delle viti di precisione, che permettono una regolazione molto più sottile della tensione della corda. Questo accessorio è utilizzabile solo con le corde di metallo, e d'altra parte queste sono le più disagevoli da accordare attraverso i piroli, in quanto anche attraverso un movimento molto contenuto la loro tensione cambia in maniera molto più accentuata che con le corde di altri materiali. La facilità di utilizzo ne fa un elemento indispensabile nella fase di studio dei principianti; tuttavia, la loro presenza ha il difetto di appesantire la cordiera con effetti negativi sul suono. Pertanto, da parte dei professionisti, questo ausilio viene utilizzato solo per il cantino (da cui il nome di ''[[tiracantino]]'' o ''tendicantino''), in quanto normalmente solo questa corda è interamente in metallo.
 
Spesso delle piccole modifiche all'accordatura vengono fatte tirando una corda con un dito, per allentarla leggermente ed assestarla.
 
L'accordatura abituale (Sol-Re-La-Mi) può occasionalmente essere modificata per determinate esigenze musicali, sia nella [[musica classica]] (dove questa tecnica è nota come [[scordatura]]), sia in alcuni stili folk. Un esempio famoso di scordatura nella musica classica è la ''[[Danza Macabra (Saint-Saëns)|Danza Macabra]]'' di [[Saint-Saëns]], in cui la corda del Mi del violino solista è accordata in Mi♭, al fine di conferire un'inquietante dissonanza alla composizione. Un altro esempio è dato dal terzo [[Movimento (musica)|movimento]] di ''Contrasti'', di [[Béla Bartók]], in cui la corda del Mi viene accordata in Mi♭ e quella del Sol in Sol♯.
 
Nel [[jazz]] e nella [[musica folk]] sono spesso impiegati violini con cinque o più corde{{Citazione necessaria}}.
 
== Manutenzione ==
Ciascun violinista porta con sé le corde di riserva, per sostituirle nel caso in cui si rompano. Con l'utilizzo ed il tempo le corde si degradano. Se suonate molto, il rivestimento esterno si consuma e si ossida oppure il budello viene attaccato dagli acidi del sudore trasmesso dalle dita del violinista.
[[File:Violin case.jpg|thumb|Violino nella sua custodia]]
Ciascun violinista porta con sé le corde di riserva, per sostituirle nel caso in cui una si rompa. È necessario avere il ricambio di tutte le quattro corde, dal momento che le dimensioni differiscono, essendo più spesse le corde corrispondenti alle note più gravi. Con l'utilizzo ed il tempo le corde si degradano. Se suonate molto, il rivestimento esterno si consuma e si ossida oppure il budello viene attaccato dagli acidi del sudore trasmesso dalle dita del violinista. Con il tempo, in ogni caso, il budello si secca ed irrigidisce ed anche le anime delle corde in sintetico ed in acciaio perdono le loro proprietà iniziali. Il costo delle corde varia, così come la qualità della corda influenza il timbro del suono prodotto dallo strumento.
 
Man mano che si suona il violino, l'archetto tende a perdere dei crini, per usura degli stessi durante lo sfregamento contro le corde, rendendone necessario un controllo periodico. Se l'arco viene impiegato poco, i crini comunque tendono ad invecchiare e divenire fragili, fino a spezzarsi da soli. Si può inoltre agire sulla tensione dei crini per mezzo di una vite sul tallone, che è la parte terminale dell'archetto, vicino all'impugnatura.
 
Il violino di per sé non richiede manutenzione, ma dovrebbe ogni tanto essere controllato da un tecnico e pulito con delicatezza. Inoltre, le parti in legno non verniciato, quali l'ebano della tastiera o il legno sul collo, dovrebbero ogni tanto essere strofinate con un panno morbido bagnato con l'alcool per eliminare le tracce di polvere e sporco, facendo molta attenzione a non toccare la vernice che si macchierebbe gravemente. Una delle componenti di base della vernice è infatti la [[gommalacca]], che è estremamente solubile in alcool.
 
== Storia ==
{{vedi anche|Storia del violino|Violino barocco}}
Le fonti più antiche riguardanti il violino ci permettono di far risalire la sua nascita all'inizio del XVI secolo.
 
I primi esemplari (i cosiddetti ''protoviolini'') erano probabilmente soltanto un'evoluzione di strumenti ad arco preesistenti. Erano costruiti in "famiglie" comprendenti 3 taglie diverse di strumenti, approssimativamente corrispondenti alle tessiture di soprano, contralto o tenore e basso.
 
Nella prima parte del XVI secolo, il soprano ed il contralto di viola da braccio avevano solamente tre corde, mentre per il basso si trovavano strumenti sia a tre che a quattro corde, secondo i trattati dell'epoca, arrivandosi talvolta fino a cinque, secondo alcune fonti iconografiche.
 
La gran parte delle ipotesi tradizionali pone l'apparizione dei primi violini veri e propri, dotati della stessa forma e medesima accordatura usata ancora ai nostri giorni, nel nord Italia, a [[Cremona]], con [[Andrea Amati]], a [[Brescia]] con [[Gasparo da Salò]], Zanetto e Pellegrino Micheli, a [[Venezia]]<ref>Stefano Pio, ''Viol and lute makers of Venice 1490-1630 - Liuteria veneziana 1490-1630'', Ed. Venice research, 2012, ISBN 978-88-907252-0-3</ref> con la famiglia Linarol; tuttavia ricerche più recenti evidenziano fondati dubbi su quasi tutte le attribuzioni degli strumenti ad arco italiani del XVI secolo.<ref>{{nl}}Karel MoensTuttavia, da questi dati si vede chiaramente che la nuova famiglia di strumenti ad arco apparve quasi allo stesso tempo in varie parti d''Oud-Weense[[Europa]]: strijkinstrumentenbouwoltre che nell'',Italia Partedel INord, ecc.3-11,in Celesta[[Francia]], I,in 2[[Germania]], 1987;nei {{en}}Karel[[Paesi MoensBassi]], ''a [http://www[Praga]].music.ed.ac.uk/euchmi/cimcim/itn/itnXIVh.html ProblemsSi ofpuò autenticityquindi ofsupporre XVIche centuryil stringedviolino instruments]''sia nato come strumento di musicisti ambulanti, Pagesdurante 41-49i primi decenni del XVI secolo, CIMCIMda Newsletteruna No.fusione XIVdi strumenti diversi, 1989</ref>quali le [[viella|vielle]] e le [[ribeca|ribeche]] a tre corde.
Perciò, non rimane agli studiosi che basarsi sui soli documenti, la cui interpretazione è resa più difficile da problemi terminologici.
Tuttavia, da questi dati si vede chiaramente che la nuova famiglia di strumenti ad arco apparve quasi allo stesso tempo in varie parti d'[[Europa]]: oltre che nell'Italia del Nord, in [[Francia]] ([[Parigi]] e [[Lione]]), in [[Germania]] (dove [[Martin Agricola]] segnala nel [[1545]] la presenza di gruppi di violinisti [[Polonia|polacchi]]<ref>{{de}} Martin Agricola, ''Musica Instrumentalis Deudsch'', V ediz.,Wittemberg, 1545</ref>), nei [[Paesi Bassi]] (specialmente [[Bruxelles]] ed [[Anversa]])<ref>{{fr}}Karel Moens, ''Le violon dans l'iconographie musicale des anciens Pays-bas du XVI siècle'', in ''Strumenti, musica e ricerca'', Atti del Convegno internazionale, Cremona 28-29 ottobre 1994, a cura di Elena Ferrari Barassi, Marco Fracassi e Gianpaolo Gregori, Cremona, Ente Triennale Internazionale degli Strumenti ad Arco, 2000, p. 119-145</ref>, a [[Praga]]. Si può quindi supporre che il violino sia nato come strumento di musicisti ambulanti, durante i primi decenni del XVI secolo, da una fusione di strumenti diversi, quali le [[viella|vielle]] e le [[ribeca|ribeche]] a tre corde<ref>Karel Moens, ''La "nascita" del violino nei Paesi Bassi del sud: alla ricerca di un luogo dove collocare l'inizio della storia del violino'', pag. 101, in ''Monteverdi imperatore della musica (1567-1643)'', a cura di Marco Tiella, Accademia Roveretana di Musica Antica, Istituto per la ricerca organologica ed il restauro, 1993</ref>. Tra questi musicisti possiamo collocare sia i violinisti polacchi citati da Agricola, sia i gruppi di polistrumentisti e danzatori di origine ebraica, che dalla [[Lombardia]] si diffusero fino ai Paesi Bassi ed all'[[Inghilterra]]<ref>{{en}}Peter Holman, ''[http://books.google.it/books?id=ilUAvoqjJfUC&printsec=frontcover#v=onepage&q=&f=false Four and Twenty Fiddlers: the Violin at the English Court. 1540-1690]'', pagg. 18-31, Oxford, 1993</ref>, il cui influsso fu probabilmente ancor più determinante per lo sviluppo della famiglia delle viole da braccio.
 
Il violino nel XVI secolo era utilizzato principalmente nella musica di danza, tuttavia in Italia molto presto assunse ruoli più nobili, nelle corti o nelle chiese: nel [[1530]] a Brescia abbiamo la citazione di un violino usato durante una messa e, circa dieci anni dopo, anche a Venezia troviamo violini in varie "Scuole" e durante le messe e le processioni<ref>Rodolfo Baroncini, ''Origini del violino e prassi strumentale in Padania: «sonadori di violini» bresciani attivi a Venezia in ambito devozionale (1540 - 1600)'', pag. 161, in "Liuteria e musica strumentale a Brescia tra Cinque e Seicento", vol. I, Salò 1990 / Brescia 1992.</ref>.
 
Molti strumenti della famiglia del violino, conservati in musei o collezioni private, sono attribuiti a liutai della seconda metà del XVI secolo, quali i bresciani Zanetto Micheli da Montichiari, il figlio Peregrino, [[Gasparo da Salò]], il veneziano Ventura Linarol, il cremonese [[Andrea Amati]], il padovano Dorigo Spilmann, o Gasparo Tieffenbrucker, che lavorò a Bologna e Lione. Gran parte di queste attribuzioni sono oggi considerate non attendibili, o riferite a strumenti pesantemente trasformati da modifiche che li hanno alterati profondamente<ref>{{en}} Karel Moens, ''Authenticity and surviving instruments'', in ''Violin'', New Grove Dictionary of Music and Musicians, Stanley Sadie, 2001</ref>.
 
A partire dall'inizio del XVII secolo, sotto la spinta dello sviluppo di una nascente letteratura idiomatica per il violino, la costruzione dello strumento vede un notevole sviluppo. Due città, in particolare, assumono la preminenza: [[Brescia]] e [[Cremona]]. La prima era nota per la costruzione di strumenti ad arco già dall'inizio del XVI secolo; la fama per i violini si deve in particolare a due costruttori: [[Gasparo da Salò]] (1540–1609) e [[Giovanni Paolo Maggini]] (battezzato nel 1580 e morto probabilmente nel 1630–31). A Cremona, lavora Andrea Amati (prima del 1511-1577), capostipite di una famiglia di liutai che marcò profondamente la costruzione degli strumenti ad arco, in particolare attraverso i suoi figli [[Antonio Amati|Antonio]] e [[Girolamo Amati|Girolamo]], che firmavano insieme i loro strumenti, ed il figlio di quest'ultimo, [[Nicola Amati|Nicola]], considerato il culmine della liuteria seicentesca italiana.
 
A partire dalla metà del [[XVII secolo]], l'arte della [[liuteria]] si irradia in tutta Europa. Si formano importanti "scuole", con caratteristiche omogenee al loro interno, quali alcune particolarità nella forma o nella tecnologia costruttiva, oppure un particolare colore della vernice.<br />
Cremona rimane il centro più importante dell'arte liutaria: vi lavorano il figlio di Girolamo Amati, [[Nicola Amati|Nicola]], vero capostipite della liuteria classica cremonese, ed i suoi discepoli [[Antonio Stradivari]], [[Andrea Guarneri (liutaio)|Andrea Guarneri]], [[Giovanni Battista Ruggeri]] e [[Francesco Rogeri]]. Ancora, tra i maggiori liutai cremonesi, si deve ricordare [[Giuseppe Guarneri]], detto anche ”del Gesù”, e gli allievi di Stradivari, i figli [[Omobono Stradivari|Omobono]] e [[Francesco Stradivari|Francesco]] e [[Carlo Bergonzi (liutaio)|Carlo Bergonzi]].
 
Sempre in Italia, vera culla della liuteria, abbiamo: a [[Venezia]], [[Santo Serafino]], [[Domenico Montagnana]], [[Matteo Gofriller]], [[Francesco Gobetti]] e [[Pietro Guarneri]]; a [[Milano]], [[Giovanni Grancino]], altro discepolo di Amati, i [[Carlo Antonio Testore|Testore]], [[Pietro Landolfi]], i [[Pietro Giovanni Mantegazza|Mantegazza]]; a Bologna, i [[Carlo Annibale Tononi|Tononi]] e i Guidanti; a [[Firenze]], i [[Giovanni Battista Gabrielli|Gabrielli]]; a [[Napoli]], [[Alessandro Gagliano]] (uscito dalla scuola di Stradivari) ed i suoi discendenti; a [[Roma]], [[David Tecchler]] e [[Michele Plattner]]; a Torino, [[Giovanni Battista Guadagnini]] ed i suoi discendenti.
 
Si sviluppò anche una scuola [[tirolo|tirolese]], piuttosto indipendente dall'influenza cremonese, con [[Jacob Stainer]] e la famiglia [[Klotz]], il cui capostipite, [[Mathias Klotz|Mathias I]], aveva appreso la professione dallo Stainer e dal solito Nicola Amati.
 
Nel [[XIX secolo]] vennero ancora costruiti eccellenti violini: p. es. da [[Giovanni Francesco Pressenda]] e [[Joseph Rocca]] a Torino e Genova, [[Jean-Baptiste Vuillaume]], di [[Mirecourt]], a [[Parigi]]; ma raramente paragonabili ai capolavori dei secoli precedenti. Anche oggi, i solisti cercano preferibilmente di esibirsi con strumenti del XVII e XVIII secolo.
 
Il [[XX secolo]] ha pure visto una ricca fioritura di liuterie in tutto il mondo, con nomi ormai affermati quali: [[Leandro Bisiach|Bisiach]] (Milano), Garimberti (Milano), Fiorini (Monaco), Poggi (Bologna), Gaggini (Nizza), [[Simone Fernando Sacconi|Sacconi]] (New York), Carl Becker (Chicago), [[Sergio Peresson|Peresson]] (Philadelphia), Bauer (Angers); ed altri, ancora attivi e in via di affermazione: [[Samuel Zygmuntowicz|Zygmuntowicz]] (Brooklyn), [[Joseph Curtin|Curtin]] & [[Gregg Alf|Alf]] (Ann Arbor), Regazzi (Bologna), Luiz Bellini (Jackson Heights, New York), Robin (Angers), Roger Graham Hargrave (Meyenburg).
 
La forma esterna del violino non è cambiata dal XVII secolo ad oggi, ma, almeno fino alla fine del XIX, si sono modificate alcune caratteristiche costruttive secondarie, in funzione della musica che vi veniva eseguita. Gli strumenti costruiti prima del 1800 sono stati quasi tutti modificati secondo le nuove esigenze, quindi oggi tutti i migliori strumenti antichi sono molto lontani dallo stato originale. Vi è tuttavia un movimento di interpretazione della musica del passato secondo la prassi esecutiva dell'epoca, che utilizza strumenti costruiti tra il XVI ed il XVIII secolo rimessi nella ipotetica condizione d'origine, o eventualmente copie di strumenti dell'epoca; il violino che presenta tali caratteristiche è comunemente detto [[violino barocco]].
 
== Letteratura violinistica ==
=== Dalle origini al 1700 ===
All'inizio della sua storia, durante la seconda metà del [[XVI secolo]], il violino era utilizzato non come strumento indipendente, ma come componente della famiglia delle [[viola da braccio|viole da braccio]]<ref>{{cita libro| Lodovico | Zacconi | Prattica di Musica... | 1592 | Venezia |p= 217-218 }}</ref>, nella quale ricopriva il posto della voce di soprano, analogamente a quanto accadeva con altri tipi di strumenti: [[flauto dolce|flauti dolci]], [[viola da gamba|viole da gamba]], [[Bombarda (musica)|bombarde]], [[tromboni]], [[cornetto (strumento musicale)|cornetti]], [[Cromorno (strumento musicale)|cromorni]]. Perciò, le prime composizioni destinate al violino appartengono a quell'ampio repertorio strumentale polifonico del '500 che veniva eseguito indistintamente da un qualsiasi tipo di famiglia di strumenti: fantasie, suites di danze, trascrizioni di brani vocali.
 
Una delle primissime forme che si stacca dalla pratica polifonica e delinea il violino in funzione solistica è la pratica dell'improvvisazione (''diminuzione'') su [[madrigale|madrigali]] o altri brani vocali, che fiorisce soprattutto nel finire del [[secolo XVI]] e nell'inizio del [[XVIII secolo|XVII]], ad opera dei primi virtuosi di tutti i vari tipi di strumenti: cornettisti, flautisti diritti e traversi, violinisti, violisti da gamba, tastieristi, liutisti, arpisti<ref>{{cita libro|Richard | Erig | Italian diminutions | 1979 | Amadeus | Zurigo |capitolo=Introduction|altri=con la collaborazione di Veronika Gutmann|lingua=inglese tedesco|pagine=48-58}}</ref>.
 
Le prime opere solistiche espressamente dedicate al violino vedono la luce nei primi anni del '600 in Italia e sono prodotte da una nutrita schiera di compositori che mettono la pratica strumentale al servizio delle istanze espressive di [[Claudio Monteverdi]] e degli altri compositori di musica vocale della cosiddetta "seconda prattica". Tra i più importanti, ricordiamo [[Dario Castello]], [[Giovanni Paolo Cima]], [[Biagio Marini]], [[Salomone Rossi]], [[Giovanni Battista Fontana]], [[Marco Uccellini]]. Le forme più usate sono la [[Canzone (musica)|canzone]] e la [[sonata]]; l'organico che immediatamente predomina è quello formato da due violini (dove uno dei violini può essere sostituito da uno strumento di un'altra famiglia, in particolare dal cornetto) e dalla parte del [[basso continuo]], eseguito da uno o più strumenti polifonici ([[organo (musica)|organo]], [[clavicembalo]], [[Arpa (strumento musicale)|arpa]], [[liuto]]), al quale si può talvolta trovare aggiunta una parte di "basso obbligato", eseguibile con uno strumento ad arco ([[violoncello]], [[viola da gamba]]) o anche a fiato ([[fagotto]], [[trombone]]).
La scrittura si caratterizza immediatamente per uno spiccato interesse alla sperimentazione tecnica.
 
Nella seconda metà del secolo XVII, se in Italia si va gradualmente verso uno strumentalismo più "classico", in una ricerca di maturità e plasticità, che trova la sua massima espressione in [[Arcangelo Corelli]], nei paesi di lingua tedesca si afferma una scuola violinistica ancora molto interessata all'aspetto della sperimentazione tecnico-espressiva; a questa corrente appartengono anche [[Johann Jakob Walther]], [[Johann Heinrich Schmelzer]] ed il suo allievo [[Heinrich Ignaz Franz Biber]]. In questi compositori, l'interesse per il linguaggio solistico polifonico del violino (le cosiddette "doppie corde", ovvero accordi formati da 2 a 4 suoni, eseguiti appoggiando l'arco contemporaneamente su due corde e muovendolo poi nel corso dell'arcata fino a toccare anche le altre note) diventa ossessivo ed elabora la tecnica che sarà poi utilizzata nelle opere per violino solo da [[Johann Sebastian Bach]] ai giorni nostri.
 
=== Dal 1700 al 1800 ===
La scrittura corelliana diviene un modello di riferimento nelle forme più tipiche della letteratura violinistica: la [[sonata a tre]], la sonata "a solo", ossia violino e violoncello o cembalo ([[basso continuo]]), e il [[concerto grosso]]. A sua volta, ognuna di queste forme presenta due diverse tipologie: da chiesa e da camera. La sua influenza attraversa tutta la musica strumentale di gusto italiano della prima metà del XVIII secolo, in particolare nell'ambito sonatistico.
Tra i più importanti compositori di sonate in stile italiano, ricordiamo [[Antonio Vivaldi]], [[Francesco Geminiani]], [[Francesco Veracini]], [[Francesco Antonio Bonporti]], [[Giuseppe Tartini]], [[Tomaso Albinoni]].
Oltre che nella musica di stile italiano, la [[sonata]] corelliana introduce di fatto in Francia una scrittura strumentale più sviluppata dal punto di vista tecnico, armonico e drammatico; essa è fonte d'ispirazione, pur mescolata agli stilemi caratteristici del gusto francese, per le opere di [[Élisabeth Jacquet de La Guerre]] e, più tardi, di [[François Couperin]] e [[Jean-Marie Leclair]].
Ancora, in Inghilterra, le sonate di ambiente romano della seconda metà del '600 sono studiate, imitate e diffuse dai compositori più importanti che operano nel paese: [[Henry Purcell]], alla fine del '600, [[Georg Friedrich Händel]] nel '700.
 
Successivamente, la sonata si sviluppa in due direzioni: da un lato, a partire dalle [[Opere per violino e clavicembalo di Johann Sebastian Bach|6 Sonate per violino e clavicembalo]] di [[Johann Sebastian Bach]], verso una letteratura con strumento a tastiera concertato, in cui il violino ricopre un ruolo secondario (ricordiamo innanzitutto la splendida serie delle sonate e [[variazioni]] per [[pianoforte]] e violino di [[Wolfgang Amadeus Mozart]]), tipologia formale che sfocerà nella sonata romantica per pianoforte e violino; dall'altro lato, verso l'allargamento ad organici nuovi: [[trio|trii]], [[quartetto d'archi|quartetti]], [[quintetto|quintetti]], di soli archi o con [[pianoforte]] (più raramente con [[flauto]] o [[oboe]]). In particolare, la nuova forma del [[quartetto per archi]] assume una grande importanza nell'elaborazione del nuovo linguaggio strumentale della II metà del XVIII secolo, in particolare attraverso opere marcate da grandi differenze di scrittura "nazionale": tra i molti che vi si cimentarono, ricordiamo [[Johann Christian Bach]] (tedesco, ma attivo prima a [[Milano]] e poi a [[Londra]]), [[Luigi Boccherini]] e [[Giuseppe Cambini]] in [[Italia]], [[François-Joseph Gossec]] e [[Rodolphe Kreutzer]] in [[Francia]], [[Carl Stamitz]] in [[Germania]], [[Franz Joseph Haydn]] e [[Wolfgang Amadeus Mozart]] in Austria.
 
Il concerto corelliano pone le radici da cui si sviluppa la forma del concerto solista, che a partire dai primi esperimenti di [[Giuseppe Torelli]] si sviluppa nelle opere di [[Antonio Vivaldi]], [[Johann Sebastian Bach]], [[Pietro Antonio Locatelli]], [[Jean-Marie Leclair]] e [[Giuseppe Tartini]] in una forma di enorme successo.
 
Nella seconda metà del secolo, il violino concertante, da ''principale'' (ossia primo violino dell'orchestra che si stacca episodicamente, eseguendo i suoi assoli) diventa un elemento indipendente che si contrappone alla massa orchestrale. Da questo momento, "il concerto per violino ha costituito sino ai nostri giorni la palestra più completa per l'estrinsecazione delle capacità tecniche ed emotive dell'esecutore".<ref>Michelangelo Abbado, ''Violino'', in ''Enciclopedia della musica Rizzoli Ricordi'', Rizzoli, Milano, 1972</ref>
I concerti appartenenti a questo periodo di transizione sono oggi poco eseguiti, con l'eccezione delle opere di [[Wolfgang Amadeus Mozart]], [[Franz Joseph Haydn]] e [[Giovanni Battista Viotti]].
 
=== Dal 1800 a oggi ===
Il nuovo secolo, fortemente marcato da una nuova sensibilità artistica, il [[Romanticismo]], non crea nuove forme ma elabora e sviluppa quelle che si erano affacciate nella seconda metà del secolo precedente: il [[Concerto (composizione musicale)|concerto]], la [[sonata]] ([[pianoforte]] e violino, [[trio]] con pianoforte e [[violoncello]], [[quartetto d'archi|quartetto]] e quintetto di soli archi, o con pianoforte).
Insieme al pianoforte, il violino è lo strumento che meglio si adatta alle richieste espressive dei compositori di questo periodo: oltre alle possibilità liriche, già ampiamente sfruttate nei secoli passati, una legione di violinisti virtuosi sperimenta una nuova tecnica esecutiva irta di difficoltà e funambolismi che viene largamente utilizzata dai maggiori compositori dell'epoca in funzione eroica e drammatica. Tra questi virtuosi, che lasciarono un repertorio (soprattutto di concerti) ancora oggi apprezzato, ricordiamo [[Niccolò Paganini]], [[Henri Vieuxtemps]], [[Henryk Wieniawski]].
 
Sull'onda della scrittura violinistica fortemente drammatizzata di [[Ludwig van Beethoven]], che per il violino scrisse opere mirabili, quali il [[Concerto per violino e orchestra (Beethoven)|concerto op. 61]], le sonate con pianoforte, i trii con piano e violoncello ed i quartetti, tutti i maggiori compositori dell'Ottocento dedicano al violino un ampio repertorio.
 
Tra le sonate con piano, ricordiamo soprattutto quelle di [[Franz Schubert]], [[Robert Schumann]], [[Johannes Brahms]], [[César Franck]], [[Edvard Grieg]], [[Gabriel Fauré]], [[Claude Debussy]], [[Sergej Sergeevič Prokof'ev]], [[Maurice Ravel]], [[Béla Bartók]].
 
Nella forma del [[quartetto d'archi]], oltre ai già citati Schumann, Schubert, Brahms, abbiamo opere importanti di [[Luigi Cherubini]], [[Felix Mendelssohn]] e della sorella [[Fanny Mendelssohn|Fanny]], [[Antonín Dvořák]], [[Alexander Borodin]], e venendo più vicino a noi, oltre a Ravel, Prokofiev e Bartók, [[Giacomo Puccini]], [[Nino Rota]], [[Arnold Schönberg]], [[Dmitri Shostakovich]], [[Gian Francesco Malipiero]], [[György Ligeti]], [[Robert Crumb]].
 
Nel concerto, e più in generale nell'organico composto da violino solista con orchestra, trovano una felice espressione in particolare Mendelssohn, Schubert, Schumann, Dvořák, Brahms, [[Édouard Lalo]], [[Max Bruch]], [[Ottorino Respighi]], [[Pëtr Il'ič Čajkovskij]], [[Camille Saint-Saëns]], [[Jan Sibelius]], Béla Bartók, [[Igor Stravinsky]], [[Alfredo Casella]], [[Alban Berg]], Dmitri Shostakovich, [[Arvo Pärt]].
 
Nel corso del XX secolo avanzato, i compositori di musica classica, pur continuando, come abbiamo già visto, la tradizione ottocentesca, ricominciano parallelamente ad esplorare con grande libertà le forme della musica con violino, con una generale tendenza alla forma piccola ed all'organico contenuto, forse per reazione al gigantismo che aveva caratterizzato la musica del secolo precedente, ulteriormente amplificato dall'estetica gonfia di retorica, ispirata dai nazionalismi del primo '900.
In questo senso, si riscontra un ritorno anche alla scrittura per violino solo, in qualche misura sempre ispirata all'opera di [[Johann Sebastian Bach]] ed ai [[24 Capricci|Capricci]] di Paganini. Ricordiamo in particolare le opere di [[Eugène Ysaÿe]], e ancora di Bartók, Prokofiev, [[Ernest Bloch]], [[Bruno Maderna]], [[Luciano Berio]], [[Pierre Boulez]], [[John Cage]], [[Steve Reich]] (con nastro magnetico), [[Giacinto Scelsi]].
 
== Il violino nella musica folk ==
Il violino nasce come strumento destinato all'esecuzione della musica da ballo. Le prime bande di proto-violini sono gruppi di menestrelli che operavano verso la fine del XV secolo nelle regioni intorno alle Alpi<ref>Keith Polk, ''Vedel and Geige-fiddle and viol'', in JASM n. 42, 1989, p. 512-541</ref>, gruppi di musicisti polacchi operanti in Germania all'inizio del XVI secolo<ref>Vengono menzionati da M. Agricola, in un capitolo aggiunto nel 1545 al suo ''Musica Instrumentalis Deudsch'', Wittemberg, I ed. 1529. Ancora su questo argomento si veda Karel Moens, ''Der Frühe Geigenbau in Süddeutschland, Studia Organologica'', in ''Festschrift J. H. van der Meer, a cura di F. Hellewig, Tutzing, 1987, p. 349-388</ref>, o ancora gruppi, spesso di carattere familiare, di musicisti ebrei sefarditi, che svilupparono l'uso di questo strumento prima in Lombardia, poi in altre città del Nord Italia, quindi nell'Europa del Nord: tutte queste tradizioni hanno in comune l'uso di violini di diverse dimensioni nei complessi da ballo<ref>Peter Holman, ''Four and Twenty Fiddlers. The Violin at the English Court 1540-1690'', Oxford, 1993, p. 18-31</ref>. I violini erano chiamati secondo le denominazioni tedesche (Geige, Rebec, Rybeben, Vedel, Fiedel, Fydel...)<ref>Karel Moens, ''La nascita del violino nei Paesi Bassi del Sud'', in ''Claudio Monteverdi imperatore della musica'', a cura di Marco Tiella, Accademia Roveretana di Musica Antica, 1993, p.87-88</ref> e, ancora oggi, nei paesi di lingua tedesca ed inglese i rispettivi termini "Geige" e "fiddle" indicano il violino e gli strumenti ad esso affini, usati nella musica popolare.
[[File:UnidentifiedMusicians.jpg|upright|thumbnail | Musicisti non identificati di ''Old-time music'', USA, 1905 circa]]
Il violino folk oggi è, di fatto, lo stesso strumento che è utilizzato nella musica classica, differenziandosi solo per caratteristiche che non incidono sulla struttura dello strumento. Ad esempio, per l'esecuzione di alcuni generi, come il [[bluegrass]] e l'old-time music, nei quali è utilizzata in maniera sistematica la tecnica delle ''doppie corde'' (consistente nell'eseguire una melodia su una corda, accompagnandosi con una o due altre corde suonate "libere", in maniera simile alla [[cornamusa]] o alla [[ghironda]]), viene utilizzato un ponticello con una curvatura meno accentuata.
Anche le tecniche di esecuzione sono molto varie: vengono indifferentemente usate una posizione del tutto affine a quella classica, con lo strumento sostenuto dal mento, oppure altre impostazioni più antiche<ref>Dmitry Badiarov, ''Holding the Violin – a historical approach'', in ''Historical Violin Newsletter, Brussels '', 14 luglio 2003, Vol.1, N°1.</ref>, come l'appoggiare lo strumento immediatamente al di sotto della clavicola, o al petto, o sopra la cintola.
 
Il violino è diffuso nella musica folk di tutta Europa, dell'America del Nord e di alcune aree dell'America del Sud e dell'Asia.
 
Recentemente nella musica folk, ma anche in altri svariati generi, si adopera, oltre al violino tradizionale, anche il [[violino elettrico]].
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* ''Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti'', diretto da Alberto Basso, ''Il Lessico'', vol. IV, Torino, UTET, 1984, pagg. 721-733
* ''The New Grove Dictionary of Musical Instruments'', diretto da Stanley Sadie, London, MacMillan, 1984, vol. 3, pag. 765 ss., ISBN 0-333-37878-4
* Giampiero Tintori, ''Gli strumenti musicali'', tomo II, Torino, UTET, 1971, pagg. 702-707
* Sebastian Virdung, ''Musica getutscht und ausgezogen'', Basel, 1511; facsimile: Kassel, Bärenreiter, 1970, ISBN 3-7618-0004-5 [v. fol. Bij]; trad. franc. annotata, in: Christian Meyer, ''Sebastian Virdung - Musica getutscht. Les instruments et la pratique musicale en Allemagne au début du XVIe siècle'', Paris, CNRS, 1980, ISBN 2-222-02695-4 [pagg. 28 e 83]; trad. inglese, in: Beth Bullard, ''Musica getuscht: a treatise on musical instruments (1511) by Sebastian Virdung'', Cambridge, Cambridge University Press, 1993, ISBN 978-0-521-03277-3, pag. 103
* Michael Praetorius, ''[[Syntagma musicum]] - Tomus secundus De Organographia'', Wolfenbüttel, Elias Holwein, 1611; facsimile: Kassel, Bärenreiter, 1985, ISBN 3-7618-0183-1 [tav. XXI]
* Marin Mersenne, ''Seconde Partie de l'Harmonie Universelle'', Paris, Pierre Ballard, 1637, ''Liure Troisiesme - Des instrumens a chordes'' [sic]
* ''Encyclopédie ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers'', Paris, 1767 - Lutherie: 34 planches; rist. anastat. dell'ed. Livorno, 1774: Sala Bolognese, Forni, 1981 [Pl. XI e XII]
* Alberto Conforti, ''Il violino. Storia e tecnica, arte e mercato di uno strumento capolavoro'', Milano, Idealibri, 1987. ISBN 88-7082-089-0 [con presentazione di Salvatore Accardo]
* Walter Kolneder, ''The Amadeus Book of the Violin: Construction, History, and Music'', Portland, OR, Amadeus Press, 1998. ISBN 1-57467-038-7
* Yehudi Menuhin, William Primrose, ''Il violino e la viola. Tecnica e interpretazione; storia e repertorio'', Padova, Muzzio, 1983
* Enzo Porta, ''Il violino nella storia: maestri, tecniche, scuole'', Torino, EDT, 2000. ISBN 978-88-7063-400-6 [storia della didattica violinistica]
* David D. Boyden, ''The History of Violin Playing from Its Origins to 1761: and Its Relationship to the Violin and Violin Music'', Oxford, Clarendon Press, 1990. ISBN 0-19-816183-2
* Patricia Strange, Allen Strange, ''The Contemporary Violin: ExtENDed Performance Techniques'', Berkeley, University of California Press, 2001. ISBN 0-520-22409-4
* Sam Bardfeld, ''Latin Violin : How to Play Salsa, Charanga and Latin Jazz Violin'', Brooklyn, NY, Gerard and Sarzin, 2001. ISBN 0-9628467-7-5
* Jane Dorner, ''The Strad: An A to Z of Instrument Care for players of the violin family'', 2ª ed., London, Orpheus Publications, 1997. ISBN 0-9518823-2-5 [interessante libriccino sulla manutenzione degli strumenti della famiglia del violino, basato su consigli di esperti, tra i quali Charles Beare]
* Gianfranco Dindo, ''Guida alla liuteria. Storia e tecnica degli strumenti ad arco'', Padova, Muzzio, 1991. ISBN 88-7021-553-9 [con prefazione di Uto Ughi]
{{bibliografia | Malusi | Lauro Malusi, ''L'arco degli strumenti musicali'', Padova, Zanibon, 1981. ISBN 978-88-86642-21-7}}
* Auguste Tolbecque, ''L'art du luthier'', Niort, chez l'auteur, 1903. Ristampa: Marseille, Laffitte Reprints, 1984. ISBN 2-7348-0129-9
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* François Denis, ''Traité de lutherie'', Nice, A.L.A.D.F.I., 2006
* Adolf Heinrich König, H. K. Herzog, ''Alte Meistergeigen in 8 Bänden. Beschreibungen. Expertisen'', Frankfurt am Main, Bochinsky [ Band I : Die Venezianer Schule; Band II : Die Schulen von Florenz, Mailand und Genua; Band III / IV : Antonius Stradivarius und die Cremonese Schule; Band V / VI : Die Schulen von Neapel, Rom, Livorno, Verona, Ferrara, Brescia und Mantua; Band VII : Die Geigenbauer der Guadagnini-Familie. Die Schule von Turin; Band VIII : Französiche Schule und deutsche Meister ]. ISBN 3-923639-85-6 ISBN 3-923639-97-X ISBN 3-923639-86-4 ISBN 3-923639-07-4 ISBN 3-920112-66-0 ISBN 3-923639-06-6
* Walter Senn, Karl Roy, ''Jakob Stainer 1617-1683'', Frankfurt am Main, Bochinsky. ISBN 3-923639-69-4
* Hermann Neugebauer, Gerhard Windischbauer, ''3D-Fotos alter Meistergeigen'', Frankfurt am Main, Bochinsky. ISBN 3-923639-31-7 [con prefazione di Marco Tiella]
* Settimane Musicali di Stresa, ''Mostra di Antonio Stradivari. Palazzo Borromeo - Isola Bella, 26 agosto - 10 settembre 1963'' [catalogo della mostra]
* Comune di Cremona, ''I violini del palazzo comunale'', Cremona, Banca del Monte di Milano, 1982 [con schede tecniche di Andrea Mosconi]
* Charles Beare, ''Capolavori di Antonio Stradivari'', Milano, Mondadori, 1987
* {{cita libro|Simone F. | Sacconi | I "segreti" di Stradivari | 1979 | Libreria del Convegno | Cremona |ed=2 |cid=sacconi}}
* Eric L. Brooks, Jean-André Degrotte, ''Stradivari, the Violin and the Golden Number - Stradivari, le Violon et le Nombre d'Or'', Spa, Les Amis de la Musique, 2005
* Umberto Azzolina, ''Liuteria italiana inedita. Unpublished instruments of known Italian violin makers'', Cremona, Turris, 1991
* Pietro Righini, ''Nuove concezioni sulle corde vibranti. Vivisezione del suono di un violino Stradivari'', Padova, G. Zanibon, 1991 [analisi acustiche eseguite sul "Cremonese"]
* René Vannes, ''Dictionnaire universel des luthiers'', 3ª ed., Bruxelles, Les Amis de la Musique, 1979
* Willibald Leo von Lütgendorff, ''Die Geigen- und Lautenmacher vom Mittelalter bis zur Gegenwart'', Tutzing, Schneider, 1990
* John Huber, ''Der Geigenmarkt - The Violin Market. The Violinist Guide to Instrument Purchase'', Frankfurt a.M., Bochinsky, 1995, ISBN 3-923639-04-X, ISBN 978-3-923639-04-5
* Giuseppe Branzoli, ''Manuale storico del violinista: corredato da un sunto cronologico storico dei fabbricatori di strumenti d'arco, de' più famosi esecutori, dei migliori compositori di musica instrumentale e da 66 illustrazioni intercalate nel testo'', Firenze, G. Venturini, 1894 (accessibile gratuitamente ''on-line'' su [http://www.archive.org/stream/manualestoricod00brangoog#page/n1/mode/2up Openlibrary.org])
* Dominic Gill (ed.), ''The Book of the Violin'', New York, Phaidon, 1984. ISBN 0-7148-2286-8
* Stefano Pio, ''Liuteria Veneziana 1490 - 1630'', Ed. Venice research, 2012, ISBN 978-88-907252-0-3
* Stefano Pio, ''Liuteria Veneziana 1640 - 1760'', Ed. Venice research, 2004, ISBN 978-88-907252-2-7
* Stefano Pio, ''Liuteri & Sonadori 1760 - 1870'', Ed. Venice research, 2002, ISBN 978-88-907252-1-0
* Luigi Sisto, ''I liutai tedeschi a Napoli tra Cinque e Seicento. Storia di una migrazione in senso contrario'', presentazione di [[Renato Meucci]], Roma, Istituto Italiano per la Storia della Musica, 2010, ISBN 978-88-95349-08-4
 
== Voci correlate ==
* [[Cordofoni]]
* [[Liuteria]]
* [[Storia del violino]]
* [[Violino barocco]]
* [[Violinista]]
* [[Violino muto]]
* [[Violino elettrico]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* [http://www.theviolinsite.com/it Il violino] - Metodi per imparare il violino e altre informazioni utili (in inglese e italiano)
* [http://fisicaondemusica.unimore.it/Violino.html Acustica del violino]
* [http://www.claudiorampini.com/Varie/come%20si%20fa%20un%20violino.pdf Come si costruisce un violino]
* {{en}} [http://www.phys.unsw.edu.au/music/violin/ Acustica del violino]
* {{lingue|en|fr}} [http://library.thinkquest.org/27178/?tqskip1=1 The violin]
* [http://imslp.org/wiki/List_of_Compositions_Featuring_the_Violin Spartiti gratuiti per violino, dal progetto IMSLP.org]
* {{Thesaurus BNCF}}
{{Archi}}
 
Il violino nel XVI secolo era utilizzato principalmente nella musica di danza, tuttavia in Italia molto presto assunse ruoli più nobili, nelle corti o nelle chiese: nel [[1530]] a Brescia abbiamo la citazione di un violino usato durante una messa e, circa dieci anni dopo, anche a Venezia troviamo violini in varie "Scuole" e durante le messe e le processioni.
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|musica}}
 
[[Categoria:Violino]]